loredanafina

dal libro: UN ALTRO GIRO DI GIOSTRA di Tiziano Terzani - Ed Longanesi Milano


SESTA PUBBLICAZIONEPAG. 36Nonostante le mie aspirazioni ad essere qualcos'altro oltre al corpo, qualcos'altro magari di meno materiale, meno soggetto ai mutamenti e alla decomposizione, corpo era e corpo restavo. Tanto valeva allora che facessi più attenzione a ciò che manteneva in funzione quel corpo da cui tutto ora sembrava dipendere."Il 97 per cento di quel che siamo è quel che mangiamo", mi disse, a mò di introduzione, la giovane dietologa dell'MSKCC da cui ero stato mandato per farmi consigliare una dieta che mi aiutasse ad affrontare meglio la chemioterapia. "L'industrializzazione del cibo ha creato grandi disequilibri nel nostro corpo e sta seriamente minando la nostra salute. Per cui mangi il più naturale possibile".Se volevo aiutare il mio corpo, dovevo bere molti infusi d'erbe, evitare il latte perchè troppo grasso e accontentarmi di quello di soia. Potevo mangiare yogurt magro e tanta frutta. Se insistevo ad essere vegetariano, come ero diventato per osmosi vivendo in India, che mangiassi allora tante noci, pinoli, mandorle e semi - ottimi quelli di zucca e quelli di girasole - purchè non fossero troppo salati."Faccia in modo che i suoi piatti siano coloratissimi, metta assieme verdure rosse, gialle verdi, nere. Mangi tanti broccoli, porri e aglio a volontà. Due o tre volte al giorno si faccia dei frullati e metta dentro di tutto: carote, mele, spinaci e tutti i frutti di bosco che trova, specie i mirtilli. Mi raccomando: delle arance e dei pompelmi mangi anche la parte bianca. PAG. 37Tutto ciò che è fibra fa bene al suo caso e serve a regolare l'intestino", mi disse e io, come fossi stato ancora il me-giornalista, prendevo appunti.Io, che nella vita non avevo mai fatto molta attenzione a quel che trangugiavo, che non mi ero mai preoccupato se il piatto dinanzi a me era salato o no se la roba era bollita o fritta, feci presto a diventare coscientissimo di tutto quel che mettevo in bocca. Divenni un assiduo visitatori dei negozi di prodotti biologici e un attento lettore di tutto ciò che era scritto sulle confezioni. Imparai a diffidare dalle etichette con vignette di laghi e montagne, intese solo a turlupinare l'acquirente, e a guardare invece quel che, per legge, i produttori dovevano dichiarare come componenti dei loro prodotti. Tutto ciò che aveva conservanti o additivi di odore, sapore o colore non lo toccavo. Improvvisamente ero ossessionato dal pericolo di mangiare cose inquinate. Buttai via tutte le pentole e le padelle di teflon che avevo trovato nell'appartamento, ricomprai tutto in ferro e misi una gran cura a cucinarmi ogni pasto nella maniera più semplice e naturale possibile. Ciò che mi faceva istintivamente più ribrezzo era il cibo fatto con elementi modificati geneticamente. Le grandi, malefiche aziende alimentari che si sono battute a capofitto su questo tipo di manipolazione della natura per trarne enormi profitti si son forse chieste quali possono essere le conseguenze, sul corpo umano e sull'ambiente, di questo loro giocare a fare la parte di Iddio? Nel frattempo la roba è in vendita, la gente la mangia e chi sa quali diavolerie provocherà. Un giorno ce ne renderemo conto e per tanti sarà tardi.Se è vero che il corpo è in gran parte quel che mangia, forse anche il cancro, che era parte del mio corpo, era dovuto a quel che avevo mangiato. Il ragionamento non faceva una grinza e ripensavo con orrore agli anni di meravigliosi pasti cinesi che uscivano da cucine puzzolenti e lerce, alle zuppe mangiate per strada in Indocina, alle mille cose che uno per fame, per noia o per compagnia ingurgita nella vita. E le ciotole e i piatti malrigovernati da cui uno mangia? E quelli pulitissimi dei grandi alberghi, lavati e lucidati non con la sanissima cenere delle nostre nonnem ma con ogni sorta di detersivo dannoso alla salute?In India ci sono gruppi di persone - i bramini più ortodossi ad esempio - che mangiano solo quello che loro stessi han cucinato, in recipienti che loro stessi hanno lavato; altri che considerano la scelta di un cuoco una questione spirituale e non uan questione pratica. Questi bramini pensano che chi prepara il cibo proietta in esso, anche inconsciamente, il suo influsso e se il cuoco è persona d'animo basso metterà nelle sue pietanze una carica negativa che irrimediabilmente passerà a chi le mangia. PAG. 38Scientificamente tutto questo è assurdo, perchè nessuna scienza è in grado di verificare l'esistenza di quella carica negativa