loredanafina

SEGUE AI LETTORI 5


C'era proprio bisogno di quei puntini sulle "i", comunque?Dall'Aghanistan al Sudan, dall'Indonesia al Pakistan, dalla Malesia all'Iran, dall'Egitto all'Iraq, dall'Algeria al Senegal, dalla Siria al Kenya, dalla Libia al Ciad, dal Libano al Marocco, dalla Palestina allo Yemen, dall'Arabia Saudita alla Somalia, l'odio per l'Occidente  cresce. Si gonfia come un fuoco alimentato dal vento, e i seguaci del fondamentalismo islamico si moltiplicano come i protozoi d'una cellula che si scinde per diventare due cellule poi quattro poi otto poi sedici poi trentadue. All'infinito. Chi non se n'è accorto guardi le immagini che ogni giorno ci porta la televisione. Le moltitudini che inzuppano le strade di Islamabad, le piazze di Nairobi, le moschee di Teheran. I volti inferociti, i pugni minacciosi, i cartelli col ritratto di Bin Laden. I falò che bruciano la bandiera americana e il fantoccio coi lineamentid  di Bush. Chi non ci crede, ascolti i loro osanna al dio-misericordioso-e-iracondo o i loro berci Allah-akbar, Allah-akbar. Jihad-Guerra Santa Jihad.Altro che frange di estremisti! Altro che minoranze di fanatici! Sono milioni e milioni, gli estremisti. Sono milioni e milioni i fanatici! I milioni e milioni per cui, vivo o morto, Osama Bin Laden è una leggenda uguale alla leggenda di Khomeini. I milioni e milioni che scomparso Khomeini ravvisarono in lui il nuovo leader, il nuovo eroe. Sere fa vidi quelli di Nairobi, luogo di cui non si parla mai. Gremivano la piazza più che a Gaza o a Islamabad o a Giacarta, e a un certo punto il telecronista intervistò un vecchio. Gli chiese: "Who is for you, chi è per voi, Bin Laden?": "A hero, our hero!" Un eroe, il nostro eroe!". rispose il vecchio, felice. "And if he dies, e se muore?" aggiunse il telecronista. "We find onother one, ne troviamo un altro" rispose il vecchio, sempre felice. In parole diverse, l'uomo che di volta in volta li guida non è che la punta dell'iceberg: la parte della montagna che emerge dagli abissi. E il vero protagonista di questa guerra non è lui. Non è neanche il paese che via via lo partorisce o lo ospita. E' la Montagna che da millequattrocento anni non si muove, non esce dagli abissi della sua cecità, non vuol saperne di libertà e giustizia e democrazia e progresso. Quella Montagna che nonostante le scandalose ricchezze dei suoi padroni (pensa all'Arabia Saudita) vive ancora in una miseria da Medioevo, vegeta ancora nell'oscurantismo e ne puritanesimo d'una religione che sa produrre solo religione. Quella Montagna che affoga nell'alfabetismo, (nei paesi mussulmani la percentuale dell'analfabetismo non scende mai al di sotto del sessanta per cento), sicchè le "notizie" le attinge soltanto dalle vignette dei disegnatori venduti alla dittatura dei mullah e degli imam. Quella Montagna che essendo segretamente gelosa di noi, segretamente attratta dal nostro sistema di vita, attribuisce a noi la colpa delle sue povertà materiali e intellettuali. Sbaglia dunque chi crede che la Guerra Santa si sia conclusa nel novembre 2001. ___________________________________