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Non intendo sollecitare investimenti.
Chiunque utilizzi spunti derivanti dalla mia analisi  agisce a proprio rischio e pericolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Messaggi di Dicembre 2013

Chicago Fed National Activity Index-Aggiornamento mensile(novembre)

Post n°1658 pubblicato il 28 Dicembre 2013 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

Chicago Fed National Activity Index (CFNAI) è un indice mensile progettato per misurare l'attività economica globale e le relative pressioni inflazionistiche. Il valore zero per l'indice indica che l'economia nazionale si sta espandendo al ritmo storico di crescita, i valori negativi indicano una crescita inferiore alla media; e i valori positivi indicano una crescita superiore alla media. Si tratta di un indice composto di 85 indicatori mensili come spiegato in questo file PDF  sul sito della Fed di Chicago. L'indice è costruito in modo che la media storica dell'indice è pari a zero.

l'indicatore di per sé (CFNAI), è abbastanza rumoroso, mentre   la media mobile a 3 mesi (CFNAI-MA3), è più utile a mostrare variazioni.

L'indice è stato positivo in novembre (nel senso di una crescita sopra trend) dopo una leggera flessione in ottobre . L'indice  è stato sotto il  trend  storico per 13 degli ultimi 21 mesi. Ecco i paragrafi iniziali dal rapporto:

Guidati dai  guadagni degli  indicatori legati alla produzione e alla occupazione , il Chicago Fed national Activity Index (CFNAI) è aumentato  a + 0,60 in novembre dal -0,07 di ottobre. Tutte e quattro le grandi categorie di indicatori che compongono l'indice sono aumentate  da ottobre, e tre delle quattro  hanno  dato un contributo positivo per l'indice nel mese di ottobre.

La media mobile a tre mesi dell'indice, CFNAI-MA3, è  aumentata  a 0,25 nel mese di novembre  da + 0,12 in  ottobre , segnando la sua seconda  lettura positiva e il valore più elevato dal febbraio 2012.  CFNAI-MA3  di novembre suggerisce che la crescita dell'attività economica nazionale è stata superiore al suo trend storico. La crescita economica riflessa  in questo livello del CFNAI-MA3 suggerisce limitate pressioni inflazionistiche per il prossimo anno.

 La  Fed di Chicago, spiega:

"Quando la MA3 si muove sotto  il valore di  -0,70 dopo un periodo di espansione economica, vi è una crescente probabilità che la recessione è iniziata. Al contrario, quando il valore si sposta  sopra -0,70 dopo un periodo di contrazione economica,  vi è la probabilità crescente che la recessione è finita ".Un incrocio sotto  il livello  -0,7 ha indicato storicamente  entro un mese o due l' inizio di recessione. Un incrocio  sopra il livello ha indicato la fine  della recessione  entro  2-4 mesi. 

Il prossimo dato sul Chicago Fed Activity Index  è previsto per il 23 gennaio 2014

^^^^

da http://www.dshort.com/

Questo grafico mostra il Chicago Fed National Activity Index (media mobile a tre mesi) dal 1967. Secondo la Fed di Chicago: un valore pari a zero per l'indice indica che l'economia nazionale si sta espandendo al suo tasso tendenziale di crescita storica, i valori negativi indicano una crescita inferiore alla media, e valori positivi indicano una crescita superiore alla media.

 

 

 
 
 

BUON NATALE

Post n°1657 pubblicato il 24 Dicembre 2013 da Lucky340
 
Tag: Natale&
Foto di Lucky340

CON QUESTA  FAVOLOSA "SONG"  AUGURO A TUTTI VOI AMICI E AMICHE BUON NATALE  E UN FANTASTICO FINE ANNO!

CIAOOOOOOOOOOOO!

 

 

Last Christmas dei Wham

Lo scorso Natale ti ho dato il mio cuore
ma proprio il giorno dopo l'hai buttato via
quest'anno, per salvarmi dalle lacrime
lo darò a qualcuno   speciale 

..........................


una stanza affollata
amici con gli occhi stanchi
mi sto nascondendo da te
e dalla tua anima di ghiaccio
mio Dio pensavo tu fossi qualcuno
su cui poter contare
ed io? credo che ero solo una
spalla su cui poter piangere

il viso di un amante con il fuoco nel cuore
un uomo sotto copertura ma tu mi hai distrutto
adesso ho trovato un amore vero
e tu non mi ingannerai di nuovo

 

Lo scorso Natale ti ho dato il mio cuore
ma proprio il giorno dopo l'hai buttato via
quest'anno, per salvarmi dalle lacrime
lo darò a qualcuno   speciale

 

 
 
 

Analisi Intermarket settimanale al 21/12/2013

Post n°1656 pubblicato il 22 Dicembre 2013 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

il clima sull’equity resta  sereno( vedi nuovi massimi a wall street e rally giapponese), ricordiamo che le aree che delimitano un’inversione del ciclo rimangono comunque ancora molto lontane (1550 S&P, 8100 Dax) e quindi allo  stato attuale una pesante correzione tecnica  è ipotizzabile solo tra alcuni mesi(marzo_aprile 2014?).

