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Creazione ed Evoluzione: chi ha paura di Darwin?

Post n°51 pubblicato il 30 Maggio 2010 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

Negli Stati Uniti si discute se Darwin (Shrewsbury, 12 febbraio 1809 – Londra, 19 aprile 1882) debba essere insegnato nelle scuole pubbliche e se le "teorie"creazioniste debbano essere presentate sullo stesso piano della teoria dell'Evoluzione.Qualcosa di analogo è successo in Italia per iniziativa della ministra Moratti e tra smentite e dietrofront il caso non si è ancora chiuso.

I biologi non sono affatto divisi sulla sostanza della teoria dell'Evoluzione [grassetto mio]

Le specie viventi sono il frutto di una lunga storia e non sono state "create" una volta per tutte.

L'uomo, il gatto, le libellule o i leoni un tempo non esistevano e al loro posto sulla Terra circolavano specie la cui esistenza ci è stata tramandata solo attraverso i fossili.

Tutto questo è avvenuto e avviene attraverso il meccanismo dell'Evoluzione per mutazione e selezione, cioè, semplificando, attraverso la selezione di geni utili alla sopravvivenza.

Quando Darwin pubblicò nel 1858 "Le origini delle specie" fondò la sua teoria esclusivamente sull'osservazione di fenomeni macroscopici, fornendo un quadro interpretativo che spiegava in modo efficace le osservazioni dei naturalisti.

In effetti non solo la biologia molecolare ancora non esisteva, ma rimanevano oscuri anche i meccanismi attraverso cui i caratteri erano trasmessi da una generazione alla successiva: lo stesso fondamentale lavoro di Mendel, fondatore della genetica, fu pubblicato nel 1866 e divenne noto nella comunità scientifica solo trent'anni dopo.

Oggi i geni possiamo "vederli", si è conclusa la mappatura del genoma umano e le modalità attraverso cui i caratteri delle specie sono trasferiti da una generazione ad un'altra sono stati studiati e compresi molto bene.

Sappiamo inoltre che molti geni sono condivisi da ogni forma di vita conosciuta, comprese parti di genoma non utilizzate e ridondanti: una prova schiacciante della comune origine di tutti i viventi.

Rispetto ai contemporanei di Darwin possiamo poi contare su una messe sterminata di testimonianze fossili che, grazie ad affidabili metodi di datazione, possiamo collocare nel tempo con sicurezza.

L'Evoluzione delle specie è un fatto condiviso dalla stragrande maggioranza della comunità scientifica, non è un atto di fede né una filosofia, è una teoria scientifica consolidata.

Ma Una minoranza di biologi ed alcuni scienziati non biologi negano il carattere totalmente naturale dei fenomeni evolutivi

Una piccola minoranza di biologi ed alcuni scienziati non biologi, pur condividendo il quadro generale appena delineato, negano la natura totalmente "naturale" dei fenomeni evolutivi e, in particolare, del processo che ha portato alla comparsa della vita e dell'Uomo, sostengono cioè che per spiegare la vita servono leggi ad hoc (fatto che si configura come una critica al metodo scientifico in quanto tale).Dire infatti che qualcosa di diverso dal caso, cioè dalle leggi fisiche dell'universo, interviene o è intervenuto nei fenomeni biologici significa negare la possibilità stessa di una spiegazione naturalistica della vita, possibilità che è la premessa di qualsiasi ricerca scientifica.

Se si fa questo non si fa più scienza ma qualcos'altro.

I più noti critici dell'evoluzionismo sono il biochimico Michael Behe e il matematico William Dembski.Entrambi sono scienziati di fama e le loro obiezioni sono presentate come interne alla scienza.Behe divenne noto al grande pubblico dopo la pubblicazione nel 1998 del libro "Darwin's black box" in cui delinea quella che chiama la teoria del "progetto intelligente" ("intelligent design").

La tesi del libro è che alcune caratteristiche del vivente non possono essere il frutto di una selezione casuale ma si spiegano solo come il risultato di un progetto concepito da un essere intelligente.

