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Obama contro Romney :sfida all'ultimo voto!

Post n°1231 pubblicato il 04 Novembre 2012 da Lucky340
 
Tag: news
Foto di Lucky340

Nell'ultimo sondaggio il presidente ha lo stesso vantaggio a livello nazionale che aveva George W. Bush nel 2004 quando vinse sul democratico Kerry. Decisivi per Obama il voto delle donne e la gestione del disastro causato dall'uragano Sandy, la vera "october surprise" di questa brutta campagna elettorale.


Barack Obama e' in vantaggio sullo sfidante repubblicano Mitt Romney nell'ultimo sondaggio sulle intenzioni di voto svolto a livello nazionale e annunciato pochi minuti fa negli Stati Uniti. Secondo un poll effettuato da Nbc/Wall Street Journal Obama ha in questo momento il favore del 48% degli americani (elettori registrati) mentre Romney e' al 47%. Il presidente ha lo stesso minuscolo miglior risultato che aveva negli ultimi giorni della campagna elettorale George W. Bush nel 2004 quando poi vinse sul democratico John Kerry. Decisivi per Obama il voto delle donne (circa 8 punti in piu' rispetto a Romney) e la gestione del disastro causato dall'uragano Sandy nel nord est degli Stati Uniti.

Il presidente Obama e' in testa nei sondaggi svolti in gran parte degli stati cosidetti "swing" (e cioe' che sono assegnati nelle varie tornate elettorali o a un partito o all'altro) per cui il vantaggio democratico sembra consolidarsi. Per quanto riguarda ben 21 sondaggi negli stati dove il confronto e' piu' serrato e dove si svolgera' la battaglia sul filo di poche migliaia di voti, alla sera di sabato ben 16 sondaggi vedevano Obama in vantaggio e 2 davano in testa Romney; tre sondaggi infine danno un risultato di virtuale parita'.

Alla domanda: "Come pensate che il presidente abbia gestito l'impatto dell'uragano Sandy", il 68% degli americani ha espreesso un parere favorevole, una percentuale che corrisponde al massimo assoluto per il presidente in carica, relativamente ad un singolo evento, se si esclude l'uccisione di Osama Bin Laden. Sandy insomma e' stata la "October Surprise" che ha influito negli ultimi giorni della campagna elettorale, certamente fermando l'ascesa di Romney, che era sembrata inarrestabile dal giorno successivo al primo dibattito tv in cui Obama performo' malissimo e Romney risulto' vincitore.

Obama ha avuto poi il pieno appoggio da Chris Christie, repubblicano, governatore del New Jersey, lo stato che ha subito con New York le maggiori devestazioni dalla furia dell'uragano Sandy.

Christie fu incaricato del discorso "chiave" alla convention repubblicana lo scorso agosto, di solito un'investitura formale a una candidatura alle successive elezioni presidenziali (lo stesso Obama fu il "keynote speaker" alla convention democratica nel 2004). Christie e' uno dei repubblicani piu' intelligenti, onesti e meno restrivi del GOP; il fatto che abbia palesemente preso le distanze da Romney e abbia fatto in TV aperte lodi del presidente nella sua visita in New Jersey post-Sandy, la dice lunga sul veleno che circola a destra e sulle limitate speranze di vittoria in mano a Romney.

In alcuni degli stati chiave dove si combatte la battaglia, voto per voto, il sondaggio Nbc/Wall Street Journal conferma il momento favorevole per Obama. In Ohio Obama e' in testa su Romney di 6 punti (51% a 46%) e in Iowa di 5 punti (50% a 45%). Anche in Florida, altro stato chiave, dove il testa a testa si combatte per poche centinaia di voti, il presidente risulta in leggero vantaggio.

La campagna elettorale per la Corsa alla Casa Bianca e' stata costellata da una negativita' e cinicita' senza precedenti, con un barrage di migliaia di spot televisivi, il 90% dei quali negativi nei confronti dell'avversario politico. Il costo degli spot in TV ha battuto ogni precedente record, raggiungendo in totale (calcolando i due partiti) di poco meno di $1 miliardo.

La corsa alla Casa Bianca e' ancora incredibilmente incerta e i due candidati sono in uno stallo di sostanziale quasi parita', per cui fino alla tarda notte di martedi' 6 novembre non si avra' certezza dei risultati. Varra' il calcolo dei voti elettorali nei singoli stati e non il voto popolare.

Obama ha avuto molta difficolta' a spiegare agli elettori americani che l'economia degli Stati Uniti si sta riprendendo lentamente (171.000 posti di lavoro creati in ottobre) dopo essere stata sull'orlo del collasso apocalittico alla fine del 2008 proprio per le politiche economiche, finanziarie, fiscali e socialli adottate negli 8 anni della presidenza di George W. Bush. Quando Obama fu inaugurato presidente, quel mese (gennaio 2009) l'economia Usa perdette oltre 800.000 posti di lavoro in un mese: una catastroife senza predecdenti per l'occupazione.

Sull'altro fronte, Mitt Romney e' un candidato imposto non dalla convizione dei repubblicani (la stagione delle primarie lascio' divisioni profondissime e veleni tra i 9 candidati in corsa per la candidature del GOP); Romney e' un candidato di ripiego poco amato, costruito a tavolino come un prodotto di largo consumo, con soldi alle Cayman Islands e pronto a dire di fronte alle telecamere tutto e il contrario di tutto; il candidato repubblicano e' sospintto invece dall'odio (in buona parte alimentato da puro razzismo) nei confronti di Barack Obama, il primo presidente afro-americano degli Stati Uniti.

La campagna di veleno nei confronti dell'attuale inquilino della Casa Bianca e' confermata dall'inaudito approccio televisivo - fazioso fino all'insopportabile - di Fox Tv, la televisione di Rupert Murdoch, di fatto il vero quartier generale del partito republicano. Su Fox, giornalisti ed "esperti" di politica ed elezioni parlano ancora oggi - per ore - dell'attacco in Libia contro il consolato Usa a Bengasi, mettendo sotto accusa Obama (il segretario di Stato Hillary Clinton si e' correttamente presa la responsabilita', se mai colpe dovessero essere appurate).

Fox poi continua ad alimentare menzogne idegne sul luogo di nascita di Obama o sul fatto che il presidente sarebbe di religione musulmana (due illazioni false al 100% che pero' hanno fatto certamente breccia nei confronti dell'elettorato di destra di fascia bassa e senza cultura).

E' chiaro che la teledemocrazia americana ha ormai risvolti assolutamente patologici dovuti alla manipolazione della politica via televisione, nonostante la penetrazione massiccia del web in America, fattori questi che sono diventati comunque standard nella lotta politica in tutto il mondo occidentale.

da Wallstreetitalia

 
 
 
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