Creato da lucignolo_fumante il 30/08/2005
UNA BUONA NOTIZIA PER UOMINI E DONNE SENZA SPERANZA. (La buona notizia è l'anticipata e compiuta promessa della Scrittura che il Messia senza peccato di Dio morì al posto dei peccatori condannati).
 

 

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Post N° 85

Post n°85 pubblicato il 24 Giugno 2006 da lucignolo_fumante

Sabato 24 Giugno 2006

Lettere al direttore di iCN-News :

Laicità dello stato

Lettere al direttore: Laicità dello stato
(iCN-News)


Il cristiano evangelico ha il dovere di denunciare chiunque violi la libertà religiosa e quindi si ripresenta, ancora una volta, il tema della laicità dello stato. L’alleanza evangelica italiana e Ifed Padova si stanno battendo per questo e altri problemi, (Le sfide della laicità è il documento in questione).e (La scuola pubblica di chi è?) Dio vi benedica grandemente in queste battaglie che hanno il solo scopo di glorificare Dio.

Luigi Bocci.

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Commenti al Post:
lucignolo_fumante
lucignolo_fumante il 24/06/06 alle 12:30 via WEB
Sono felice che abbiano pubblicato la lettera sulla laicità dello stato, su ICN NEWS.
 
DottmagCere
DottmagCere il 24/06/06 alle 14:40 via WEB
Non so perchè sono capitato qui, ma mi sento in dovere di dire la mia. ANNO 2_0_0_6, millenni di civiltà durante i quali l'uomo ha acquisito una conoscenza smisurata di sè, e c'è ancora gente che parla di religione. Io sinceramente non vi capisco, mi sembra così ovvio che la povera gente (povera di spirito) va aiutata in altra maniera che non confidando sull'aiuto di fantomatiche figure superiori... Ho detto la mia, gran rispetto per chi la pensa diversamente
 
 
lucignolo_fumante
lucignolo_fumante il 24/06/06 alle 17:19 via WEB
...io invece mi meraviglio di chi confida solo in se, tralasciando di credere in Dio.Spero che un giorno tu ti converta e allora...un saluto.
 
Casalingapercaso
Casalingapercaso il 24/06/06 alle 17:35 via WEB
Caro lucignolo, cos'è l'Ifed di Padova? Ciao
 
 
lucignolo_fumante
lucignolo_fumante il 24/06/06 alle 17:50 via WEB
L'IFED di Padova è un centro di formazione cristiano evangelico riformato che svolge diverse attività volte alla promozione di una coscienza specificatamente biblica ed evangelica in Italia, operando a più livelli. Gestisce una biblioteca ed un archivio; fornisce consulenza pastorale, bibliografica e sulla bioetica. Organizza giornate teologiche, convegni di studio, seminari, conferenze, corsi di formazione teologica. Per maggiori informazioni ti rimando al collegamento del sito IFED di Padova, alla voce Punti di riferimento, nel mio blog. Quest'anno è stato particolarmente importante per me perché mi sono laureato (5 anni),in teologia ad Ifed Padova....sono particolarmente felice insieme alla mia cara moglie e i tre meravigliosi figli che Dio mi ha donato. Ti abbraccio e buon fine settimana....a presto.
 
   
Casalingapercaso
Casalingapercaso il 25/06/06 alle 00:00 via WEB
Ho letto, grazie. Ho guardato la piantina e ho visto dov'è. Ciao
 
Romanprince
Romanprince il 24/06/06 alle 21:11 via WEB
Scusami ma mica l'ho capita la tua posizione sulla laicità dello stato. La tua e quella dell'IFED. Potresti accennarmela? Grazie mille
 
