loredanafina

Dal libro: "la Rabbia e l'Orgoglio" di Oriana Fallaci Rizzoli ed. - Le pagine più interessanti - pag. 40


Che cosa penso dell'invulnerabilità che tanti attribuivano all'America, che cosa sento per i kamikaze che ora ci affliggono? Per i kamikaze, nessun rispetto. Nessuna pietà. No, neanche pietà. Io che in ogni caso finisco sempre col cedere alla pietà. A me i kamikaze cioè i tipi che si suicidano per ammazzare gli altri sono sempre stati antipatici, incominciando da quelli giapponesi della Seconda Guerra Mondiale. Esibizionisti che invece di cercarl la gloria attraverso il cinema o la politica o lo sport la cercano nella morte propria ed altrui. Una morte che invece del premio Oscar o della poltrona ministeriale o dello scudetto gli procurerà (credono) ammirazione. Ho sotto gli occhi la fotografia dei due kamikaze di cui parlo nel mio Insciallah, il romanzo che incomincia con la distruzione della base americana e della base francese (circa quattrocento morti) a Beirut. Se l'erano fatta scattare la vigilia della strage. Prima di farsela scattare erano stati dal barbiere, e guarda che bel taglio di capelli. Che bei baffi impomatati, che bella barbetta leccata, che belle basette civettuole.... Quanto a quelli che si sono buttati sulle due Torri e sul Pentagono, li trovo particolarmente odiosi. S'è scoperto infatti che il loro capo, Muhammed Attah, ha lasciato due testamenti. Uno che dice: " Ai miei funerali non voglio esseri impuri, ossia animali, e donne". Un altro che dice: "Neanche intorno alla mia tomba voglio esseri impuri. In particolare i più impuri: le donne incinte". E mi consola tanto pensare che non avrà mai nè funerali nè tombe, che neanche di lui  è rimasto un capello. Eh! chissà come friggerebbe il signor Arafat ad ascoltarmi. Sai, il signor Arafat non mi ha mai perdonato le roventi differenze di opinione che avemmo durante l'incontro di Amman, ed io non gli ho mai perdonato nulla incluso il fatto che un giornalista italiano imprudentemente presentandosi a lui come mio amico sia stato accolto con una rivoltella puntata contro il cuore. Ergo tra noi due non corre buon sangue, e non ci parliamo più. Però se lo incontrassi di nuovo, o meglio se gli concedessi udienza, gli e lo direi sul muso chi sono i martiri e gli eroi. Gli direi: lo sa chi sono i martiri, signor Arafat? Sono i passeggeri dei quattro aerei dirottati e trasformati in bombe umane e fra di loro la bambina di quattro anni che si è disintegrata dentro la seconda Torre. Sono gli impiegati che lavoravano nelle due Torri e al Pentagono. Sono i quattrocentodiciannove tra pompieri e poliziotti, trecentoquarantatre pompieri e settantasei poliziotti, morti per tentar di salvarli. (La metà o quasi, col cognome italiano cioè oriundi italiani. Tra questi, un padre col figlio: Joseph Angelini semior e Joseph Angelini junior). E lo sa chi sono gli eroi? Sono i passeggeri del volo che doveva buttarsi sulla Casa Bianca e che invece si è schiantato in un bosco della Pennsylvania perchè tutti a bordo si sono ribellati! Nel loro caso sì che ci vorrebbe il Paradiso, caro il mio Arafat.                                          ______________________________