L’andamento dei titoli di stato, l’asset che storicamente è la spia (in correlazione inversa) dell' equity,  indica  ora un rialzo, modesto  dei rendimenti  il Bund  è  al   1,87e il tresaury al  2,89%.


Vediamo alcuni indicatori in ottica MACROTECNICA:

  •  La curva dei rendimenti non è invertita. Nel caso in cui i tassi di interesse a breve termine sono più elevati rispetto ai tassi a lungo termine, fa presagire male per l'economia (intesa come azioni e obbligazioni).Uno dei modelli più potenti per predire la recessione  nel'anno successivo è lo scarto della  curva dei rendimenti tra il T-Note a 10 anni e il T-bond  a 3 mesi.  I risultati di uno studio della Federal Reserve (Estrella e Mishkin) per il periodo 1960-1995  ha collegato il valore dello spread in punti percentuali alla probabilità di recessione. Un margine positivo (con valori compresi tra 1,21-0,02)  è collegato con probabilità del 5% al 25%. Una volta che lo scarto gira negativo, le probabilità vanno dal 30% ad una lettura di -0,17, al 70% a -1,46, 80% a -1,85 e il 90% a -2,40. Ora siamo a 2,82.

 

  • Il Margin Debt, ovvero l'ammontare di denaro preso a prestito dagli operatori USA per l'acquisto di azioni e altre attività finanziarie, è in  crescita anche a novembre a 423.703 miliardi di dollari dai 412.459  di ottobre. Questo è un indicatore leading (anticipatore) dei possibili punti di svolta del mercato azionario americano, il cui andamento va a rafforzare i cicli virtuosi rialzisti e ad amplificare quelli viziosi in caso di ribasso.I dati attuali preannunciano lo sviluppo della  fase  toro.

Vediamo alcuni Trading System cosa ci dicono :

  • IL mio TS "Trend_Hunter"timeframe daily, ottimo per prendere posizione nel mercato con ottica di medio_lungo termine, sulle principali borse mondiali vede  una situazione   sempre  rialzista sulle borse occidentali  stazionaria nell'area BRIC con  le commodities  sempre in affanno (grafico allegato).
  • Il TS su  timeframe orari sui futures  (Speed_Hunter) conferma il LONG sui principali indici occidentali con l'oro  in fase  short con il  greggio vicino al brekout rialzista.
  • Il trading system reso popolare da Dog Short su base mensile  ancora  LONG per dicembre sullo Sp_500,  con tre Etf del portafoflio iVY IEF-obbligazionario USA a medio termine ,  DBC- fondo sulle commodities e VNQ immobiliare USA che segnalano  "cash" con  tutte e due le  SMA a  10 e a 12 mesi.
  • l’andamento dell’Up-Down Volume al NYSE a 32,78, in termini di media a 250 giorni conferma il LONG ($NYUD), il dato differenziale risulta positivo  dalla fine   di luglio 2012. Da allora, non è mai tornato sotto la linea dello zero,"ossia se i compratori prevalgono sui venditori, il mercato sale, punto. Inutile agitare spauracchi, come invano è stato fatto per buona parte di questo fantastico anno borsistico: se vi è prevalenza di Up Volume, non ci sarà motivo di temere_Gaetano Evangelista".

 
 
 

Usa: boom Pil III trimestre, rivisto al rialzo a +4,1%

Post n°1655 pubblicato il 20 Dicembre 2013 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

Il prodotto interno lordo degli Stati Uniti ha messo a segno una crescita del 4,1% nel corso del terzo trimestre dell'anno. E' quanto risulta dall'ultima revisione del dato.

Il Pil era stato già rivisto al rialzo lo scorso 5 dicembre al +3,6%, dal +2,8% noto dai numeri preliminari.

Gli analisti intervistati da Bloomberg avevano previsto un rialzo per la revisione finale del 3,6%.

La pubblicazione del dato segue la decisione della Fed, qualche giorno fa, di avviare il tapering, iniziando a staccare la spina QE. A partire da gennaio, gli acquisti di asset verranno ridotti di $10 miliardi al mese, a $75 miliardi al mese, contro gli attuali $85 miliardi.

Ma la pubblicazione del Pil ora porta molti operatori a credere che la Fed potrebbe decidere anche di velocizzare in futuro il tapering, vista la solidità dei fondamentali.

Il tasso annuo del 4,1% è il più forte in due anni. A sostenere l'economia Usa, stando a quanto riporta il dipartimento del Commercio, sono stati principalmente la spesa dei consumatori e gli investimenti aziendali, soprattutto in software (rivisti al rialzo a +5,8%, contro il +1,7% inizialmente reso noto).

Le spese per consumi, di fatto, sono salite +2%, rispetto al +1,4% inizialmente comunicato.

