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Non intendo sollecitare investimenti.
Chiunque utilizzi spunti derivanti dalla mia analisi  agisce a proprio rischio e pericolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Messaggi di Novembre 2013

SuperIndice_USA(LEI) ancora in aumento a Ottobre

Post n°1647 pubblicato il 29 Novembre 2013 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

Il Conference Board Leading Economic Index ® il (LEI) per gli Stati Uniti è aumentato dello 0,2 per cento nel mese di ottobre  a 97,5 (2004 = 100), a seguito di un aumento del 0,9 per cento in settembre, e ad un aumento del 0,7 per cento nel mese di agosto.

 "Il LEI per li Stati Uniti è aumentato per quattro mesi consecutivi", ha detto Ken Goldstein, economista del Conference Board. "Nel complesso, i dati riflettono il rafforzamento delle condizioni dell'economia sottostante. Tuttavia, venti contrari persistono sul mercato del lavoro, accompagnati dalla prudenza nel  business e la preoccupazione per le battaglie sul  bilancio federale. La sfida più grande finora è stata  la debole domanda dei consumatori, che continua ad essere frenata da una crescita debole dei salari e  dai crolli di fiducia  degli stessi ."

L'uscita dei  prossimi  dati  è prevista per  giovedi  19  dicembre 2013.

   ^^^^^^^

il LEI è uno dei nostri leading indicator preferiti  poichè:

a) La correlazione tra LEI e PIL è molto elevata  come ci dimostra  Northern Trust nel  grafico, in cui il LEI – anticipato di un trimestre – viene messo a confronto con l’andamento del PIL americano dal 1960 a oggi.

b)  la relazione  tra Leading Indicator e mercato azionario è molto stretta ,  risulta evidente la quasi perfetta correlazione tra le due serie di dati: i punti di massimo e di minimo vengono quasi sempre raggiunti nello stesso periodo.I dati del Leading Indicator anticipano di circa sei mesi i movimenti dell’economia e che la stessa cosa succede con i mercati azionari, Il Conference Board (CB), l’istituto privato che elabora l’indice, considera che un calo del 2% in sei mesi, con la contemporanea flessione della maggior parte dei componenti, possa segnalare l’arrivo di una fase di recessione tra i tre e i nove mesi dopo l’ultima lettura; e viceversa, un rialzo  del 2% in sei mesi possa segnare l'arrivo di una espansione tra i tre e i nove mesi dopo l’ultima lettura .

pertanto noi  continuiamo ad  usare le indicazioni fornite dai  Leading Indicator per  riuscire ad ottenere buoni risultati dall’investimento!

i dieci componenti del The Conference Board Leading Economic Index® sono ora :

Average weekly hours, manufacturing

 

Average weekly initial claims for unemployment insurance

 

Manufacturers’ new orders, consumer goods and materials

 

ISM Index of New Orders

 

Manufacturers' new orders, nondefense capital goods excluding aircraft orders

 

Building permits, new private housing units

 

Stock prices, 500 common stocks

 

Leading Credit Index™

 

Interest rate spread, 10-year Treasury bonds less federal funds

 

Average consumer expectations for business and economic conditions

 


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Chicago Fed National Activity Index-Aggiornamento mensile(ottobre)

Post n°1646 pubblicato il 29 Novembre 2013 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

Chicago Fed National Activity Index (CFNAI) è un indice mensile progettato per misurare l'attività economica globale e le relative pressioni inflazionistiche. Il valore zero per l'indice indica che l'economia nazionale si sta espandendo al ritmo storico di crescita, i valori negativi indicano una crescita inferiore alla media; e i valori positivi indicano una crescita superiore alla media. Si tratta di un indice composto di 85 indicatori mensili come spiegato in questo file PDF  sul sito della Fed di Chicago. L'indice è costruito in modo che la media storica dell'indice è pari a zero.

l'indicatore di per sé (CFNAI), è abbastanza rumoroso, mentre   la media mobile a 3 mesi (CFNAI-MA3), è più utile a mostrare variazioni.

L'indice è stato negativo (nel senso di una crescita sotto trend) dopo due mesi positivi . L'indice  è stato sotto del trend per 13 degli ultimi 20 mesi. Ecco i paragrafi iniziali dal rapporto::

Guidati dai  cali degli  indicatori legati alla produzione e alla occupazione , il Chicago Fed national Activity Index (CFNAI) è sceso a -0,18 in ottobre dallo 0,18 di settembre. Tre delle quattro grandi categorie di indicatori che compongono l'indice sono diminuite da settembre, e solo una delle quattro  ha dato un contributo positivo per l'indice nel mese di ottobre.

