loredanafina

LA DIDATTICA DELL'ODIO di Danilo Cipollini (Bel ami Edizioni) - le frasi e le pagine più belle - DECIMA PUBBLICAZIONE


Esistono desideri transitori e desideri intransigenti. Non intransitori: veramente, veramente intransigenti, che non concedono nulla alla tua ragione, non ti danno mai l'illusione di avere una possibilità seppur minima di sconfiggerli e resistervi. Forse il peggiore fra questi desideri, il più intransigente, il più resistente, è il deisderio di fumare. E' un desiderio subdolo, spesso associato a gesti ricorrenti, quali prendere un caffè, o andare in bagno ecc., il che lo rende virtualmente impossibile da sconfiggere, perchè liberarsene vorrebbe dire depauperare di parecchio il valore anche di tutte le altre cose ad esso collegate.Tutto questo lo sa bene Bruno Cherubini, che per trent'anni e oltre ha trasformato questo desiderio in un vizio, fino al giorno in cui non è svenuto all'improvviso in metropolitana per un impercettibile infarto. Nulla di grave, per carità, ma da allora imedico aveva imposto alla sua vita una serie di regole da seguire rigidamente: mangiare meno, bere quasi niente, smettere di fumare.Risanare la sua dieta gli era costato parecchio, ma ci era riuscito facendosi forza anche del conseguente dimagrimento cui andava incontro e, quindi, trascinato dall'entusiasmo aveva avuto successo. Con gli alcolici non aveva mai avuto un rapporto troppo stretto, per cui gli fu relativamente semplice attenersi al canonico bicchiere di vino a ogni pasto che il medico gli aveva concesso.La vera Caporetto di Bruno Cherubini, fu, invece, la lotta al tabagismo. A partire dall'età di sedici anni e, per trentacinque anni consecutivi, Bruno non aveva permesso a nemmeno un giorno di passare senza averlo salutato fumando. nella sua lunga carriera di fumatore c'era un pò di tutto - sigari, pipa, tabacco da fiuto, da masticare, da rollare, da giovane pure qualche canna - ma era la sigaretta il suo interlocutore principale. Per smettere su consiglio del medico, aveva provato di tutto: gomme da masticare, radici di liquirizia, cerotti alla nicotina, fantasiosi surrogati da tenere fra le labbra che andavano dallo stuzzicadenti a pezzi di carota, ma tutto era stato inutile.Aveva risolto il problema quando il suo medico, ormai disperato, gli aveva proposto, come ultima frontiera di provare a sconfiggere la nicotina concentrandosi su qualche lavoro di precisione che lo assorbisse completamente distraendolo dalla voglia di fumare.Fu l'inizio di un amore tanto insolito quanto intensissimo: quello fra Bruno Cherubini e il punto croce. In quel sabato pomeriggio, il nostro amico sedeva su una poltrona del salotto intento ad ultimare la composizione di una bandiera italiana sul bordo di un tovagliolo bianco - parte di un ambizioso progetto, che vedeva implicati altri undici tovaglioli e una tovaglia, iniziato quel giorno stesso sulla spinta di un imprevisto e imprevedibile slancio nazionalistico (avuto in seguito alla lettura di un volantino elettorale trovato nella casella delle lettere). L'opera si prospettava lunga e difficoltosa, ma gli sforzi titanici sarebbero stati ripagati dall'apparizione in pompa magna del servizio sul tavolo natalizio di casa Cherubini, che acquistava così un tono patriottico e vagamente retrò che avrebbe fatto morire di rabbia quel comunista di suo cognato.Ormai da mesi ogni sera Bruno cuciva via la sua voglia di fumare e l'operazione stava avendo successo dato che, da quando aveva ricamato il primo pulcino di prova non aveva più toccato una sigaretta. Certo, giornate più libere, come appunto il sabato, lo costringevano in mancanza di altri impegni che lo distraessero, a una doppia seduta di cucito per non ricadere nel bisogno di fumare, ma nel tempo aveva imparato a godere sinceramente di questi momenti. E così, avvolto nel silenzio, Bruno passava e ripassava l'ago nel tovagliolo.Gli fu fatale lo sbattere prepotente della porta di