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Non intendo sollecitare investimenti.
Chiunque utilizzi spunti derivanti dalla mia analisi agisce a proprio rischio e pericolo.
Messaggi di Dicembre 2013
Chicago Fed National Activity Index (CFNAI) è un indice mensile progettato per misurare l'attività economica globale e le relative pressioni inflazionistiche. Il valore zero per l'indice indica che l'economia nazionale si sta espandendo al ritmo storico di crescita, i valori negativi indicano una crescita inferiore alla media; e i valori positivi indicano una crescita superiore alla media. Si tratta di un indice composto di 85 indicatori mensili come spiegato in questo file PDF sul sito della Fed di Chicago. L'indice è costruito in modo che la media storica dell'indice è pari a zero. l'indicatore di per sé (CFNAI), è abbastanza rumoroso, mentre la media mobile a 3 mesi (CFNAI-MA3), è più utile a mostrare variazioni. L'indice è stato positivo in novembre (nel senso di una crescita sopra trend) dopo una leggera flessione in ottobre . L'indice è stato sotto il trend storico per 13 degli ultimi 21 mesi. Ecco i paragrafi iniziali dal rapporto: Guidati dai guadagni degli indicatori legati alla produzione e alla occupazione , il Chicago Fed national Activity Index (CFNAI) è aumentato a + 0,60 in novembre dal -0,07 di ottobre. Tutte e quattro le grandi categorie di indicatori che compongono l'indice sono aumentate da ottobre, e tre delle quattro hanno dato un contributo positivo per l'indice nel mese di ottobre. La Fed di Chicago, spiega: "Quando la MA3 si muove sotto il valore di -0,70 dopo un periodo di espansione economica, vi è una crescente probabilità che la recessione è iniziata. Al contrario, quando il valore si sposta sopra -0,70 dopo un periodo di contrazione economica, vi è la probabilità crescente che la recessione è finita ".Un incrocio sotto il livello -0,7 ha indicato storicamente entro un mese o due l' inizio di recessione. Un incrocio sopra il livello ha indicato la fine della recessione entro 2-4 mesi. Il prossimo dato sul Chicago Fed Activity Index è previsto per il 23 gennaio 2014 ^^^^ Questo grafico mostra il Chicago Fed National Activity Index (media mobile a tre mesi) dal 1967. Secondo la Fed di Chicago: un valore pari a zero per l'indice indica che l'economia nazionale si sta espandendo al suo tasso tendenziale di crescita storica, i valori negativi indicano una crescita inferiore alla media, e valori positivi indicano una crescita superiore alla media.
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il clima sull’equity resta sereno( vedi nuovi massimi a wall street e rally giapponese), ricordiamo che le aree che delimitano un’inversione del ciclo rimangono comunque ancora molto lontane (1550 S&P, 8100 Dax) e quindi allo stato attuale una pesante correzione tecnica è ipotizzabile solo tra alcuni mesi(marzo_aprile 2014?). L’andamento dei titoli di stato, l’asset che storicamente è la spia (in correlazione inversa) dell' equity, indica ora un rialzo, modesto dei rendimenti il Bund è al 1,87% e il tresaury al 2,89%.
