Meraviglia...

Post N° 45


Ricreazione, finalmente due ore di libertà che mi fanno riprendere fiato in questo ennesimo lunedì...Sala dei professori, colleghi sparsi, un caffè, una brioche, chiacchiere varie sul passato week end e sulle prime ore di lezione svolte...Fine ricreazione, i colleghi svogliatamente si disperdono, rimaniamo in pochi, qualche minuto di silenzio, poi riprende la conversazione, stavolta più profondamente.Argomento: dovremmo vivere le situazioni con maggiore distacco? O se lo facessimo rischieremmo di perderci qualcosa di bello della vita?Sono la più giovane degli interlocutori...più che altro ascolto.I pareri si susseguono contrastanti....Qualcuno dice che con la capacità di essere distaccati e superficiali ci si nasce, come avere gli occhi azzurri o i capelli biondi...Qualcuno dice che l'esperienza ti segna, che senza accorgersene si matura e si diventa 'impermeabili' a qualsiasi tipo di coinvolgimento, soprattutto in campo lavorativo....Qualcuno dice che bisogna appassionarsi durante il lavoro, ma quando si torna a casa bisogna lasciarsi tutto alle spalle affinchè lavoro e vita privata non interferiscano...Qualcuno dice che se ci si appassiona non ci sono mezze misure...le persone e le situazioni ci entrano dentro e vi rimangono, non si può decidere fino a quando, si può solo aspettare di 'avvertire' dentro il momento giusto per il distacco emotivo o fisico che sia...Potremmo ragionarci e inventarci intere lezioni sull'argomento, intanto rifletto sulla conversazione tra colleghi, che non è poco...sintomo che si riesce a condividere qualcosa di bello e di non banale anche con gente che si conosce appena...Intanto riascolto i loro pareri, mi domando con quali sia d'accordo, eppure non ne vengo a capo e forse è giusto così.Non è facile diplomazia, è che in certi discorsi non è niente facile scegliere un'unica strada e forse una scelta univoca non si può intraprenderla.Scelgo la passione in tutto, quindi anche nel mio lavoro.Quando entro in classe lascio tutto fuori, non sia mai che qualche alunno abbia a risentire delle discussioni con mia madre all'alba sui motivi più svariati o della mia stanchezza.Quando esco dalla classe, ma anche dalla scuola, ammetto di non lasciare tutto dietro a quel cancello, lo rimetto nella borsa insieme all'occorrente quotidiano.Quando mi accingo a fare altro lo svolgo al meglio, il pensiero della scuola non mi distrae, non sarebbe giusto, ma continua ad esserci, e lascio che sia...Il pensiero di quell'alunno, di quella risposta, di quel compito, di quell'errore, di quella situazione, di quel genitore, di quella nota, di quel collega, di quella riunione....vive in me e non vivrei meglio se non ci fosse e non farei meglio tutto il resto se non ci fosse.Non è un pensiero egoista che non lascia spazio, non è morboso nè maleducato, nè invadente, non gli permetterei mai di trasformarsi in qualcosa del genere.Lascio solo che faccia parte di me, non lo metto a tacere solo perchè 'è lavoro', non lo soffoco, lo ascolto, lo accarezzo e poi gli chiedo gentilmente di aspettare un attimo quando arriva il tempo da dedicare ad altro.E lui, da bravo scolaro, aspetta che gli venga nuovamente data la parola, nel frattempo cresce in sapienza ed umiltà.