 
lucignolo_fumante
lucignolo_fumante il 25/06/06 alle 09:21 via WEB
La mia posizione è in sintonia con le Scritture e con la Costituzione Italiana nella quale è SCRITTO che si deve rispettare e dare spazio a tutte le confessioni religiose. LO STATO DEVE FARE LO STATO E LA RELIGIONE DEVE ESSERFE INSEGNATA DA PERSONE RESPONSABILI DELLE PROPRIE CONFESSIONI RELIGIOSE. Purtroppo in Italia spesso si viola la libertà religiosa e lo stato è responsabile di non far rispettare la libertà religiosa...assegnando spazi ampi ai cattolici e dimenticando gli evangelici che rappresentano una buona parte dei credenti in Italia. Questo è vergognoso. L'alleanza evangelica ed Ifed di Padova,(per maggior chiarimenti su Ifed e alleanza evangelica vedi al collegamento ipertestuale nel mio blog alla voce punti di riferimento), si battono da anni per la laicità dello stato sui problemi religiosi. Vedi il problema del crocefisso, l'ora di religione e gli ampissimi spazi televisivi e di stampa dei cattolici sulle minoranze religiose. TI RIMANDO AD UN DOCUMENTO SULLA LAICITA'DELLO STATO PRESENTATO A PARLAMENTARI ITALIANI e agli italiani IL QUALE HA TROVATO PREZIOSI RISCONTRI. Documento finale La “laicità” è una reale sfida per chiunque. Non basta servirsi del termine, bisogna indicarne il senso. Gran parte delle anomalie che scandiscono la vita civile, sono riconducibili a carenze concettuali. Ecco perché è necessario aprire piste di riflessione in proposito. I. Elementi di riferimento I.1 La laicità impone di chiarire i termini usati. La laicità è un impasto semantico complesso e talvolta sfuggente. Essa confina con tutta una serie di altre nozioni, come il pluralismo, il relativismo, il sincretismo, lo scetticismo, anche se la laicità non è sinonimo di nessuno di questi termini. Nella sua accezione moderna, laicità deriva dal francese e indica la separazione tra stato e religione perseguita negli ultimi due secoli. La distinzione tra sfera dello stato e sfera delle religioni/chiese è un contrappeso a visioni integraliste, totalitarie e dominanti. La laicità è intesa come lo spazio pubblico accessibile a tutti in quanto cittadini e comunità, senza discriminazioni di appartenenza religiosa. Questo spazio tocca i diritti costituzionali, le dinamiche e le scelte politiche, l’accesso e l’uso dei mezzi di comunicazione, il sistema educativo, ecc. Talvolta, la laicità è anche compresa come metodo d’indagine, di conoscenza o di relazione. Laico è pensato come un modello capace di smussare le differenze e sottolineare la necessità della reciproca tolleranza. Rimanda inoltre alla libertà di coscienza e al principio di non discriminazione. Oltre alla sua conformazione consolidata, anche la laicità ha le sue degenerazioni. Infatti, il laicismo è quell’atteggiamento anti-religioso da parte di chi ritiene le religioni irrilevanti se non pericolose, e di chi promuove la loro eliminazione dallo spazio pubblico. Laicista è anche chi si ritiene scevro da presupposti religiosi e combatte il pensiero religioso, non apprezzando il fatto che tutto il pensiero è “religioso”, cioè legato a degli assoluti. I.2 La laicità è afflitta da modelli carenti. I modelli di laicità che si sono affermati sin qui sono difettosi ed insoddisfacenti. Prima di tutto quando la laicità evoca l’idea di neutralità. Si tratta d’una pretesa insostenibile in quanto ogni metodo è intriso di presupposti religiosi, non è mai veramente neutrale e nemmeno equidistante. Non è neppure accettabile la “laicità per sottrazione” (tipica della tradizione francese) che ha relegato le convinzioni religiose ad un ambito privato e ha ingigantito il ruolo dello stato nel regolare la vita delle comunità. In questo modo, lo stato ha avuto la tentazione di interferire nella definizione delle singole identità, impedendo loro di avere un ruolo pubblico. D’altro lato, il “multiculturalismo” ha reso difficoltosa l’individuazione di una base di valori comuni e ha estremizzato le particolarità fino a renderle variabili del tutto indipendenti. Così facendo, le diverse comunità tendono a diventare isole incomunicanti e a sviluppare relazioni conflittuali. Sulla base dei limiti dei modelli di laicità, molti sono convinti della necessità di elaborare un modello di “laicità di relazione” che riconosca un ruolo pubblico alle diverse identità e, allo stesso tempo, permetta la loro interazione in un quadro di valori imprescindibili. I.3 La laicità deve fare i conti con orientamenti di pensiero lacunosi. La