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Marcia indietro del biglietto verde


da http://news.itforum.it/ Vincenzo Longo – Market Strategist IGvenerdì 15 maggio 2015 Molti operatori si chiedono sin dove può spingersi la scalata del cross più importante del mondo, mentre molte aziende dell’area euro iniziano a storcere il muso dopo il violento balzo delle ultime settimane.Circolano molti numeri, target e livelli di equilibrio tutti diversi tra loro, segnale che è difficile abbozzare una previsione. E purtroppo la storia non ci aiuta. Un anno fa il cambio ha toccato 1,40, mentre a marzo ha aggiornato i minimi degli ultimi 12 anni, in area 1,04, contro ogni previsione. Certo, di mezzo c’è stato il tonfo del petrolio, l’avvio del QE della Bce e la fine di quello a stampo FED. Allora cosa aspettarsi ora?Crediamo che il cambio possa continuare a dare seguito a questo movimento di recupero almeno sino a giugno, per poi stabilizzarsi durante l’estate. Solo nell’ultimo trimestre la discesa potrebbe riprendere forza. Queste considerazioni si fondano principalmente su tre fattori:in primo luogo, i dati macro che continuano ad arrivare dagli Stati Uniti dipingono un’economia che fatica a riprendersi dopo la frenata accusata nel primo trimestre dell’anno. Queste figure dovrebbero allontanare il timore di un rialzo dei tassi di interesse da parte della FED e indebolire così il dollaro. Il dato sulle vendite al dettaglio di aprile, il primo che contribuisce al Pil del 2° trimestre, ha registrato una crescita nulla rispetto al mese precedente, diffondendo il timore tra gli operatori di una debolezza persistente. Un appuntamento chiave sarà ora la seconda lettura del Pil del 1° trimestre (in agenda il 29 maggio), che dovrebbe essere rivisto in negativo. Questa eventualità aprirebbe a nuove vendite sul biglietto verde. Solo un miglioramento nel terzo trimestre e l’avvicinarsi del rialzo dei tassi della Fed, probabilmente tra ottobre e dicembre, dovrebbe riaprire a un rafforzamento del dollaro; in secondo luogo, i segnali di ripresa che giungono dalla zona euro (mostrati anche dalle recenti figure sul Pil) stanno rafforzando la moneta unica. Questo miglioramento del quadro macro del Vecchio Continente e la contestuale debolezza dell’economia a stelle e strisce sta portando gli operatori a rivedere le aspettative sui fondamentali. infine, anche il petrolio fa la sua parte. Il balzo delle ultime settimane ha riportato i prezzi ai massimi da novembre scorso. Questo ha spinto molti operatori a rivedere le aspettative inflattive di medio lungo termine, causando pesanti vendite sul mondo del reddito fisso. Non solo. L’aspettativa di un’inflazione più alta ha creato timori tra gli operatori per una politica monetaria meno accomodante. Questa considerazione, sebbene interessi tutte le banche centrali, ha avuto effetti più marcati sull’euro, le cui aspettative del mercato puntavano a un QE che durasse almeno sino a settembre 2016. Nel breve, ci aspettiamo che il petrolio possa continuare a salire e questo dovrebbe accentuare i movimenti visti negli ultimi giorni. Proprio ieri Draghi in conferenza da Washington, ha dichiarato che è troppo presto per poter parlare di uno stop del QE, dando spazio a un deprezzamento dell’euro. GRAFICO EUR/USD (in allegato)  Dal punto di vista tecnico, il superamento di area 1,1050 ha definitivamente consacrato i bottom di marzo e aprile come un doppio minimo. Il trend di breve termine, pertanto, rimane rialzista. La prima resistenza rimane collocata a 1,1450, massimi allineati di metà febbraio testati ieri. Solo il superamento di tale target potrebbe aprire a un allungo in direzione di 1,1550. Potrebbe essere questo il livello intermedio intorno al quale il cambio oscillerà durante l’estate. Non escludiamo però tentativi di allungo verso a 1,1670, picchi di gennaio, e poi verso 1,18, secondo dei ritracciamenti di Fibonacci nella discesa partita un anno fa e culminata con i minimi di marzo. Possibili pull back in questo momento potrebbero riportare le quotazioni verso 1,1275 (primo dei ritracciamenti sopra descritti). Il supporto strategico di medio periodo rimane, però, a 1,1050, il cui cedimento metterebbe a rischio tutto il quadro rialzista sopra descritto e aprire a nuova debolezza.Per ulteriori info vai al sito www.ig.com