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Con il rifiuto della Francia (e dell’Italia) di rispettare gli assurdi parametri imposti dall’euro, la crisi dell’insostenibile moneta unica diventa evidente. Come uscire dalla crisi sfuggendo ai diktat della Ue, della Germania e della Bce che controllano l’euro e che soffocano la nostra economia? La moneta unica infatti impedisce i riallineamenti competitivi (cioè le svalutazioni monetarie dei paesi deboli e le rivalutazioni della moneta di quelli forti) e quindi provoca crescenti squilibri commerciali e debiti con l’estero. A causa dell’euro i paesi creditori, come la Germania, l’Olanda, l’Austria, e la Finlandia possono dettare legge e strangolare i paesi debitori, come l’Italia, la Francia e la Spagna. Ma uscire unilateralmente dall’euro è molto difficile: tra l’altro perché l’euro è una valuta di riserva internazionale detenuta da paesi come Cina, Russia, India; e perché molti cittadini vedrebbero svalutati i loro risparmi. Come si fa allora a uscire dalla trappola del debito se i paesi deboli non hanno più sovranità monetaria e il debito nazionale è espresso in una valuta straniera, cioè l’euro? Bisogna ripristinare un po’ di sovranità monetaria nazionale. Le proposte avanzate nel libro Soluzione per l’euro. 200 miliardi per rimettere in moto l’economia Italiana (Hoepli, 2014) scritto da Marco Cattaneo e da Giovanni Zibordi sono probabilmente le più valide per rimettere in moto l’economia italiana in grave dissesto. Cattaneo e Zibordi suggeriscono una politica monetaria che è rivoluzionaria ma praticabile perfino dal governo Renzi. Lo Stato italiano dovrebbe emettere gratuitamente certificati di credito fiscale da far valere dopo due anni per pagare la pubblica amministrazione – cioè tasse nazionali e locali, contributi, multe, ecc -; i Ccf avrebbero però valore immediato come moneta, come mezzo di pagamento. La nuova moneta creata dallo Stato per alleviare il peso fiscale dovrebbe arrivare direttamente e gratuitamente al lavoro e alle aziende senza passare dalle banche. Lo shock monetario creerebbe immediatamente nuova domanda senza provocare nuovi debiti e iper-inflazione perché rilancerebbe la produzione (e l’occupazione) sfruttando tutte le risorse che sono sottoutilizzate a causa della politica deflattiva dell’euro. Cattaneo e Zibordi suggeriscono di assegnare gratuitamente a partire dal primo gennaio 2015 circa 70 miliardi di Ccf ai lavoratori dipendenti e autonomi; di dare ai datori di lavoro del settore privato 83 miliardi. Gli 83 miliardi abbatterebbero il costo del lavoro del 18% circa, cioè di una percentuale all’incirca equivalente al maggiore costo del lavoro che l’economia italiana ha accumulato nei confronti della Germania dall’introduzione dell’euro ad oggi. Infine, dovrebbero essere emessi altri 47 miliardi di Ccf per altre forme di sostegno alla domanda, per esempio per favorire le aree del Sud Italia, ecc. Il complesso dei Ccf ammonterebbe a un totale di 200 miliardi nel 2015 e ad altri 200 miliardi nel 2016 su un totale di prelievo fiscale pari a circa 800 miliardi all’anno. Lo shock sarebbe quindi molto potente. Gli scenari indicano che l’economia potrebbe finalmente tornare a correre: il Pil sarebbe pari a 2080 miliardi nel 2017. Grazie all’aumento del Pil, il rapporto deficit pubblico/Pil sarebbe positivo fino al 2016, per poi tornare di nuovo a crescere del 3,2% nel 2017, quando lo Stato dovrà accettare anche i Ccf e non più solo gli euro come forma di pagamento fiscale. Il calo delle entrate pubbliche legato allo sconto fiscale verrebbe comunque compensato dall’aumento dei ricavi derivato dalla crescita del Pil. La disoccupazione crollerebbe a poco più del 5% rispetto al 12% attuale. L’inflazione crescerebbe solo dell’1,9% all’anno grazie al maggiore utilizzo delle risorse produttive oggi sottoutilizzate. Il commercio estero grazie all’aumento di competitività da parte delle imprese italiane potrebbe segnare un leggero attivo. L’iniezione di liquidità dei Ccf servirebbe a contrastare l’austerità imposta dalla Ue e dal sistema bancario. Infatti la Bce cerca di dare ossigeno alla moribonda economia europea per salvare l’euro e se stessa, ma il problema è che le banche trattengono i denari e li investono in titoli finanziari. I Ccf potrebbero invece risollevare l’economia italiana, ridare competitività alla nostra economia e portarci ad un calo significativo della disoccupazione. La soluzione dei Ccf è giuridicamente legittima; le imprese e i lavoratori sarebbero molto felici di avere più reddito grazie a strumenti monetari gratuiti di credito fiscale (meno tasse).
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Nella recensione su Micromega, si legge a un certo punto che “nel caso italiano gli autori propongono che lo stato distribuisca 200 miliardi di CCF all’anno per due anni, nel 2015-16, da utilizzare per pagare il fisco dopo due anni dalla loro emissione”.
E’ in effetti così, ma questo non vuol dire che nel 2017 le emissioni di CCF si interromperebbero. Significa che verrebbero emessi sempre 200 miliardi all’anno, ma l’ammontare in circolazione non aumenterebbe ulteriormente in quanto verrebbero utilizzati (e quindi estinti) i 200 miliardi emessi nel 2015.