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« RIFORMA dell'EURO: con...Analisi Intermarket al 0... »

Basta euro. Come uscire dall’incubo-10^ puntata

Post n°1699 pubblicato il 30 Aprile 2014 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

«Basta euro. Come uscire dall’incubo, 31 domande e 31 risposte, la verità che nessuno ti dice” è il titolo del volumetto curato dal professor Claudio Borghi Aquilini con postfazione di Matteo Salvini, liberamente scaricabile dal sito www.bastaeuro.org. Anche noi sulla scia della Padania, il giornale leghista, preseguiamo nella pubblicazione delle domande e risposte contenute nel libretto del prof. Borghi.

 

19)Se calassero anche i prezzi insieme agli stipendi non sarebbe una soluzione?
I prezzi non si adeguano mai velocemente verso il basso e, come si diceva, i debiti rimangono grandi come prima e quindi in proporzione più pesanti (il creditore è in teoria avvantaggiato, ma se il debitore fallisce non è una buona notizia per chi gli ha prestato denaro). Non solo: se si va stabilmente in deflazione, cioè in un periodo in cui i prezzi delle cose scendono, i consumatori cercheranno di ridurre il più possibile le spese attendendo i cali dei prezzi, ma così facendo i consumi calano ancora di più, aumentando la recessione.


20)Il problema è che adesso c’è la Cina. Non possiamo competere  con chi paga i lavoratori un Euro all’ora/mese/anno. È vero?


A parte che la Cina c’è sempre stata e che da sempre abbiamo convissuto con oggetti a basso prezzo made in Hong Kong o simili, tuttavia numeri alla mano il nostro concorrente è la Germania, non la Cina. L’ultimo rapporto pre-crisi dell’Istituto per il Commercio Estero indicava chiaramente come in tutti e cinque i principali settori del nostro export (apparecchi meccanici 77 miliardi, metalli e prodotti in metallo 44, mezzi di trasporto 41, prodotti chimici e fibre sintetiche 34, apparecchiature elettroniche e ottiche 31) il diretto concorrente della nostra industria fosse Berlino, non Pechino. Conoscete qualcuno che nel commercio si metta ad eseguire quello che il suo concorrente gli dice di fare? Poi non stupiamoci dei risultati. In ogni caso è paradossale che chi denuncia l’eccessivo costo dei nostri prodotti poi sia favorevole all’Euro che aggrava questa differenza.
 
21)Il costo del lavoro è solo una parte del problema ma noi non abbiamo fatto ricerca, innovazione, infrastrutture, riforme ecc. È così?


Primo: non è vero e basta andare (magari usando un Frecciarossa, tanto per parlare di infrastrutture) in moltissime aziende italiane per trovare dei modelli di organizzazione e innovazione. Tuttavia la questione è un’altra: qualsiasi siano i motivi per cui la nostra industria si è trovata fuori mercato (veri, come: Germania che ha compresso i salari, eccessiva inflazione nei primi anni dell’Euro, rigore mentre altri spendevano a debito per riformare il lavoro e sostenere banche e industrie ecc., oppure falsi come: gli altri sono biondi, noi siamo lazzaroni, c’è la Cina ecc.) è stupido pensare di rimetterci in pari “facendo lo stesso” dei nostri concorrenti. La distanza da colmare è troppa e poi i concorrenti reagirebbero, col vantaggio ulteriore di poter beneficiare di tassi di finanziamento molto più bassi dei nostri. È sempre bene prendere esempi da chi ha avuto successo ma prima di poter giocare ad armi pari occorre riallineare il cambio in modo da trovarci sulla stessa linea dei nostri concorrenti. È giusto che un atleta si alleni ma non ci si allena bene a stomaco vuoto e, anche se, nonostante tutto, si fosse volenterosi e allenati, non si può pensare di correre i cento metri partendo cinquanta metri indietro. Allo stesso modo ci sono tante riforme che sarebbe corretto fare (basti pensare alla giustizia) ma ogni riforma seria necessita di tempo e denaro. Con l’Euro non l’avremo mai.
 
22)Se svalutassimo poi non risolveremmo i nostri problemi, che verrebbero messi sotto il tappeto.  È vero?


In realtà è vero il contrario: i nostri problemi e difetti si sono moltiplicati con l’Euro. Se una moneta propria costringesse davvero uno Stato a riforme benefiche, adesso dopo quasi quindici anni di Euro saremmo “riformatissimi”. L’“anestesia” dell’Euro e dell’Europa, invece, agisce proprio nel senso di rendere meno importanti le scelte dei governi nazionali. I mercati finanziari, attentissimi a quello che fanno i governi dei Paesi indipendenti, non hanno mai mandato alcun segnale al Governo italiano, e ancora adesso lo spread si muove seguendo le parole della BCE, non certo del governo italiano. Per questo motivo i governi non saranno mai incentivati a prendere decisioni giuste ma semplicemente a cercare di compiacere gli eurodetentori del vero potere, anche se essi sono (come abbiamo visto) nostri avversari nel commercio. Se in passato chi era al volante ha guidato male, la soluzione non è quella di costruire una macchina senza sterzo, altrimenti alla prima curva si finisce contro il muro. È proprio quello che è successo alla nostra economia: impedire ad un governo la necessaria flessibilità comporta come risultato che finché non ci sono problemi sembra che “la macchina” vada bene anche se si stanno facendo le cose sbagliate, non appena si incrocia un problema il sistema si rompe e ne fanno le spese i cittadini. In ogni caso se uno teme che poi “stando bene” non risolveremmo i nostri problemi, non capisce (o non vuol capire) che “stare male” è proprio il problema che deve essere risolto.


 
 
 
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Un blog di: Lucky340
Data di creazione: 04/05/2010
 

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