ricerca di nuovi modelli di laicità abbisogna di contributi che siano in grado di suggerire piste diverse da quelle ereditate. Purtroppo, non vi sono segnali incoraggianti in questo campo. Pur non potendo generalizzare, si può dire che sia il pensiero cattolico che quello secolare non offrano spunti promettenti. Il primo è portatore di una contraddizione interna per cui la Chiesa cattolica è sia chiesa che stato (il Vaticano). Visto che la laicità impone la netta distinzione tra le due, un pensiero che invece le confonde risulta ambiguo e poco chiaro. Storicamente, poi, il cattolicesimo ha cercato di relazionarsi agli stati in quanto stato, mediante i regimi concordatari, non favorendo quindi lo sviluppo della laicità. Per contro, il pensiero secolare è spesso afflitto da tentazioni laiciste (anti-religiose) e quindi non ha la sufficiente serenità nel pensare la relazione tra stato e religioni e nel perseguire una laicità compiuta. Anche quando ciò non accade, il pensiero secolare è talvolta così dogmatico nel suo apparente antidogmatismo da non comprendere il ruolo delle convinzioni religiose. Se ciò si verifica, si pretende di piegare i credi religiosi a quello secolare, non rispettando i primi e irrigidendo il secondo. Alla luce di questa difficoltà, urge un contributo da parte di altri orientamenti di pensiero che arricchiscano il dibattito con elementi fecondi. II. Questioni da affrontare II.1 La laicità è parte integrante dell'agenda della nostra società. Per quanto possa apparire un principio riconosciuto dal punto di vista costituzionale e scontato su quello culturale, la laicità è ancora un progetto incompiuto. Soprattutto in Italia, dove il ruolo della Chiesa cattolica è preponderante, gli spazi di laicità sono schiacciati dall’interventismo ecclesiastico e tale schiacciamento è consentito da una cultura politica acquiescente. La laicità è oggetto di costante sollecitazione nella scuola pubblica (con l’IRC), nei media, nell’amministrazione della cosa pubblica, nei comportamenti collettivi, ecc. L’orizzonte europeo rappresenta una possibilità in più da valorizzare per favorire la maturazione della laicità in Italia, ma essa deve essere considerata una priorità dell’agenda politico-culturale del nostro Paese. II.2 La laicità pone una sfida di ordine teologico. La laicità rimanda al tema dell'uno e del molteplice e alla loro relazione. Come si rispetta la diversità sociale senza spaccare la società in tanti segmenti violentemente antagonisti tra loro? Come promuovere la coesione sociale senza appiattire le specifiche identità? Come far convivere uno stato rispettoso delle diversità e una società plurale che si riconosce in una piattaforma di valori comuni? Da un punto di vista teologico, solo un pensiero trinitario, in cui l'uno e il molteplice sono entrambi ultimi, potrà essere in grado di elaborare ed attuare spazi adeguati di laicità. Al di fuori di un pensiero trinitario, vi saranno schiacciamenti sull’unità o sulla molteplicità. In altre parole, si sarà soggetti al predominio dello stato sulle diversità sociali o alla conflittualità tra le diverse identità. Oltre allo sviluppo di un pensiero dell’uno e del molteplice, la laicità necessita di un’adeguata concezione della “sovranità delle sfere”. In sintesi, essa può essere formulata così: ogni sfera di cui è composta la vita è sovrana su sé stessa e la sovranità di ciascuna sfera deve essere rispettata, valorizzata e salvaguardata dalle altre sfere. Ogni sfera (persona, famiglia, imprese, associazioni, stato, ecc.) si relaziona alla pari con le altre sfere in un quadro di mutua contribuzione alla vita dell'insieme sociale. In questo modo, lo stato esercita le sue prerogative rispettando quelle delle chiese e viceversa. Se il pensiero protestante ha dato un notevole contributo ai temi della libertà di coscienza e alla distinzione tra chiesa e stato, la teologia cristiana contemporanea ha un compito pubblico ulteriore nel tradurre in forme culturalmente sostenibili la relazione tra l’uno e il molteplice nel quadro della sovranità delle sfere. III. Piste per orientarsi III.1 La laicità non può prescindere dal riconoscimento delle convinzioni religiose. L’idea di laicità deve rinviare alla presunzione di verità delle varie convinzioni e mantenere la legittimità dei convincimenti profondi. Le pretese veritative dell’altro vanno quindi considerate e non negate, mantenute e non diluite o rimosse. La necessità di mantenere con forza simili