Lucky_borsafinanza, borsa e dintorni |
AREA PERSONALE
TAG
MENU
LINK CONSIGLIATI
- Corso Opzioni
- Investire con il trend
- Macroeconomia
- Meteogiornale
- Hdblog
- Borsa quotazioni e news
- Quotazioni forex
- Carl_Futia
- Doug_Short
- SP_500
- Marco Cattaneo
- Scenarieconomici
- Cobraf
- Vocidallestero
- Micalizzi_Blog
- Keynesblog
- finanza.com
- Commodities_trading
- Traderlink
- Financialounge
- Trendonline
- You_Videolive
- Trendonline_Video
- Fonti.TV
- ClassCNBC
- Micromega
- Byoblu
DISCLAIMER
Non intendo sollecitare investimenti.
Chiunque utilizzi spunti derivanti dalla mia analisi agisce a proprio rischio e pericolo.
« The ECRI Weekly Leading Index | Analisi settimanale prin... » |
Abbiamo appena avuto una notevole divergenza tra i rendimenti dei bond a 10 anni e il mercato azionario statunitense. Fino all'inizio del secondo trimestre del 2010, sembravano muoversi in tandem, come mostrato in un grafico da Robert Buckland di Citi sotto. Eppure, da allora, hanno percorsi separati. I rendimenti obbligazionari sono crollati, con il 10 anni sotto il -2.4% in questo momento, mentre il mercato azionario è salito.
Sì, lo sappiamo, il quantitative easing (QE) è sulla strada ... ma non dimenticate che abbiamo già avuto un giro di QE prima, e allora non abbiamo visto questa divergenza, in base alla tabella di cui sopra.. Quindi QE non è sufficiente a spiegare questo. Sig. Buckland pensa che la divergenza è insostenibile e dovrà alla fine giungere al termine: Robert Buckland di Citi : Il recente rimbalzo dei titoli azionari sembra abbastanza logico per noi. Valutazioni dell’aspetto economico e le preoccupazioni circa un utile per azione (EPS globale) da double dip appare esagerato. Per quanto riguarda l'enigma mostrato nella Figura 15 (il break-down nella stretta relazione tra i prezzi azionari e rendimenti delle obbligazioni governative) Citi equity e strateghi sulle previsioni dei tassi suggeriscono che, in parte come risultato di QE, i rendimenti obbligazionari restino insostenibilmente bassi piuttosto che prezzi azionari siano considerati insostenibilmente alti. In effetti, le nostre analisi recenti mostrano che divergenze precedenti in questo rapporto sono state più spesso risolte attraverso la correzione delle obbligazioni rispetto alla correzione delle azioni. Così uno dei mercati è 'sbagliato' ed è più probabile che lo sia il mercato obbligazionario, così pensa Citi. libera traduzione da http://www.businessinsider.com/ |
https://gold.libero.it/lucky340/trackback.php?msg=9363866
I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
INFO
CERCA IN QUESTO BLOG
ULTIMI COMMENTI
Inviato da: cassetta2
il 19/04/2023 alle 17:44
Inviato da: cassetta2
il 29/03/2020 alle 14:46
Inviato da: cassetta2
il 22/10/2019 alle 10:50
Inviato da: Lucky340
il 11/10/2019 alle 21:32
Inviato da: Lucky340
il 01/06/2018 alle 10:05
(WSI) - E’ difficile sostenere che il livello attuale dei prezzi delle obbligazioni di stato statunitensi rappresenti una bolla come lo sono state nel passato le bolle speculative del tech stocks alla fine degli anni novanta o le successive bolle del credito e del mercato immobiliare. Primo, perche' una bolla speculativa e’, per definizione, generata da una valutazione dell’asset di riferimento talmente esasperata da non poter essere giustificata dai tradizionali fattori determinanti del prezzo. Secondo, perche' per definizione una bolla e' insostenibile, destinata allo scoppio ("bubble burst"), cioe’ alla convergenza repentina della valutazione dell’asset verso valori piu’ ragionevoli.
