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Non intendo sollecitare investimenti.
Chiunque utilizzi spunti derivanti dalla mia analisi agisce a proprio rischio e pericolo.
Messaggi di Novembre 2013
Il Conference Board Leading Economic Index ® il (LEI) per gli Stati Uniti è aumentato dello 0,2 per cento nel mese di ottobre a 97,5 (2004 = 100), a seguito di un aumento del 0,9 per cento in settembre, e ad un aumento del 0,7 per cento nel mese di agosto. "Il LEI per li Stati Uniti è aumentato per quattro mesi consecutivi", ha detto Ken Goldstein, economista del Conference Board. "Nel complesso, i dati riflettono il rafforzamento delle condizioni dell'economia sottostante. Tuttavia, venti contrari persistono sul mercato del lavoro, accompagnati dalla prudenza nel business e la preoccupazione per le battaglie sul bilancio federale. La sfida più grande finora è stata la debole domanda dei consumatori, che continua ad essere frenata da una crescita debole dei salari e dai crolli di fiducia degli stessi ." L'uscita dei prossimi dati è prevista per giovedi 19 dicembre 2013. ^^^^^^^ il LEI è uno dei nostri leading indicator preferiti poichè: a) La correlazione tra LEI e PIL è molto elevata come ci dimostra Northern Trust nel grafico, in cui il LEI – anticipato di un trimestre – viene messo a confronto con l’andamento del PIL americano dal 1960 a oggi. b) la relazione tra Leading Indicator e mercato azionario è molto stretta , risulta evidente la quasi perfetta correlazione tra le due serie di dati: i punti di massimo e di minimo vengono quasi sempre raggiunti nello stesso periodo.I dati del Leading Indicator anticipano di circa sei mesi i movimenti dell’economia e che la stessa cosa succede con i mercati azionari, Il Conference Board (CB), l’istituto privato che elabora l’indice, considera che un calo del 2% in sei mesi, con la contemporanea flessione della maggior parte dei componenti, possa segnalare l’arrivo di una fase di recessione tra i tre e i nove mesi dopo l’ultima lettura; e viceversa, un rialzo del 2% in sei mesi possa segnare l'arrivo di una espansione tra i tre e i nove mesi dopo l’ultima lettura . pertanto noi continuiamo ad usare le indicazioni fornite dai Leading Indicator per riuscire ad ottenere buoni risultati dall’investimento! i dieci componenti del The Conference Board Leading Economic Index® sono ora : Average weekly hours, manufacturing Average weekly initial claims for unemployment insurance Manufacturers’ new orders, consumer goods and materials ISM Index of New Orders Manufacturers' new orders, nondefense capital goods excluding aircraft orders Building permits, new private housing units Stock prices, 500 common stocks Leading Credit Index™ Interest rate spread, 10-year Treasury bonds less federal funds Average consumer expectations for business and economic conditions
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Chicago Fed National Activity Index (CFNAI) è un indice mensile progettato per misurare l'attività economica globale e le relative pressioni inflazionistiche. Il valore zero per l'indice indica che l'economia nazionale si sta espandendo al ritmo storico di crescita, i valori negativi indicano una crescita inferiore alla media; e i valori positivi indicano una crescita superiore alla media. Si tratta di un indice composto di 85 indicatori mensili come spiegato in questo file PDF sul sito della Fed di Chicago. L'indice è costruito in modo che la media storica dell'indice è pari a zero. l'indicatore di per sé (CFNAI), è abbastanza rumoroso, mentre la media mobile a 3 mesi (CFNAI-MA3), è più utile a mostrare variazioni. L'indice è stato negativo (nel senso di una crescita sotto trend) dopo due mesi positivi . L'indice è stato sotto del trend per 13 degli ultimi 20 mesi. Ecco i paragrafi iniziali dal rapporto:: Guidati dai cali degli indicatori legati alla produzione e alla occupazione , il Chicago Fed national Activity Index (CFNAI) è sceso a -0,18 in ottobre dallo 0,18 di settembre. Tre delle quattro grandi categorie di indicatori che compongono l'indice sono diminuite da settembre, e solo una delle quattro ha dato un contributo positivo per l'indice nel mese di ottobre. La Fed di Chicago, spiega: "Quando la MA3 si muove sotto il valore di -0,70 dopo un periodo di espansione economica, vi è una crescente probabilità che la recessione è iniziata. Al contrario, quando il valore si sposta sopra -0,70 dopo un periodo di contrazione economica, vi è la probabilità crescente che la recessione è finita ".Un incrocio sotto il livello -0,7 ha indicato storicamente entro un mese o due l' inizio di recessione. Un incrocio sopra il livello ha indicato la fine della recessione entro 2-4 mesi. Il prossimo dato sul Chicago Fed Activity Index è previsto per il 23 dicembre 2013 ^^^^ Questo grafico mostra il Chicago Fed National Activity Index (media mobile a tre mesi) dal 1967. Secondo la Fed di Chicago: un valore pari a zero per l'indice indica che l'economia nazionale si sta espandendo al suo tasso tendenziale di crescita storica, i valori negativi indicano una crescita inferiore alla media, e valori positivi indicano una crescita superiore alla media.
