certo che mi pensi

Post N° 2


Mio Dio quanta smania di arrivare… ritornai alla mia cabina, anch’essa prenotata in esclusiva, perché non si sa mai, mi avevi detto, meglio tu abbia un luogo sicuro dove stare e non in mezzo a chissà chi. Ma cosa avrei fatto in cabina per quasi venti ore?Presi la borsa con i panini, le sigarette e corsi sul ponte a scegliermi un posto dove passare la notte. Era una sera di Giugno, caldissima e limpida, il vento e il rumore del mare mi rendevano impaziente di correre tra le tue braccia, tu che eri poco più che un ragazzino… tu che non conoscevi nulla al di fuori della tua stanza, e avevi ancora i poster dei calciatori attaccati alle pareti.Ma il nostro era vero amore… e sfidavo chiunque a dire il contrario.Mi sistemai sul ponte, un angolo ben riparato, su uno di quei grandi cassoni che contengono i giubbotti di salvataggio. Mi andava bene, sarebbe stata la mia casa per un po’… mi ranicchiai con il mento appoggiato sulle ginocchia e iniziai ad osservare il viavai di gente che passava di lì.Gli autoparlanti annunciarono che la cena era servita nella sala ristorante… alcuni si affrettarono per trovare un tavolo libero… io mi accesi una sigaretta e sorrisi al mare. Forse era poca cosa…ma già potendo scegliere di non andare a cena, mi sembrava di essere la ragazza più trasgressiva del mondo!Verso le 23 avevo già conosciuto una decina tra ragazzi e ragazze, tutti andavano a trascorrere le vacanze, chi raggiungeva amici, chi si ritrovava con l’amore conosciuto l’anno prima… io raggiungevo te e la mia non era una vacanza, mi trasferivo nella tua città… e per me sarebbe stato per sempre.Verso le 2 di notte, ancora si chiacchierava, si rideva, qualcuno beveva birra, un trio alquanto originale e si rollava una canna… io avevo la mia bottiglia d’acqua e mi bastavano le sigarette. Fui tra le ultime ad addormentarmi mentre altri ancora parlavano… posai la testa sul mio borsone e mi lasciai cullare dalle onde, lunghe e dolci del mar Ligure.Passammo le Bocche di Bonifacio e come al solito mi svegliai, in quel tratto la nave ballava sempre un po’ di più, anche se il tempo era buono. Dormivano tutti accampati in qualche modo, e anch’io mi ritrovai un braccio sconosciuto sulla gamba… lo spostai delicatamente e scesi da quel cassone…raggiunsi la ringhiera della nave e respirai profondamente quell’aria frizzante lasciandomi bagnare dagli spruzzi d’acqua di mare che salivano fino a me.Quasi le cinque… iniziavano i primi bagliori all’orizzonte… infreddolita ma libera vedevo il mio sogno avvicinarsi sempre più e quasi quasi cominciò a mancarmi la sensazione di aspettativa che mi accompagnava da circa due anni. Ce l’avevo fatta… per la prima volta nella vita avevo ottenuto ciò che più desideravo.Mi lasciai accarezzare dalla brezza e chiusi gli occhi per un attimo…un lungo lunghissimo attimo.