E' vero che l'attuale livello di prezzi degli US Treasury bonds implica una valutazione che pare eccessiva considerato il livello storicamente basso dei tassi d’interesse (2.37% il bond a 10 anni). Ed e' anche vero che da un punto di vista statistico la divergenza tra tassi e mercato azionario (tipicamente fortemente correlati) lascerebbe intuire un futuro reversal della situazione attuale, con un rapido aumento dei tassi che porterebbe a un immediato sgonfiamento della bolla.
Tuttavia, i buoni del tesoro sono il termometro dello stato dell'economia e l’attuale livello di prezzi potrebbe essere in teoria giustificato dall'attuale contesto macroeconomico americano. Oggi infatti negli Stati Uniti sono di particolare preoccupazione non solo la crescita e la disoccupazione (a 9.6% in agosto 2010, paragonata ad una media del 5.7% degli ultimi 60 anni), ma anche il livello record del debito pubblico (il deficit nel 2009 e’ di $1.42 trilioni, un aumento di $960 miliardi rispetto al 2008) generato dalle misure per contenere il credit crunch e dalle nuove iniziative dell’amministrazione Obama - in particolare la riforma del sistema sanitario nazionale.
Il problema principale di un debito pubblico record e’ che rende impraticabile in questo momento lo strumento primo per stimolare l’economia, la spesa pubblica (il cui budget per il 2010 ha raggiunto i $3.55 trillioni) . Inoltre, dato che il livello dei tassi d’interesse e’ gia’ ai minimi, alla FED non rimane altra strada che una mossa di Quantitative Easing (stampare moneta per acquistare diversi asset dalle banche, tra cui sicuramente bonds, e quindi stimolarne le attivita’ di finanziamento grazie alla rinnovata solidita’ di bilancio).
Consideriamo ora diversi scenari di sviluppo per i prossimi mesi. Se s’ipotizza che la ripresa economica sia forte abbastanza da non richiedere nessun intervento da parte della FED, il mercato azionario potrebbe continuare la sua corsa e il mercato dei bond sarebbe necessariamente destinato a scendere a causa delle pressioni inflazionistiche della crescita. Tuttavia, e’ improbabile che cio' accada in modo repentino e anzi il cambiamento avverrebbe in modo molto lento, scongiurando quindi l’eventualita’ di un bubble burst.
Allo stesso tempo, una ripresa piu’ lenta (o una non-crescita, simile a quanto avvenuto in Giappone negli ultimi 20 anni) non e’ uno scenario verosimile se si considera il contesto politico: se le midterm elections di Novembre dovessero confermare le previsioni, la debacle democratica spingerebbe l’amministrazione Obama ad agire per cambiare rapidamente le cose, in particolare concentrandosi sul tasso di disoccupazione.
A quel punto, l’unica arma in possesso della FED rimarrebbe il Quantitative Easing che produrrebbe nel breve un rally contemporaneo del mercato azionario e dei bond, alimentando la divergenza tra tassi ed equities e non contribuendo di certo ad uno sgonfiamento della presunta bolla dei bonds. E’ vero che un eccesso di QE potrebbe generare spinte inflazionistiche eccessive che eventualmente porterebbero un innalzamento dei tassi, ma questo sarebbe un fenomeno successivo ovvero la bolla sarebbe proprio generata da un eccessivo QE anziche’ esserne sgonfiata.
In conclusione, se proprio di bolla si vuol parlare, si puo’ dire che quella sugli US treasury e’ una "sticky bubble", cioe’ una bolla che potrebbe essere sostenibile ancora nel breve per poi sgonfiarsi lentamente. Infatti, indipendentemente dallo scenario macroeconomico futuro, uno scoppio della bolla sui bond e quindi l’innalzamento repentino dei tassi e' una eventualita' improbabile. L’unico vero scenario nel quale cio’ si manifesterebbe e’ quello di una ripresa economica rapida del settore privato americano. Scenario non impossibile, ma meno credibile.