e neppure di misurarne l'intensità, ma non per questo certe persone ci credono di meno. Non per questo quella carica è inesistente. I medici si divertivano a sentire questi miei discorsi fra un esame e l'altro, ma nessuno si soffermava a riflettere sul fatto che forse anche in questo diverso modo di vedere il mondo c'è qualcosa di vero. Qualcosa che magari sfugge alla scienza. Dopo tutto, anche la loro - la nostra - vantatissima scienza lascia molto a desiderare: specie su temi come il cibo e la salute. Per anni tutte le ricerche scientifiche hanno sostenuto il grandissimo valore delle vitamine nella cura delle varie malattie. Ora però vengono resi noti i risultati di nuovi studi secondo cui le vitamine servono a poco o nulla. Per quasi vent'anni siamo stati convinti che il sale fosse pericoloso nella dieta dei malati di cuore. Ora si scopre che anche questo non è esattamente vero. Per anni i medici ci hanno detto che una dieta con un alto contenuto di fibre era un'ottima prevenzione del cancro al colon. Ora viene fuori che non è affatto così. Quasi ogni giorno usciva nella stampa americana un articolo che, citando studi fatti da questa o quella università, dimostrava come questa o quella verdura era più adatta di altre a combattere il cancro: una volta erano le cipolle, una volta i cavolini di Bruxelles, un'altra volta le carote, i pomodori o i germogli dei broccoli, ma quelli non più vecchi di ...tre giorni. Lo stesso si scopriva per la frutta (importantissime le prugne e i mirtilli) e le spezie (soprattutto la curcuma e il cumino). Viste nell'arco di qualche anno, tutte queste ricerche lasciano il tempo che trovano e finiscono per essere semplicemente ridicole come quella di cui lessi un giorno nel New York Times: chi è stressato è molto più soggetto al ....raffreddore di chi non è stressato.E allora? Il fatto che la scienza non riesca - almeno per ora - a dimostrare il buono o il cattivo influsso che un cuoco può mettere nel cibo è un motivo sufficiente per escludere che quella influenza esiste? Perchè non pensare che all'origine del morbo della mucca pazza ci sia il fatto che per anni abbiamo costretto l'animale più vegetariano del creato, quello per eccellenza non-violento e per questo il più sacro agli occhi degli indiani, a nutrirsi quotidianamente d'un mangime fatto tra l'altro di carne e ossa di altri animali?PAG. 39 Scientificamente questo può sembrare un argomento poco valido, ma secondo me è il più convincente: il ruminare cadaveri ricliclati di altri esseri viventi assassinati ha fatto impazzire la mucca. Semplice. E non rischieremmo noi umani di impazzire se un giorno scoprissimo che il caffè del mattino ci è stato preparato con gli scheletri tostati dei nostri parenti, o che la bistecchina nel piatto è la coscia del figlio ammazzato del nostro vicino di casa? Come hanno fatto le vacche ad accorgersene? Be', anche questa è una domanda alla quale certo la scienzanon è - almeno per ora - in grado di rispondere, ma ciò non vuol dire che non sia giusto porsela. Abbiamo forse scientificamente capito perchè i cani sono così attaccati all'uomo o perchè i salmoni, dopo essere stati per anni in pieno oceano, sanno ritrovare la foce del fiume nel quale sono nati e sanno risalirlo per andare a depositarci le uova e morire? E come facevano le mamme coniglie, tenute in gabbie su una nave, a sapere che in un sottomarino in immersione i loro figli-conigli venivano ammazzati a intervalli mai uguali, nel corso di un esperimento condotto ancora ai tempi dell'Unione Sovietica, appunto per provare che la morte di ogni conigliolino provocava una reazione nella madre?La più divertita di queste mie elucubrazioni a ruota libera era la mia dottoressa - aggiustatrice. Ma certo non si lasciava intrappolare. Nè io lo volevo; non volevo certo che lei ammettesse che anche la sua scienza era relativa e che la storia della scienza è tutta una sequela di verità che si dimostrano presto errori alla luce di nuovi fatti e nuove verità. No, no! La mia testa si divertiva semplicemente ad arzigogolare, ma dentro di me volevo fidarmi di quella scienza, perchè su quella avevo messo la mia posta; con quel numero contavo di vincere. "Mi dica, signor Terzani, ho sentito che lei ha dato dei nomignoli a tutti i suoi medici. Qual'è quello che ha dato a me?" mi chiese un giorno la mia dottoressa. Fortunatamente non dovetti mentire. Giocando sul suo cognome e cambiando una vocale l'avevo chiamata "Bringluck", Portafortuna._______________________________ PROSSIMA PUBBLICAZIONE AL PIU' PRESTO.