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Non intendo sollecitare investimenti.
Chiunque utilizzi spunti derivanti dalla mia analisi  agisce a proprio rischio e pericolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Messaggi di Ottobre 2013

Usa: Fed mantiene stimoli economia e attende ulteriori miglioramenti

Post n°1627 pubblicato il 30 Ottobre 2013 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

La FED non cambia strategia di politica monetaria: si va avanti con il piano di acquisto dei titoli da 85 miliardi di dollari al mese. Tassi di interesse confermati tra 0% e 0,25%

(ASCA) - Roma, 30 ott - La Federal reserve ha deciso di rinviare il tapering, ovvero il rallentamento degli stimoli all'economia da 85 miliardi di dollari al mese, in attesa di ulteriori segnali di miglioramento dell'attivita' economica. ''Le informazioni ricevute dalla riunione di settembre del Federal open market committe - si legge in un comunicato - mostrano generalmente che l'attivita' economica ha proseguito ad espandersi in maniera moderata. Gli indicatori del mercato del lavoro mostrano altri segnali di miglioramento ma il tasso di disoccupazione resta elevato''. La Fed, prosegue la nota ''registra che i miglioramenti dell'attivita' economica e del mercato del lavoro sono inziati con l'avvio del programma di aiuti, coerentemente con il rafforzamento dell'economia piu' in generale. Comunque ha deciso di attendere ulteriori segnali di progresso prima di attenuare gli stimoli''

 
 
 

Boost debutta a Piazza Affari con 8 Etp long e short a leva 3 su Ftse Mib, Dax, Euro Stoxx 50 e gas naturale

Post n°1626 pubblicato il 29 Ottobre 2013 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

Nuovo emittente e nuovi Etp (Exchage Traded Produtcs) a Piazza Affari. Giovedì 31 ottobre sul mercato Etf Plus di Borsa Italiana debutteranno otto Etp targati Boost, provider inglese indipendente di Etp ed Etf guidata da Nik Bienkowski ed Hector McNeil già presente al London Stock Exchange con 44 strumenti quotati. Nel dettaglio, tutti i nuovi Etp saranno in leva 3 sia long che short e come sottostante avranno gli indici azionari Ftse Mib, Dax ed Euro Stoxx 50 e una commodity storicamente dotata di alta volatilità e molto gettonata a Milano: il gas naturale. Più in particolare,si tratta del Boost FTSE MIB 3x Short Daily (Isin IE00B873CW36), del Boost FTSE MIB 3x Leverage Daily (IE00B8NB3063), del Boost ShortDAX 3x Daily (IE00B8GKPP93), del Boost LevDAX 3x Daily (IE00B878KX55), del Boost EURO STOXX 50 3x Short Daily (IE00B8JF9153), del Boost EURO STOXX 50 3x Leverage Daily (IE00B7SD4R47), del Boost Natural Gas 3x Short Daily (IE00B76BRD76) e del Boost Natural Gas 3x Leverage Daily (IE00B8VC8061). Questi otto prodotti sono quindi progettati per offrire un ritorno triplo sui movimenti giornalieri, al rialzo o al ribasso, di alcuni degli indici benchmark attualmente più rilevanti. Il funzionamento è semplice. Nel caso del Ftse Mib, per esempio, se in una determinata seduta registra un guadagno dell’1%, il Boost FTSE MIB 3x Leverage Daily salirà del 3% mentre il Boost FTSE MIB 3x Short Daily scenderà del 3%. Al contrario, se il Ftse Mib perderà l’1% il Boost FTSE MIB 3x Leverage Daily registrerà un calo del 3% mentre il Boost FTSE MIB 3x Short Daily salirà del 3% (al netto di commissioni e aggiustamenti). E i dividendi? “Gli indici sottostanti – afferma Nik Bienkowski, co-ceo di Boost – sono total return che prevedono il loro reinvestimento”. Kcg ricoprirà il ruolo di market maker per gli otto nuovi Etp di Boost, in modo da fornire la migliore qualità di esecuzione degli ordini, sia per gli investitori retail sia per quelli istituzionali e agirà anche come specialist.

“Gli Etp quotati all’Etf Plus – ha affermato Pietro Poletto, responsabile Fixed Income, Etps e Securitised Derivatives di Borsa Italiana – London Stock Exchange Group – hanno raggiunto una market share del 43% in Europa con un totale di 822 prodotti quotati e, grazie anche a questi nuovi strumenti contiamo di aumentare ulteriormente i volumi del nostro mercato”.