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il clima sull’equity resta sereno( vedi nuovi massimi a wall street), ricordiamo che le aree che delimitano un’inversione del ciclo rimangono comunque ancora molto lontane (1550 S&P, 8100 Dax) e quindi allo stato attuale una pesante correzione tecnica è ipotizzabile solo tra alcuni mesi ( febbraio_marzo 2014?), I cavalieri del QE frenano ogni correzione di Wall Street. Per il maggiore indice si aprono spazi fino a 1950-2000 punti, con target finale anche maggiore. Poi, come sempre, arriverà una doccia fredda. L’andamento dei titoli di stato, l’asset che storicamente è la spia (in correlazione inversa) dell' equity, è sostanzialmente stazionario il Bund è al 1,75% e il tresaury al 2,74%.
Vediamo alcuni Trading System cosa ci dicono :
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Michael Joffe, professore di economia all’Imperial College di Londra, ha scatenato una polemica sui media britannici, formulando un’imbarazzante (per molti suoi colleghi) domanda nel corso di una conferenza organizzata dal Tesoro sul tema dell’insegnamento dell’economia in tempi di crisi. Perché, si è chiesto Joffe, tanti professori continuano a insegnare teorie che la realtà empirica degli ultimi anni ha clamorosamente smentito? Dopodiché ha aggiunto che, avendo domandato a un collega per quale motivo abbia inserito nel suo ultimo libro di testo una teoria palesemente falsificata dalla realtà, si è sentito rispondere candidamente che lo ha fatto perché l’editore se lo aspettava. Nel frattempo, l’Istituto per il rinnovamento del pensiero economico (INET), presieduto da un altro docente di economia della Oxford University, Eric Beinhocker, si è fatto promotore di una campagna per rompere l’egemonia del pensiero mainstream (rigorosamente liberista) nelle università, in modo che l’economia ridiventi una disciplina scientifica che tenta di descrivere la realtà come essa è, e non come dovrebbe essere, tornando a dare spazio alle teorie di Keynes e Marx – che spiegano la crisi attuale assai meglio di altre. Queste posizioni, come riferisce il Guardian, sono state accolte con simpatia dagli studenti di alcune Facoltà di Economia che contestano i loro docenti con le stesse motivazioni. Sarebbe auspicabile che qualcosa di analogo succedesse finalmente anche in Italia. Auspicabile, ma improbabile. Non perché da noi manchino professori di economia che esprimono posizioni radicalmente critiche nei confronti delle teorie mainstream, ma perché la totale convergenza ideologica fra destra, centro e sinistra che si è determinata nel nostro Paese, e che vede l’intera classe dirigente schierata a difesa dei dogmi liberisti, si rispecchia in un sistema dei media che si è trasformato in un vero e proprio ufficio di propaganda di quegli stessi dogmi, negando ogni spazio a posizioni alternative. I vari Alesina e Giavazzi – ironicamente battezzati dall’economista americano Paul Krugman, “Bocconi boys”, alludendo alla loro stretta parentela con la scuola ultraliberista dei Chicago boys – impazzano quotidianamente sulle pagine del Corriere della Sera, mentre i loro omologhi occupano militarmente quelle di quasi tutti gli altri quotidiani oltre agli spazi dei telegiornali. Si crea così una situazione che la studiosa tedesca di comunicazione Noelle Neumann definiva “spirale del silenzio”, situazione che si determina quando un’opinione fortemente sostenuta dai media e dal potere politico diventa talmente maggioritaria da “zittire” ogni opinione contraria (vedi l’economista citato da Joffe, che, pur consapevole di aver pubblicato falsità, si giustifica affermando che ha dovuto adeguarsi alle aspettative dell’editore). In attesa che si aprano spiragli per rompere l’assedio, siamo costretti a subirci lezioni come quelle del “naziliberista” Lord Nigel Lawson – ex ministro del governo Thatcher – il quale, intervistato da Danilo Taino (Corriere della Sera di giovedì 14 novembre), ci spiega che in Italia le cose vanno male perché da noi lo Stato pesa ancora troppo (!?) e che la salvezza potrà venire solo se e quando anche noi potremo usufruire a nostra volta di un “Momento Thatcher”. Evidentemente chi, come il sottoscritto, pensa che questo Momento lo stiamo già vivendo da un pezzo, sbaglia: del resto è noto che al peggio non c’è mai limite. Carlo Formenti su MicroMegablog (14 novembre 2013) |