Le scorte si sono attestate a $115,7 miliardi, le esportazioni sono avanzate +3,9% (contro +3,7% del dato dell'ultima revisione), mentre le importazioni sono state riviste al ribasso da +2,7% a +2,4%.

L'inflazione misurata dall'indice dei prezzi al consumo PCE è salita su base annua dell'1,9%, mentre su base core il rialzo è stato dell'1,4%.

da Wallstreetitalia

 
 
 

SuperIndice_USA(LEI) aumenta a Novembre

Post n°1654 pubblicato il 20 Dicembre 2013 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

Il Conference Board Leading Economic Index ® il (LEI) per gli Stati Uniti č aumentato dello 0,8 per cento nel mese di  novembre   a 97,5 (2004 = 100), a seguito di un aumento del 0,1 per cento in ottobre , e ad un aumento del 1,0  per cento nel mese di settembre.

 Il LEI prosegue  in  un trend al rialzo con un'ampia base, suggerendo un graduale  rafforzamento delle condizioni economiche attraverso primi mesi del 2014", ha detto Ataman Ozyildirim, economista presso il Conference Board. "Migliorano i mercati degli lavoro e i nuovi ordini nel settore manifatturiero, in combinazione con ascesa dei  indicatori finanziari, e qursto ha guidato il guadagno di novembre. Tuttavia, le prospettive dei consumatori per l'economia e il calo nei permessi di costruzione delle case continuano a mostrare dei  rischi nel 2014. "

L'uscita dei  prossimi  dati  č prevista per  giovedi  23 gennaio 2014.

   ^^^^^^^

il LEI č uno dei nostri leading indicator preferiti  poichč:

a) La correlazione tra LEI e PIL č molto elevata  come ci dimostra  Northern Trust nel  grafico, in cui il LEI – anticipato di un trimestre – viene messo a confronto con l’andamento del PIL americano dal 1960 a oggi.

b)  la relazione  tra Leading Indicator e mercato azionario č molto stretta ,  risulta evidente la quasi perfetta correlazione tra le due serie di dati: i punti di massimo e di minimo vengono quasi sempre raggiunti nello stesso periodo.I dati del Leading Indicator anticipano di circa sei mesi i movimenti dell’economia e che la stessa cosa succede con i mercati azionari, Il Conference Board (CB), l’istituto privato che elabora l’indice, considera che un calo del 2% in sei mesi, con la contemporanea flessione della maggior parte dei componenti, possa segnalare l’arrivo di una fase di recessione tra i tre e i nove mesi dopo l’ultima lettura; e viceversa, un rialzo  del 2% in sei mesi possa segnare l'arrivo di una espansione tra i tre e i nove mesi dopo l’ultima lettura .

pertanto noi  continuiamo ad  usare le indicazioni fornite dai  Leading Indicator per  riuscire ad ottenere buoni risultati dall’investimento!

i dieci componenti del The Conference Board Leading Economic Index® sono ora :

Average weekly hours, manufacturing

 

Average weekly initial claims for unemployment insurance

 

Manufacturers’ new orders, consumer goods and materials

 

ISM Index of New Orders

 

Manufacturers' new orders, nondefense capital goods excluding aircraft orders

 

Building permits, new private housing units

 

Stock prices, 500 common stocks

 

Leading Credit Index™

 

Interest rate spread, 10-year Treasury bonds less federal funds

 

Average consumer expectations for business and economic conditions

 


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Fed, via al tapering

Post n°1653 pubblicato il 18 Dicembre 2013 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

Dopo settimane di attesa, la Federal Reserve ha deciso che l'economia americana è abbastanza forte per poter iniziare a rallentare il suo programma di stimoli (quantitative easing), per cui il tapering (riduzione) e' ufficialmente cominciato, con una diminuzione di $10 miliardi al mese, quindi a $75 miliardi rispetto agli attuali $85 miliardi in vigore dal settembre 2012. Il tapering, definito "modesto" dalla Fed, inizierà a gennaio.

Una decisione adottata dalla Fed con 9 voti favorevoli e uno contrario da parte di Eric Rosengreen che ha ritenuto la misura ''prematura''. Dunque a gennaio, spiega la nota della Fed, gli acquisti di bond garantiti da mutui scendereranno da 40 a 35 miliardi di dollari al mese, mentre per i titoli di stato a lungo termine si scendera' da 45 a 40 miliardi.

La decisione e' stata presa in base al migliorato outlook dell'economia Usa in termini di graduale riduzione del tasso di disoccupazione e di una economia che continua ad espandersi a un tasso di crescita moderato. In aumento anche la spesa per consumi e investimenti mentre ''la ripresa del mercato immobiliare e' rallentata''. Infine l'inflazione continua a viaggiare ben al di sotto dell'obiettivo di lungo termine del 2%. Come ampiamente previsto, la Federal Reserve ha anche deciso di lasciare i tassi di interesse a un range tra lo 0 e lo 0,25%, il minimo storico a cui erano stati portati nel dicembre 2008.