Come per gli Exchange-traded Funds (Etf), gli Etp di Boost sono liquidi, accessibili e semplici; possono essere creati e riscattati su una base continuativa dai market maker, rispondendo alla enorme liquidità dei mercati sottostanti. Inoltre, gli Etp di Boost possono essere scambiati dagli investitori su un mercato regolamentato, così come avviene per le azioni. I prodotti offerti da Boost offriranno agli investitori un’esposizione accurata e trasparente, short e leveraged, su determinati benchmark, con una sola operazione. Gli Etp short e leveraged di Boost non richiedono poi nessun indebitamento in azioni o fondi per ottenere una esposizione rilevante e il loro prezzo è determinato semplicemente in base agli indici pubblicati dai più importanti provider del mondo. Gli Etp di Boost avranno alle spalle un solido sistema di risk management, in cui a) in base al rating delle controparti, il mix di titoli di Stato detenuti nel collaterale aumenterà lentamente; b) nessuna quota di cash o collaterale sarà consegnata da Boost alle controparti, senza che Boost abbia prima ricevuto il pagamento.

da Finanzaoperativa.com

 
 
 

Deutsche Bank: nuova emissione di Certificati su indici

Post n°1625 pubblicato il 28 Ottobre 2013 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

24 ottobre 2013

Deutsche Bank quota oggi sul SeDex i primi certiticati sul mercato italiano che consentono di seguire i movimenti del BTP future  e del Bund future, giorno per giorno con leva fissa 5.

Unici nel mercato italiano, i nuovi Faktor Certificate di Deutsche Bank permettono agli investitori di partecipare con una leva costante alla performance dei future sui titoli di Stato  italiani e sui titoli di Stato tedeschi. I certificati replicano l’andamento di indici che rappresentano la variazione percentuale giornaliera del valore del BTP future e del Bund future, con un effetto  leva pari a 5.

I principali vantaggi di questi prodotti sono: la presenza della leva fissa giornaliera fissata a 5; la possibilità di scegliere tra due strategie di investimento (long e short); la base giornaliera di calcolo dell’indice; il ribilanciamento automatico della base di calcolo in caso di movimenti giornalieri dei future pari o superiori al 10 % (equivalente ad una perdita del 50% degli indici a leva); il costo totale contenuto pari allo 0,5%; la liquidità garantita da Deutsche Bank.

Gli indici Euro BTP Future Long Index Faktor 5 ed Euro BTP Future Short Index Faktor 5 riflettono i movimenti del future sul BTP italiano con un effetto leva pari a cinque. La presenza della leva sia in caso di movimenti positivi che negativi moltiplica per cinque volte la performance del  future sul BTP, ossia Il Buono del Tesoro Poliennale emesso dallo Stato Italiano  con scadenza decennale.

Gli indici Euro Bund Future Long Index Faktor 5 ed  Euro Bund Future Short Index Faktor 5 riflettono i movimenti del future sul Bund tedesco con un effetto leva pari a cinque. Anche in questo caso la leva funziona sia in caso di movimenti al rialzo che al ribasso e moltiplica per cinque volte la performance del future sul Bund, ossia i Titoli di Stato decennali emessi dalla Germania.

La leva degli indici replicati dai Faktor Certificate è fissa e viene applicata giornalmente sul prezzo di chiusura dell’indice del giorno precedente. Pertanto nel caso in cui la perfomance del sottostante si muova nella direzione desiderata, si verifica un effetto cumulativo positivo tale per cui la performance dell’indice registra una crescita maggiore rispetto ai future sul BTP e sul Bund.

Tutti e quattro gli indici prevedono un particolare meccanismo di ribilanciamento automatico. Nel caso in cui, rispettivamente i BTP future o i Bund future, dovessero registrare un ribasso del 10 per cento durante un unico giorno di negoziazione (o un rialzo per chi avesse acquistato lo short), l’indice a leva perderebbe il 50 per cento del suo valore (10 moltiplicato per il fattore 5). Tuttavia, al raggiungimento di tale soglia verrà simulato un nuovo giorno di


negoziazione ricalcolando la base dell´indice partendo dal nuovo valore registrato. Tale ribalanciamento fa sì che il valore dell’indice con fattore leva 5 non diventi mai negativo.

In caso di periodi di mercato molto volatile, l’andamento degli indici a leva sottostanti i certificati, non replicherà linearmente la perfomance dei future sui titoli di Stato Italiano e Tedesco per periodi superiori ad un giorno di negoziazione a causa del compounding effect (o effetto dell’interesse composto). Questo perché le basi di calcolo degli indici a leva vengono rifissate quotidianamente (o intraday in caso si verifichino le condizioni per il Meccanismo di Ribilanciamento) sulla base del valore di chiusura dei sottostanti nel giorno precedente.

I Faktor Certificate si prestano principalmente ad essere utilizzati con finalità  di trading, ma  su  orizzonti temporali molto brevi. Inoltre, grazie all’effetto cumulativo, offrono opportunità interessanti in contesti di mercato con tendenze di forte e prolungato rialzo o ribasso. Per lo stesso motivo, risultano penalizzanti nelle fasi volatili di mercato per periodi superiori ad un giorno di negoziazione.

Prima di effettuare qualunque investimento è necessario leggere attentamente la relativa documentazione d'offerta, disponibile sul sito www.dbxmarkets.it

È possibile negoziare i certificati mediante qualsiasi broker o banca operante in Italia, accedendo al segmento SEDEX, dal lunedì al venerdì dalle ore 09:00 alle ore 17.25.

La lista delle nuove emissioni e la quotazione di tutti i certificati emessi da Deutsche Asset & Wealth Management sono disponibili sul sito www.dbxmarkets.it.

