L' ATTIMO FUGGENTE

T E E J A C K


 
Il cielo è un innaffiatoio anche stasera..Ed e’ tutto uno specchio, ciò che ci sta sotto.La strada è un fiume di pece nel quale si sdoppiano i fari bianchi delle auto che incrocio e quelli rossi di quelle che mi precedono. Le luci dei lampioni nella loro umile normalità così come le allegre decorazioni natalizie non conoscono splendore maggiore di quello che conferisce loro il buio illuminato della pioggia.Ferma in coda al semaforo stoppo il tergicristallo e di buon grado m’ipnotizzo alla vista delle gocce che precipitando una dopo l’altra riempiono velocemente il vetro. Il mondo attraverso quest’intercapedine divenuta acquea prende a sforcarsi, a farsi un intero suddiviso in  tante tessere come di mosaico che a turno, appesantite, si scollano sotto il peso chissà, forse dei  loro colori e davanti ho così una visuale semovente del pur fermo SUV di fronte.La luce verde in lontananza non è più visibile, ma l’obeso posteriore del mio predecessore prende ad incamminarsi e così lo seguo, ancora mezza cieca, finchè non riabbasso la levetta al cui comando il tergicristallo ubbidiente si riavvia, spazzando acqua verso sinistra e riabilitandomi ad una guida sicura.Padova ha certamente parecchi problemi seri con cui fare i conti, e in fede posso immaginare di apparire futile a lamentarmi di cose di ben altro conto. Ma non vedo come una città con più di duecentomila abitanti (senza contare le periferie) debba farne dannare l’anima con una ormai disperata carenza di parcheggi.Ore diciotto e trenta.Corso Milano è il solito deghèio di traffico, anzi peggio, dacchè la situazione è esasperata da un  maltempo che al di là di ogni mia comprensione pare ogni volta rimbecillire all’istante anche il più dotato degli automobilisti rendendo così la circolazione un ammasso di trombi e la strada un organismo pronto a schiattare.Mi appresto con atavica sopportazione a papparmi una decina di vasche del circondario prima di trovare un buco che non sia quello delle mie tasche in cui fiondare la macchina  - che ancora il miniaturizzatore non l’han inventato – e nel frattempo butto l’occhio all’orologio, che se poi sono anche in ritardo mi viene l’ansia e si sa, come in  tutte le cose, più si ha fretta di trovare, meno si trova.E invece eccolo là, il mio salvatore, il distinto figuro che abbozza una corsetta e la cui principale attrattiva per me ora è il mazzo di chiavi che gli pendono dal pugno chiuso.Freccia a destra, mi fermo (nell’infermabile) poi i lampeggianti e avendo potuto, un cartello da esporre fuori del finestrino con su scritto “Pietà, lo so che non potrei qui, ma è solo per….”. Ma è troppo tardi e mi becco un gran giro di clacson (ok ok…da gran signore peraltro eh…) che mi fa stringere le labbra ed infossare il collo tra le spalle. Ma alla fine è fatta,chissenefrega, il posto è mio!!! Finiamo a mitigarci le budella bevendo spritz, e un incredibile tè caldo corretto Jack Daniel’s e a fumarci dietro come usanza non comanderebbe cicche e sigarilli sotto il portico, dove però scalda l’abbraccio azzurro dei funghi..Oggi si e’ forse il tavolo più chiassoso del locale; in altre occasioni è certo stato il più silenzioso. Gli aperitivi sono così,  come la giornata che li ha preceduti e come le persone con cui si condivide. Condividere. Grande parola, grande gesto, grande regalo.Che sotto Natale poi....non è mica niente!!!Me li guardo tutti, uno ad uno i miei amici: erano anni che non giravo con tanta gente tutta insieme, ammetto, fa un po’ scolaresca in gita, roba che nei locali prima d’essere entrati tutti ci si deve aspettare al guardaroba e all’uscita si fa l’appello per vedere chi s’è perso dentro.Me le guardo contenta come una bambina queste facce dalle espressioni multiformi per le quali all’inizio ero un’estranea piovuta come l’acqua stasera da queste nuvole e con cui ora invece parlo di esperienze vissute in comune.Che fuori il cielo per stasera ormai non ci smette di innaffiare e quando vai a riprenderti la macchina, un po’ stanca e con quell’espressione un po’ così, di parcheggi vuoti ne hai uno dietro e uno davanti. E si che allora ti verrebbe da dire……..ma invece no, me ne salgo tranquilla in auto, sorridendo placida, l'abitacolo è freddo ma anche questo, come tutto, non per molto.