Sul mercato, indici azionari a Wall Street in netto rialzo verso i massimi storici, T-bond praticamente immobili.

[Alla chiusura, Dow Jones +1,85% a 16.168 (+293 punti), nuovo massimo storico; S&P 500 +1,67% a 1.810, anche questo nuovo massimo storico; Nasdaq +1,15% a 4.070.]

La Federal Reserve ha alzato le stime sulla crescita dell'anno in corso e per il prossimo. La Banca centrale americana ha rivisto anche le previsioni sulla disoccuapazione, che sarà più bassa di quanto precedentemente anticipato. Per il 2013, la Banca Centrale americana attende ora una crescita del prodotto interno lordo tra il 2,2 e il 2,3%, più del range tra il 2 e il 2,3% stimato a settembre. Le stime diffuse dalla Banca Centrale americana sono arrivate al termine della riunione del Fomc, il braccio di politica monetaria della Banca Centrale, durante la quale i tassi di interesse sono rimasti fermi a un range tra lo 0 e lo 0,25% ed è stato annunciato l'inizio del "tapering", la riduzione del piano di stimoli all'economia.

Le precedenti previsioni erano state pubblicate dopo il meeting della Fed del 17-18 settembre. Quest'anno il tasso di disoccupazione dovrebbe attestarsi all'interno di una forchetta tra il 7 e il 7,1%, meno del range tra il 7,1 e il 7,3% previsto in precedenza. Per quanto riguarda l'inflazione, il dato 2013 si dovrebbe attestare tra lo 0,9 e l'1%, contro il range tra l'1,1 e l'1,2% precedente, mentre per la componente "core", quella epurata dalle componenti più volatili come i prezzi di energia e generi alimentari, le stime sono ora per una forchetta tra l'1,1 e l'1,2%, contro la stima di settembre per un range tra l'1,2 e l'1,3%.

Se la Federal Reserve avvia una limatura degli stimoli monetari quantitativi riducendo, a gennaio, gli acquisti di bond da 85 a 75 miliardi di dollari al mese, dall'altra lascera' fermo il costo del denaro, tra zero e 0,25%, ancora per un lungo periodo di tempo, ''almeno finche' il tasso di disoccupazione restera' superiore al 6,5%''. Attualmente viaggia al 7%. La Fed stima per il 2014 un tasso di disoccupazione compreso tra 6,3% e 6,6%, per il 2015 tra il 5,8% e il 6,1%. Ma i tassi vicini allo zero, se l'inflazione dovesse mantenersi sotto l'obiettivo di lungo termine del 2%, potrebbero restare anche dopo che la disoccuopazione sia scesa sotto il 6,5%, in linea con il mandato di lungo periodo della banca centrale Usa che deve favorire la massima occupazione e una inflazione al 2%. Insomma nessun aumento del costo del denaro sembra essere in vista prima del 2015, ben 12 membri del Comitato monetario della Fed la pensano in questo modo. Appena 2 ritengono appropriato alzare i tassi nel 2014. Altri 3 ritengono appropriata questa azione non prima del 2016.

Si conclude cosi' il meeting di due giorni del Federal Open Market Committee (FOMC), e la Fed ha annunciato la sua decisione in materia di politica monetaria, a cui seguirà l'ultima conferenza stampa del presidente Ben Bernanke.

L'interrogativo era semplice: i tempi sono maturi per lanciare il tapering, ovvero per iniziare a ridurre la portata degli stimoli monetari? La risposta e' stata: si, i tempi sono maturi. Anche se l'approccio e' della massima prudenza.

da Wallstreetitalia

 
 
 

CCF e Mosler Bonds

Post n°1652 pubblicato il 17 Dicembre 2013 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

Ieri, a “La Gabbia”, Paolo Barnard ha parlato dei Mosler Bonds e in molti si sono chiesti (e mi hanno chiesto) se siano una proposta identica ai Certificati di Credito Fiscale (CCF).


Identica no, ma c’è una strettissima parentela. Di CCF peraltro avevo discusso già mesi fa con Warren Mosler stesso (vedi qui) che ha scritto anche la prefazione del libro mio e di Giovanni Zibordi, in uscita (finalmente…!) dopo Natale.


I Mosler Bonds, o Tax-Backed Bonds, sono stati proposti originariamente in questo articolo di Warren Mosler e Philip Pilkington.


I Mosler Bonds (cito) sono “obbligazioni simili a normali titoli di stato, salvo che includerebbero una clausola tale per cui se lo stato emittente omette di effettuare pagamenti, e solo in questo caso, sarebbero utilizzabili per saldare imposte dovute allo stato emittente”.


Emettendo Mosler Bonds, lo stato emittente si finanzia, di conseguenza con titoli che NON possono andare in default: se non vengono rimborsati in euro, automaticamente diventano moneta corrente, utilizzabile per pagamenti allo stato emittente stesso.