La media mobile a tre mesi dell'indice, CFNAI-MA3, è  aumentata  a 0,06 nel mese di ottobre da -0,02 a settembre, segnando la sua prima lettura positiva in otto mesi.  CFNAI-MA3  di ottonre suggerisce che la crescita dell'attività economica nazionale è stata vicino al suo trend storico.
La crescita economica riflessa  in questo livello del CFNAI-MA3 suggerisce limitate pressioni inflazionistiche per il prossimo anno.


 La  Fed di Chicago, spiega:

"Quando la MA3 si muove sotto  il valore di  -0,70 dopo un periodo di espansione economica, vi è una crescente probabilità che la recessione è iniziata. Al contrario, quando il valore si sposta  sopra -0,70 dopo un periodo di contrazione economica,  vi è la probabilità crescente che la recessione è finita ".Un incrocio sotto  il livello  -0,7 ha indicato storicamente  entro un mese o due l' inizio di recessione. Un incrocio  sopra il livello ha indicato la fine  della recessione  entro  2-4 mesi. 

Il prossimo dato sul Chicago Fed Activity Index  è previsto per il 23 dicembre 2013

^^^^

da http://www.dshort.com/

Questo grafico mostra il Chicago Fed National Activity Index (media mobile a tre mesi) dal 1967. Secondo la Fed di Chicago: un valore pari a zero per l'indice indica che l'economia nazionale si sta espandendo al suo tasso tendenziale di crescita storica, i valori negativi indicano una crescita inferiore alla media, e valori positivi indicano una crescita superiore alla media.

 

 

 
 
 

Dal gelo all'Artico, rischio violento maltempo

Post n°1645 pubblicato il 27 Novembre 2013 da Lucky340
 
Tag: meteo
Foto di Lucky340

La prima ondata di gelo volgerà al termine entro 24 ore, ma l'attenzione è rivolta al fine settimana che sancirà il passaggio di testimone tra l'autunno e l'inverno meteorologico. Una nuova, violenta ondata di maltempo potrebbe investire una parte d'Italia ed ancora una volta la causa andrà attribuita all'Artico.

Che freddo!:
In molti, prima di ieri, nutrivano non poche perplessità sull'utilizzo del termine "gelo" in riferimento alla situazione attuale. Altri non credevano che su alcune regioni potesse nevicare così tanto. Per di più a fine novembre! Beh, ogni dubbio è stato fugato da quel che stiamo assaporando e dai notevoli disagi causati dalle abbondantissime nevicate. Rammentiamo che il nucleo gelido è giunto dall'Artico Russo dopo aver attraversato l'Europa orientale e Balcanica.

Pesante anomalia termica:
non che non ci si abbia fatto il callo, ma i repentini sbalzi termici sono spesso sbalorditivi. Ed ecco che dopo il caldo di ottobre, novembre ha riservato qualche piccola sorpresa. Attualmente stiamo registrando temperature decisamente inferiori alla norma, in alcuni casi anche di 10°C al di sotto delle medie stagionali. Ovviamente non è una situazione che può durare ed entro le prossime 48 ore avremo un ritorno verso valori più consoni al periodo. Anzi, in qualche caso è plausibile attendersi qualche grado in più. Ma avremo modo di discuterne dettagliatamente venerdì.

L'Alta delle Azzorre:
la citiamo perché da alcune settimane ha ripreso in mano le redini delle sorti meteorologiche europee, posizionandosi a ridosso - o al di sopra - dell'Europa occidentale. Collocazione che non sembra voler mutare, tant'è che nei prossimi giorni si innescherà l'ennesima ondulazione delle correnti d'alta quota ed un'altra irruzione d'aria fredda si farà largo sulla Mitteleuropa gettandosi nel Mediterraneo.

Incubo maltempo:
purtroppo ogni ondata di maltempo, soprattutto negli ultimi anni, rischia di tramutarsi in un vero e proprio incubo. L'irruzione succitata dovrebbe assumere un'asse d'inclinazione tale da condurla verso le Baleari. C'è da dire che l'attuale ondata di gelo sta stemperando l'estrema mitezza delle acque mediterranee, ma forse non di quella quantità necessaria a far sì che non si sviluppino "pericolose strutture cicloniche". Non a caso gli ultimi aggiornamenti modellistici disegnano un'area di Bassa Pressione a ridosso delle regioni meridionali, foriera di maltempo a tratti intenso e localmente estremo.