Vediamo alcuni Trading System cosa ci dicono :
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Il prodotto interno lordo degli Stati Uniti ha messo a segno una crescita del 4,1% nel corso del terzo trimestre dell'anno. E' quanto risulta dall'ultima revisione del dato. |
Il Conference Board Leading Economic Index ® il (LEI) per gli Stati Uniti č aumentato dello 0,8 per cento nel mese di novembre a 97,5 (2004 = 100), a seguito di un aumento del 0,1 per cento in ottobre , e ad un aumento del 1,0 per cento nel mese di settembre. Il LEI prosegue in un trend al rialzo con un'ampia base, suggerendo un graduale rafforzamento delle condizioni economiche attraverso primi mesi del 2014", ha detto Ataman Ozyildirim, economista presso il Conference Board. "Migliorano i mercati degli lavoro e i nuovi ordini nel settore manifatturiero, in combinazione con ascesa dei indicatori finanziari, e qursto ha guidato il guadagno di novembre. Tuttavia, le prospettive dei consumatori per l'economia e il calo nei permessi di costruzione delle case continuano a mostrare dei rischi nel 2014. " L'uscita dei prossimi dati č prevista per giovedi 23 gennaio 2014. ^^^^^^^ il LEI č uno dei nostri leading indicator preferiti poichč: a) La correlazione tra LEI e PIL č molto elevata come ci dimostra Northern Trust nel grafico, in cui il LEI anticipato di un trimestre viene messo a confronto con landamento del PIL americano dal 1960 a oggi. b) la relazione tra Leading Indicator e mercato azionario č molto stretta , risulta evidente la quasi perfetta correlazione tra le due serie di dati: i punti di massimo e di minimo vengono quasi sempre raggiunti nello stesso periodo.I dati del Leading Indicator anticipano di circa sei mesi i movimenti delleconomia e che la stessa cosa succede con i mercati azionari, Il Conference Board (CB), listituto privato che elabora lindice, considera che un calo del 2% in sei mesi, con la contemporanea flessione della maggior parte dei componenti, possa segnalare larrivo di una fase di recessione tra i tre e i nove mesi dopo lultima lettura; e viceversa, un rialzo del 2% in sei mesi possa segnare l'arrivo di una espansione tra i tre e i nove mesi dopo lultima lettura . pertanto noi continuiamo ad usare le indicazioni fornite dai Leading Indicator per riuscire ad ottenere buoni risultati dallinvestimento! i dieci componenti del The Conference Board Leading Economic Index® sono ora : Average weekly hours, manufacturing Average weekly initial claims for unemployment insurance Manufacturers new orders, consumer goods and materials ISM Index of New Orders Manufacturers' new orders, nondefense capital goods excluding aircraft orders Building permits, new private housing units Stock prices, 500 common stocks Leading Credit Index Interest rate spread, 10-year Treasury bonds less federal funds Average consumer expectations for business and economic conditions
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Dopo settimane di attesa, la Federal Reserve ha deciso che l'economia americana è abbastanza forte per poter iniziare a rallentare il suo programma di stimoli (quantitative easing), per cui il tapering (riduzione) e' ufficialmente cominciato, con una diminuzione di $10 miliardi al mese, quindi a $75 miliardi rispetto agli attuali $85 miliardi in vigore dal settembre 2012. Il tapering, definito "modesto" dalla Fed, inizierà a gennaio. L'interrogativo era semplice: i tempi sono maturi per lanciare il tapering, ovvero per iniziare a ridurre la portata degli stimoli monetari? La risposta e' stata: si, i tempi sono maturi. Anche se l'approccio e' della massima prudenza. |
Ieri, a “La Gabbia”, Paolo Barnard ha parlato dei Mosler Bonds e in molti si sono chiesti (e mi hanno chiesto) se siano una proposta identica ai Certificati di Credito Fiscale (CCF). Identica no, ma c’è una strettissima parentela. Di CCF peraltro avevo discusso già mesi fa con Warren Mosler stesso (vedi qui) che ha scritto anche la prefazione del libro mio e di Giovanni Zibordi, in uscita (finalmente…!) dopo Natale. I Mosler Bonds, o Tax-Backed Bonds, sono stati proposti originariamente in questo articolo di Warren Mosler e Philip Pilkington. I Mosler Bonds (cito) sono “obbligazioni simili a normali titoli di stato, salvo che includerebbero una clausola tale per cui se lo stato emittente omette di effettuare pagamenti, e solo in questo caso, sarebbero utilizzabili per saldare imposte dovute allo stato emittente”. Emettendo Mosler