I CCF sono, dicevo, strettamente imparentati ai Mosler Bonds (che anzi me li hanno ispirati, insieme ai MEFO bills di Hjalmar Schacht).


I CCF sono anch’essi titoli utilizzabili per pagare tasse e qualsiasi altra obbligazione finanziaria nei confronti dello stato emittente; nella mia proposta, a partire da due anni dopo la loro emissione.


Il mio progetto CCF non prevede di emetterli al posto dei normali titoli di stato, bensì di assegnarli gratuitamente a cittadini e aziende. I riceventi si troverebbero in mano uno strumento finanziario che ha valore fin da oggi: è vero che sarà utilizzabile nei confronti dello stato in un futuro prossimo, ma sarebbero subito monetizzabili (con uno sconto finanziario non molto diverso da quello dei normali titoli di stato) vendendoli a soggetti che hanno la necessità di pagare tasse, imposte ecc. in futuro.


In questo modo si verifica subito un forte incremento della capacità di spesa e della domanda.


Inoltre una parte delle assegnazioni è diretta alle aziende, in proporzione ai costi di lavoro da esse sostenuti. In questo modo, il loro costo del lavoro per unità di prodotto scende e si porta all’incirca al livello della Germania. Questo evita che la maggior domanda prodotta dalle assegnazioni di CCF si rivolga in misura eccessiva a prodotti importati, e impedisce il ricrearsi degli squilibri commerciali che sono all’origine dell’eurocrisi.


L’Italia, attuando il progetto CCF, avvierà subito una rapida ripresa di domanda, PIL e occupazione. Il riallineamento di competitività migliorerà l’export e produrrà la sostituzione di una quota di import con produzioni interne. Questo compenserà il maggior import dovuto alla maggior domanda interna: i saldi commerciali italiani rimarranno in equilibrio (come sono oggi), ma con livelli di PIL, import, export e occupazione molto più alti.


I CCF e i Mosler Bonds possono peraltro essere usati congiuntamente. E’ opportuno che, dal momento dell’avvio del progetto, lo stato italiano non emetta più titoli tradizionali, ma rifinanzi BOT e BTP in scadenza con Mosler Bonds, che sono titoli che NON comportano (per loro natura) rischio di default e non possono quindi essere considerati debito (come non sono debito i CCF).


In questo modo si riduce rapidamente la quota di debito pubblico italiano soggetto a rischio di default, cioè del debito che è effettivamente tale. Questa è, tra parentesi, l’unica via tramite la quale è possibile raggiungere gli obiettivi del “fiscal compact”.


Ricordo che il “fiscal compact” ha come obiettivo di ridurre il rapporto tra debito pubblico e PIL dei vari paesi per evitare che si verifichino altri “casi Grecia”: ovvero default del debito pubblico di singoli stati che costringano gli altri a intervenire per evitare dissesti finanziari, fallimenti di banche eccetera.


Il problema è che il “fiscal compact”, nella situazione attuale, impone ai vari stati politiche restrittive che aggravano la depressione della domanda e del PIL e che – come ampiamente dimostrato dalle vicende degli ultimi due anni – rendono impossibile raggiungere gli obiettivi di riduzione del rapporto debito pubblico / PIL (anzi lo peggiorano fortemente).


Una volta che, mediante l’assegnazione di CCF, l’Italia avrà rilanciato domanda, PIL e occupazione e riallineato la competitività delle proprie aziende con quella tedesca; e, mediante l’emissione di Mosler Bonds, avrà rapidamente ridotto i rischi di default sul debito pubblico residuo – a quel punto saranno stati conseguiti tutti gli obiettivi sostanziali che, diversamente, richiederebbero il break-up dell’euro e la reintroduzione della lira.


Tutto ciò, senza attuare una deflagrazione dell’eurozona ed evitando tutte le possibili conseguenze che preoccupano vari soggetti: niente rivalutazione della moneta usata nel Nord dell’eurozona; niente svalutazione dei crediti nei confronti di residenti italiani; niente turbolenze sui mercati finanziari; nessuna conversione forzata dei risparmi delle famiglie italiane.


Il progetto qui descritto è, a tutti gli effetti pratici, una “euroexit” in quanto svincola l’Italia (e gli altri paesi che lo attueranno con modalità analoghe) dalle restrizioni e dalle pesantissime negatività del sistema monetario oggi in essere.


E’ però un’uscita non deflagrante: non si spacca nulla, ma ci si “sfila” (elegantemente, se mi permettete…

Marco Cattaneo

 
 
 

Wall Street su per dati lavoro e fiducia

Post n°1651 pubblicato il 06 Dicembre 2013 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

NEW YORK (WSI) - Il report occupazionale migliore delle previsioni dà slancio a Wall Street, offrendo agli operatori una scusa per tornare a comprare titoli azionari. L'indice allargato Standard & Poor’s 500 interrompe così una striscia negativa di cinque sedute. Alle 16 circa ora italiana, il Dow Jones sale +0,89% a 15.961,80 punti; il Nasdaq fa +0,64% a 4.059,10; lo S&P 500 +0,86% a 1.800,42 punti. Sul mercato obbligazionario, tassi sui Treasuries a 10 anni -0,19% al 2,87%.