Nonostante i compiti a casa, veniamo spediti a letto senza cena; e altri ceffoni, poco paterni, per la verità, sono in arrivo. La bocciatura da parte della Commissione della nostra legge di stabilità, innanzitutto, è una sonora sconfitta della linea Letta e non è la prima cattiva notizia. Svanisce così la possibilità di ricorrere alla "golden rule", il surplus per gli investimenti strategici da scorporare dal computo del deficit, che è stata in questi mesi agitata da Letta e Saccomanni come il premio che avremmo ricevuto qualora ci fossimo comportati da bravi scolaretti, non superando la soglia del 3% del rapporto deficit/Pil. Perché, va dato atto a Letta, siamo stati realmente fra i primi della classe, registrando un avanzo primario da Guinness. Ma, nonostante i sacrifici, il premio non arriva. Anzi, dovremo probabilmente rinunciare anche a quelle (poche) politiche di sollievo fiscale che il nostro governo, con la camicia di forza dell'austerità, era riuscito a implementare. Il gettito della manovra, a detta della Commissione, è minore di quanto previsto dal Mef, e potrà dunque scattare la clausola di salvaguardia che annullerà la riduzione delle tasse promessa. Infine, il parlamento di Strasburgo ha appena approvato i nuovi fondi strutturali "condizionati"; una pessima idea, voluta dalla Germania. I fondi europei, d'ora in poi, saranno erogati solo se il paese beneficiario non supererà la soglia deficit/Pil del 3% o in assenza di grossi squilibri macroeconomici. Se sgarriamo, dunque, niente soldi. Sfruttare i fondi strutturali, d'altronde, sarà sempre più una corsa ad ostacoli, fra principio di "addizionalità", ovvero di compartecipazione degli Enti locali - perennemente in pre-dissesto - alla spesa finanziata dall'Europa, e i lacci e lacciuoli del Patto di Stabilità interno. Ora, sarebbe semplicistico affermare che Letta ha sbagliato a puntare sulla strategia del bravo scolaretto, perché c'erano poche strade percorribili. Ma non ha fatto nulla per costruire alternative che, comunque, c'erano e ci sono nel dibattito politico internazionale. Mesi fa, personalità di spicco del Pd, come Romano Prodi e Gianni Pittella, si erano impegnati per pretendere forme di mutualizzazione del debito in cambio dell'adozione della disciplina fiscale. Ci saremmo aspettati che Letta tornasse a incalzare Sigmar Gabriel sugli eurobond, in occasione della sua recente visita al congresso della Spd, dato che per il presidente socialista questi strumenti erano oggetto della contrattazione con Merkel per la nascita del nuovo governo. Il premier, invece, ha sempre preferito tenere un basso profilo che alla fine non ci ha premiato. E ora i nodi vengono al pettine. Perché non abbiamo denunciato che la violazione delle regole sul surplus commerciale tedesco da parte della Commissione sono un bluff, non prevedendo sanzioni? Perché abbiamo chinato il capo di fronte alle minacce di una nuova procedura d'infrazione per lo sforamento della soglia del 3%, quando la Francia non è stata punita con un rapporto deficit/Pil del 4,1%? Perché non denunciare la concorrenza sleale della Germania con i suoi mini-job sottopagati e l'indifferenza di Barroso? In Europa, le regole s'interpretano per gli amici e si applicano ai bravi scolaretti. Capisco che Letta, uomo