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La performance dei migliori mercati azionari nel mese di marzo.

Post n°1832 pubblicato il 31 Marzo 2015 da Lucky340
 

ROMA (WSI) - Qualcuno la chiama ormai esuberanza irrazionale, dal momento che i fondamentali dell'economia cinese non avallano l'intensità e la velocità con cui gli investitori si stanno posizionando sul listino di Shanghai.

L'indice Shanghai Composite ha segnato infatti un nuovo record, ed è salito oltre +15% soltanto nel mese di marzo, ritracciando poi nella seduta odierna dai massimi intraday. LEGGI Cina, BNP: "Quello che accadrà in futuro rimane una grande incognita"

In termini di dollari, il mercato azionario cinese si è confermato il migliore al mondo, dopo il Venezuela, che si è piazzato al primo posto con un balzo +35,46%.

Seguono -dopo Venezuela e Shanghai - il Merval dell'Argentna +12,95%; l'indice di Laos +10,58%, e il Budapest Stock Exchange, con +7,77%; Tel Aviv segna un incremento +6,55%, bene anche il mercato nigeriano, con +5,07%.

Conclude positivamente il mese anche l'indice azionario dell'Ucraina, +4,42%, che fa meglio dell'indice della Borsa di Tokyo Nikkei 225 (+2,99%); il Dax, l'indice benchmark della Borsa di Francoforte, sale di appena +2,45%. (Lna)

da http://www.wallstreetitalia.com/

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Commenti al Post:
Lucky340
Lucky340 il 01/04/15 alle 08:01 via WEB
... l’Europa si regge in questa fase sulla forza del dollaro, sulla debolezza dei prezzi energetici e sulla domanda proveniente da paesi extra euro. Ogni battito d’ali prodotto in aree critiche può scatenare un temporale da noi.
La percezione di questi problemi rimane per lo più debole nella misura in cui il macro flusso di denaro prodotto dalla BCE sostiene i mercati dell’Eurozona. Senza il rialzo del dollaro, la debolezza del petrolio e la domanda estera non potremmo parlare di ripresa.
La BCE di Mario Draghi è consapevole di questa precarietà, per cui svolge un’azione di sostegno vigilato sull’Europa. Il filo rosso della politica monetaria è costituito dal rafforzamento del dollaro che procura una sensibile svalutazione al cambio EurUsd in modo da restituire competitività al sistema, altrimenti bloccata al suo interno dalla condivisione di una moneta comune. Di conseguenza osserviamo un fenomeno a doppia velocità: recupero di competitività verso i mercati extra euro, rigidità all’interno dell’Eurozona.
Risulta quindi forzata la strada del ribasso per l’euro. Nell’ultima settimana abbiamo assistito a un recupero dei corsi da 1,05 a 1,10; al momento il rialzo ha colpito la resistenza che si è formata con i minimi di gennaio. Discese sotto 1,08/,07 riposizionano il cambio nuovamente in una sequenza regressiva peraltro ancora attiva dal punto di vista strategico. La ripresa del ribasso ci porterà direttamente verso la parità.
Per effetto del rapporto di correlazione diretta tra dollaro e borse, è possibile stimare per gli indici azionari una prosecuzione dell’attuale positività. Sul mercato italiano abbiamo confermato le nostre stime per apprezzamenti nel breve sino ad area 23500/24000. L’Europa continua quindi a rappresentare la migliore attrazione nell’ambito azionario. Benché nell’ultimo mese quest’ultima si sia svincolata dal legame con i mercati nordamericani, rimane, anche se in misura parziale, una relazione limitata alla struttura strategica dello Standard & Poor 500.
In altri termini mentre le correzioni tattiche influenzano poco gli equilibri sui mercati europei, un segnale più complesso, propedeutico ad un’inversione del ciclo, potrebbe riportare una maggiore sensibilità degli investitori sul solco operativo degli USA. Da tempo l’S&P 500 ha smesso di essere il mercato di traino: i valori da dicembre scorso fluttuano all’interno di un range a nostro avviso fortemente monitorato dalla FED. I punti di osservazione coincidono con 2038 ed area 2000/1980. Questi due livelli costituiscono di fatto i principali sostegni per il mercato....... Wlademir Biasia - WBAdvisors
 
Lucky340
Lucky340 il 03/04/15 alle 21:58 via WEB
NEW YORK (WSI) - Brutte notizie dal mercato del lavoro Usa. Nel mese di marzo l'economia statunitense ha creato solo 126 mila posti contro i 245 mila messi in conto dagli analisti. Si tratta del dati più basso da fine 2013. Resta fermo al 5.5% il tasso di disoccupazione.
Rivisti al ribasso i dati di gennaio e febbraio rispettivamente a 201 mila (da 239 mila) e 264 mila posti (da 295 mila).
Il dato di oggi conferma dunque le preoccupazioni sollevate da economisti e analisti secondo cui il primo trimestre dell'anno ha registrato un rallentamento della crescita Usa. Considerazioni che trovano d'accordo la Federal Reserve di Atlanta, secondo cui Il PIl Usa registrerà una crescita zero nel primo trimestre. Allo stesso tempo, secondo S&P Capital IQ gli utili societari sono attesi a in calo del 3% nel primo trimestre e di un altro 2% nel secondo.
A dispetto della debolezza dei numeri, la media degli stipendi orari è salita dello 0,3% mensile.
 
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Data di creazione: 04/05/2010
 

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