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Swissquote Europe Ltd 27.11.2015 Anche se ci si aspetta quasi all’unanimità che la riunione del consiglio direttivo della BCE porterà all’annuncio di un nuovo allentamento il 3 dicembre, la composizione esatta del pacchetto è ancora incerta. Ieri, un funzionario della BCE, che ha chiesto di rimanere anonimo, ha detto che le opzioni per la riunione sui tassi della prossima settimana sono ancora oggetto di discussione. Secondo un funzionario, la BCE “sta ancora valutando cosa conterrà il pacchetto. Le opinioni divergono”. Una delle opzioni prevedrebbe l’introduzione di tassi sui depositi a due livelli e l’acquisto di prestiti “riconfenzionati” su prestiti in sofferenza. La notizia introduce l’eventualità di una mossa a sorpresa del presidente della BCE Draghi. Le opzioni della BCE per un allentamento sono molte, ma crediamo che un mix di strumenti tradizionali sarebbe più efficace. Draghi probabilmente si riserverà misure di allentamento più esotiche nell’eventualità che le proiezioni d’inflazione e crescita scendano di nuovo. Detto questo, vista la reputazione di Draghi nel superare le attese del mercato, non prevediamo che questa volta le deluda, qualsiasi sia la composizione del pacchetto finale. Prevediamo che Draghi ce la metterà tutta e presenterà tutta una serie di interventi. Il tasso principale sui depositi dovrebbe scendere di 20 punti base (previsione: 10 punti base). È previsto inoltre un incremento di 10 miliardi di euro per gli acquisti di asset e una proroga di 12 mesi del programma fino a settembre 2017. I toni di Draghi saranno nettamente accomodanti, segnalando che, qualora le condizioni economiche lo richiedessero, ci sarà un altro allentamento. L’ulteriore allentamento esercita pressioni a vendere sull’EUR/USD, anche se ci sono già molti lunghi sull’USD. Questa strategia aggressiva avrà un impatto reale sull’EUR/CHF e quindi la BNS dovrà reagire con un intervento di politica monetaria. La BNS probabilmente colmerà le attuali lacune sui tassi negativi e taglierà di nuovo il tasso sui depositi (vicino al -1,00%) dall’attuale -0,75%. Vediamo nel CHF una delle migliori opportunità di andare corti contro EUR, USD e valute dei mercati emergenti a maggior rendimento. |
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NEW YORK (WSI) – Manca poco più di un mese alla fine dell’anno. E come di consueto gli uffici studi delle banche d’affari sono al lavoro per delineare il portafoglio ideale in vista del 2016.
Al di là delle singole strategie, quello che al momento appare il tema centrale per chi volesse avvicinarsi al mercato il prossimo anno è la divergenza nelle politiche monetarie che saranno messe a punto dalla Bce da una parte e dalla Federal Reserve dall’altra.
In vista dell’appuntamento del prossimo 3 dicembre, data prevista per il prossimo meeting dell’istituto di Francoforte, Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos e autore della newsletter “Il Rosso e il Nero”, “La Bce sta studiando una ventina di misure per rilanciare l’inflazione e l’economia. (…)Male che vada, chi non troverà nessuno a cui prestare soldi sarà costretto a tenere la liquidità in dollari, facendo scendere l’euro e dando così il suo contributo alla rinascita dell’Europa”.
Dove conviene puntare lo sguardo dopo che la Bce avrà sparato le sue cartucce? “Con l’euro che scende a braccetto con i tassi e con il petrolio, le borse europee avranno per qualche tempo un’intonazione positiva alla sola condizione che Wall Street riesca ad assorbire senza scendere il doppio colpo dei tassi in salita e del dollaro forte. Ricordiamo poi che se le Borse saliranno non sarà solo perché sospinte dalla liquidità ma anche e soprattutto per il fatto che l’economia europea, l’anno prossimo, migliorerà ancora”.
Chi non ama la Borsa “potrà ancora rosicchiare qualcosa sullo spread dei governativi della periferia e sui corporate bond in euro”, anche in un contesto di Quantitative Easing potenziato.
Sul fronte valutario, infine, attenzione al pericolo numero uno, anche per le conseguenze che potrebbe avere su tutte le altri classi di asset: “anche sul dollaro sarà possibile portare a casa ancora qualcosa, ma con obiettivi modesti. Un dollaro troppo forte rischia di compromettere la crescita americana, di spaventare Wall Street e di trascinare in una correzione tutti gli asset del mondo”.