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« Altro che austerity, la ...Berlusconi vota la fiduc... »

Come tornare alla sovranità monetaria nazionalizzando una banca (MPS) , distruggere il debito pubblico e azzerare lo spread!

Post n°1608 pubblicato il 01 Ottobre 2013 da Lucky340
 

Diversi siti intelligenti come Lucky_borsa, Orizzonte48 e il Blog di Deborah Billi nonchè l'ottimo Simon Thorpe hanno notato che la famosa "sovranità monetaria" è possibile anche adesso, all'interno dei trattati europei. Basta nazionalizzare MontePaschi, fargli chiedere soldi alla BCE e Banca d'Italia e fargli comprare BTP ( e fargli fare prestiti diretti allo stato).

Si parla ovviamente dell'evitare di strangolare del tutto l'economia italiana aumentando IVA, IMU e invece permettere alla Banca d’Italia di finanziare il deficit, riducendo così poi le tasse e anche riducendo il debito.

Le regole europee, che dal trattato di Maastricht del 1992 espressamente escludono che le banche centrali possano finanziare il Tesoro, lo vietano ? In realtà possono essere aggirate. Non è vietato infatti fornire liquidità agevolata da parte delle banche centrali agli “enti creditizi di proprietà pubblica” che, «nel contesto dell’offerta di liquidità da parte delle banche centrali, devono ricevere dalle banche centrali nazionali e dalla Banca Centrale Europea lo stesso trattamento degli enti creditizi privati». Ovvero la “liquidità agevolata” della Bce può andare ad una banca pubblica, la quale poi ci comopra i BTP.

Simon Thorpe per essere sicuro ha posto la domanda per email alla BCE stessa e questa gentilmente gli ha risposto (sono molto efficienti) che la banca pubblica può usare i soldi ricevuti come vuole.

La prova che sia così è che la Germania ha aggirato l’articolo principale del regolamento europeo che vieta alle banche centrali di concedere liquidità agevolata ai propri Stati, passando direttamente alla clausola – perfettamente legale – che invece concede questa facoltà decisiva agli “enti creditizi di proprietà pubblica”. Esempio, la Kfw (Kreditanstalt fuer Wiederaufbau), istituto nato nel dopoguerra per gestire i fondi del Piano Marshall: è posseduta all’80% dalla Repubblica Federale Tedesca e al 20% dai Lander. In pratica, è al 100% pubblica, «come altre centinaia di banche tedesche» che, «con la scusa del project financing», finanziano un sacco di enti, iniziative e attività pubbliche e private, al posto dello Stato, «tenendo su a forza l’economia del paese». Formalmente, sono istituti di diritto privato, e quindi i loro finanziamenti – frutto del capitale pubblico e decisivi per l’economia tedesca – non vanno ad aumentare il debito pubblico della Germania. E come fa, Berlino, ad approvigionarsi di euro? «Comprando decine di miliardi di euro di Bund, con gli euro presi in prestito dalla Bce allo 0,75% e, ovviamente con gli interessi sui prestiti a privati». Per approvvigionarsi sul mercato allo scopo di finanziare queste attività, il governo tedesco «ha emesso nel tempo una quantità enorme di obbligazioni: insomma, ha fatto debiti per 430 miliardi di euro». Al contrario della nostra analoga Cassa Depositi e Prestiti, le cui passività (obbligazioni postali) contribuiscono al cumulo del debito pubblico italiano per quasi il 20% del nostro Pil, le passività germaniche della Kfw, pari quasi 500 miliardi di euro, rappresentano il 17% del Pil tedesco. Ma – e qui sta il “trucco” – non sono state contabilizzate nel bilancio statale, e quindi non vanno ad aumentare, come invece dovrebbero, il “virtuoso” debito pubblico tedesco. Il tutto, aggiunge Cambi, è regolarmente permesso dalla Comunità Europea attraverso l’Esa-95, il manuale contabile che detta le regole per il calcolo dei debiti pubblici. Bruxelles «esclude dal computo le società pubbliche che si finanziano con pubbliche garanzie ma che coprono il 50,1% dei propri costi con ricavi di mercato e non con versamenti pubblici, tasse e contributi». Ovvero: fino a che un eventuale deficit o comunque i costi di funzionamento sono coperti almeno per il 50,1% dai ricavi, il deficit e le altre passività dell’istituto non vengono computati nel bilancio dello Stato.

In regime pre-euro, la funzione di “prestatore di ultima istanza” era prerogativa di Bankitalia: anche oggi, se fosse autorizzata, la banca centrale potrebbe infatti approvvigionarsi presso la Bce di liquidità ad un tasso privilegiato, come tutti gli istituti bancari europei, dello 0,75%: così, Bankitalia potrebbe comprare i titoli di Stato italiani immessi sul mercato e gli interessi su Bot e Btp lo Stato li pagherebbe a se stesso, perché «sarebbe debitore di una banca di cui è il proprietario». Quindi quei soldi tornerebbero allo Stato o, cosa equivalente e, alla fine, fare da sé ovvero comprare i titoli Btp senza più chiedere soldi alla Bce.

All’Italia basterebbe nazionalizzare una banca come il Monte dei Paschi di Siena, usandola come veicolo – invocare la clausola – ( gli “enti creditizi di proprietà pubblica” che, «nel contesto dell’offerta di liquidità da parte delle banche centrali, devono ricevere dalle banche centrali nazionali e dalla Banca Centrale Europea lo stesso trattamento degli enti creditizi privati»...), comprare i BTP e fargli finanziare lo stato liberandolo dal debito che costa un 5%

Quindi è semplice, è fattibile e non costa niente e risolve il problema. Quello che impedisce di farlo è innanzitutto una classe politica venduta, nel senso che per prevalere sui rivali, stare o andare al potere si appoggiano ai poteri esteri. Ma non va sottovalutato anche il ruolo distruttivo di tanti pseudo-esperti (tipo Mario Seminerio/Phastidio per dirne uno che inspiegabilmente viene letto)

Questa è la soluzione ora raccomandata niente di meno che da Mike Woodford, il top economista monetario oggi sul pianeta, cattedra a Columbia, autore del testo monetario che è oggi la bibbia a Columbia, Princeton, Harvard, Chicago e nell'economia ortodossa, non sto dicendo il buon Mosler (vedi ad es. "Quantitative easing should be used to write off government debt" riportato sui media oppure il suo saggio da mezzo quintale recente "Methods of Policy Accomodation at the Interest Rate Lower Bound")

·  Per inquadrare il problema in generale qui hai un calcolo di Simon Thorpe (che ha appena aperto un sito in Francia del movimento di PositiveMoney) dove calcola che solo gli interessi sul debito pubblico annuali sono ora circa 380 miliardi l'anno in Europa, di cui l'Italia paga 85 miliardi. E dal 1995 ad es sono stati 5.900 miliardi di interessi sul debito pubblico in europa. Se poi aggiungi anche il debito privato arrivi a 23mila miliardi. E quanta è la moneta, visto che i debiti si ripagano con i soldi, con quello che hai nel conto corrente o altri conti ? In Europa sono 9.500 miliardi. Ergo la Moneta è poca e il Debito è troppo, la prima va aumentata e il secondo ridotto.L'uscita dall'Euro, tra parentesi, non risolve questo problema fondamentale, ma lo esaspera perchè ceteris paribus fa aumentare il costo degli interessi.

da Cobraf

 

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