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Negli ambienti filosoficamente illuminati circola questa domanda:"Quante persone dovrebbero esserci al mondo?". Il quesito non riguarda la salvaguardia dell'ambiente o della specie umana ma il fatto che, come scrive il filosofo David Benatar nel suo Meglio non essere mai nati, nascere è molto peggio che non nascere. Questo perché tutti gli esseri senzienti, anche gli animali, sono capaci di provare dolore e la sua presenza è sempre un male. Ovviamente il Nostro trova moralmente ammissibile il suicidio, posto che l'affetto o l'amore che l'aspirante suicida prova per amici e parenti dovrebbe indurlo a desistere. Citando David Benatar: "Non nego affatto che esista l'amore e neppure nego che i genitori amino i loro figli. Mi limito a sostenere che i benefici che genitori ricavano dal mettere al mondo figli che poi ameranno non supera gli enormi svantaggi che questi ultimi subiranno nel corso della loro esistenza. A mo' di chiarimento: se siamo disposti a riconoscere che a un sadico dia grande piacere infliggere dolore ad altre persone, non significa negare l'esistenza di quel piacere e aggiungerei subito che esso non giustifica affatto tale sofferenza". A parziale consolazione di anime troppo sensibili valgano queste parole di Virginia Woolf: "Dopotutto c'è un drammaturgo più grande di Shakespeare, di Ibsen o di Shaw. La natura". In alto: Missing Someone di Jorge Daniel Segura |
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Vedi Benatar, io credo che la vita sia fatta anche di sofferenze, a volte soprattutto di sofferenze. Alcune dovute a nostri errori, altre gratuite ed immeritate, altre ce le cerchiamo. Se toccasse a me di spuntare la casella io vorrei rinascere perché penso che ne valga la pena. Sicuramente vorrei meno sofferenze sia per i miei errori sia per quelli gratuiti. Quelle sofferenze che invece mi sono cercato (amicizie e donne, le rivorrei perché sono quelle le sofferenze che mi hanno fatto crescere molto più delle gioie).
Sul suicidio chi può dire che sia moralmente ammissibile visto che ci sono, attualmente, circa 7 miliardi di morali al mondo (senza contare quelli che ne hanno almeno due: una che raccontano ed una con la quale agiscono). Io posso esprimermi solo sull'aspetto etico in termini sociali e considero il suicidio un reato penale.
Fermo restando però che il suicidio non si tramuti in danno verso la collettività, quindi se ti butti giù dal balcone e non muori, io rispetterò la tua scelta e ti finirò con un colpo di pistola come si fa per i cavalli. Diversamente, lasciarti in vita, ma parzialmente o totalmente invalida, si tramuta in un danno per la collettività che dovrà pagare per la tua sopravvivenza.
Quindi, come recita la pubblicità sul gioco "suicidiamoci con responsabilità". ;)
gli insegnanti di filosofia”....(Ivano Fossati)
Ne trovo piu in un bambino...o in un anziano oggi di filosifia...Tempi bui...per gli umili saggi...
"Tu cosa fai nella vita?"
"Sono uno scrittore"
"E tu?"
"Sono un poeta"
"Ah, sei anche tu uno scrittore"
"No, io scrivo poesie"
"No, scrivi in versi." :)
Oppure ha scelto un giorno a caso. Affari suoi.
L'unica cosa che mi sentirei di dirgli è che chi vuole fa e chi non vuole delega. Peggio ancora, non bisognerebbe puntare il dito contro chi manda i bambini a combattere. O no?