Bonds, lo stato emittente si finanzia, di conseguenza con titoli che NON possono andare in default: se non vengono rimborsati in euro, automaticamente diventano moneta corrente, utilizzabile per pagamenti allo stato emittente stesso. I CCF sono, dicevo, strettamente imparentati ai Mosler Bonds (che anzi me li hanno ispirati, insieme ai MEFO bills di Hjalmar Schacht). I CCF sono anch’essi titoli utilizzabili per pagare tasse e qualsiasi altra obbligazione finanziaria nei confronti dello stato emittente; nella mia proposta, a partire da due anni dopo la loro emissione. Il mio progetto CCF non prevede di emetterli al posto dei normali titoli di stato, bensì di assegnarli gratuitamente a cittadini e aziende. I riceventi si troverebbero in mano uno strumento finanziario che ha valore fin da oggi: è vero che sarà utilizzabile nei confronti dello stato in un futuro prossimo, ma sarebbero subito monetizzabili (con uno sconto finanziario non molto diverso da quello dei normali titoli di stato) vendendoli a soggetti che hanno la necessità di pagare tasse, imposte ecc. in futuro. In questo modo si verifica subito un forte incremento della capacità di spesa e della domanda. Inoltre una parte delle assegnazioni è diretta alle aziende, in proporzione ai costi di lavoro da esse sostenuti. In questo modo, il loro costo del lavoro per unità di prodotto scende e si porta all’incirca al livello della Germania. Questo evita che la maggior domanda prodotta dalle assegnazioni di CCF si rivolga in misura eccessiva a prodotti importati, e impedisce il ricrearsi degli squilibri commerciali che sono all’origine dell’eurocrisi. L’Italia, attuando il progetto CCF, avvierà subito una rapida ripresa di domanda, PIL e occupazione. Il riallineamento di competitività migliorerà l’export e produrrà la sostituzione di una quota di import con produzioni interne. Questo compenserà il maggior import dovuto alla maggior domanda interna: i saldi commerciali italiani rimarranno in equilibrio (come sono oggi), ma con livelli di PIL, import, export e occupazione molto più alti. I CCF e i Mosler Bonds possono peraltro essere usati congiuntamente. E’ opportuno che, dal momento dell’avvio del progetto, lo stato italiano non emetta più titoli tradizionali, ma rifinanzi BOT e BTP in scadenza con Mosler Bonds, che sono titoli che NON comportano (per loro natura) rischio di default e non possono quindi essere considerati debito (come non sono debito i CCF). In questo modo si riduce rapidamente la quota di debito pubblico italiano soggetto a rischio di default, cioè del debito che è effettivamente tale. Questa è, tra parentesi, l’unica via tramite la quale è possibile raggiungere gli obiettivi del “fiscal compact”. Ricordo che il “fiscal compact” ha come obiettivo di ridurre il rapporto tra debito pubblico e PIL dei vari paesi per evitare che si verifichino altri “casi Grecia”: ovvero default del debito pubblico di singoli stati che costringano gli altri a intervenire per evitare dissesti finanziari, fallimenti di banche eccetera. Il problema è che il “fiscal compact”, nella situazione attuale, impone ai vari stati politiche restrittive che aggravano la depressione della domanda e del PIL e che – come ampiamente dimostrato dalle vicende degli ultimi due anni – rendono impossibile raggiungere gli obiettivi di riduzione del rapporto debito pubblico / PIL (anzi lo peggiorano fortemente). Una volta che, mediante l’assegnazione di CCF, l’Italia avrà rilanciato domanda, PIL e occupazione e riallineato la competitività delle proprie aziende con quella tedesca; e, mediante l’emissione di Mosler Bonds, avrà rapidamente ridotto i rischi di default sul debito pubblico residuo – a quel punto saranno stati conseguiti tutti gli obiettivi sostanziali che, diversamente, richiederebbero il break-up dell’euro e la reintroduzione della lira. Tutto ciò, senza attuare una deflagrazione dell’eurozona ed evitando tutte le possibili conseguenze che preoccupano vari soggetti: niente rivalutazione della moneta usata nel Nord dell’eurozona; niente svalutazione dei crediti nei confronti di residenti italiani; niente turbolenze sui mercati finanziari; nessuna conversione forzata dei risparmi delle famiglie italiane. Il progetto qui descritto è, a tutti gli effetti pratici, una “euroexit” in quanto svincola l’Italia (e gli altri paesi che lo attueranno con modalità analoghe) dalle restrizioni e dalle pesantissime negatività del sistema monetario oggi in essere.
