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« Riposizionamenti in vist... | Draghi vince ma non convince » |
ROMA (WSI) – Se c’è una cosa che Mario Draghi sembra non riesca proprio a fare, in un contesto di guerra valutaria più o meno conclamata, è consentire un deprezzamento duraturo dell’euro. Persino oggi, in quella che verrà sicuramente considerata una riunione storica della Bce, l’euro è riuscito a salire. “Colpa” dello stesso Draghi, che ha affermato, rispondendo alla domanda di un giornalista, che: “partendo dalla prospettiva di oggi e prendendo in considerazione il sostegno alla crescita e all’inflazione che arriverà dalle nostre misure, non anticipiamo che sarà necessario ridurre ulteriormente i tassi “. Improvvisamente, l’euro – colpito subito dopo l’annuncio del bazooka monetario della Bce da ribassi che lo avevano portato a scivolare ben sotto la soglia di $1,09 – è tornato a salire, portandosi anche sopra $1,11, con un guadagno su base percentuale che è stato dell’1% circa, pochi minuti dopo una flessione che era arrivata fino a -1,5%. Certo, rimane il fatto che, almeno fino a oggi, dallo scorso 10 febbraio, sul mercato valutario l’euro ha perso quasi -3% nei confronti del dollaro, confermandosi la valuta peggiore tra quelle più scambiate. E c’è da dire anche che Mario Draghi ha sempre ribattuto come lo scopo della Bce non sia quello di centrare determinati rapporti di cambio. Nella guerra valutaria in corso, se c’è qualcuno che si è tenuto ben distante dal parteciparvi, è stata tra l’altro proprio l’Eurozona, a scapito delle sue esportazioni. La domanda è: Draghi poteva evitare di dire proprio quella frase – secondo cui al momento non viene intravisto il bisogno di procedere a ulteriori tagli dei tassi – e dunque ha fatto una gaffe, o i mercati sono diventati insaziabili? D’altronde quello che è stato annunciato oggi dalla Bce è un piano per molti versi senza precedenti, che si basa su quattro interventi chiave
Draghi ha dunque lanciato un bazooka monetario di tutto rispetto. Ma l’euro alla fine ha guadagnato per la prima volta in tre giorni. Certo, la reazione di altri mercati è stata forte. Subito dopo gli annunci della Bce, i tassi sui bond decennali della Spagna sono crollati fino all’1,37%, al minimo dal 29 aprile dello scorso anno. I tassi dei bond a due anni sono scivolati al minimo record di -0,062%. I tassi decennali dei Bund tedeschi sono scesi di due punti base allo 0,22% – ma avevano ceduto oltre -27% allo 0,1759% circa -, mentre quelli portoghesi sono crollati di 18 punti base al 2,98%. E i tassi sui BTP decennali hanno segnato un tonfo di quasi -11% all’1,25%. Ma già ora la situazione è cambiata. E ora, stando ai dati di Traderlink, i tassi sui BTP si riportano all’1,40% e i tassi sui Bund balzano oltre +15% allo 0,27%. E’ comunque di consolazione il commento di Christopher Vecchio, analista del mercato valutario presso DailyFX. A suo avviso, “queste nuove misure annunciate, con grande probabilità, andranno a ridurre i rischi finanziari di Italia, Spagna, Grecia e Portogallo, in misura maggiore rispetto alle conseguenze che avranno su altri paesi”. |
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