Ieri era stato il Pil del terzo trimestre, rivisto rialzo a +3,6%, ritmo più alto dal primo trimestre del 2012, a fare meglio del previsto. Oggi è toccato al rapporto sull'occupazione di novembre, che mette in evidenza come nel mese siano stati creati 203.000 nuovi posti di lavoro - un livello decisamente più elevato delle attese - a fronte di un tasso di disoccupazione sceso al 7%, minimo dal novembre del 2008.

I due dati insieme sembrano dare ragione a chi teme che, nella sua prossima riunione attesa per il 17-18 dicembre - la Federal Reserve lancerà il tapering, ovvero inizierà a ridurre gli acquisti di Treasuries e di titoli di stato, al momento effettuati per un valore di $85 miliardi al mese, che garantiscono una massiccia di iniezione di liquidità a Wall Street. Al contempo mostrano che la ripresa si sta stabilizzando, anche se drogata dalle iniezioni di liquidità della banca centrale.

Ecco spiegato come mai stavolta i mercati non sembrano accogliere la buona notizia arrivata dal fronte macro in chiave negativa e i principali indici di Borsa, anche Dow Jones e Nasdaq, accelerano anzi al rialzo. A scontare il rapporto è l'oro, che in pochi minuti scivola fino a -$15, per poi ridurre le perdite, e virare in territorio positivo con un incremento di mezzo punto percentuale, e mostrare infine una performance decisamente altalenante.

Focus sulle dichiarazioni di Charles Plosser, presidente della Fed di Philadelphia, che ha parlato poco dopo la pubblicazione del report sull'occupazione, affermando che la Fed "chiaramente ha mancato" l'opportunità di lanciare il tapering a settembre e che i numeri sul lavoro sono "incoraggianti".

Plosser ha ribadito nel corso di una intervista rilasciata al canale televisivo Cnbc di non essere stato mai particolarmente a favore delle misure di QE della Fed e che è necessario che venga posto un limite sul programma di acquisto dei bond.

Charles Plosser, presidente della Fed di Philadelphia: la banca centrale Usa ha "chiaramente perso" occasione di lanciare tapering a settembre.


Vincenzo Longo, market strategist di IG commenta così i numeri sul mercato del lavoro: "Alla luce dei dati rilasciati questa settimana riteniamo che le probabilità di vedere un tapering della Fed nel meeting del 17-18 dicembre si avvicinino al 50%. Si tratterà in ogni caso di qualcosa di puramente "simbolico", compreso tra i 5 e i 10 miliardi. L’unica cosa che potrebbe costituire un ostacolo a una simile decisione rimane in questo momento l’incertezza legata al tetto del debito e allo shutdown che riporterà a gennaio prossimo i repubblicani e i democratici a confrontarsi tra di loro".

Longo prosegue: "Intanto gli operatori sembrano correre ai ripari e cautelarsi contro l’ipotesi di un tapering anticipato. Il Tnote a 10yrs è tornato a mettere pressione al 2,9%, mentre il dollaro ha recuperato terreno. Le borse recuperano terreno, quasi come se, alla luce dei dati odierni, si aspettano che la questione tapering rimane ancora tutta da decidere".

Comunicato anche l'indice sulla fiducia dei consumatori degli Stati Uniti, stilato dall'Università del Michigan, che ha registrato un forte balzo, salendo a 82,5 a dicembre rispetto al 75,1 di novembre, a un livello decisamente migliore delle stime, con il consensus che prevedeva 77 punti.

In ambito valutario, euro +0,05% a $1,3674. Dollaro/yen +1,03% e  JPY 102,84; euro/franco svizzero -0,08% a CHF 1,2243, euro/yen +1,10% e  JPY 140,64.

Riguardo alle commodities, i futures sul petrolio -0,06% a $97,32 al barile, quotazioni dell'oro +0,09% a $1.234,30 l'oncia. Quanto ai Treasuries, i rendimenti scambiano in rialzo al 2,86%. I tassi decennali hanno guadagnato 22 punti base nell'ultimo mese.

da Wallstreetitalia

 
 
 

Bce, tassi a 0,25%

Post n°1650 pubblicato il 05 Dicembre 2013 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

"I tassi resteranno a questo livello ancora a lungo" e la Banca centrale europea è "pronta a valutare tutti gli strumenti disponibili", data la perdurante debolezza dell'economia. I tassi potranno essere portati a un livello anche più basso, per un protratto periodo di tempo.

Più in generale "la politica monetaria resterà accomodante per tutto il tempo che sarà necessario". E' quanto ha "promesso" Mario Draghi, nella conferenza stampa successiva alla decisione della Bce di lasciare invariato il tasso d'interesse di riferimento al minimo storico dello 0,25%.