Situazione da monitorare attentamente:
un elemento che emerge dall'analisi modellistica comparata è la difficoltà nel collocare con precisione l'area ciclonica. La speranza è che possa scivolare rapidamente sul nord Africa, limitando le precipitazioni a carattere di nubifragio alla sola giornata di domenica. La paura è che invece possa stazionare a ridosso delle due Isole creando le basi per nuove situazioni di elevata criticità.

Altro freddo per l'Immacolata?:
Quel che si scorge nei modelli è un vero e proprio collasso del Vortice Polare, che potrebbe spingersi verso sud sfruttando l'ennesimo blocco anticiclonico atlantico. Il ponte dell'Immacolata sembrerebbe indicato dai modelli come propizio ad un'altra consistente ondata di freddo.

Focus: evoluzione sino al 10 dicembre 2013
Giovedì e venerdì potremo usufruire di una pausa relativa, con fenomeni in attenuazione anche nelle regioni Adriatiche e temperature in generale rialzo. Sabato, al contrario, la ben nota incursione artica andrà ad implementare una recrudescenza del maltempo su alcune regioni: Nord e Sud. Sulle prime nevicherà a bassissima quota, presumibilmente sino al piano tra Piemonte e ovest Lombardia. Sulle seconde prevediamo piogge localmente violente, soprattutto lungo la fascia ionica.

Ma potrebbe trattarsi di un semplice antipasto in attesa di un ulteriore peggioramento soprattutto nelle regioni meridionali e insulari, sul quale dovremo necessariamente tenerci aggiornati. Maltempo che andrebbe a condizionare la prima settimana di dicembre, in attesa della possente irruzione Artica ipotizzata in sede evolutiva.

Evoluzione sino al 15 dicembre 2013
Dovesse verificarsi l'ipotesi suddetta, si aprirebbe una crisi perturbata di chiaro stampo invernale. Freddo e neve potrebbero far visita, alle basse quote, a tante regioni d'Italia. Anche del versante tirrenico.

In conclusione.
Autunno che si appresta a lasciare strada all'inverno e sembra che il freddo, peculiarità assoluta del prossimo trimestre, possa alzare la voce già a dicembre.

 

 
 
 

Analisi Intermarket settimanale al 23/11/2013

Post n°1644 pubblicato il 24 Novembre 2013 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

il clima sull’equity resta  sereno( vedi nuovi massimi a wall street), ricordiamo che le aree che delimitano un’inversione del ciclo rimangono comunque ancora molto lontane (1550 S&P, 8100 Dax) e quindi allo  stato attuale una pesante correzione tecnica   è ipotizzabile solo tra alcuni mesi ( febbraio_marzo 2014?), I cavalieri del QE frenano ogni correzione di Wall Street. Per il maggiore indice si aprono spazi fino a 1950-2000 punti, con target finale anche maggiore. Poi, come sempre, arriverà una doccia fredda.

L’andamento dei titoli di stato, l’asset che storicamente è la spia (in correlazione inversa) dell' equity,  è sostanzialmente stazionario    il Bund  è  al   1,75e il tresaury al  2,74%.


Vediamo alcuni indicatori in ottica MACROTECNICA:

  •  La curva dei rendimenti non è invertita. Nel caso in cui i tassi di interesse a breve termine sono più elevati rispetto ai tassi a lungo termine, fa presagire male per l'economia (intesa come azioni e obbligazioni).Uno dei modelli più potenti per predire la recessione  nel'anno successivo è lo scarto della  curva dei rendimenti tra il T-Note a 10 anni e il T-bond  a 3 mesi.  I risultati di uno studio della Federal Reserve (Estrella e Mishkin) per il periodo 1960-1995  ha collegato il valore dello spread in punti percentuali alla probabilità di recessione. Un margine positivo (con valori compresi tra 1,21-0,02)  è collegato con probabilità del 5% al 25%. Una volta che lo scarto gira negativo, le probabilità vanno dal 30% ad una lettura di -0,17, al 70% a -1,46, 80% a -1,85 e il 90% a -2,40. Ora siamo a 2,67.

