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Non intendo sollecitare investimenti.
Chiunque utilizzi spunti derivanti dalla mia analisi  agisce a proprio rischio e pericolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Messaggi di Gennaio 2014

Chicago Fed National Activity Index-Aggiornamento mensile(Dicembre)

Post n°1664 pubblicato il 27 Gennaio 2014 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

Chicago Fed National Activity Index (CFNAI) è un indice mensile progettato per misurare l'attività economica globale e le relative pressioni inflazionistiche. Il valore zero per l'indice indica che l'economia nazionale si sta espandendo al ritmo storico di crescita, i valori negativi indicano una crescita inferiore alla media; e i valori positivi indicano una crescita superiore alla media. Si tratta di un indice composto di 85 indicatori mensili come spiegato in questo file PDF  sul sito della Fed di Chicago. L'indice è costruito in modo che la media storica dell'indice è pari a zero.

l'indicatore di per sé (CFNAI), è abbastanza rumoroso, mentre   la media mobile a 3 mesi (CFNAI-MA3), è più utile a mostrare variazioni.

"Indice  mostra una crescita economica moderata a dicembre": questo è il titolo per il rilascio di oggi di Activity Index Nazionale del Chicago Fed, e qui sono i paragrafi di apertura dal rapporto:

Guidato dai  cali nella  occupazione e negli indicatori legati alla produzione, il Chicago Fed Activity Index nazionale (CFNAI) è sceso a 0,16 nel mese di dicembre da 0,69 di novembre. Tre delle quattro grandi categorie di indicatori che compongono l'indice  sono diminuite da novembre, anche se tre delle quattro categorie hanno però dato un contributo positivo per l'indice nel mese di dicembre.

La Media mobile a tre mesi dell'indice, CFNAI-MA3, è scesa a  0,33 a dicembre da 0,36 di novembre, segnando la sua quarta lettura consecutiva sopra lo zero. e CFNAI-MA3  di dicembre suggerisce che la crescita dell'attività economica nazionale è stata  al di sopra del trend storico. La crescita economica riflessa  in questo livello del CFNAI-MA3 suggerisce pressioni inflazionistiche limitate nel prossimo anno.


 La  Fed di Chicago, spiega:

"Quando la MA3 si muove sotto  il valore di  -0,70 dopo un periodo di espansione economica, vi è una crescente probabilità che la recessione è iniziata. Al contrario, quando il valore si sposta  sopra -0,70 dopo un periodo di contrazione economica,  vi è la probabilità crescente che la recessione è finita ".Un incrocio sotto  il livello  -0,7 ha indicato storicamente  entro un mese o due l' inizio di recessione. Un incrocio  sopra il livello ha indicato la fine  della recessione  entro  2-4 mesi. 

Il prossimo dato sul Chicago Fed Activity Index  è previsto per il 24 febbraio  2014

^^^^

da http://www.dshort.com/

Questo grafico mostra il Chicago Fed National Activity Index (media mobile a tre mesi) dal 1967. Secondo la Fed di Chicago: un valore pari a zero per l'indice indica che l'economia nazionale si sta espandendo al suo tasso tendenziale di crescita storica, i valori negativi indicano una crescita inferiore alla media, e valori positivi indicano una crescita superiore alla media.

 

 

 
 
 

SuperIndice_USA(LEI) in frazionale aumento a Dicembre

Post n°1663 pubblicato il 27 Gennaio 2014 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

Il Conference Board Leading Economic Index ® il (LEI) per gli Stati Uniti è aumentato dello 0,1 per cento nel mese di  dicembre   a 99,4 (2004 = 100), a seguito di un aumento dell' 1 per cento in novembre e ad un aumento dello 0, 1   per cento nel mese di ottobre.

 "Questo ultimo rapporto suggerisce una crescita costante  per questa primavera, ma restano alcune incertezze", ha detto Ken Goldstein, economista presso il Conference Board. "L'attenzione delle imprese  e la preoccupazione per gli irrisolti nodi sul bilancio federale persistono, ma le migliori  del previsto vendite dellle  festività natalizie potrebbero indicare una  domanda forte e potrebbe mettere gli Stati Uniti su un sentiero di crescita più rapida per il 2014."

L'uscita dei  prossimi  dati  è prevista per  giovedi  20 febbraio 2014.

   ^^^^^^^

il LEI è uno dei nostri leading indicator preferiti  poichè:

a) La correlazione tra LEI e PIL è molto elevata  come ci dimostra  Northern Trust nel  grafico, in cui il LEI – anticipato di un trimestre – viene messo a confronto con l’andamento del PIL americano dal 1960 a oggi.

b)  la relazione  tra Leading Indicator e mercato azionario è molto stretta ,  risulta evidente la quasi perfetta correlazione tra le due serie di dati: i punti di massimo e di minimo vengono quasi sempre raggiunti nello stesso periodo.I dati del Leading Indicator anticipano di circa sei mesi i movimenti dell’economia e che la stessa cosa succede con i mercati azionari, Il Conference Board (CB), l’istituto privato che elabora l’indice, considera che un calo del 2% in sei mesi, con la contemporanea flessione della maggior parte dei componenti, possa segnalare l’arrivo di una fase di recessione tra i tre e i nove mesi dopo l’ultima lettura; e viceversa, un rialzo  del 2% in sei mesi possa segnare l'arrivo di una espansione tra i tre e i nove mesi dopo l’ultima lettura .

pertanto noi  continuiamo ad  usare le indicazioni fornite dai  Leading Indicator per  riuscire ad ottenere buoni risultati dall’investimento!

i dieci componenti del The Conference Board Leading Economic Index® sono ora :

Average weekly hours, manufacturing

 

Average weekly initial claims for unemployment insurance

 

