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Diversi siti intelligenti come Lucky_borsa, Orizzonte48 e il Blog di Deborah Billi nonchè l'ottimo Simon Thorpe hanno notato che la famosa "sovranità monetaria" è possibile anche adesso, all'interno dei trattati europei. Basta nazionalizzare MontePaschi, fargli chiedere soldi alla BCE e Banca d'Italia e fargli comprare BTP ( e fargli fare prestiti diretti allo stato). La prova che sia così è che la Germania ha aggirato l’articolo principale del regolamento europeo che vieta alle banche centrali di concedere liquidità agevolata ai propri Stati, passando direttamente alla clausola – perfettamente legale – che invece concede questa facoltà decisiva agli “enti creditizi di proprietà pubblica”. Esempio, la Kfw (Kreditanstalt fuer Wiederaufbau), istituto nato nel dopoguerra per gestire i fondi del Piano Marshall: è posseduta all’80% dalla Repubblica Federale Tedesca e al 20% dai Lander. In pratica, è al 100% pubblica, «come altre centinaia di banche tedesche» che, «con la scusa del project financing», finanziano un sacco di enti, iniziative e attività pubbliche e private, al posto dello Stato, «tenendo su a forza l’economia del paese». Formalmente, sono istituti di diritto privato, e quindi i loro finanziamenti – frutto del capitale pubblico e decisivi per l’economia tedesca – non vanno ad aumentare il debito pubblico della Germania. E come fa, Berlino, ad approvigionarsi di euro? «Comprando decine di miliardi di euro di Bund, con gli euro presi in prestito dalla Bce allo 0,75% e, ovviamente con gli interessi sui prestiti a privati». Per approvvigionarsi sul mercato allo scopo di finanziare queste attività, il governo tedesco «ha emesso nel tempo una quantità enorme di obbligazioni: insomma, ha fatto debiti per 430 miliardi di euro». Al contrario della nostra analoga Cassa Depositi e Prestiti, le cui passività (obbligazioni postali) contribuiscono al cumulo del debito pubblico italiano per quasi il 20% del nostro Pil, le passività germaniche della Kfw, pari quasi 500 miliardi di euro, rappresentano il 17% del Pil tedesco. Ma – e qui sta il “trucco” – non sono state contabilizzate nel bilancio statale, e quindi non vanno ad aumentare, come invece dovrebbero, il “virtuoso” debito pubblico tedesco. Il tutto, aggiunge Cambi, è regolarmente permesso dalla Comunità Europea attraverso l’Esa-95, il manuale contabile che detta le regole per il calcolo dei debiti pubblici. Bruxelles «esclude dal computo le società pubbliche che si finanziano con pubbliche garanzie ma che coprono il 50,1% dei propri costi con ricavi di mercato e non con versamenti pubblici, tasse e contributi». Ovvero: fino a che un eventuale deficit o comunque i costi di funzionamento sono coperti almeno per il 50,1% dai ricavi, il deficit e le altre passività dell’istituto non vengono computati nel bilancio dello Stato. All’Italia basterebbe nazionalizzare una banca come il Monte dei Paschi di Siena, usandola come veicolo – invocare la clausola – ( gli “enti creditizi di proprietà pubblica” che, «nel contesto dell’offerta di liquidità da parte delle banche centrali, devono ricevere dalle banche centrali nazionali e dalla Banca Centrale Europea lo stesso trattamento degli enti creditizi privati»...), comprare i BTP e fargli finanziare lo stato liberandolo dal debito che costa un 5% · Per inquadrare il problema in generale qui hai un calcolo di Simon Thorpe (che ha appena aperto un sito in Francia del movimento di PositiveMoney) dove calcola che solo gli interessi sul debito pubblico annuali sono ora circa 380 miliardi l'anno in Europa, di cui l'Italia paga 85 miliardi. E dal 1995 ad es sono stati 5.900 miliardi di interessi sul debito pubblico in europa. Se poi aggiungi anche il debito privato arrivi a 23mila miliardi. E quanta è la moneta, visto che i debiti si ripagano con i soldi, con quello che hai nel conto corrente o altri conti ? In Europa sono 9.500 miliardi. Ergo la Moneta è poca e il Debito è troppo, la prima va aumentata e il secondo ridotto.L'uscita dall'Euro, tra parentesi, non risolve questo problema fondamentale, ma lo esaspera perchè ceteris paribus fa aumentare il costo degli interessi.
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