In un'intervista Behe afferma:

"La ricerca ha provato che il fondamento della vita, la cellula, è gestita da una complessa e sofisticata macchina molecolare. Ci sono, letteralmente, piccoli camion e piccoli autobus molecolari che lavorano nella cellula e piccoli motori fuoribordo che le permettono di muoversi. Di tali aspetti si dà un migliore resoconto considerandoli prodotto di un progetto piuttosto che del caso e della selezione naturale".

L'universo fisico nel suo complesso o alcuni dettagli della fisica delle particelle possono apparire come un "miracolo" ma affermare, ad esempio, che la materia è stabile perché questo rientra in un "progetto intelligente" non è una spiegazione scientifica: i biologi devono spiegare le tappe attraverso cui il fenomeno naturale della vita ha avuto origine e si è evoluto per come lo conosciamo e possiamo studiarlo e non affermare che la comparsa della vita sulla Terra è impossibile senza invocare un intervento esterno!

La teoria dell'Evoluzione e in generale una biologia genuinamente naturalistica sono in contrasto con le religioni?

La risposta a questa domanda dipende essenzialmente dal ruolo che si assegna alla scienza e alla religione.

Se la scienza non pretende di rispondere a domande che non le sono proprie (come affermare o negare l'esistenza di Dio o dell'anima) e se la religione non pretende di spiegare dogmaticamente i fenomeni naturali o una parte di essi, contrasto non c'è.

Certamente, a meno che non si mettano in discussione le fondamenta stesse della scienza, la religione è costretta a prendere atto di ciò che la scienza afferma.

Tutto quanto risulti palesemente in contrasto con scoperte scientifiche viene ovviamente messo in discussione.

E' quello che è avvenuto per la religione cattolica relativamente alla diatriba sulla posizione della Terra nel cosmo, che pure costò abiura e prigionia a Galileo e il rogo a Giordano Bruno, e alla stessa teoria dell'Evoluzione che Giovanni Paolo II in un messaggio che inviò il 22 ottobre 1996 alla Pontificia Accademia delle Scienze definì "…più che una mera ipotesi…".[evidenziato mio]

Conclusioni

É questa la partita che si gioca intorno a Darwin e alla teoria dell'Evoluzione.

Non si tratta di una filosofia e non pretende di  fare osservazioni  nella sfera metafisica cioè affermare che Dio non sia intervenuto in alcun modo  ab ovo , tuttavia supporta la posizione  scientifica  di chi sostiene che la storia della vita e dell'universo  sia interpretabile  come una storia esclusivamente "naturale" senza bisogno di ipotesi metafisiche.[variante mia]**

Alver Drudi

 

**[Laplace affermava giustamente:  Dio è un ipotesi di cui la scienza non ha bisogno!

Infatti  già Aristotele ( e prima di lui Parmenide) ci ha insegnato una cosa che sembra quasi banale, sembra un gioco di parole:se l' essere è , il non essere  non è . Se si vuole chiamare la realtà con un nome, oggi la chiameremmo fisica, o scienza. Questo è ciò che è(essere) . E che cosa rimane oltre a ciò che è? Rimane ciò che non è [ossia ciò che non esiste ovvero ciò di cui non avremo mai scienza  ossia non è  e non sarà mai nel nostro universo degli eventi (esempio ipotetiche altre dimensioni)]. Allora, se si vuole dare un nome a ciò che non è, e visto che il nome fisica è già stato preso per ciò che è, gli dà un altro nome, e ciò che non è, ciò che va oltre la fisica, si chiama metafisica. Allora ci sono due parole, una che ha a che fare con la realtà, la fisica, e l’altra è la metafisica. E va benissimo, la metafisica è letteratura ossia  visioni , punti di vista sul niente  o sull'inconoscibile  e nessuno pretende che tutti i libri parlino di cose che appaiono (fenomeni)  e possono essere provate veramente. Ma spesso la metafisica  pretende di non essere letteratura (punti di vista,visioni ) pretende di essere  addirittura scienza e quì sta il pericolo .]

 

 

 
 
 
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Data di creazione: 04/05/2010
 

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