casa causato da sua moglie, Teresa. Sobbalzando per la sorpresa, Bruno finì per piantarsi l'ago nel dito per oltre mezzo centimetro. Che è un'inezia, in generale, ma molto per essere un incidente legato al punto croce.Così Bruno ululava di dolore, Teresa di nervosismo e Angela, che rientrava in quel momento in casa, trovandosi di fronte a tutti questi ululati, ebbe la netta sensazione di aver fatto la cosa sbagliata al momento peggiore. Sarebbe stato ostico fare accettare ai suoi l'idea di essersi fatta un piercing.Effetti imprevedibili della concordia famigliare: tutti in casa Cherubini avevano bucato qualcosa, quel pomeriggio. Il capofamiglia un tovagliolo e il dito che c'era dietro, la mamma una ruota, la figlia la lingua.E così, tutto quel grande ululare terminò quando Angela cercò di salutare e, nonostante gli sforzi per parlare normalmente, un pò il gonfiore della lingua e un pò l'effetto di quel corpo estraneo in bocca, trasformarono il suo "ciao" in un tragicomico "shao".Fu come chiudere di botto il rubinetto del rumore. All'improvviso, non esistevano più ruote bucate nè tovaglioli nazionalisti. Gli sguardi conversero sulla ragazza che maledisse se stessa e la sua pessima scelta di tempo. Inutile negare l'innegabile, tanto valeva rendere subito ampia confessione e affrontare le inevitabili conseguenze."Papà, mamma,mi "shono" fatta il piershing alla lingua".Ok, pensa Angela, adesso mio padre urla e mi scaraventa fuori di casa.Ma Bruno non fa niente di questo. Calmo come una vacca indù si siede di nuovo sulla sua poltrona succhiandosi il dito infortunato."Bene, sono molto contento! Vedo che finalmente hai preso una posizione!"Un pensiero all'unisono risuona nella mente delle due donne di casa Cherubini: Gli ha dato di volta il cervello. Non sotto forma di domanda. Sotto forma di affermazione."In che senso papà?""Beh," risponde Bruno "ne avevamo già parlato ed  io e tua madre ti avevamo spiegato di non essere d'accordo. Ma, visto che lo hai fatto ugualmente, evidentemente per te deve significare molto. Immagino sia il tuo modo per rivendicare la tua diversità, un modo per distinguerti dagli altri, dico bene?"Il tutto con una calma atomica, tanta che Angela decide di sbilanciarsi e dire a suo padre le cose come stanno."Veramente io me lo shono fatto perchè le mie amiche ce l'hanno tutte. Ce l'ha Shabrina, ce l'ha Marta, she l'è fatto pure Carlotta..."Bruno aveva fatto segno di voler ricominciare a cucire, come se nulla fosse successo, ma a queste parole alzò lo sguardo con un'espressione ostentatamente stupita"ah si? Ero convinto che non condividessi molto le tue amiche. Non sei stata tu più volte a dirmi che non ti piace il modo in cui Sabrina lecca il culo ai professori? E mi ricordo benissimo di quando quella sera a cena hai definito Marta "un pò puttana" - parole tue - per come si comporta coi ragazzi. Pensavo che volessi distinguerti da loro.... e invece vedo che fai di tutto per assomigliargli.... in ogni caso, contenta tu..." e si stringe nelle spalle, ricominciando ad infilare l'ago nel tovagliolo. Già, contenta io. Ma ne sono contenta? Mio padre non ha tutti i torti. Che poi, a dirla tutta, a me sto coso manco mi piace tento. E poi fa un male boia, mi da un sacco fastidio e non riesco nemmeno a parlare bene. Mi sa che mio padre ha ragione.Angela Cherubini non rispose a suo padre. Andò in camera sua e ne uscì direttamente la mattina dopo per andare a vedere la partita di pallone del suo ragazzo.Prima di uscire però, sgattaiolò furtiva dentro la camera dei suoi genitori e depose sul comodino di suo padre una barretta metallica con due palline. E Bruno Cherubini dovette fare un grande sforzo per riuscire a non mettersi a ridere e far finta di continuare a dormire.Nel silenzio del dormiveglia pensava a quel piercing abbandonato sul suo comodino e ringraziava dentro di sè la Didattica dell'Odio.__________________________________Prossima pubblicazione al più presto.