dall'alto profilo istituzionale, abbia paura di "attaccare l'Europa" e di esporla alla critica dei populisti. Ma questa non è l'Europa socialista e democratica che Letta dovrebbe difendere per logiche di scuderia. Il rischio, allora, è di sbagliare ancora una volta e svendere il nostro patrimonio pubblico per venire incontro alle richieste dei cattivi maestri europei. L'effetto della vendita di asset come Eni ed Enel per ridurre il debito, ad esempio, sarebbe addirittura negativo perché il rendimento di quelle azioni è superiore agli interessi pagati sul debito che verrebbe eliminato dalla vendita delle partecipazioni. In questo scenario, fare i bravi scolaretti diventa pericoloso, oltre che inutile. |
il clima sull’equity resta sereno( vedi nuovi massimi a wall street), ricordiamo che le aree che delimitano un’inversione del ciclo rimangono comunque ancora molto lontane (1550 S&P, 8100 Dax) e quindi allo stato attuale una pesante correzione tecnica è ipotizzabile solo tra alcuni mesi ( febbraio_marzo 2014?). L’andamento dei titoli di stato, l’asset che storicamente è la spia (in correlazione inversa) dell' equity, è sostanzialmente stazionario il Bund è al 1,71% e il tresaury al 2,70%.
Vediamo alcuni Trading System cosa ci dicono :
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Chicago Fed National Activity Index (CFNAI) è un indice mensile progettato per misurare l'attività economica globale e le relative pressioni inflazionistiche. Il valore zero per l'indice indica che l'economia nazionale si sta espandendo al ritmo storico di crescita, i valori negativi indicano una crescita inferiore alla media; e i valori positivi indicano una crescita superiore alla media. Si tratta di un indice composto di 85 indicatori mensili come spiegato in questo file PDF sul sito della Fed di Chicago. L'indice è costruito in modo che la media storica dell'indice è pari a zero. l'indicatore di per sé (CFNAI), è abbastanza rumoroso, mentre la media mobile a 3 mesi (CFNAI-MA3), è più utile a mostrare variazioni. L'indice è positivo per il secondo mese consecutivo, dopo essere stato negativo (che significa crescita sotto-trend) per cinque mesi consecutivi e in 12 degli ultimi 19 mesi. Ecco i paragrafi di apertura del rapporto: Il Chicago Fed Nazionale Activity Index (CFNAI) è aumentato a 0,14 nel mese di settembre dal 0,13 di agosto. Due delle quattro grandi categorie di indicatori che compongono l'indice sono aumentate da agosto, e tre delle quattro categorie hanno dato un contributo positivo alla posizione di indice a settembre. La Fed di Chicago, spiega: "Quando la MA3 si muove sotto il valore di -0,70 dopo un periodo di espansione economica, vi è una crescente probabilità che la recessione è iniziata. Al contrario, quando il valore si sposta sopra -0,70 dopo un periodo di contrazione economica, vi è la probabilità crescente che la recessione è finita ".Un incrocio sotto il livello -0,7 ha indicato storicamente entro un mese o due l' inizio di recessione. Un incrocio sopra il livello ha indicato la fine della recessione entro 2-4 mesi. Il prossimo dato sul Chicago Fed Activity Index è previsto per il 27 novembre 2013 ^^^^ Questo grafico mostra il Chicago Fed National Activity Index (media mobile a tre mesi) dal 1967. Secondo la Fed di Chicago: un valore pari a zero per l'indice indica che l'economia nazionale si sta espandendo al suo tasso tendenziale di crescita storica, i valori negativi indicano una crescita inferiore alla media, e valori positivi indicano una crescita superiore alla media.
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Inviato da: cassetta2
il 19/04/2023 alle 17:44
Inviato da: cassetta2
il 29/03/2020 alle 14:46
Inviato da: cassetta2
il 22/10/2019 alle 10:50
Inviato da: Lucky340
il 11/10/2019 alle 21:32
Inviato da: Lucky340
il 01/06/2018 alle 10:05