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NEW YORK (WSI) - Il report occupazionale migliore delle previsioni dà slancio a Wall Street, offrendo agli operatori una scusa per tornare a comprare titoli azionari. L'indice allargato Standard & Poor’s 500 interrompe così una striscia negativa di cinque sedute. Alle 16 circa ora italiana, il Dow Jones sale +0,89% a 15.961,80 punti; il Nasdaq fa +0,64% a 4.059,10; lo S&P 500 +0,86% a 1.800,42 punti. Sul mercato obbligazionario, tassi sui Treasuries a 10 anni -0,19% al 2,87%. Charles Plosser, presidente della Fed di Philadelphia: la banca centrale Usa ha "chiaramente perso" occasione di lanciare tapering a settembre.
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Post n°1649 pubblicato il 04 Dicembre 2013 da Lucky340
Le commodity hanno sottoperformato i mercati azionari dei paesi sviluppati per il terzo anno consecutivo nel 2013, dopo ben dieci anni in cui avevano registrato performance migliori. Il rallentamento della crescita cinese, i timori sul tapering da parte della Federal Reserve e le stime al rialzo sull’offerta sono stati i principali fattori a pesare sui prezzi. Per ETF Securities, il 2014 sarà però l’anno della svolta per questa asset class. Nicholas Brooks, head of research e investment strategy di ETF Securities, ritiene che il processo di aggiustamento della Cina da tassi di crescita del Pil del 10-12% a tassi più sostenibili del 7-8% sia in gran parte già stato riflesso nei prezzi di mercato: “I prezzi si sono allineati alle aspettative di aumenti dell’offerta di numerose commodity. Pensiamo che i mercati stiano sottostimando la propensione delle Banche Centrali delle economie sviluppate a sostenere la crescita economica. Secondo noi una sana espansione della domanda negli Stati Uniti e in Cina, la delusione derivante dalle attuali previsioni fortemente ottimistiche su diverse materie prime e l’ampia disponibilità di liquidità globale daranno sostegno ai prezzi delle commodity nel 2014. I principali rischi per questo scenario sono una crescita deludente in Cina o negli USA, una stretta monetaria della Fed più aggressiva del previsto, un evento finanziario negativo o una risposta dell’offerta più forte di quanto attualmente stimato. Sebbene tutti questi rischi siano reali e debbano essere monitorati, nel nostro scenario base siamo rialzisti su un’esposizione di ampio spettro alle commodities, rame, piombo, platino e palladio. Riteniamo che il prezzo del petrolio tenderà a rimanere in un trading range ristretto che potrebbe offrire ottime opportunità agli investitori che sapranno sfruttare tale variazione e vediamo sviluppi interessanti nel settore agricolo. Secondo noi, l’attuale sentiment molto negativo sul prezzo dell’oro è eccessivo. Se la crescita statunitense dovesse rivelarsi deludente, la quotazione dell’oro dovrebbe beneficiarne, offrendo una buona copertura contro il rischio che le stime di crescita ottimistiche si dimostrino errate”. Principali trend delle commodity nel 2014 Il piombo, il rame, il platino e il palladio saranno i principali beneficiari dell’ampliamento della ripresa economica globale. Il Terzo Plenum cinese ha ribadito il forte impegno della classe dirigente a sostegno della crescita, attuando al contempo le riforme strutturali necessarie. L’urbanizzazione più rapida, le politiche a favore degli investimenti nel settore privato e la razionalizzazione di lungo termine della produzione di materie prime sovvenzionata dallo stato dovrebbero dare sostegno ai prezzi delle commodity. Inoltre, la crescita economica del 7% in Cina, insieme alla