loredanafina

Dal libro: "La Rabbia e l'Orgoglio" di Oriana Fallaci- Rizzoli ed.- Le pagine più interessanti- 3^ PUBB.


         AI LETTORIIo avevo scelto il silenzio. Avevo scelto l'esilio. Perchè in America, è giunta l'ora di gridarlo chiaro e tondo, io ci sto come un fuoriuscito. Ci vivo nell'auto-esilio politico che contemporaneamente a mio padre mi imposi molti anni fa.Ossia quando entrambi ci accorgemmo che vivere gomito a gomito con un'Italia i cui ideali giacevano nella spazzatura era diventato troppo difficile, troppo doloroso, e delusi offesi feriti tagliammo i ponti con la gran maggioranza dei nostri connazionali. Lui, ritirandosi su una remota collina del Chianti dove la politica alla quale aveva dedicato la sua vita di uomo integerrimo non arrivava. Io, vagando per il mondo e poi fermandomi a New York dove tra me e la politica di quei connazionali c'era l'Oceano Atlantico. Tale parallelismo può apparire paradossale: lo so. Ma quando l'esilio alberga in un'anima delusa offesa ferita, credimi, la collocazione geografica non conta. Quando ami il tuo paese (e a causa del tuo paese soffri) non v'è alcuna differenza tra il fare il Cincinnato su una cremota collina del Chianti assieme ai tuoi cani, i tuoi gatti, i tuoi polli, e fare lo scrittore in una metropoli affollata da milioni di abitanti. La solitudine è identica. Il senso di sconfitta pure. Del resto New York è sempre stata il Refugium Peccatorum dei fuoriusciti, degli esiliati. Nel 1850, dopo la caduta della Repubblica Romana e la morte di Anita e la fuga dall'Italia, ci venne anche Garibaldi: ricordi? Arrivò il 30 Luglio da Liverpool così arrabbiato che sbarcando disse subito voglio-chiedere-la- cittadinanza-americana, e per due mesi abitò a Manhattan in casa del livornese Giuseppe Pastacaldi cioè al numero 26 di Irving Place. (Indirizzo che conosco bene perchè proprio lì, nel 1861, si sarebbe rifugiata la mia bisnonna Anastasia a sua volta fuggita dall'Italia). In ottobre si trasferì a Staten Island cioè in casa del fiorentino Antonio Meucci (il futuro inventore del telefono) e, per sbarcare il lunario, a Staten Island aprì una fabbrica di salsicce che non ebbe successo. Infatti la trasformò in una fabbrica di candele e nell'osteria di Manhattan dove ogni sabato sera andava a giocare a carten l'osteria Ventura in Fulto Street, una volta lasciò un biglietto che diceva: "Damn the sausages, bless the candels, God save Italy if he can. Maledette le salsicce, benedette le candele, Dio salvi l'Italia se può".