agganci ha a che fare con l’identità. La convinzione è giustamente una condizione sine qua non dell’identità prima e della convivenza poi. Sarebbe quindi errato relativizzarle o addirittura rimuoverle. Rivendicare una totale autonomia nei confronti di vincoli ideologici, pensare che per essere laici non c’è bisogno di punti di riferimento, è profondamente illusorio. Nei confronti dei vincoli ideologici non esiste alcuna possibilità d’indipendenza, d’astensione e di negazione. La verità appare invece come ciò che dà stabilità. Per sua natura, la presunzione di verità della fede è talmente universale da non poter essere relegata nel privato. Parlare di libertà di coscienza come matrice di ogni altro diritto, non è sufficiente. Bisogna che la coscienza sia nutrita da qualche tipo d’ideale plausibile altrimenti si rimane nella sfera del privato. La laicità deve intrattenere una relazione esigente con quest’istanza di verità proveniente dal mondo religioso. I riferimenti culturali e religiosi possono essere diversi, ma se lo stato non s’identifica con alcuno di essi, può riconoscere a tutti il diritto alla libera espressione. Rinunciare a porre la questione della verità induce a lasciare campo libero all'utilitarismo tecnocratico. In questo modo si distrugge il senso stesso della laicità e con esso si distrugge la possibilità stessa di una società democratica. Quest'ultima suppone infatti un costante confronto sulla verità dei valori propugnati. III.2 La laicità deve rispettare la pluralità delle opzioni. Ciascuno deve avere la libertà di scegliere la propria opzione. Nessuno deve avere la pretesa di regolare in modo assoluto il sistema nella sua totalità. Tutte le posizioni devono invece avere pari opportunità d’essere riconosciute su un piano di uguaglianza. Uno stato interessato a salvaguardare la dimensione pluralista della società non dovrebbe intrattenere rapporti privilegiati con una sola realtà, ma con tutte. Esso non ha competenza religiosa, né deve essere abilitato a compiere scelte religiose. I provvedimenti legislativi che riguardano le realtà religiose del Paese dovrebbero dare luogo ad un ascolto vero ed ampio di esse. Anziché impedirne o inibirne l’espressione, bisognerebbe favorire il loro ascolto. Ideologie e credi possono confrontarsi, anche appassionatamente, articolando discorsivamente le proprie ragioni, senza che nessuna posizione goda di uno statuto privilegiato o di una tutela particolare. Uno stato all’altezza delle proprie funzioni, non deve affidare a una chiesa il diritto d’amministrare una parte della popolazione come avviene in Italia per la Chiesa cattolica. Aspirare ad una società pluralista non vuol dire dimenticare le esigenze della verità. Solo alimentandosi costantemente alle esigenze della verità, si può evitare di costruire sul nulla. Un pluralismo che si riduce a semplice moderazione, senza richiamo ad un assoluto, scivola nel qualunquismo. III.3 La laicità deve incoraggiare la pratica costante del dialogo. Nel rispetto delle convinzioni e della pluralità di opzioni, la laicità si nutre del dialogo tra le parti. Tale dialogo non può darsi nell'indifferenza, bensì nella competenza. L'altro non è accettato perché ignorato, ma in quanto riconosciuto. Il riconoscimento è il primo passo della comunicazione che implica interazione. Il dialogo e il confronto possono incutere paura laddove il paradigma identitario è debole e si avverte timore nel fatto stesso di porsi in relazione ai diversi. Un’identità consapevole delle sue convinzioni e rispettosa della sovranità delle sfere è serenamente aperta a qualsiasi occasione di dialogo, anzi la cerca. Aprirsi al dialogo non significa relativizzare le proprie convinzioni e abbandonare le pretese veritative (come vorrebbe certo pensiero laicista), ma vuol dire riconoscere la necessità del confronto pacifico, discorsivo, anche se appassionato. Lo stato deve essere interlocutore fattivo di questo dialogo tra diversi e deve incoraggiarlo il più possibile. III.4 La laicità va costruita mediante la costituzione di: - un tavolo della laicità in cui possano ritrovarsi realtà diverse impegnate ad elaborare una rinnovata visione della laicità e discutere specifiche tematiche in relazione all’educazione, alla bioetica, alla vita civile ad uso del legislatore. Pari opportunità devono essere riconosciute ad ogni posizione. - una authority della laicità per sviluppare un indicatore di laicità in grado di monitorare l’influenza delle