continua ripresa economica delle nazioni più sviluppate e all’ampia liquidità globale, dovrebbe supportare la solida domanda per i metalli legati all’industria. Le nostre scelte di investimento lunghe sono rame, piombo, platino e palladio. I prezzi dell’oro e dell’argento sono ostacolati dalle stime positive sulla crescita, ma supportati dagli acquisti fisici. La domanda fisica di oro è rimasta elevataanche se non sufficiente a controbilanciare il sentiment negativo dei mercati, con gli investitori tattici che hanno venduto aggressivamente a causa dei rialzi del dollaro statunitense e dei tassi di interesse reali. Finché il dollaro continuerà a essere stabile e i tassi di interesse reali saliranno, la quotazione dell’oro rimarrà sotto pressione. Tuttavia, riteniamo che una forte reazione della domanda fisica al calo dei prezzi, simile a quella registrata nel primo semestre del 2013, insieme alla diminuzione della produzione e all’offerta più bassa derivante dal riciclo dell’oro, contribuirà a limitare i potenziali ribassi. I prezzi dell’energia rimarranno contenuti in un range ristretto, offrendo opportunità tattiche di investimento. Il forte aumento della produzione USA di olio di scisto e di gas naturale ha avuto un grande impatto strutturale sui mercati energetici. L’incremento della produzione di greggio statunitense ha fatto sì che l’offerta globale sia rimasta ampia nonostante la solida domanda e il calo della produzione in Libia e Iran. Anche se riteniamo che la domanda di greggio rimarrà robusta nel 2014, gli aumenti dell’offerta statunitense probabilmente limiteranno i rialzi dei prezzi. D’altra parte, il calo delle quotazioni dovrebbe essere contenuto grazie alla capacità dell’Arabia Saudita di tagliare l’offerta in caso di un crollo dei prezzi; inoltre anche i perduranti rischi sulla produzione in Libia, Iran e Iraq dovrebbero contribuire a dare sostegno ai prezzi. Per questo ETF Securities prevede che il petrolio Brent scambierà nel range 100-120 dollari statunitensi per barile, mentre il petrolio WTI scambierà con uno sconto medio di circa 10-15 dollari statunitensi per barile. Ci aspettiamo inoltre che il prezzo del gas naturale presso l’Henry Hub si attesti nella banda 3,5-4,5 dollari statunitensi per milione di unità termica britannica. La performance dei prezzi agricoli dovrebbe essere varia, con mais e caffè i principali beneficiari nel 2014. Il meteo e altri fattori dal lato dell’offerta sono stati i principali driver dei prezzi nel 2013 e probabilmente lo resteranno nel 2014. I prezzi del mais e del grano sono scesi significativamente nel 2013, poiché gli Stati Uniti hanno registrato raccolti da record, mentre il prezzo del caffè Arabica è sceso vicino ai minimi da 7 anni e la quotazione dello zucchero è crollata a causa di un eccesso di offerta. Nel frattempo, il prezzo del cacao è salito grazie agli scarsi raccolti in Africa occidentale. ETF Securities monitorerà le opportunità di posizionamento lungo sul mais nel 2014, poiché gli attuali prezzi e stime degli analisti riflettono già i sostanziali surplus. Il posizionamento dei future è estremamente negativo, indicando spazio per un rally di coperture corte. ETF Securities rimane negativa sullo zucchero con l’avvicinarsi del 2014, sebbene questa visione sia vista come una posizione tattica di breve termine. Nicholas Brooks spiega: “è ancora troppo presto per posizionarsi lunghi sul caffè Arabica secondo il nostro punto di vista, ma saremo pronti a cogliere questa opportunità nel 2014”. |
Inviato da: cassetta2
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