 

  • Il Margin Debt, ovvero l'ammontare di denaro preso a prestito dagli operatori USA per l'acquisto di azioni e altre attività finanziarie, è in  risalita a settembre  a 401.239 miliardi di dollari dai 382.926  di agosto. Questo è un indicatore leading (anticipatore) dei possibili punti di svolta del mercato azionario americano, il cui andamento va a rafforzare i cicli virtuosi rialzisti e ad amplificare quelli viziosi in caso di ribasso.I dati attuali non preannunciano fasi di svolta alla fase toro.

Vediamo alcuni Trading System cosa ci dicono :

  • IL mio TS "Trend_Hunter"timeframe daily, ottimo per prendere posizione nel mercato con ottica di medio_lungo termine, sulle principali borse mondiali vede  una situazione   sempre  rialzista sulle borse occidentali  stazionaria nell'area BRIC con  le commodities  sempre in affanno (grafico allegato).
  • Il TS su  timeframe orari sui futures  (Speed_Hunter) conferma il LONG sui principali indici occidentali con l'oro  in fase  short in compagnia del greggio.
  • l’andamento dell’Up-Down Volume al NYSE, in termini di media a 250 giorni conferma il LONG, il dato differenziale risulta positivo  dalla fine   di luglio 2012. Da allora, non è mai tornato sotto la linea dello zero,"ossia se i compratori prevalgono sui venditori, il mercato sale, punto. Inutile agitare spauracchi, come invano è stato fatto per buona parte di questo fantastico anno borsistico: se vi è prevalenza di Up Volume, non ci sarà motivo di temere_Gaetano Evangelista".
 

 
 
 

L’egemonia liberista nei media ovvero Le bugie degli economisti neoliberisti sulla crisi

Post n°1643 pubblicato il 21 Novembre 2013 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

Michael Joffe, professore di economia all’Imperial College di Londra, ha scatenato una polemica sui media britannici, formulando un’imbarazzante (per molti suoi colleghi) domanda nel corso di una conferenza organizzata dal Tesoro sul tema dell’insegnamento dell’economia in tempi di crisi. Perché, si è chiesto Joffe, tanti professori continuano a insegnare teorie che la realtà empirica degli ultimi anni ha clamorosamente smentito?

Dopodiché ha aggiunto che, avendo domandato a un collega per quale motivo abbia inserito nel suo ultimo libro di testo una teoria palesemente falsificata dalla realtà, si è sentito rispondere candidamente che lo ha fatto perché l’editore se lo aspettava. Nel frattempo, l’Istituto per il rinnovamento del pensiero economico (INET), presieduto da un altro docente di economia della Oxford University, Eric Beinhocker, si è fatto promotore di una campagna per rompere l’egemonia del pensiero mainstream (rigorosamente liberista) nelle università, in modo che l’economia ridiventi una disciplina scientifica che tenta di descrivere la realtà come essa è, e non come dovrebbe essere, tornando a dare spazio alle teorie di Keynes e Marx – che spiegano la crisi attuale assai meglio di altre.

Queste posizioni, come riferisce il Guardian, sono state accolte con simpatia dagli studenti di alcune Facoltà di Economia che contestano i loro docenti con le stesse motivazioni. Sarebbe auspicabile che qualcosa di analogo succedesse finalmente anche in Italia. Auspicabile, ma improbabile. Non perché da noi manchino professori di economia che esprimono posizioni radicalmente critiche nei confronti delle teorie mainstream, ma perché la totale convergenza ideologica fra destra, centro e sinistra che si è determinata nel nostro Paese, e che vede l’intera classe dirigente schierata a difesa dei dogmi liberisti, si rispecchia in un sistema dei media che si è trasformato in un vero e proprio ufficio di propaganda di quegli stessi dogmi, negando ogni spazio a posizioni alternative.

I vari Alesina e Giavazzi – ironicamente battezzati dall’economista americano Paul Krugman, “Bocconi boys”, alludendo alla loro stretta parentela con la scuola ultraliberista dei Chicago boys – impazzano quotidianamente sulle pagine del Corriere della Sera, mentre i loro omologhi occupano militarmente quelle di quasi tutti gli altri quotidiani oltre agli spazi dei telegiornali. Si crea così una situazione che la studiosa tedesca di comunicazione Noelle Neumann definiva “spirale del silenzio”, situazione che si determina quando un’opinione fortemente sostenuta dai media e dal potere politico diventa talmente maggioritaria da “zittire” ogni opinione contraria (vedi l’economista citato da Joffe, che, pur consapevole di aver pubblicato falsità, si giustifica affermando che ha dovuto adeguarsi alle aspettative dell’editore).