religioni, esterne ed interne (Critica liberale, XII, gennaio 2005, p. 7); per vigilare sulla pratica della laicità delle varie istituzioni e in genere della società civile. Una simile vigilanza dovrebbe essere un obbligo quotidiano di ciascuno e andrebbe condotta col concorso di tutti. La laicità costituisce un vero e proprio fronte su cui ogni cittadino, a prescindere dalla propria appartenenza ideologica, deve sentirsi impegnato, affinché si realizzino modelli virtuosi di laicità. Padova, 9-10 settembre 2005 SPERODI AVERTI DELUCIDATO LE IDEE ENON AVERTELE COMPLICATE. ADISPOSIZIONE PER ALTRE DELUCIDAZIONI. A PRESTO E BUONA DOMENICA...lUCIGNOLO Documento finale La “laicità” è una reale sfida per chiunque. Non basta servirsi del termine, bisogna indicarne il senso. Gran parte delle anomalie che scandiscono la vita civile, sono riconducibili a carenze concettuali. Ecco perché è necessario aprire piste di riflessione in proposito. I. Elementi di riferimento I.1 La laicità impone di chiarire i termini usati. La laicità è un impasto semantico complesso e talvolta sfuggente. Essa confina con tutta una serie di altre nozioni, come il pluralismo, il relativismo, il sincretismo, lo scetticismo, anche se la laicità non è sinonimo di nessuno di questi termini. Nella sua accezione moderna, laicità deriva dal francese e indica la separazione tra stato e religione perseguita negli ultimi due secoli. La distinzione tra sfera dello stato e sfera delle religioni/chiese è un contrappeso a visioni integraliste, totalitarie e dominanti. La laicità è intesa come lo spazio pubblico accessibile a tutti in quanto cittadini e comunità, senza discriminazioni di appartenenza religiosa. Questo spazio tocca i diritti costituzionali, le dinamiche e le scelte politiche, l’accesso e l’uso dei mezzi di comunicazione, il sistema educativo, ecc. Talvolta, la laicità è anche compresa come metodo d’indagine, di conoscenza o di relazione. Laico è pensato come un modello capace di smussare le differenze e sottolineare la necessità della reciproca tolleranza. Rimanda inoltre alla libertà di coscienza e al principio di non discriminazione. Oltre alla sua conformazione consolidata, anche la laicità ha le sue degenerazioni. Infatti, il laicismo è quell’atteggiamento anti-religioso da parte di chi ritiene le religioni irrilevanti se non pericolose, e di chi promuove la loro eliminazione dallo spazio pubblico. Laicista è anche chi si ritiene scevro da presupposti religiosi e combatte il pensiero religioso, non apprezzando il fatto che tutto il pensiero è “religioso”, cioè legato a degli assoluti. I.2 La laicità è afflitta da modelli carenti. I modelli di laicità che si sono affermati sin qui sono difettosi ed insoddisfacenti. Prima di tutto quando la laicità evoca l’idea di neutralità. Si tratta d’una pretesa insostenibile in quanto ogni metodo è intriso di presupposti religiosi, non è mai veramente neutrale e nemmeno equidistante. Non è neppure accettabile la “laicità per sottrazione” (tipica della tradizione francese) che ha relegato le convinzioni religiose ad un ambito privato e ha ingigantito il ruolo dello stato nel regolare la vita delle comunità. In questo modo, lo stato ha avuto la tentazione di interferire nella definizione delle singole identità, impedendo loro di avere un ruolo pubblico. D’altro lato, il “multiculturalismo” ha reso difficoltosa l’individuazione di una base di valori comuni e ha estremizzato le particolarità fino a renderle variabili del tutto indipendenti. Così facendo, le diverse comunità tendono a diventare isole incomunicanti e a sviluppare relazioni conflittuali. Sulla base dei limiti dei modelli di laicità, molti sono convinti della necessità di elaborare un modello di “laicità di relazione” che riconosca un ruolo pubblico alle diverse identità e, allo stesso tempo, permetta la loro interazione in un quadro di valori imprescindibili. I.3 La laicità deve fare i conti con orientamenti di pensiero lacunosi. La ricerca di nuovi modelli di laicità abbisogna di contributi che siano in grado di suggerire piste diverse da quelle ereditate. Purtroppo, non vi sono segnali incoraggianti in questo campo. Pur non potendo generalizzare, si può dire che sia il pensiero cattolico che quello secolare non offrano spunti promettenti. Il primo è portatore di una contraddizione interna per cui la Chiesa cattolica è sia chiesa che stato (il Vaticano). Visto che la laicità impone la netta distinzione tra le due, un pensiero che