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La Fed: tassi fermi fino a metà 2013

Post n°675 pubblicato il 10 Agosto 2011 da Lucky340
 

New York, 9 ago. (TMNews) - La ripresa americana non trova slancio, anzi "la crescita è stata considerevolmente più lenta rispetto alle previsioni", il mercato del lavoro si va deteriorando e il tasso di disoccupazione è aumentato. Ma la Federal Reserve per il momento sta a guardare: tassi fermi ai minimi storici "almeno fino alla metà del 2013" e nessuna misura supplementare a sostegno dell'economia. La decisione della Banca Centrale, a maggioranza_nota_mia , arrivata al termine del meeting del Fomc, ha deluso gli investitori, che attendevano un nuovo round di quantitative easing, il terzo.

E la reazione dei mercati è stata immediata: estrema volatilità, ma poi chiusura in positivo. Wall Street ha prima cancellato i guadagni delle ore precedenti e il Dow Jones, che era salito fino a un +2 per cento, ha prima virato in negativo scendendo fino un calo dell'1,6 per cento, quindi ha recuperato terreno e ha chiuso sfiorando un rialzo del 4%.

Alla luce di una ripresa che "sarà in certa misura più lenta di quanto anticipato e la disoccupazione calerà in modo solo graduale", la Fed ha discusso una serie di misure e si è impegnata a fare tutto il possibile per garantire stabilità ai mercati finanziari, anche "mantenendo il programma di reinvestimento di titoli di stato", ma ha deciso comunque di non prendere provvedimenti specifici, dopo la conclusione a fine giugno del programma di acquisto di titoli di stato da 600 miliardi di dollari.

Il presidente della Fed Ben Bernanke il mese scorso aveva detto al Congresso americano di essere pronto ad agire qualora l'economia fosse rimasta debole, ma aveva anche detto che per potere acquistare altri bond i prezzi avrebbero dovuto essere stabili. Ora, dopo le consultazioni con le controparti internazionali nel corso del fine settimana dopo la decisione di Standard & Poor's, la Fed ha preferito lasciare alla Banca Centrale Europea il primo passo, con quest'ultima che ha aperto all'acquisto di bond italiani e spagnoli per evitare un inasprimento della crisi del debito.

Quanto alla giornata delle borse europee, anche Milano ha chiuso in rialzo una seduta all'insegna della volatilità. Il Ftse Mib ha archiviato le contrattazioni in rialzo dello 0,52% a 15.721 punti, Ftse All Share -0,17%, Ftse Star +0,75%. In una prima metà della seduta dominata dal crollo dei principali listini europei, Piazza Affari ha retto sostenuta dal comparto finanziario, ma quando l'andamento del Vecchio Continente ha proseguito in ribasso anche l'indice milanese ha preso tutt'altra direzione, mettendo a segno flessioni di circa tre punti percentuali per poi risalire e continuare la seduta in calo di mezzo punto. Tutto questo in una giornata in cui il differenziale tra i titoli di stati italiani a 10 anni, i Btp e i bund tedeschi è sceso sotto la soglia dei 300 punti e i riflettori erano puntati soprattutto sulla borsa statunitense dopo il crollo di ieri. Il rimbalzo di Wall Street non ha condizionato però gli indici della borsa milanese.

Tra le europee, generalmente in recupero rispetto a ieri, Francoforte ha terminato le contrattazioni col segno "meno" mentre Parigi ha archiviato la giornata in territorio positivo. Wall Street ha iniziato le contrattazioni con il segno positivo (Dow Jones a +0,59%) e prosegue la seduta al rialzo, rimbalzando dal baratro di ieri.

Da Francoforte il presidente della Bce Jean-Claude Trichet, ha esortato i governi, in particolare quelli di Roma e Madrid, a fare il proprio lavoro, a partire dalla riduzione dei deficit di bilancio. Intervenendo alla radio francese Europe 1, il numero uno dell'istituzione di Francoforte che, proprio ieri ha iniziato a sostenere sul mercato i titoli di Stato italiani e spagnoli, ha detto: "Ciò che ci aspettiamo è che i governi facciano ciò che consideriamo essere il loro lavoro, all'altezza delle loro responsabilità".


 

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