In attesa che si aprano spiragli per rompere l’assedio, siamo costretti a subirci lezioni come quelle del “naziliberista” Lord Nigel Lawson – ex ministro del governo Thatcher – il quale, intervistato da Danilo Taino (Corriere della Sera di giovedì 14 novembre), ci spiega che in Italia le cose vanno male perché da noi lo Stato pesa ancora troppo (!?) e che la salvezza potrà venire solo se e quando anche noi potremo usufruire a nostra volta di un “Momento Thatcher”. Evidentemente chi, come il sottoscritto, pensa che questo Momento lo stiamo già vivendo da un pezzo, sbaglia: del resto è noto che al peggio non c’è mai limite.

Carlo Formenti su MicroMegablog

(14 novembre 2013)

 
 
 

Letta e la Commissione UE. Fare i bravi scolaretti non premia

Post n°1642 pubblicato il 20 Novembre 2013 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

Nonostante i compiti a casa, veniamo spediti a letto senza cena; e altri ceffoni, poco paterni, per la verità, sono in arrivo.

La bocciatura da parte della Commissione della nostra legge di stabilità, innanzitutto, è una sonora sconfitta della linea Letta e non è la prima cattiva notizia.

Svanisce così la possibilità di ricorrere alla "golden rule", il surplus per gli investimenti strategici da scorporare dal computo del deficit, che è stata in questi mesi agitata da Letta e Saccomanni come il premio che avremmo ricevuto qualora ci fossimo comportati da bravi scolaretti, non superando la soglia del 3% del rapporto deficit/Pil.

Perché, va dato atto a Letta, siamo stati realmente fra i primi della classe, registrando un avanzo primario da Guinness. Ma, nonostante i sacrifici, il premio non arriva. Anzi, dovremo probabilmente rinunciare anche a quelle (poche) politiche di sollievo fiscale che il nostro governo, con la camicia di forza dell'austerità, era riuscito a implementare.

Il gettito della manovra, a detta della Commissione, è minore di quanto previsto dal Mef, e potrà dunque scattare la clausola di salvaguardia che annullerà la riduzione delle tasse promessa.

Infine, il parlamento di Strasburgo ha appena approvato i nuovi fondi strutturali "condizionati"; una pessima idea, voluta dalla Germania.

I fondi europei, d'ora in poi, saranno erogati solo se il paese beneficiario non supererà la soglia deficit/Pil del 3% o in assenza di grossi squilibri macroeconomici. Se sgarriamo, dunque, niente soldi.

Sfruttare i fondi strutturali, d'altronde, sarà sempre più una corsa ad ostacoli, fra principio di "addizionalità", ovvero di compartecipazione degli Enti locali - perennemente in pre-dissesto - alla spesa finanziata dall'Europa, e i lacci e lacciuoli del Patto di Stabilità interno.

Ora, sarebbe semplicistico affermare che Letta ha sbagliato a puntare sulla strategia del bravo scolaretto, perché c'erano poche strade percorribili. Ma non ha fatto nulla per costruire alternative che, comunque, c'erano e ci sono nel dibattito politico internazionale.

Mesi fa, personalità di spicco del Pd, come Romano Prodi e Gianni Pittella, si erano impegnati per pretendere forme di mutualizzazione del debito in cambio dell'adozione della disciplina fiscale.

Ci saremmo aspettati che Letta tornasse a incalzare Sigmar Gabriel sugli eurobond, in occasione della sua recente visita al congresso della Spd, dato che per il presidente socialista questi strumenti erano oggetto della contrattazione con Merkel per la nascita del nuovo governo.

Il premier, invece, ha sempre preferito tenere un basso profilo che alla fine non ci ha premiato. E ora i nodi vengono al pettine.

Perché non abbiamo denunciato che la violazione delle regole sul surplus commerciale tedesco da parte della Commissione sono un bluff, non prevedendo sanzioni?

Perché abbiamo chinato il capo di fronte alle minacce di una nuova procedura d'infrazione per lo sforamento della soglia del 3%, quando la Francia non è stata punita con un rapporto deficit/Pil del 4,1%?

Perché non denunciare la concorrenza sleale della Germania con i suoi mini-job sottopagati e l'indifferenza di Barroso?
Perché insistiamo in questo masochistico autodafè sui limiti della nostra competitività, senza rilevare che l'Euro è tenuto artificialmente basso, per agevolare Berlino e penalizzare i paesi periferici dell'Eurozona come l'Italia?