La decisione annunciata nella riunione di oggi era attesa dal mercato, nonostante i dati deludenti dal settore terziario e l'ampliamento del gap tra Sud e Nord d'Europa. L'Eurotower ha lasciato invariati anche il tasso marginale allo 0,75% e quello sui depositi a zero.

Occhio all'avvertimento di Draghi, che ha spiegato che la Bce potrebbe decidere di immettere nuove liquidità nel sistema tramite operazioni straordinarie, ma assicurandosi che finiscano per confluire nell'economia reale, e non per essere utilizzate in operazioni di speculazione valutaria. "Se facciamo un altro 'Ltro', ci vogliamo assicurare che venga utilizzato per finanziare l'economia - ha detto - e che non venga usato per fare carry trade".

La Bce non ha escluso dunque la possibilità di un altro Ltro, dunque di finanziamenti a tre anni e a tassi agevolati che sono stati già concessi alle banche a fine 2011 ed inizio 2012. "Se mai verra' il tempo, saremo pronti per un altro Ltro", ha detto Draghi.

Il numero uno della Bce ha parlato anche di una disoccupazione che rimane elevata in Europa. Le "previsioni sul Pil restano ferme al -0,4% per l'intero 2013", ha precisato. La Bce ha ritoccato però al rialzo le previsioni sull'economia dell'area euro per il 2014 a +1,1%, attendendo un +1,5% per il 2015. Tre mesi fa i tecnici di Francoforte stimavano meno 0,4 per cento sul 2013 e più 1 per cento sul 2014.

Tagliato l'outlook sull'inflazione: ora sul 2013 stima un più 1,4 per cento, sul 2014 un più 1,1 per cento e sul 2015 un più 1,3 per cento. Tutti e tre valori inferiori alle sue soglie obiettivo. Tuttavia il presidente della Bce ha precisato che secondo la Bce le generali attese di inflazione sono "saldamente ancorate ai nostri valori obiettivo sul medio e lungo termine".

Draghi ha sottolineato nel suo discorso che "dal 2012 ci sono stati molti progressi nel funding delle banche" e che "la frammentazione dei mercati è diminuita ulteriormente".

Il presidente dell'Eurotower ha poi precisato che la Banca centrale europea non ha ancora formalizzato il suo parere sulla rivalutazione delle quote di Banca d'Italia detenute dagli istituti di credito italiani, misura prevista in un decreto approvato dal governo.

Il via libera spetta al Consiglio direttivo, ma in base alla procedura prevista il parere tecnico - favorevole, secondo quanto anticipato dal governo italiano - è stato girato a tutte le Banche centrali dell'area euro. E Draghi ha spiegato che le loro risposte non sono ancora giunte.

Riguardo ai conti pubblici, Draghi ha tenuto a ribadire che le politiche di risanamento dovrebbero favorire la crescita e avere un'ottica di medio termine, "minimizzando gli effetti distorsivi" di un aumento delle tasse.

Le banche centrali mondiali, non solo la Bce, sono in un momento decisionale critico, tra rischio deflazione in Eurozona, tempi e modi del cosiddetto 'tapering' in Usa e ripresa fiacca un po' dovunque, anche nelle economie solitamente toniche dei paesi in via di Sviluppo.

da Wallstreetitalia

 
 
 

commodity outlook 2014 secondo Etf Securities

Post n°1649 pubblicato il 04 Dicembre 2013 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

Le commodity hanno sottoperformato i mercati azionari dei paesi sviluppati per il terzo anno consecutivo nel 2013, dopo ben dieci anni in cui avevano registrato performance migliori. Il rallentamento della crescita cinese, i timori sul tapering da parte della Federal Reserve e le stime al rialzo sull’offerta sono stati i principali fattori a pesare sui prezzi. Per ETF Securities, il 2014 sarà però l’anno della svolta per questa asset class. Nicholas Brooks, head of research e investment strategy di ETF Securities, ritiene che il processo di aggiustamento della Cina da tassi di crescita del Pil del 10-12% a tassi più sostenibili del 7-8% sia in gran parte già stato riflesso nei prezzi di mercato: “I prezzi si sono allineati alle aspettative di aumenti dell’offerta di numerose commodity. Pensiamo che i mercati stiano sottostimando la propensione delle Banche Centrali delle economie sviluppate a sostenere la crescita economica. Secondo noi una sana espansione della domanda negli Stati Uniti e in Cina, la delusione derivante dalle attuali previsioni fortemente ottimistiche su diverse materie prime e l’ampia disponibilità di liquidità globale daranno sostegno ai prezzi delle commodity nel 2014. I principali rischi per questo scenario sono una crescita deludente in Cina o negli USA, una stretta monetaria della Fed più aggressiva del previsto, un evento finanziario negativo o una risposta dell’offerta più forte di quanto attualmente stimato. Sebbene tutti questi rischi siano reali e debbano essere monitorati, nel nostro scenario base siamo rialzisti su un’esposizione di ampio spettro alle commodities, rame, piombo, platino e palladio. Riteniamo che il prezzo del petrolio tenderà a rimanere in un trading range ristretto che potrebbe offrire ottime opportunità agli investitori che sapranno sfruttare tale variazione e vediamo sviluppi interessanti nel settore agricolo. Secondo noi, l’attuale sentiment molto negativo sul prezzo dell’oro è eccessivo. Se la crescita statunitense dovesse rivelarsi deludente, la quotazione dell’oro dovrebbe beneficiarne, offrendo una buona copertura contro il rischio che le stime di crescita ottimistiche si dimostrino errate”.