Sia gli indici su BTP future che su Bund future sono stati sviluppati da Solactive AG, una società tedesca specializzata nella creazione e calcolo di  indici.   Maggiori  informazioni sul meccanismo di calcolo degli indici sono reperibili sul sito www.solactive.com. È sufficiente inserire le parole BTP e Bund nella sezione di ricerca per raggiungere la pagina desiderata.



Principali rischi legati all’investimento in Ceritifati Deutsche Asset & Wealth Management

- L’investimento in un certificato a leva comporta un’amplificazione delle eventuali perdite. A causa dell’effetto leva, infatti, le perdite saranno moltiplicate per 5 (così ad esempio ad un ribasso giornaliero dei future pari al 2% corrisponde una perdita degli indici a leva +5 pari al 10%).


- In caso di periodi di mercato volatile, l’andamento dell’indice sottostante non replica linearmente la performance dei future per periodi superiori ad un giorno di negoziazione (vedi paragrafo Compounding effect).
- Nonostante sia previsto un Meccanismo di Ribilanciamento automatico della base di calcolo in caso di movimenti giornalieri dei future  sui Titoli di Stato  pari o superiori al 10% (pari a una perdita del 50% degli indici a leva), il certificato potrebbe registrare in quella giornata delle perdite superiori.
- L’investimento nei Faktor Certificate può comportare il rischio di perdere l’intero capitale investito.
- Gli investitori sono esposti al rischio di insolvenza dell'emittente Deutsche Bank AG.

PS_

Deutsche Bank ha quotato sul SeDex due Faktor Certificates su indici LexDax x4 e ShortDax x4.

I Faktor Certificates di Deutsche Bank replicano linearmente, al lordo dei costi di gestione, la performance degli indici LevDAX x4 e ShortDAX x4, calcolati da Deutsche Börse. Questi indici moltiplicano per quattro l’andamento dell’indice tedesco DAX su base giornaliera.

 
 
 

Analisi Intermarket settimanale al 26/10/2013

Post n°1624 pubblicato il 27 Ottobre 2013 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

I principali indici azionari (occidentali_NM), sbloccati dall’empasse Usa sul debito pubblico, hanno infatti raggiunto i massimi relativi dell’anno per poi correggere leggermente sulla scusante della Bce e della vigilanza bancaria europea; .......I livelli tecnici dei principali indici restano ben supportati e all’orizzonte non sembrano addensarsi nuvole negative per il comparto azionario che sta attraendo una maggiore liquidità rispetto a qualche mese fa, anche per i bassi livelli di rendimento dei titoli obbligazionari, soprattutto governativi che sono arrivati ai minimi dell’anno, Bund escluso, Carlo Aloisio.

Ricordiamo che le aree che delimitano un’inversione del ciclo rimangono comunque ancora lontane (1550 S&P, 8100 Dax) e quindi allo  stato attuale una pesante correzione tecnica   è ipotizzabile solo tra alcuni mesi ( febbraio_marzo 2014?).

L’andamento dei titoli di stato, l’asset che storicamente è la spia (in correlazione inversa) dell' equity, sono  in moderato rialzo (rendimenti in calo)  infatti  il Bund e il Treasury sono rispettivamente al   1,76e al  2,51%.


Vediamo alcuni indicatori in ottica MACROTECNICA:

  •  La curva dei rendimenti non è invertita. Nel caso in cui i tassi di interesse a breve termine sono più elevati rispetto ai tassi a lungo termine, fa presagire male per l'economia (intesa come azioni e obbligazioni).Uno dei modelli più potenti per predire la recessione  nel'anno successivo è lo scarto della  curva dei rendimenti tra il T-Note a 10 anni e il T-bond  a 3 mesi.  I risultati di uno studio della Federal Reserve (Estrella e Mishkin) per il periodo 1960-1995  ha collegato il valore dello spread in punti percentuali alla probabilità di recessione. Un margine positivo (con valori compresi tra 1,21-0,02)  è collegato con probabilità del 5% al 25%. Una volta che lo scarto gira negativo, le probabilità vanno dal 30% ad una lettura di -0,17, al 70% a -1,46, 80% a -1,85 e il 90% a -2,40. Ora siamo stabili a 2,47.

 

  • IL LEI del conference Board,   in aumento(ultimo dato disponibile dato che la nuova uscitaè stata procreastinata a causa dello Shutdown) da indicazioni per una buona espansione del PIL USA anche nel 2013  al  2,5% circa.
  • Il Margin Debt, ovvero l'ammontare di denaro preso a prestito dagli operatori USA per l'acquisto di azioni e altre attività finanziarie, è in  risalita a settembre  a 401.239 miliardi di dollari dai 382.926  di agosto. Questo è un indicatore leading (anticipatore) dei possibili punti di svolta del mercato azionario americano, il cui andamento va a rafforzare i cicli virtuosi rialzisti e ad amplificare quelli viziosi in caso di ribasso.I dati attuali non preannunciano fasi di svolta alla fase toro.