invece le confonde risulta ambiguo e poco chiaro. Storicamente, poi, il cattolicesimo ha cercato di relazionarsi agli stati in quanto stato, mediante i regimi concordatari, non favorendo quindi lo sviluppo della laicità. Per contro, il pensiero secolare è spesso afflitto da tentazioni laiciste (anti-religiose) e quindi non ha la sufficiente serenità nel pensare la relazione tra stato e religioni e nel perseguire una laicità compiuta. Anche quando ciò non accade, il pensiero secolare è talvolta così dogmatico nel suo apparente antidogmatismo da non comprendere il ruolo delle convinzioni religiose. Se ciò si verifica, si pretende di piegare i credi religiosi a quello secolare, non rispettando i primi e irrigidendo il secondo. Alla luce di questa difficoltà, urge un contributo da parte di altri orientamenti di pensiero che arricchiscano il dibattito con elementi fecondi. II. Questioni da affrontare II.1 La laicità è parte integrante dell'agenda della nostra società. Per quanto possa apparire un principio riconosciuto dal punto di vista costituzionale e scontato su quello culturale, la laicità è ancora un progetto incompiuto. Soprattutto in Italia, dove il ruolo della Chiesa cattolica è preponderante, gli spazi di laicità sono schiacciati dall’interventismo ecclesiastico e tale schiacciamento è consentito da una cultura politica acquiescente. La laicità è oggetto di costante sollecitazione nella scuola pubblica (con l’IRC), nei media, nell’amministrazione della cosa pubblica, nei comportamenti collettivi, ecc. L’orizzonte europeo rappresenta una possibilità in più da valorizzare per favorire la maturazione della laicità in Italia, ma essa deve essere considerata una priorità dell’agenda politico-culturale del nostro Paese. II.2 La laicità pone una sfida di ordine teologico. La laicità rimanda al tema dell'uno e del molteplice e alla loro relazione. Come si rispetta la diversità sociale senza spaccare la società in tanti segmenti violentemente antagonisti tra loro? Come promuovere la coesione sociale senza appiattire le specifiche identità? Come far convivere uno stato rispettoso delle diversità e una società plurale che si riconosce in una piattaforma di valori comuni? Da un punto di vista teologico, solo un pensiero trinitario, in cui l'uno e il molteplice sono entrambi ultimi, potrà essere in grado di elaborare ed attuare spazi adeguati di laicità. Al di fuori di un pensiero trinitario, vi saranno schiacciamenti sull’unità o sulla molteplicità. In altre parole, si sarà soggetti al predominio dello stato sulle diversità sociali o alla conflittualità tra le diverse identità. Oltre allo sviluppo di un pensiero dell’uno e del molteplice, la laicità necessita di un’adeguata concezione della “sovranità delle sfere”. In sintesi, essa può essere formulata così: ogni sfera di cui è composta la vita è sovrana su sé stessa e la sovranità di ciascuna sfera deve essere rispettata, valorizzata e salvaguardata dalle altre sfere. Ogni sfera (persona, famiglia, imprese, associazioni, stato, ecc.) si relaziona alla pari con le altre sfere in un quadro di mutua contribuzione alla vita dell'insieme sociale. In questo modo, lo stato esercita le sue prerogative rispettando quelle delle chiese e viceversa. Se il pensiero protestante ha dato un notevole contributo ai temi della libertà di coscienza e alla distinzione tra chiesa e stato, la teologia cristiana contemporanea ha un compito pubblico ulteriore nel tradurre in forme culturalmente sostenibili la relazione tra l’uno e il molteplice nel quadro della sovranità delle sfere. III. Piste per orientarsi III.1 La laicità non può prescindere dal riconoscimento delle convinzioni religiose. L’idea di laicità deve rinviare alla presunzione di verità delle varie convinzioni e mantenere la legittimità dei convincimenti profondi. Le pretese veritative dell’altro vanno quindi considerate e non negate, mantenute e non diluite o rimosse. La necessità di mantenere con forza simili agganci ha a che fare con l’identità. La convinzione è giustamente una condizione sine qua non dell’identità prima e della convivenza poi. Sarebbe quindi errato relativizzarle o addirittura rimuoverle. Rivendicare una totale autonomia nei confronti di vincoli ideologici, pensare che per essere laici non c’è bisogno di punti di riferimento, è profondamente illusorio. Nei confronti dei vincoli ideologici non esiste alcuna possibilità d’indipendenza, d’astensione e di negazione. La verità appare invece come ciò