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Continua: I SOFISTI E SOCRATE -


LE CARATTERISTICHE DEL DIALOGO SOCRATICO.Il metodo di indagine praticato da Socrate costituisce, sotto un certo aspetto, uno sviluppo di quello dei Sofisti. Esso pure infatti si basa sull'argomentazione discorsiva, ma rendendola più snella, più penetrante, più sincera. Socrate non si vale più come i Sofisti della perorazione lunga, complessa, rivolta a sostenere qualche tesi prestabilita; il suo metodo è il "il dialogo": dialogo tra persone sinceramente intese a sviscerare il problema in esame, a precisarne i termini, a chiarire gli equivoci, sempre disposta a mutare le conclusioni raggiunte qualora si scoprano nuovi argomenti contro di esse. Questa provvisorietà delle conclusioni, è il sintomo di una nuova apertura, di una nuova sensibilità per i problemi, di un profondo amore della coerenza che è tutto caratteristico di Socrate.Anche la famosa "Ironia Socratica" fa parte di tale apertura. E' una ironia che Socrate rivela innanzitutto contro coloro che si credono grandi maestri, non essendo consapevoli delle vere difficoltà delle questioni, ma non risparmia nemmeno contro se stesso, per evitare il rischio di trasformare le proprie concezioni in dogmi.Il suo amico Cherofonte, si è rivolto all'oracolo di Delfo per conoscere chi sia l'uomo più sapiente dell'epoca; e la Sacerdotessa risponde che è Socrate. Proprio lui però è il primo a non capacitarsi di tale risposta, e, desideroso di smentire l'oracolo, interroga i più illustri maestri per dimostrare che la loro scienza supera immensamente la propria.Alla fine però deve convincersi che la Sacerdotessa aveva ragione: egli è veramente il più sapiente, perchè SA DI NON SAPERE. La coscienza critica della NON ASSOLUTEZZA del proprio sapere, è proprio essa l'unica vera scienza. Socrate infatti non ritiene di possedere alcuna verità da riversare nei discepoli. La funzione della sua parola può soltanto essere quella di risvegliare gli animi; di richiamare ciascuno a guardare con sincerità nella propria coscienza. Per questo l'insegnamento di Socrate è "MAIEUTICO" (=Ostetrico), simile cioè all'arte della propria madre levatrice. La levatrice, non possiede un figlio da donare alla madre, ma aiuta questa a partorirlo; cosi Socrate non possiede alcuna scienza già costruita da donare al discepolo, ma solo aiuta il discepolo a chiarire la propria intima consapevolezza.                            ___________________________________                                  -  LA CONSAPEVOLEZZA ETICA  -l'insegnamento di Socrate, non consisterà nel possesso di una verità assoluta, ma sarà una conclusione morale.Esortando al superamento della propria limitatezza, alla comprensione di ciò che accompagna tutti gli individui, il metodo Socratico stimola ad una più approfondita ricerca dei valori che si trovano alla base di ogni umana coscienza ed è qui rivolto all'arricchimento della persona umana in tutte le sue complessità. In questo senso la "Virtù" è per Socrate "Sapere".Il sapere cui Socrate mira, non è sapere astratto, ma tecnico-pratico: ossia consapevolezza di ciò che l'uomo fa, in qualunque mestiere egli operi (sia calzolaio o stratega, politico o artista).Conoscere se stesso significa avere piena coscienza del significato delle proprie azioni e quindi saperle compiere meglio, in modo via via più perfetto, ottenendo sempre maggiori risultati. Ne deriva, l'utilità del sapere, a qualsivoglia attività esso venga applicato concretamente: dalle più modeste alle più elevate; qualsiasi attività umana trae infatti un immenso vantaggio dal divenire consapevole di se.Il sapere come virtù è precisamente il sapere in quanto tale, la riflessione razionale, la chiarezza ottenuta attraverso questa riflessione. In questo senso è possibile a Socrate affermare "l'unicità della Virtù" (perchè "unico" è il tipo di consapevolezza raggiunto attraverso la riflessione razionale) e la sua insegnabilità (perchè insegnabile è il mezzo con cui attuare tale processo chiarificatore).Nessuno può compiere il male sapendo che è male: nessuno può conoscere il bene e non farlo.Tra due persone che fanno il male, quella che lo fa sapendo di farlo è migliore di quella che lo fa inconsapevolmente: infatti conoscere il carattere buono o cattivo di un'azione significa avere in se almeno un germe di razionalità (chi possegga una razionalità completa, non può che operare bene); non conoscerlo invece significa vivere nell'oscurità, e quindi nell'irresponsabilità (il bene fatto inconsapevolmente non può essere che bene accidentale).E' questo il famoso INTELLETTUALISMO ETICO di Socrate, fatto oggetto di innumerevoli critiche. Si osserva che una simile dottrina, riducendo il male ad un semplice errore, da un lato contrasta evidentemente coi fatti, non tenendo conto della forza degli impulsi e dell'intervento della volontà; dall'altro viene a distruggere il principio stesso della libertà pratica. Alla prima critica è facile rispondere che per Socrate il sapere non è riconoscimento inanimato, generico, di seconda mano, sibbene una conquista personale, intima, vitale, una convinzione ottenuta attraverso lunghe e spesso dolorose esperienze, che, in quanto tale, non può coinvolgere la volontà e l'azione.Troppo spesso, invece la vita dei singoli trae orientamento da una mera presunzione di sapere, basata su affermazioni generiche e incontrollate, cosi come la politica si fonda sopra formule retoriche celanti inconfessabili egoismi.Ne deriva che noi viviamo in un mondo di incertezze, di arbitri, ci compromessi.                             ___________________________________Seguirà prossima pubblicazione:  LA MISSIONE DI SOCRATE                             ___________________________________Loredana Fina,   11-01-201