Vediamo alcuni Trading System cosa ci dicono :

  • IL mio TS "Trend_Hunter"timeframe daily, ottimo per prendere posizione nel mercato con ottica di medio_lungo termine, sulle principali borse mondiali vede  una situazione   sempre  rialzista sulle borse occidentali  ed anche nell'area BRIC con  le commodities  sempre depresse(grafico allegato).
  • Il TS su  timeframe orari  (Speed_Hunter) conferma il LONG sui principali indici occidentali con l'oro in fase Long e il greggio Short.
  • Il trading system reso popolare da Dog Short su base mensile  sempre  LONG sullo Sp_500 per ottobre , ma tre Etf del portafoflio iVY IEF-obbligazionario USA a medio termine ,  VNQ-azionario immobiliare USA e DBC- fondo sulle commodities stanno segnalando "cash" con  tutte e due le  SMA a  10 e a 12 mesi.

 

 
 
 

La Fed non staccherà la spina. Le scommesse degli investitori dopo rapporto occupazione Usa deludente.

Post n°1623 pubblicato il 22 Ottobre 2013 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

NEW YROK (WSI) - Reazione positiva dei mercati americani alla diffusione del rapporto sull'occupazione Usa che ha messo in evindenza un aumento di nuovi posti di lavoro di 148.000 unità, contro i +180.000/+183.000 attesi dal consensus. In calo il tasso di disoccupazione, sceso a settembre al 7,2% dal 7,3% inizialmente reso noto.

Acquisti sui Treasuries a 10 anni, tassi in calo -2,44% al 2,54%. Immediata la rezione dell'euro, che sale oltre la soglia di $1,37, fino a $1,3748, al valore più alto dal novembre del 2011.

Prima della comunicazione del dato - atteso lo scorso 4 ottobre, poi rimandato a oggi a causa dello shutdown federale che si è protratto negli Stati Uniti dal 1° al 17 ottobre - gli strategist di Goldman Sachs avevano precisato che i mercati avrebbero reagito bene anche nel caso di un dato deludente. E così è stato; un'economia meno solida delle attese avalla infatti le misure di quantitative easing finora adottate dalla Fed, e a rischio per la prospettiva del tapering, ovvero per la possibile riduzione di acquisti di asset da parte della Banca centrale americana.

Una prospettiva che tuttavia si allontana. Secondo Goldman, l'acquisto di Treasuries e titoli legati ai mutui resterà infatti invariato almeno fino al primo trimestre del 2014, complici anche le conseguenze negative che l'impasse Usa sul debito avrà sui fondamentali dell'economia.

Aiutato dai conti positivi di alcuni grandi gruppi come Google, l'indice allargato S&P 500 ha chiuso su un livello record ieri dopo aver registrato il maggior rialzo settimanale da luglio.

Per Marc Faber, poi, non solo non c'è nessun pericolo che uno scenario del genere si concretizzi, ma esiste il rischio che la quantità di acquisti venga aumentata, addirittura fino a $1.000 miliardi al mese.

La liquidità-droga, a suo avviso, è destinata a permanere, in quanto la Fed è prigioniera di se stessa, e proprio per questo motivo continuerà ad alimentare la bolla creatasi negli ultimi anni. Con conseguenze disastrose per la ricchezza globale, che potrebbe crollare del 50%.

Intanto gli analisti, stando a quanto riporta Bloomberg, hanno rivisto al rialzo
le stime sugli utili, prevedendo un incremento medio degli utili delle società scambiate sullo S&P 500 +2,5%, contro il +1,7% atteso all'inizio del mese.

Finora, i profitti delle 115 società che hanno comunicato i loro risultati dall'inizio della stagione degli utili societari, sono cresciuti +4,5%, a fronte di un fatturato in aumento dell'1,9%. Il 70% circa di tali società ha battuto le attese degli analisti sul fronte degli utili, mentre il 51% ha battuto le previsioni sul giro d'affari.

da WallStreetitalia

 
 
 

Analisi Intermarket settimanale al 19/10/2013

Post n°1622 pubblicato il 19 Ottobre 2013 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

Anche questa settimana il tema principale dei mercati è stato quello dello Shutdown e del Debt Ceiling. La settimana scorsa abbiamo consigliato atteggiamenti prudenti verso il comparto azionario in vista di una possibile correzione degli indici (poi verificatasi in tutti i maggiori listini), come strascico dell’incertezza sul dibattito in corso negli USA. Dal momento che il rischio di regressioni dei corsi in direzione dei supporti primari (qualora violati gli importanti livelli di allerta) era elevata, abbiamo suggerito di considerare la possibilità tattica di uscita momentanea dall’azionario, nonostante strategicamente non fosse mutato il contesto e la direzionalità rialzista. I livelli fissati a 1630/40 per l’S&P 500 e l’area 8300/500 per il Dax hanno retto alle spinte correttive arginando i timori provenienti dall’America, consentendo agli indici di riprendere il loro percorso.

Quanto avvenuto conferisce importanza ancora maggiore alle aree di supporto, per cui ribadiamo di monitorarle con attenzione in modo da essere preparati nell’eventualità si verifichi un nuovo sell off correttivo.  Resta, infatti, da vedere quali saranno le reazioni all’annuncio del trovato accordo tra Democratici e Repubblicani (a parte l’iniziale euforia) e a un’eventuale conferma delle voci di un possibile downgrade degli Stati Uniti nei prossimi mesi, ricordando però che le aree che delimitano un’inversione del ciclo rimangono comunque ancora lontane (1550 S&P, 8100 Dax).(Wlademir Biasia – WBAdvisors).