In Europa, le regole s'interpretano per gli amici e si applicano ai bravi scolaretti. Capisco che Letta, uomo dall'alto profilo istituzionale, abbia paura di "attaccare l'Europa" e di esporla alla critica dei populisti.

Ma questa non è l'Europa socialista e democratica che Letta dovrebbe difendere per logiche di scuderia.
Barroso è del Ppe. La Commissione è stata votata da un parlamento a maggioranza conservatrice. E lo stesso Consiglio che ha redatto il Fiscal compact era dominato da Merkel, Sarkozy, Rajoy, Cameron e Berlusconi.

Il rischio, allora, è di sbagliare ancora una volta e svendere il nostro patrimonio pubblico per venire incontro alle richieste dei cattivi maestri europei.

L'effetto della vendita di asset come Eni ed Enel per ridurre il debito, ad esempio, sarebbe addirittura negativo perché il rendimento di quelle azioni è superiore agli interessi pagati sul debito che verrebbe eliminato dalla vendita delle partecipazioni.

In questo scenario, fare i bravi scolaretti diventa pericoloso, oltre che inutile.

 

Alessio Postiglione da HuffingtonPost.it

 
 
 

Wall Street salirà fino a +30% prima di ridiscendere nell'abisso

Post n°1641 pubblicato il 20 Novembre 2013 da Lucky340
 
Tag: outlook
Foto di Lucky340

 

NEW YORK (WSI) - Prima di sprofondare negli abissi, Wall Street salirà ancora. Jeremy Grantham, tra i fondatori della banca d’affari GMO, famoso per la sua innata prudenza nei confronti dei mercato azionario, è dell’idea che, nonostante siano già evidenti sul mercato Usa segnali che indicano la presenza di una bolla, "la Borsa e soprattutto i titoli che non appartengono alle blue chips segneranno nei prossimi due anni un progresso ulteriore tra il 20% al 30%".

"A quel punto - scrive Grantham nella sua lettera trimestrale agli investitori - assisteremo allo scoppio della terza bolla dal 1999. E di questo saranno felici Greenspan, Bernanke e Yellen perché di sicuro hanno messo in conto qualcosa del genere. Noi investitori, invece, otterremo quello che ci meritiamo."

Per Grantham, la politica eccessivamente espansiva portata avanti dalla coppia Greenspan - Bernanke, e che sarà proseguita da Yellen, continuerà ad alimentare la crescita del mercato azionario. "A questo punto, credo che ci vorrebbe uno shock economico grave per compensare gli effetti delle droghe iniettate nel mercato dalla Fed".

"Nel mercato azionario Usa ci sono già i primi segnali di una bolla. Gli investitori devono dunque essere consapevoli che il mercato statunitense è già troppo caro. Anzi, crediamo che alla luce dei corsi attuali il rischio è quello di ottenere rendimenti reali negativi per sette anni".

Guardando invece fuori dagli Stati Uniti, Grantham nota che, dalla scorsa estate, la maggior parte dei mercati esteri, ha iniziato a correre ma che al momento risulta comunque più a buon mercato rispetto a Wall Street.

"A nostro avviso, gli investitori prudenti dovrebbero già ridurre le loro scommesse sull’azionario e il livello di rischio. Una delle lezioni più dolorose nell'azionario è che l'investitore prudente deve quasi sempre rinunciare a probabili guadagni quando il mercato viaggia su livelli alti, come quelli attuali. In questo momento, tuttavia, la speculazione può far male decisamente più male della prudenza. Questa è la vita! E con una Fed come la nostra è probabilmente quello che ci meritiamo".

da wallstreeitialia

 
 
 

Italia e debito: perchè dobbiamo inseguire la follia della Ue?

Post n°1640 pubblicato il 18 Novembre 2013 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

ROMA (WSI) - Venerdì la UE ha bocciato il piano di austerità italiano, basato su una serie di misure che dovrebbero garantire il contenimento del deficit pubblico entro il 3%.

Vediamo di ragionare. Il Governo vara un piano che nel migliore dei casi protrae una situazione di stallo dell’economia senza peraltro avere alcuna chance di ridurre il debito, ciò in quanto il saldo è comunque un deficit anche se inferiore al 3%….e quindi non potrà che accrescere il debito pubblico almeno nominalmente.

Quindi è una manovra che non riduce il debito, ma che non stimola l’economia e condanna il Paese alla recessione. Dulcis in fundo, è stata anche bocciata dalla UE! Quindi, per quanto inutile ed anzi dannosa sia sul piano dell’economia nazionale non ha neanche raccolto il plauso della UE.

