nell'orto con luca

Gli scammellatori...super Gegè


Gli Scammellatori: questo era il nostro marchio doc. Gli Scammellatori punto e basta. Frutto della fantasia più pura, di quelle intuizioni che derivano da un'idea nata così..., quei click che illuminano anche una giornata sonnolenta. Se, invece, fossero frutto di ragionamenti ponderati e seri, non verrebbero mai alla luce, anzi, risulterebbero farraginosi e addirittura pesanti.I presidenti di questo fantomatico club, per acclamazione, eravamo io e Gegè. Però, il vero trascinatore, la vera anima non poteva essere che lui: Eugenio, ma per il mondo Gegè. Il mio medico curante, per scherzo, lo chiama Lu Mattu della Penna, essendo originario di PennaS. Giovanni.Per me un "fratello", un amico unico e insostituibile,ma nella vita una vera e propria forza della natura, follia allo stato puro, energia straripante. Di mestiere fa l'informatore medico-scientifico, ma quando qualcuno gli chiede qual sia il suo lavoro si sente rispondere: "Porto in giro medici e medicine". "Grandeeeeeeeeee!" esclamerebbe Renato Zero.Gegè riesce a coinvolgere tutti, a calamitare l'attenzione di qualsiasi persona. Che spettacolo quando riusciva, nei dopo cena dei Campiscuola, a mantenere viva l'attenzione dei ragazzi con i suoi ormai famosi, Cruciracchi, un incrocio tra un cruciverba e un presentatore racchio come lui amava definirsi. O quando, passeggiando per strada, azionava la sua sirena vocale, facendo voltare i passanti incuriositi e meravigliati. Gegè è conosciuto e apprezzato da molti e questo è stato sempre (lo è ancora oggi!), per me, motivo di orgoglio.Fu così anche quella volta ad Amandola, quando la sua conoscenza del Maresciallo ci salvò daguai maggiori. Era una buia sera d'inverno e, dopo un lungo giro in auto, decidemmo, per riposarci un po' e per sgranchirci le gambe, di parcheggiare la Fiat Uno targata Viterbo di fronte alle logge nella piazza di Amandola. All'improvviso, mentre eravamo in procinto di scendere, si materializzò dietro di noi un'altra Fiat Uno. Questa, però, targata Carabinieri CC... Preso per un attimo dall'agitazione, riferii a Gegè quanto stava succedendo, ma lui, forse convinto che scherzassi, non diede peso alla faccenda. Devo riconoscere, però, che una volta sceso mi impaurii un po', anche perché quando aprii lo sportello dell'auto il maresciallo gettò uno sguardo sospettoso verso di me, con fare alquanto minaccioso! Oggi, devo riconoscere, che aveva tutte le ragioni per guardarmi così. Avevo un giubbotto scuro su cui era cucita un'enorme immagine di "Titti", quel famoso canarino della Warner Bros, costantemente inseguito, invano, dal Gatto Silvestro: una cuffia di lana che quasi copriva gli occhi e per completare una lunga barba nera.Il maresciallo mi aveva sicuramente scambiato per un latitante! Un malavitoso! O peggio!? Boh! Ma, tutto d'un tratto, la tensione svanì con l'uscita dall'auto di super Gegè e con la sua esclamazione:"Marescià...!" seguita da una stretta di mano.Finalmente, pensando a quello che poteva succedere e alle spiegazioni infinite che avremmo dovuto dare, ritornai a "riveder le stelle...".Per fortuna! Grazie Gè! Il maresciallo, poi, ci informò di una rapina avvenuta in banca e della targa della nostra Fiat Uno (Viterbo), che aveva attirato l'attenzione dei carabinieri.