Allo stato attuale una pesante correzione tecnica   è ipotizzabile solo tra alcuni mesi (inizio 2014?).

L’andamento dei titoli di stato, l’asset che storicamente è la spia (in correlazione inversa) dell' equity, è  in moderato rialzo  il Bund e il Treasury sono rispettivamente al   1,83e al  2,58%.


Vediamo alcuni indicatori in ottica MACROTECNICA:

  •  La curva dei rendimenti non è invertita. Nel caso in cui i tassi di interesse a breve termine sono più elevati rispetto ai tassi a lungo termine, fa presagire male per l'economia (intesa come azioni e obbligazioni).Uno dei modelli più potenti per predire la recessione  nel'anno successivo è lo scarto della  curva dei rendimenti tra il T-Note a 10 anni e il T-bond  a 3 mesi.  I risultati di uno studio della Federal Reserve (Estrella e Mishkin) per il periodo 1960-1995  ha collegato il valore dello spread in punti percentuali alla probabilità di recessione. Un margine positivo (con valori compresi tra 1,21-0,02)  è collegato con probabilità del 5% al 25%. Una volta che lo scarto gira negativo, le probabilità vanno dal 30% ad una lettura di -0,17, al 70% a -1,46, 80% a -1,85 e il 90% a -2,40. Ora siamo stabili a 2,55.

 

  • IL LEI del conference Board,   in aumento(ultimo dato disponibile dato che la nuova uscitaè stata procreastinata a causa dello Shutdown) da indicazioni per una buona espansione del PIL USA anche nel 2013  al  2,5% circa.
  • Il Margin Debt, ovvero l'ammontare di denaro preso a prestito dagli operatori USA per l'acquisto di azioni e altre attività finanziarie, è in frazionale risalita ad agosto   a 382,9 miliardi di dollari dai 382,1  di luglio. Questo è un indicatore leading (anticipatore) dei possibili punti di svolta del mercato azionario americano, il cui andamento va a rafforzare i cicli virtuosi rialzisti e ad amplificare quelli viziosi in caso di ribasso.I dati attuali non preannunciano fasi di svolta.

Vediamo alcuni Trading System cosa ci dicono :

  • IL mio TS "Trend_Hunter"timeframe daily, ottimo per prendere posizione nel mercato con ottica di medio_lungo termine, sulle principali borse mondiali vede  una situazione   sempre  rialzista sulle borse occidentali  ed evidenzia un certo risveglio dei BRIC con  le commodities  sempre depresse(grafico allegato).
  • Il TS su  timeframe orari  (Speed_Hunter) conferma il LONG sui principali indici occidentali e asiatici (Giappone, India e Hong kong).
  • Il trading system reso popolare da Dog Short su base mensile  sempre  LONG sullo Sp_500 per ottobre , ma tre Etf del portafoflio iVY IEF-obbligazionario USA a medio termine ,  VNQ-azionario immobiliare USA e DBC- fondo sulle commodities stanno segnalando "cash" con  tutte e due le  SMA a  10 e a 12 mesi.
 

 
 
 

La manovra di Letta è un’aspirina contro il cancro

Post n°1621 pubblicato il 17 Ottobre 2013 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

Dopo tanti sacrifici molti attendevano che la manovra economica del governo Letta ridesse fiato all’economia italiana, la quale dal 2007 ad oggi ha perso addirittura il 9 per cento della produzione di beni e servizi e ha visto raddoppiare la disoccupazione, da un milione e mezzo a tre milioni di unità. Riuscirà la manovra nell’impresa, portando il Pil a crescere almeno di un punto percentuale nel 2014 come il governo prevede?

Il cuore economico e politico della Legge di Stabilità consiste nella riduzione del cuneo fiscale, cioè della differenza tra il costo che mediamente le imprese sostengono per ogni lavoratore e il salario netto che entra nelle tasche del lavoratore stesso. Una differenza dovuta, naturalmente, al peso di tasse e contributi che gravano sulle tasche degli imprenditori e dei lavoratori, e che in Italia è piuttosto elevato (secondo l’OCSE il cuneo assorbe il 47,6 per cento del costo del lavoro, contro una media del 35,6 per cento dell’insieme dei paesi OCSE). Nessuno discute che la riduzione del cuneo fiscale sia di per sé è cosa buona e giusta.
Infatti, nella misura in cui riduce il costo del lavoro per le imprese, essa determina una contrazione dei costi di produzione e quindi dei prezzi di vendita delle merci e dei servizi, facendo aumentare la competitività dell’industria nazionale.
In questo modo, si rilanciano le esportazioni e si invogliano i consumatori a un maggiore acquisto di merci nazionali, e ciò porta a una riduzione delle importazioni. Dall’altro lato, nella misura in cui aumenta il reddito disponibile dei lavoratori, il taglio del cuneo fiscale determina una crescita della domanda di beni di consumo e ciò spinge le imprese ad aumentare la produzione e l’occupazione. Insomma, l’abbattimento del cuneo fiscale fa crescere la competitività e alimenta la domanda interna, tutte cose di cui abbiamo assoluto bisogno per riprendere la via dello sviluppo.