Ci sarebbe da prendere Letta, chiuderlo in una stanza e costringerlo a rispondere ad alcune semplici domande. Tra queste: come può un Paese in recessione da anni e un PIL reale in picchiata pensare di restituire i debiti mediante misure di austerità? Cioè sottraendo liquidità al sistema economico, che ne avrebbe bisogno per essere stimolato?

Ma soprattutto, la madre di tutte le domande è un’altra: CHI ha chiesto di ridurre il debito? Da dove proviene l’esigenza impellente di ridurre il debito?

Se guardiamo alle aste di BOT e BTP degli ultimi mesi, la domanda di titoli è largamente eccedente l’offerta, tant’è che i rendimenti sono scesi in picchiata con i BOT sotto alla soglia storica di 1% ed il BTP decennale attorno al 4%. Ciò, si badi, nonostante il giudizio delle agenzie di rating vorrebbe che pagassimo rendimenti in linea con Marocco, Perù e Kazakistan….

Circa il 55% del debito pubblico italiano è detenuto da soggetti residenti, tra cui banche, famiglie e imprese. Se le banche hanno drasticamente ridotto le politiche di credito e pertanto accumulano liquidità così come i singoli risparmiatori accumulano risparmi, l’unico modo per ricondurre i la liquidità infruttifera nel circuito economico è di fare debito pubblico!

Perché dobbiamo inseguire la follia della UE che condanna il Governo a strozzare il flusso degli investimenti? Il problema non è la crescita del debito pubblico, ma l’impiego che ne viene fatto.

Il Giappone ha un debito/PIL del 220%, e nessuno si scandalizza. Il debito è sottoscritto al 90% da residenti, che con questo meccanismo riciclano i risparmi all’interno del sistema, cosi le aziende continuano ad investire e ad assumere, basti guardare al dato sulla disoccupazione che in Giappone è al 4%!!!

L’unica risposta che si potrebbe opporre è che maggiore debito aumenta gli interessi passivi. Beh, intanto oggi ci si potrebbe indebitare ad un costo medio inferiore agli ultimi 10 anni, e quindi un indebitamento marginale abbassa il costo medio.

Ma, soprattutto, se il debito fosse contratto a fronte di investimenti strutturali e manovre di stimolo all’economia il PIL riprenderebbe a crescere a tassi del 2-3%, lo Stato incasserebbe un maggiore gettito fiscale ed è allora che si potrebbe pensare di mettere mano al debito…

da Wallstreetitalia

 
 
 

Analisi Intermarket settimanale al 16/11/2013

Post n°1639 pubblicato il 16 Novembre 2013 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

il clima sull’equity resta  sereno( vedi nuovi massimi a wall street), ricordiamo che le aree che delimitano un’inversione del ciclo rimangono comunque ancora molto lontane (1550 S&P, 8100 Dax) e quindi allo  stato attuale una pesante correzione tecnica   è ipotizzabile solo tra alcuni mesi ( febbraio_marzo 2014?).

L’andamento dei titoli di stato, l’asset che storicamente è la spia (in correlazione inversa) dell' equity,  è sostanzialmente stazionario    il Bund  è  al   1,71e il tresaury al  2,70%.


Vediamo alcuni indicatori in ottica MACROTECNICA:

  •  La curva dei rendimenti non è invertita. Nel caso in cui i tassi di interesse a breve termine sono più elevati rispetto ai tassi a lungo termine, fa presagire male per l'economia (intesa come azioni e obbligazioni).Uno dei modelli più potenti per predire la recessione  nel'anno successivo è lo scarto della  curva dei rendimenti tra il T-Note a 10 anni e il T-bond  a 3 mesi.  I risultati di uno studio della Federal Reserve (Estrella e Mishkin) per il periodo 1960-1995  ha collegato il valore dello spread in punti percentuali alla probabilità di recessione. Un margine positivo (con valori compresi tra 1,21-0,02)  è collegato con probabilità del 5% al 25%. Una volta che lo scarto gira negativo, le probabilità vanno dal 30% ad una lettura di -0,17, al 70% a -1,46, 80% a -1,85 e il 90% a -2,40. Ora siamo a 2,62.