che dà stabilità. Per sua natura, la presunzione di verità della fede è talmente universale da non poter essere relegata nel privato. Parlare di libertà di coscienza come matrice di ogni altro diritto, non è sufficiente. Bisogna che la coscienza sia nutrita da qualche tipo d’ideale plausibile altrimenti si rimane nella sfera del privato. La laicità deve intrattenere una relazione esigente con quest’istanza di verità proveniente dal mondo religioso. I riferimenti culturali e religiosi possono essere diversi, ma se lo stato non s’identifica con alcuno di essi, può riconoscere a tutti il diritto alla libera espressione. Rinunciare a porre la questione della verità induce a lasciare campo libero all'utilitarismo tecnocratico. In questo modo si distrugge il senso stesso della laicità e con esso si distrugge la possibilità stessa di una società democratica. Quest'ultima suppone infatti un costante confronto sulla verità dei valori propugnati. III.2 La laicità deve rispettare la pluralità delle opzioni. Ciascuno deve avere la libertà di scegliere la propria opzione. Nessuno deve avere la pretesa di regolare in modo assoluto il sistema nella sua totalità. Tutte le posizioni devono invece avere pari opportunità d’essere riconosciute su un piano di uguaglianza. Uno stato interessato a salvaguardare la dimensione pluralista della società non dovrebbe intrattenere rapporti privilegiati con una sola realtà, ma con tutte. Esso non ha competenza religiosa, né deve essere abilitato a compiere scelte religiose. I provvedimenti legislativi che riguardano le realtà religiose del Paese dovrebbero dare luogo ad un ascolto vero ed ampio di esse. Anziché impedirne o inibirne l’espressione, bisognerebbe favorire il loro ascolto. Ideologie e credi possono confrontarsi, anche appassionatamente, articolando discorsivamente le proprie ragioni, senza che nessuna posizione goda di uno statuto privilegiato o di una tutela particolare. Uno stato all’altezza delle proprie funzioni, non deve affidare a una chiesa il diritto d’amministrare una parte della popolazione come avviene in Italia per la Chiesa cattolica. Aspirare ad una società pluralista non vuol dire dimenticare le esigenze della verità. Solo alimentandosi costantemente alle esigenze della verità, si può evitare di costruire sul nulla. Un pluralismo che si riduce a semplice moderazione, senza richiamo ad un assoluto, scivola nel qualunquismo. III.3 La laicità deve incoraggiare la pratica costante del dialogo. Nel rispetto delle convinzioni e della pluralità di opzioni, la laicità si nutre del dialogo tra le parti. Tale dialogo non può darsi nell'indifferenza, bensì nella competenza. L'altro non è accettato perché ignorato, ma in quanto riconosciuto. Il riconoscimento è il primo passo della comunicazione che implica interazione. Il dialogo e il confronto possono incutere paura laddove il paradigma identitario è debole e si avverte timore nel fatto stesso di porsi in relazione ai diversi. Un’identità consapevole delle sue convinzioni e rispettosa della sovranità delle sfere è serenamente aperta a qualsiasi occasione di dialogo, anzi la cerca. Aprirsi al dialogo non significa relativizzare le proprie convinzioni e abbandonare le pretese veritative (come vorrebbe certo pensiero laicista), ma vuol dire riconoscere la necessità del confronto pacifico, discorsivo, anche se appassionato. Lo stato deve essere interlocutore fattivo di questo dialogo tra diversi e deve incoraggiarlo il più possibile. III.4 La laicità va costruita mediante la costituzione di: - un tavolo della laicità in cui possano ritrovarsi realtà diverse impegnate ad elaborare una rinnovata visione della laicità e discutere specifiche tematiche in relazione all’educazione, alla bioetica, alla vita civile ad uso del legislatore. Pari opportunità devono essere riconosciute ad ogni posizione. - una authority della laicità per sviluppare un indicatore di laicità in grado di monitorare l’influenza delle religioni, esterne ed interne (Critica liberale, XII, gennaio 2005, p. 7); per vigilare sulla pratica della laicità delle varie istituzioni e in genere della società civile. Una simile vigilanza dovrebbe essere un obbligo quotidiano di ciascuno e andrebbe condotta col concorso di tutti. La laicità costituisce un vero e proprio fronte su cui ogni cittadino, a prescindere dalla propria appartenenza ideologica, deve sentirsi impegnato, affinché si realizzino modelli virtuosi di laicità. Padova, 9-10 settembre 2005
 