L’intervento dunque è teoricamente buono, ma vediamo come viene attuato, cioè su che scala e a quale costo.

Sotto il primo aspetto va chiarito che l’intervento del governo – tra sgravi Irpef e Irap, e decontribuzioni Inail – taglia il cuneo di 10,6 miliardi nel triennio, appena 2,5 miliardi nel 2014. A ben vedere, si tratta di un intervento estremamente contenuto, che nel 2014 metterà nelle tasche di un lavoratore medio solo una manciata di euro al mese e ben poco respiro darà alle imprese che non vedranno variare significativamente il costo del lavoro per unità di prodotto. Considerata la sua entità, si tratta dunque di un intervento che avrà effetti limitatissimi e che avrebbe potuto cominciare ad avere un qualche rilievo solo se l’intero importo previsto nel triennio avesse riguardato il solo 2014.

E qual è il costo di questa manovra? In altre parole, come viene finanziata? Ebbene, le risorse complessive della Legge di Stabilità del governo – che per il 2014 vale 11,6 miliardi – provengono soprattutto da tagli di spesa pubblica, da dismissioni, da qualche maggiore entrata e dal solito blocco della contrattazione e del turnover nel pubblico impiego. Va de sé, ed è questo il punto che qui più è rilevante sottolineare, che i tagli della spesa pubblica, gli aumenti delle tasse e la mannaia sui lavoratori pubblici portano con loro una minore domanda di merci e servizi proveniente direttamente o indirettamente dal settore pubblico e da quello privato, e questo azzera i già risicati effetti positivi dell’aumento del reddito disponibile delle famiglie assicurato dal taglio del cuneo. Se, infatti, il taglio del cuneo alimentava la domanda, tagli e tasse la riducono in misura maggiore. E se la domanda complessiva non torna a crescere non possiamo sperare che l’economia riparta.

Le osservazioni appena fatte ci portano alla filosofia di fondo della manovra del governo. Si tratta di una manovra nella quale complessivamente alcune piccole riduzioni della pressione fiscale vengono finanziate con altrettante riduzioni della spesa pubblica. A ben vedere, lo scopo principale della manovra è restare dentro i tanto discussi vincoli europei, e in particolare tenere il deficit pubblico (la differenza annua tra uscite ed entrate pubbliche) entro il limite del 3 per cento del Pil. Ed è qui che casca l’asino. È infatti ormai acclarato – e a questo riguardo rinvio al “monito degli economisti“ pubblicato dal Financial Times – che in Europa sono in atto processi cumulativi di divergenza territoriale alimentati dalle politiche di austerità. 
Questi processi portano a una divaricazione drammatica tra aree centrali in crescita (in primis, la Germania) e aree periferiche in declino (l’Italia e gli altri Piggs). Ebbene, qualunque manovra anche piena di buone intenzioni ma che si muova dentro la cornice attuale dei vincoli non può riuscire a invertire i processi di divergenza in atto, e quindi a metterci al passo delle aree centrali d’Europa. Con la certezza che presto o tardi, in assenza di un cambiamento delle politiche europee, il gioco dell’euro salterà.

Insomma, se è pur vero che il taglio del cuneo fiscale va nella direzione giusta, la sua collocazione dentro la “filosofia vincolista” della finanza pubblica ne sterilizza i magri effetti positivi, e la rende una medicina del tutto inadeguata al male devastante che viviamo, un po’ come l’aspirina contro il cancro.


di Riccardo Realfonzo da ilfattoquotidiano.it

 
 
 

Wall Street: accordo in extremis (come previsto)

Post n°1620 pubblicato il 17 Ottobre 2013 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

Nasdaq sul massimo degli ultimi 13 anni.Grande seduta per il comparto bancario, bene anche Visa, in calo Cisco Systems. Sul Nasdaq volano ancora Gilead Sciences e Facebook.

Come nella più classica delle commedie cinematografiche tutto alla fine si conclude per il meglio, ed anche Wall Street non ha voluto andare contro la tradizione che vuole un accordo proprio in extremis.

I democratici soddisfatti, i repubblicani soddisfatti, ed anche la Casa Bianca esulta. Beh, non esageriamo, l’accordo raggiunto è nella realtà un compromesso temporaneo (fino al 15 gennaio per la riapertura dello Stato Federale, e fino al 7 febbraio per quanto riguarda l’innalzamento del debito), quindi più che altro è un … tiriamo a campà.

Ma di questi tempi basta e avanza per far salire Wall Street e far tornare lo S&P500 di nuovo sopra quota 1.700 punti e soprattutto il Nasdaq al nuovo massimo dell’anno (e degli ultimi 13 anni).

Il mercato, peraltro, non ha mai avuto dubbi sull’esito delle trattative, il risultato raggiunto, però, possiamo definirlo “il minimo sindacale”, del tipo, non abbiamo raggiunto un accordo ma non vogliamo passare per coloro che hanno fatto andare in default gli Stati Uniti d’America, quindi? Rimandiamo a dopo le festività natalizie.