 

  • Il Margin Debt, ovvero l'ammontare di denaro preso a prestito dagli operatori USA per l'acquisto di azioni e altre attività finanziarie, è in  risalita a settembre  a 401.239 miliardi di dollari dai 382.926  di agosto. Questo è un indicatore leading (anticipatore) dei possibili punti di svolta del mercato azionario americano, il cui andamento va a rafforzare i cicli virtuosi rialzisti e ad amplificare quelli viziosi in caso di ribasso.I dati attuali non preannunciano fasi di svolta alla fase toro.

Vediamo alcuni Trading System cosa ci dicono :

  • IL mio TS "Trend_Hunter"timeframe daily, ottimo per prendere posizione nel mercato con ottica di medio_lungo termine, sulle principali borse mondiali vede  una situazione   sempre  rialzista sulle borse occidentali  stazionaria nell'area BRIC con  le commodities  sempre in affanno (grafico allegato).
  • Il TS su  timeframe orari sui futures  (Speed_Hunter) conferma il LONG sui principali indici occidentali con l'oro di nuovo in fase  short in compagnia del greggio .
  • l’andamento dell’Up-Down Volume al NYSE, in termini di media a 200 giorni conferma il LONG, il dato differenziale risulta positivo  dalla fine   giugno 2012. Da allora, non è mai tornato sotto la linea dello zero, "ossia se i compratori prevalgono sui venditori, il mercato sale, punto. Inutile agitare spauracchi, come invano è stato fatto per buona parte di questo fantastico anno borsistico: se vi è prevalenza di Up Volume, non ci sarà motivo di temere_Gaetano Evangelista".

 
 
 

Chicago Fed National Activity Index-Aggiornamento mensile(settembre)

Post n°1638 pubblicato il 15 Novembre 2013 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

Chicago Fed National Activity Index (CFNAI) è un indice mensile progettato per misurare l'attività economica globale e le relative pressioni inflazionistiche. Il valore zero per l'indice indica che l'economia nazionale si sta espandendo al ritmo storico di crescita, i valori negativi indicano una crescita inferiore alla media; e i valori positivi indicano una crescita superiore alla media. Si tratta di un indice composto di 85 indicatori mensili come spiegato in questo file PDF  sul sito della Fed di Chicago. L'indice è costruito in modo che la media storica dell'indice è pari a zero.

l'indicatore di per sé (CFNAI), è abbastanza rumoroso, mentre   la media mobile a 3 mesi (CFNAI-MA3), è più utile a mostrare variazioni.

L'indice è positivo per il secondo mese consecutivo, dopo essere stato negativo (che significa crescita sotto-trend) per cinque mesi consecutivi e in 12 degli ultimi 19 mesi. Ecco i paragrafi di apertura del rapporto:

Il Chicago Fed Nazionale Activity Index (CFNAI) è aumentato a 0,14 nel mese di settembre dal 0,13 di agosto. Due delle quattro grandi categorie di indicatori che compongono l'indice sono  aumentate da agosto, e tre delle quattro categorie hanno dato un contributo positivo alla posizione di indice a settembre.

la media mobile  a tre mesi dell'indice, CFNAI-MA3,  è aumentata a -0.03 a settembre dallo -0.15 nel mese di agosto, segnando la sua settima lettura consecutiva sotto lo zero.
Il CFNAI-MA3  di settembre suggerisce che la crescita dell'attività economica nazionale è stata  leggermente al di sotto del trend storico. La crescita economica riflessa  in questo livello del CFNAI-MA3 suggerisce limitate pressioni inflazionistiche per il prossimo anno.

 La  Fed di Chicago, spiega:

"Quando la MA3 si muove sotto  il valore di  -0,70 dopo un periodo di espansione economica, vi è una crescente probabilità che la recessione è iniziata. Al contrario, quando il valore si sposta  sopra -0,70 dopo un periodo di contrazione economica,  vi è la probabilità crescente che la recessione è finita ".Un incrocio sotto  il livello  -0,7 ha indicato storicamente  entro un mese o due l' inizio di recessione. Un incrocio  sopra il livello ha indicato la fine  della recessione  entro  2-4 mesi. 

Il prossimo dato sul Chicago Fed Activity Index  è previsto per il 27 novembre  2013

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da http://www.dshort.com/

Questo grafico mostra il Chicago Fed National Activity Index (media mobile a tre mesi) dal 1967. Secondo la Fed di Chicago: un valore pari a zero per l'indice indica che l'economia nazionale si sta espandendo al suo tasso tendenziale di crescita storica, i valori negativi indicano una crescita inferiore alla media, e valori positivi indicano una crescita superiore alla media.

 

 

 
 
 
 
 

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