Principali trend delle commodity nel 2014

Il piombo, il rame, il platino e il palladio saranno i principali beneficiari dell’ampliamento della ripresa economica globale. Il Terzo Plenum cinese ha ribadito il forte impegno della classe dirigente a sostegno della crescita, attuando al contempo le riforme strutturali necessarie. L’urbanizzazione più rapida, le politiche a favore degli investimenti nel settore privato e la razionalizzazione di lungo termine della produzione di materie prime sovvenzionata dallo stato dovrebbero dare sostegno ai prezzi delle commodity. Inoltre, la crescita economica del 7% in Cina, insieme alla continua ripresa economica delle nazioni più sviluppate e all’ampia liquidità globale, dovrebbe supportare la solida domanda per i metalli legati all’industria. Le nostre scelte di investimento lunghe sono rame, piombo, platino e palladio.

I prezzi dell’oro e dell’argento sono ostacolati dalle stime positive sulla crescita, ma supportati dagli acquisti fisici. La domanda fisica di oro è rimasta elevataanche se non sufficiente a controbilanciare il sentiment negativo dei mercati, con gli investitori tattici che hanno venduto aggressivamente a causa dei rialzi del dollaro statunitense e dei tassi di interesse reali. Finché il dollaro continuerà a essere stabile e i tassi di interesse reali saliranno, la quotazione dell’oro rimarrà sotto pressione. Tuttavia, riteniamo che una forte reazione della domanda fisica al calo dei prezzi, simile a quella registrata nel primo semestre del 2013, insieme alla diminuzione della produzione e all’offerta più bassa derivante dal riciclo dell’oro, contribuirà a limitare i potenziali ribassi.

I prezzi dell’energia rimarranno contenuti in un range ristretto, offrendo opportunità tattiche di investimento. Il forte aumento della produzione USA di olio di scisto e di gas naturale ha avuto un grande impatto strutturale sui mercati energetici. L’incremento della produzione di greggio statunitense ha fatto sì che l’offerta globale sia rimasta ampia nonostante la solida domanda e il calo della produzione in Libia e Iran. Anche se riteniamo che la domanda di greggio rimarrà robusta nel 2014, gli aumenti dell’offerta statunitense probabilmente limiteranno i rialzi dei prezzi. D’altra parte, il calo delle quotazioni dovrebbe essere contenuto grazie alla capacità dell’Arabia Saudita di tagliare l’offerta in caso di un crollo dei prezzi; inoltre anche i perduranti rischi sulla produzione in Libia, Iran e Iraq dovrebbero contribuire a dare sostegno ai prezzi. Per questo ETF Securities prevede che il petrolio Brent scambierà nel range 100-120 dollari statunitensi per barile, mentre il petrolio WTI scambierà con uno sconto medio di circa 10-15 dollari statunitensi per barile. Ci aspettiamo inoltre che il prezzo del gas naturale presso l’Henry Hub si attesti nella banda 3,5-4,5 dollari statunitensi per milione di unità termica britannica.

La performance dei prezzi agricoli dovrebbe essere varia, con mais e caffè i principali beneficiari nel 2014. Il meteo e altri fattori dal lato dell’offerta sono stati i principali driver dei prezzi nel 2013 e probabilmente lo resteranno nel 2014. I prezzi del mais e del grano sono scesi significativamente nel 2013, poiché gli Stati Uniti hanno registrato raccolti da record, mentre il prezzo del caffè Arabica è sceso vicino ai minimi da 7 anni e la quotazione dello zucchero è crollata a causa di un eccesso di offerta. Nel frattempo, il prezzo del cacao è salito grazie agli scarsi raccolti in Africa occidentale. ETF Securities monitorerà le opportunità di posizionamento lungo sul mais nel 2014, poiché gli attuali prezzi e stime degli analisti riflettono già i sostanziali surplus. Il posizionamento dei future è estremamente negativo, indicando spazio per un rally di coperture corte. ETF Securities rimane negativa sullo zucchero con l’avvicinarsi del 2014, sebbene questa visione sia vista come una posizione tattica di breve termine. Nicholas Brooks spiega: “è ancora troppo presto per posizionarsi lunghi sul caffè Arabica secondo il nostro punto di vista, ma saremo pronti a cogliere questa opportunità nel 2014”.

da  http://www.finanzaoperativa.com

 
 
 
 
 

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Data di creazione: 04/05/2010
 

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