La “regia” di Obama è stata pessima, più che i contenuti ha badato “all’immagine”, non volendo passare per “lo sconfitto”, ma così non si governa ed in effetti da quando è alla Casa Bianca non ha mai governato se si eccettua per un pastrocchio denominato Obamacare.

Certo occorre anche essere obiettivi e riconoscere che non ha avuto anni facili per fare il Presidente degli Stati Uniti, ma è riuscito anche in una impresa non certo agevole: far rimpiangere George W. Bush .

Se in politica interna ha avuto grandi difficoltà in quella estera è stato un disastro, ed il culmine si è raggiunto con la catastrofica gestione dell’affare Siria che stava per concludersi con la candidatura di Putin a Premio Nobel per la Pace (poi i norvegesi hanno trovato l’escamotage di premiare la sconosciuta Opac).

Oggi però abbiamo conosciuto anche il Beige Book che, però, non ha riservato sorprese, l’economia statunitense continua a crescere fra il modesto ed il moderato (scontato), l’aumento (modesto) dei consumi è stata guidato principalmente dal comparto automobilistico, leggermente migliorato anche il settore immobiliare, mentre stabili sono risultati sia il manifatturiero che il finanziario.

Insomma nessuna sorpresa.

Dow Jones (+1,36%) molto positivo il comparto bancario dopo i dati migliori del consenso comunicati da BofA, abbiamo così in vetta ai rialzi JP Morgan (+3,23%) seguita da Goldman Sachs (+2,93%), terza piazza per Visa (+2,23%) di nuovo in prossimità dei propri massimi storici.

Tre soli i ribassi e precisamente Cisco Systems (-0,78%), Home Depot (-0,32%) e Walt Disney (-0,14%).

S&P500 (+1,38%) exploit di Abbott Laboratories (+6,50%) a seguire Citigroup (+4,05%) e Bristol-Myers Squibb (+2,98%).

Ennesimo ribasso per Exelon (-2,61%), in calo anche eBay (-0,83%) e Bank of New York Mellon (-0,29%).

Nasdaq (+1,20%) le performances miglior sono state messe a segno da titoli che da tempo stanno ottenendo guadagni straordinari, come Regeneron Pharma (+5,93%) che da inizio anno ha incrementato il proprio valore dell’80%, Staples (+3,45%), Facebook (+3,30%) che negli ultimi 4 mesi ha guadagnato oltre il 120% e Gilead Sciences (+3,22%) la cui performance a 15 anni è dell’8.316%!!!

Ancora una volta maglia nera Randgold Resources (-3,59%), in calo oggi Activision Blizzard (-2,48%) e Nuance Comm. (-1,53%).

Giancarlo Marcotti su  Finanza In Chiaro

 
 
 

Analisi Intermarket settimanale al 12/10/2013

Post n°1619 pubblicato il 12 Ottobre 2013 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

 

La lunga corsa degli indici di Wall Street si era fermata il 19 settembre dopo la fine dell’entusiasmo legato alla decisione della Federal Reserve di rinviare il tapering (ovvero il processo di riduzione graduale degli acquisti di titoli governativi). Le tensioni sulla nomina del successore di Bernanke e i problemi legati alle questioni fiscali statunitensi avevano portato gli indici a correggere e a far gridare molti sulla possibile inversione di tendenza. Nel giro di poche sedute sembra però che il sentiment negativo sia totalmente cambiato. Barack Obama ha scelto di nominare, dopo la rinuncia di Lawrence Summers, la vice-chairman della Fed, Janet Yellen come nuovo governatore della banca centrale del paese a stelle e strisce. La Yellen riconosciuta dalla comunità finanziaria per essere una “colomba” in politica monetaria, proseguirà le politiche monetarie ultra-espansive introdotte da Bernanke. Senza nessuna accelerazione del processo di tapering.......La reazione positiva degli indici è legata, inoltre, all’apertura dei repubblicani a un possibile accordo coi democratici sul “debt ceiling”, ovvero l’innalzamento del tetto del debito. Nelle ultime ore i repubblicani della Camera dei Rappresentanti (guidati dai congressmen Paul Ryan e Eric Cantor) hanno proposto come soluzione l’incremento del tetto del debito per sei settimane, permettendo così al Tesoro di avere i fondi per pagare i bills e scongiurando il tanto temuto default tecnico. Tale proposta non richiederebbe alcuna concessione da parte dei democratici (nessun defunding dell’Affordable Care Act). Nonostante la soluzione sia molto interessante i democratici potrebbero comunque decidere di rifiutarla. Riteniamo che Barack Obama abbia intenzione di introdurre nell’accordo anche la riapertura totale delle attività del governo federale.(Filippo Diodovich – Market Strategist IG).

Ergo una pesante correzione tecnica  allo stato attuale è ipotizzabile solo tra alcuni mesi (inizio 2014?)

L’andamento dei titoli di stato, l’asset che storicamente è la spia (in correlazione inversa) dell' equity, è stazionario  il Bund e il Treasury sono rispettivamente al   1,86e al  2,69%.


