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Post N° 92


La credenza irrazionale secondo cui i gatti neri portano sfortuna nasce nel Medioevo, periodo storico generalmente poco favorevole ai felini, che su indicazione della Chiesa, venivano associati al diavolo e ritenuti compagni delle streghe perché, come loro, uscivano di notte. Proprio per questa abitudine il gatto nero era considerato particolarmente infausto: quando, praticamente invisibile nelle strade buie dell'epoca, tagliava la strada a un cavaliere, il cavallo spesso si imbizzarriva e lo disarcionava. Fra il 1000 e il 1700 milioni di gatti, di ogni colore, vennero uccisi in nome della loro presunta affinità con il Maligno. Ma secondo alcuni studiosi questo massacro, permettendo il moltiplicarsi dei topi, avrebbe favorito il dilagare delle epidemie di peste: se ci fossero stati i gatti a cacciare i ratti, portatori della malattia, la peste avrebbe fatto meno vittime.In altre culture, invece, come quella egiziana e quella greca, dove i felini erano venerati per la loro capacità di liberare le case dai topi , il gatto nero era considerato simbolo di perfezione. Ancora oggi, in Francia e in Inghilterra un ciondolo che rappresenta un gatto nero è considerato un portafortuna ed è di buon auspicio tenerne uno in casa. Ancora oggi nello Yorkshire è tradizione che, se un gatto nero entra di buon mattino in camera da letto, la giornata sarà fortunata. Per le ragazze vederne uno è segno di fortuna in amore. In un suo libro, lo zoologo Desmond Morris, un'autorità mondiale in fatto di gatti, spiega da cosa nasce l'abitudine di ritenersi fortunati se un micio nero entra in casa. Morris racconta che in epoca Medioevale, quando la Chiesa dichiarò guerra a tutti i piccoli felini anche in Gran Bretagna si consideravano i gatti neri creature demoniache, ma c'era la convinzione che restare illesi dopo averne incontrato uno significava avere una grandissima fortuna. Da ciò, i mici col pelo scuro diventarono degli amuleti contro la mala sorte...