Dal tuo diario:
"Sono diventata fredda e distaccata con tutti e anche molto dura con me stessa. Mi sto buttando giù. Io non so vendermi....forse sto facendo di tutto per non piacere agli altri, forse sto trovando la via per restare sola, per non dare niente di me....e se da un lato mi sta bene dall'altro sogno che non sia così, ma sembra che pochi meritino e così rinuncio ad essere quello che sono.....
Evito i confronti con gli altri, evito di farmi conoscere, evito, evito, evito....."
"Amare il mondo e la vita, amare anche sotto la tortura, accogliere con gratitudine ogni raggio di sole e anche nel dolore non disimparare completamente il sorriso - questo insegnamento di ogni autentica poesia non invecchierà mai ed oggi è più che mai necessario e benemerito." (Hermann Hesse)
Volevo rispondere a questo tuo messaggio con una frase del grande scrittore Hermann Hesse che mi ha molto aiutato in un momento particolarmente difficile e triste della mia vita. Ad un certo punto ho compreso che mi stavo totalmente chiudendo in me stesso e così facendo stavo chiudendo le porte al mondo. La diffidenza, la chiusura non mi aiutavano a star meglio e a soffrire meno anzi, mi spingevano a ripiegarmi su me stesso e a rimuginare.
Mi inc..... e stavo male. Poi ho capito che questo atteggiamento è assolutamente deleterio. La svolta si è manifestata quando ho preso coscienza del mio bisogno d'affetto, d'amore, di felicità. Ho scoperto che quel vuoto che avvertivo dentro me stesso in quel momento e che mi sembrava incolmabile, in realtà costituiva la mia "ricchezza interiore" perchè era l'esatta misura di quanto io fossi capace di amare e di quanto io avessi urgenza di donare agli altri me stesso.
Da quel momento ho ripreso a frequentare gli amici, ad uscire e ad impegnarmi nelle cose che mi stanno a cuore. Ho ritrovato il sorriso e la voglia di vivere. Penso di non aver riso mai tanto in vita mia come in quel periodo di tristezza. La cosa più bella è che non si trattava di uno sfogo, di un desiderio di fuga, di evasione dal quotidiano e dal dolore, ma quella voglia di ridere, di scherzare era dettata dal bisogno di ricominciare ad appassionarmi alla mia vita e alla vita degli altri. Non sono mancati i momenti di scoraggiamento, le giornate storte, l'ansia, l'angoscia, ma avevo capito che si trattava solamente di piccole battaglie perse. Il mio obiettivo era ed è la conquista di una vita vera che abbia un senso e che valga la pena di essere vissuta ed in questa vita c'è posto anche per gli altri. Per questo continuo a lottare, a sperare e ad essere me stesso sempre e comunque, nel lavoro così come negli altri ambiti. Vado avanti cosapevole del fatto che posso subire torti, sconfitte, umiliazioni, ma che alla fine c'è sempre qualcuno che apprezza il mio modo di essere ed è questa la cosa che più mi rende felice e mi ripaga da tutte le delusioni. Un abbraccio.
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