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La fatwa di Beppe Grillo


Ho visto il video fatwa di Beppe Grillo e, da genovese, sono rimasto davvero sconcertato. Se Grillo lo avesse visto solo una quindicina di anni fa si sarebbe rotolato per terra dal ridere, ne avrebbe fatto oggetto di una di quelle splendide satire del potere che sapeva interpretare quando faceva il comico, prima di appassionarsi al potere. Sì, perché, anche il potere interno a un partito o a un movimento può dare soddisfazione e può dare alla testa, esattamente come il potere di chi comanda uno Stato o amministra un'azienda. Proviamo ad analizzare: uno che si presenta con i capelli appena "shampati" e "phonati" e una sciarpa (dell'Inter?) su maglione grigio e incomincia a mandare "a fare in culo" tutti quelli che hanno osato dissentire dal suo pensiero e dalle modalità con le quali ha (disastrosamente) organizzato le "Parlamentarie" del suo movimento, è il prototipo del politico oggetto preferito di una satira libera e graffiante. Proprio di quella satira contro il potere che Grillo ha saputo interpretare magistralmente fin dai tempi di piazza Martinez.Nel video, Grillo, parte piano... Si vede che vorrebbe tentare un ragionamento pacato (da politico ragionante d'altri tempi). Così s'imbarca sul discorso del "voto libero" e del "voto delle donne" e dice che con le "Parlamentarie", gli elettori dei M5S hanno potuto "conoscere i candidati, tre mesi prima del voto...". Scusi, Grillo, dove sta la novità? Qui sono anni che (con diversi sistemi elettorali) conosciamo i candidati da ben più di tre mesi... Eppure continuiamo a votarli...Quanto al fatto di non aver speso un euro per le "Parlamentarie" formato mignon, può essere da una parte encomiabile, ma, dall'altra vien fatto di pensare che qualche decina di migliaia di euro il ricco signor Grillo poteva anche mettercela per ottenere un risultato migliore e più trasparente. Ma qui, forse, viene fuori il "braccino corto" di Beppe di cui raccontano in lungo e largo gli amici dei tempi di piazza Martinez.Ma la pacatezza finisce presto. Si vede che Grillo non si tiene, che ha il respiro affannoso e la rabbia che gli esce da tutte le parti. Gli manca solo la bava alla bocca di forlaniana memoria. Ed ecco il clou: "Non venite a rompermi i coglioni a me sulla democrazia..." (occhio alla grammatica...). E poi: "Mi sto stufando, mi sto arrabbiando...". Fino al crescendo finale: "Chi è dentro e fa domande... va fuori". E il 'refrain' minaccioso: "...E andranno fuori".Qui la faccenda si fa deprimente. Grillo appare come un qualsiasi Grillovski di staliniana memoria, una marionetta impazzita di rabbia che Charlie Chaplin avrebbe distrutto in un attimo. In ordine sparso esprime i seguenti concetti: 1) Mi sono stufato; 2) Anzi, mi sono arrabbiato seriamente; 3) Guerra dentro non ne voglio più; 4) La guerra si fa solo ai nemici di fuori e per questo abbiamo già messo l'elmetto; 5) Se uno reputa che io non sono democratico e che Casaleggio si tiene i soldi, può andare subito fuori dalle palle; 6) Se ne va.. E se ne andrà (qui il tono si fa davvero minaccioso; ndr); 7) Il finale già detto in base al quale chi fa domande va fuori.Una persona normale potrebbe reagire, punto per punto, più o meno così: 1) Accidenti...; 2) ...E 'sti cazzi...; 3) Bravo, allora ascolta anche gli altri... 4) ... Dio mio, dove ho messo l'elmetto... 5)... Bella democrazia...; 6) ...Mamma mia che paura...; 7) ...Ma è impazzito?...Oua, sciu Grillo, l'è cieu (gou digu in zeneize, cuscì se capimmu...) che a chiunque, nel suo movimento, abbia un briciolo di dignità, viene immediatamente voglia di dissentire, di fare un sacco di domande sulla democrazia interna, la trasparenza, Casaleggio e su qualunque altra questione e questioncella pure banale che gli passi per la mente. Anche al solo scopo di vedere come va a finire, di vedere cosa è capace di fare un comico genovese arrabbiato...Massimo RAZZI  su  http://www.huffingtonpost.it