loredanafina

SEGUE AI LETTORI 9


Stavolta con un sorriso. E va da sè che, come il ridere, in certi casi il sorridere nasconde ben altro. (Da adulta scoprii che durante le torture inflittegli dai nazi-fascisti mio padre rideva.Così un mattino d'estate, eravamo a caccia nei boschi del Chianti, gli dissi: "Babbo, io devo domandarti una cosa che non mi va giù. E' vero che durante le torture ridevi?". Il babbo si oscurò poi sibilò brusco: "E con questo? In certi casi ridere è lo stesso che piangere"). Giorni fa il professor Howard Gotlieb della Boston University, l'università americana che da decenni raccoglie e custodisce il mio lavoro, mi chiamò e mi chiese: "How should you define "The Rage and the Pride", come dobbiamo definire "La Rabbia e l'Orgoglio?". "I don't know, non lo so" risposi spiegandogli che non si trattava certo d'un romanzo e nemmeno d'un reportage e nemmeno d'un saggio o d'una memoir o d'un pamphlet. Poi ci ripensai. Lo richiamai e gli dissi: "Call it a sermon, lo definisca una predica". (Vocabolo giusto, credo, perchè in realtà questo piccolo libro è una predica agli italiani. Doveva essere una lettera che i figli di Allah hanno dichiarato all'Occidente, e mentre scrivevo divenne a poco a poco una predica agli italiani). Stamani il professor Gotlieb mi ha chiamato di nuovo e mi ha chiesto: "How di the Italians take it, come l'hanno presa gli italiani?". "I don't know, non lo so". gli ho risposto. "Una predica la si giudica dai risultati, non dagli applausi non dai fischi. E prima di vedere i risultati, della mia ci vorrà qualche tempo. Non si può pretendere di svegliare all'improvviso, e solo con un piccolo libro scoppiato in due o tre settimane, un paese che dorme. I don't really know, professor Gotlieb, non lo so proprio....".In compenso so che quando l'articolo uscì sul giornale, il giornale andò esaurito ed avvennero episodi commoventi. Ad esempio quello del signore che a Roma comprò tutte le copie di un'edicola, trentasei copie, e si mise a distribuirle per strada ai passanti. Oppure quello della signora che a Milano fece dozzine di fotocopie e le distribuì nel medesimo modo. So anche che migliaia di italiani scrissero al direttore per ringraziarmi. (E io ringrazio loro più del signore di Roma e la signora di Milano). So che il centralino telefonico e la posta elettronica del giornale rimasero intasati per moltissime ore e che solo una minoranza di lettori dissentì. Cosa che non risulta dalla scelta dei pareri che il giornale pubblicò con titoli come "E l'Italia si divise nel segno di Oriana". Mah! Se la conta dei voti non è un'opinione, e se il voto di chi è contro di me non vale dieci volte il voto di chi è con me, mi pare proprio ingiusto dire che ho diviso l'Italia in due. E poi l'Italia non ha proprio bisogno di me per dividersi in due, caro responsabile di quel titolo. L'Italia è divisa in due almeno dal tempo dei Guelfi e Ghibellini._______________________________________