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Di seguito una tabella che evidenzia i guadagni dall'inizio del mese e le performance da inizio anno (in valute locali) per i principali indici dei mercati azionari di 78 paesi. La maggior parte dei paesi ha visto i loro mercati azionari in declino finora in maggio. La performance media dall'inizio del mese dei 78 paesi indicati attualmente è del -1,58%. La Russia ha visto il calo più sensibile a maggio con un enorme -9,00%. L'Ucraina (-8,86%) e Grecia (-7,27%) non sono molto indietro. Insieme con la Russia, altri due paesi BRIC - Brasile e India - sono scese di oltre il 4% in maggio. La Cina è stata il BRIC con i migliori risultati in questo mese con un calo del -2,13%. Insieme con i BRIC, tutti e sette i paesi del G7 sono nella metà inferiore dei 78 paesi elencati in termini di prestazioni pure. Il Canada è il più basso dei paesi del G7 di questo mese a -3,63%, seguito dall' Italia (-3,27%), Giappone (-2,96%) e Francia (-2,85%). La Germania è stata tra più virtuosi paese del G7 a maggio a -1,69%, mentre gli Stati Uniti è stato il migliore secondo a -2,07%. Sul lato positivo a maggio, Perù e Venezuela, primo e secondo con i guadagni del 12,47% e 10,04%, rispettivamente. Guardando i numeri delle performance dall'inizio dell'anno, la Bulgaria occupa il primo posto con un guadagno del 21,87%, seguita da Venezuela (19,23%), Sri Lanka (10,89%) e Islanda (10,51%). L'Italia e la maggior parte dei paesi del G7, con un guadagno del 7,50%, mentre il Giappone sta facendo peggio con un calo del 6,56%. La Russia era stato uno dei top performer dell'anno fino ad oggime è precipitata da un dirupo in questo mese, ma è ancora il paese BRIC con i migliori risultati nel 2011 con un guadagno del 4,18%. India e Brasile sono stati due dei peggiori paesi più efficienti nel 2011, con il calo da inizio anno del 10,55% e 9,27% rispettivamente. libera traduzione da Bespoke Investment Group |
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....ma al tempo stesso occorre essere consapevoli dell’accresciuta rischiosità del mercato. Rischio che rimarrà tangibile almeno finché non si andrà nuovamente al di sopra dei 1.355 punti e, poi, immediatamente a seguire, dei 1.370, ma lo spazio verso i 1.435 non sarebbe poi così molto, se e una volta oltrepassata quota 1.370. Tanto vale attendere il test sui 1.435! Lo scenario invece diverrebbe sicuramente più cupo nell’area 1.275/1.225.Tornassimo lì in mezzo entreremmo in un labirinto di Minosse, in un vero e proprio ginepraio.Che si andrebbe verso lo scenario che più mi preoccupa per il medio/lungo periodo ed è quello che si vedrà qui per terzo e per ultimo. Infatti se quota 1.225 fosse violata al ribasso, con buone possibilità si finirebbe e quasi in un batter di ciglia a 1.100 punti e potrebbe esser l’inizio di una fase correttiva anche più profonda, escludendo però – per la costruzione dell’impianto correttivo nel suo complesso e partendo dal 2000 – la formazione di minimi inferiori a quelli del 2009.E se il mercato dovesse prendere questa via, in fondo il fatto non mi stupirebbe troppo e il sentiment che c’è in giro lo giustificherebbe appieno. Vorrei ricordare anche, per esempio, che la borsa brasiliana (uno dei tre mercati che al termine del 2008 anticipò la fine del ciclo bear, insieme a Cina e Korea) ha già dato ampi segnali di cedimento e dai recenti massimi, a 73.000 di Bovespa, è ormai distante di oltre un 15%.Al contrario, se il mercato procedesse verso i suoi massimi – continuando e “allungando” questo trend” – e poi anche oltre sarebbe una prosecuzione fisiologica di una reazione (quasi irrazionale) ai minimi di oltre due anni fa (altrettanto irrazionali), ma vorrebbe soltanto significare che l’ubriacatura non è ancora totale. nvece ecco lo scenario che mi inquieta.
Prendendo infatti un grafico storico, contenente almeno gli ultimi cinquant’anni di storia borsistica USA, può notarsi ancora una straordinaria “assonanza” con la correzione che investì il mercato tra il 1966/68 e il 1982. Zoomando poi, è il periodo che va dal 1978 al 1982 a preoccuparmi di più: insomma, c’è il serio pericolo che il mercato tenda a “ripetersi” e a “lateralizzare” e sarebbe certamente la situazione più intricata a livello operativo, dove un giorno tutto le appare bianco e, immediatamente dopo, grigio, se non già nero. E una tale situazione potrebbe prolungarsi anche a lungo… due/tre anni forse. In questo modo, la correzione iniziata nel 2000 andrebbe, con tanta probabilità, a terminare con questo lungo trading range potenziale, evitando certo nuove brusche discese o tracolli stile 2008, ma a pena di un periodo di lunga incertezza e dove diventerebbe facilissimo lo sbagliare.……Allora, quali potrebbero essere due utili indicatori per capire cosa sta succedendo davvero sui mercati, in questa situazione d’incertezza che mi ha dipinto sinora? Prima di tutto il continuo monitoraggio grafico degli sviluppi di questa situazione che attualmente e almeno per l’America definirei di “empasse”. A ruota potrebbe risultare utile un controllo di: VIX, l’indice della volatilità sullo S&P500, soprattutto, quando in presenza di eventuali nuovi massimi di indice, non dovesse riuscire a produrre i relativi nuovi minimi e dunque non portarsi sotto ai 14/15 punti; Universo Bond e in questo caso una ripresa della tendenza rialzista potrebbe fornirci qualche segnale di surriscaldamento del rischio di cui sopra. Ed ecco che un Bund sopra ai 126 punti potrebbe fornire la cifra del pericolo. Occhio però poi al prossimo roll-over di giugno che “abbasserà” le quotazioni di circa 30 centesimi (stando alle rilevazioni del momento), ma tale valore potrebbe anche variare sensibilmente, essendo fino a pochi giorni fa circa il doppio. E in ultimo potrebbe essere interessante verificare il comportamento dei Corporate Bonds e del dollaro australiano, sempre indicanti (in linea di massima) il livello di propensione al rischio degli investitori.