sestirosa
sestirosa il 25/06/06 alle 10:44 via WEB
benedizioni abbondanti per te e la casa tua grazie DTB
 
 
bluwarrior
bluwarrior il 25/06/06 alle 13:26 via WEB
Un pò di spiritualità non guasta mai e quella evangelica è molto coerente, molto più di quella della chiesa ufficiale. ciao ciao
 
fabio.1971
fabio.1971 il 26/06/06 alle 10:30 via WEB
Mi ricordo che quando frequentavo le superiori c'era la possibilità di essere esenti dall'ora di religione.
 
giovannimaiolo
giovannimaiolo il 26/06/06 alle 13:27 via WEB
E' duro essere religiosi quando certe persone non vengono mai incenerite da un fulmine. Bill Watterson
 
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Il sindacato degli Infermieri Nursing Up

LA SFIDA DI MICHEA http://digilander.libero.it/lucignolo_fumante/


L'Alleanza Evangelica Mondiale (AEM) e il Network Michea hanno organizzato una campagna globale per mobilitare i cristiani contro la povertà: la Sfida di Michea. Essa richiama un testo del profeta omonimo (6,8) in cui si sottolineano le condizioni per un autentico cammino di testimonianza: praticare la giustizia, amare la misericordia e camminare umilmente con Dio.

La Sfida di Michea mira ad incoraggiare il coinvolgimento cristiano nei confronti dei poveri allo scopo di spingere i governi a mantenere le promesse fatte con gli "Obbiettivi del Millennio per lo sviluppo sostenibile" e per dimezzare la povertà entro il 2015. Tutti i 191 paesi aderenti alle Nazioni Unite hanno sottoscritto questi obiettivi che comprendono l'eliminazione della povertà estrema e della morte per fame, l'impegno per un'educazione primaria per tutti, la promozione dell'uguaglianza dei sessi, la riduzione della mortalità infantile, la lotta all'AIDS e alle altre malattie, la salvaguardia dell'ambiente, un partnerariato mondiale per lo sviluppo. Questi obbiettivi sono raggiungibili, ma occorre che la società civile stimoli e incalzi i governi a mantenere le promesse fatte.

La Sfida di Michea è una campagna che porterà una voce profetica per i poveri e con i poveri a favore di uno sforzo globale per il raggiungimento degli "Obbiettivi". Inoltre, essa incoraggia l'impegno costante delle chiese e dei credenti all'interno della società e nei confronti dei governi affinché il tema della povertà sia sempre tenuto in considerazione.
In molti paesi del mondo, le Alleanza Evangeliche nazionali stanno promuovendo la Sfida di Michea, mobilitando così gran parte del popolo evangelico. In Italia, l'Alleanza Evangelica Italiana ha assunto la responsabilità della campagna per partecipare alle iniziative a sostegno dell'abbattimento del debito. Tra queste, c'è l'invito rivolto a singoli, chiese e gruppi a sottoscrivere l'Appello di Michea. L'obbiettivo è di raccogliere 25 milioni di firme per dare forza alla richiesta di agire contro la povertà.

LA TUA FIRMA CONTRO LA POVERTA' 

http://digilander.libero.it/lucignolo_fumante/sfida_di_michea.htm

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V° centenario di Giovanni Calvino

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DIO IL CREATORE


 

La giustificazione imputata

 

COGLI L'OCCASIONE

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Oggi Dio ti dà un’occasione da prendere al volo! Forse per quanto riguarda la tua salvezza eterna.

" Perciò, come dice lo Spirito Santo: Oggi se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori...(Ebrei 3,7)

Gesù Cristo è lo stesso, ieri. oggi e in eterno (Ebrei 13,8)

In nessun altro è la salvezza; poichè non vi è sotto  il  cielo nessun altro nome che sia dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati (Atti 4,12)

 
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