Vediamo alcuni indicatori in ottica MACROTECNICA:

  •  La curva dei rendimenti non è invertita. Nel caso in cui i tassi di interesse a breve termine sono più elevati rispetto ai tassi a lungo termine, fa presagire male per l'economia (intesa come azioni e obbligazioni).Uno dei modelli più potenti per predire la recessione  nel'anno successivo è lo scarto della  curva dei rendimenti tra il T-Note a 10 anni e il T-bond  a 3 mesi.  I risultati di uno studio della Federal Reserve (Estrella e Mishkin) per il periodo 1960-1995  ha collegato il valore dello spread in punti percentuali alla probabilità di recessione. Un margine positivo (con valori compresi tra 1,21-0,02)  è collegato con probabilità del 5% al 25%. Una volta che lo scarto gira negativo, le probabilità vanno dal 30% ad una lettura di -0,17, al 70% a -1,46, 80% a -1,85 e il 90% a -2,40. Ora siamo stabili a 2,61.

 

  • Il Margin Debt, ovvero l'ammontare di denaro preso a prestito dagli operatori USA per l'acquisto di azioni e altre attività finanziarie, è in frazionale risalita ad agosto   a 382,9 miliardi di dollari dai 382,1  di luglio. Questo è un indicatore leading (anticipatore) dei possibili punti di svolta del mercato azionario americano, il cui andamento va a rafforzare i cicli virtuosi rialzisti e ad amplificare quelli viziosi in caso di ribasso.I dati attuali non preannunciano fasi di svolta.

Vediamo alcuni Trading System cosa ci dicono :

  • IL mio TS "Trend_Hunter"timeframe daily, ottimo per prendere posizione nel mercato con ottica di medio_lungo termine, sulle principali borse mondiali vede  una situazione   sempre  rialzista sulle borse occidentali  ed evidenzia un certo risveglio dei BRIC con  le commodities  sempre depresse(grafico allegato).
  • Il TS su  timeframe orari  (Speed_Hunter) conferma il LONG sui principali indici occidentali e asiatici (Giappone, India e Hong kong).
  • Il trading system reso popolare da Dog Short su base mensile  sempre  LONG sullo Sp_500 per ottobre , ma tre Etf del portafoflio iVY IEF-obbligazionario USA a medio termine ,  VNQ-azionario immobiliare USA e DBC- fondo sulle commodities stanno segnalando "cash" con  tutte e due le  SMA a  10 e a 12 mesi.
 
 

 
 
 

Piazza Affari corre verso 19mila punti, ai massimi da fine luglio 2011

Post n°1618 pubblicato il 11 Ottobre 2013 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

Non si ferma la corsa di Piazza Affari, che si conferma tra le migliori borse in Europa. Ieri l’indice azionario FTSE MIB ha chiuso la seduta con una rialzo dell’1,54% a 18.837 punti. L’indice ha toccato un top intraday a 18.935 punti, il livello più alto da fine luglio 2011. Molto bene anche le altre piazze continentali: Madrid +2,35%, Parigi +2,21%, Francoforte +1,99%. A dare slancio ai listini del Vecchio Continente è stata la proposta dei repubblicani di aumentare il tetto al debito pubblico americano per 6 settimane senza alcuna condizione politica, disinnescando così temporaneamente la minaccia di default degli Stati Uniti. La notizia ha chiaramente messo le ali anche alle borse di Wall Street, creando i presupposti per un deciso aumento dell’appetito per il rischio degli investitori internazionali.

Dal canto suo Piazza Affari continua a mostrare grande forza, trainata per lo più dai titoli finanziari e da qualche industriale. Scende lo spread Btp-Bund, che torna sotto 250 punti base dopo la buona asta dei BoT a 12 mesi che ha visto il rendimento tornare sotto la soglia dell’1%. A Milano i titoli più acquistati ieri sono stati Mediaset (+5,03%), Unipol (+4,19%) e Mediolanum (+3,63%). Non si ferma poi il rally di Finmeccanica, che chiude con un balzo del 2,56% a 5,82 euro dopo aver sfiorato anche quota 6 euro. Le azioni del gruppo della difesa di Via Monte Grappa hanno guadagnato quasi il 38% da inizio mese e quotano sui livelli più alti da oltre due anni.

Secondo gli analisti finanziari il rally di Piazza Affari è sostenuto dagli investitori americani, che hanno spostato enormi quantità di denaro dai mercati emergenti alle borse della periferia europea a caccia di rendimenti elevati. Davide Pasquali, a capo di Pharus Sicav, ritiene che “Piazza Affari potrebbe continuare a crescere anche di un 15% rispetto alle quotazioni attuali, sempre che dagli Stati Uniti non arrivino shock”. Gabrieli Roghi di Invest Banca, invece, sottolinea che Piazza Affari è sottovalutata anche del 50%, se si considerano le valutazioni storiche di p/e e p/bv. Negli ultimi tre mesi l’indice azionario FTSE MIB ha già guadagnato il 20%.

da Forexinfo

 
 
 
 
 

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