Manufacturers’ new orders, consumer goods and materials

 

ISM Index of New Orders

 

Manufacturers' new orders, nondefense capital goods excluding aircraft orders

 

Building permits, new private housing units

 

Stock prices, 500 common stocks

 

Leading Credit Index™

 

Interest rate spread, 10-year Treasury bonds less federal funds

 

Average consumer expectations for business and economic conditions

 


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Analisi Intermarket settimanale al 18/01/2014

Post n°1662 pubblicato il 18 Gennaio 2014 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

il clima sull’equity  nelle borse occidentali resta  sereno( vedi nuovi massimi a wall street e sul Dax )la minaccia immediata che incombeva sull’unione monetaria nell'area Euro  si è allentata grazie a una rapida riduzione dei deficit delle bilance correnti nei paesi cosiddetti periferici e al successo dei meccanismi non convenzionali della Banca centrale europea (BCE), noti sotto il nome di Outright Monetary Transactions. I rendimenti dei titoli di Stato decennali italiani e spagnoli sono scesi sotto la soglia del 4 percento, mentre gli spread rispetto ai bund decennali tedeschi si sono ridotti a 200 punti base contro gli oltre 500 (Italia) e 600 (Spagna) del giugno 2012. Solo che   alla cavalcata delle borse occidentali NON corrisponde una analoga espansione delle borse dei BRIC o delle commodities mentre L’andamento dei titoli di stato è stabile con il il Bund  al   1,75e il tresaury al  2,82%, Un rapido aumento dei rendimenti degli US Treasury decennali rispetto all’attuale 3 percento circa  eserciterebbe indubbiamente una pressione ribassista sui mercati azionari.I mercati azionari sono in grado di assorbire un graduale rialzo a al 4-4,5% nell'arco dei prossimi 18-24 mesi, ma rischiano di deragliare se il cambiamento sarà repentino. La US Federal Reserve (Fed) è ben consapevole di questo rischio e mantiene volutamente a zero i tassi di interesse chiave finché l’inflazione è favorevole e il mercato del lavoro non dà segni di restringimento.


Vediamo alcuni indicatori in ottica MACROTECNICA:

  •  La curva dei rendimenti non è invertita. Nel caso in cui i tassi di interesse a breve termine sono più elevati rispetto ai tassi a lungo termine, fa presagire male per l'economia (intesa come azioni e obbligazioni).Uno dei modelli più potenti per predire la recessione  nel'anno successivo è lo scarto della  curva dei rendimenti tra il T-Note a 10 anni e il T-bond  a 3 mesi.  I risultati di uno studio della Federal Reserve (Estrella e Mishkin) per il periodo 1960-1995  ha collegato il valore dello spread in punti percentuali alla probabilità di recessione. Un margine positivo (con valori compresi tra 1,21-0,02)  è collegato con probabilità del 5% al 25%. Una volta che lo scarto gira negativo, le probabilità vanno dal 30% ad una lettura di -0,17, al 70% a -1,46, 80% a -1,85 e il 90% a -2,40. Ora siamo a 2,75.

 

  • Il Margin Debt, ovvero l'ammontare di denaro preso a prestito dagli operatori USA per l'acquisto di azioni e altre attività finanziarie, è in  crescita anche a novembre a 423.703 miliardi di dollari dai 412.459  di ottobre. Questo è un indicatore leading (anticipatore) dei possibili punti di svolta del mercato azionario americano, il cui andamento va a rafforzare i cicli virtuosi rialzisti e ad amplificare quelli viziosi in caso di ribasso.I dati attuali preannunciano lo sviluppo della  fase  toro.

Vediamo alcuni Trading System cosa ci dicono :

  • IL mio TS "Trend_Hunter"timeframe daily, ottimo per prendere posizione nel mercato con ottica di medio_lungo termine, sulle principali borse mondiali vede  una situazione   sempre  rialzista sulle borse occidentali  stazionaria nell'area BRIC con  le commodities  sempre in affanno (grafico allegato).
  • Il TS su  timeframe orari sui futures  (Speed_Hunter) conferma il LONG sui principali indici occidentali con l'oro  e il greggio  short .
  • Il trading system reso popolare da Dog Short su base mensile  ancora  LONG per gennaio  sullo Sp_500,  con tre Etf del portafoflio iVY IEF-obbligazionario USA a medio termine ,  DBC- fondo sulle commodities e VNQ immobiliare USA che segnalano  "cash" con  tutte e due le  SMA a  10 e a 12 mesi.
  • l’andamento dell’Up-Down Volume al NYSE a 26,72, in termini di media a 250 giorni conferma il LONG ($NYUD), il dato differenziale risulta positivo  dalla fine   di luglio 2012. Da allora, non è mai tornato sotto la linea dello zero,"ossia se i compratori prevalgono sui venditori, il mercato sale, punto. Inutile agitare spauracchi se vi è prevalenza di Up Volume, non ci sarà motivo di temere_Gaetano Evangelista".

 
 
 

Uscire dalla crisi stampando moneta ma mettendola a disposizione dei cittadini

Post n°1661 pubblicato il 13 Gennaio 2014 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

E’ uno dei tanti concetti dell’economia che vanno contro l’intuizione comune. Eppure le ragioni non sono così difficili da comprendere.

Per inflazione s’intende, qui, una tendenza forte e persistente all’aumento del livello medio dei prezzi.

Che cosa provoca l’incremento dei prezzi ? il fatto che la domanda dei beni superi l’offerta.

Immaginiamo che a un determinato livello di prezzo mille persone siano in grado di comprare un’auto. Ma fisicamente è possibile produrne solo novecento.

Allora i prezzi salgono e agiscono come un meccanismo di razionamento.

I prezzi aumentano fino al punto in cui solo novecento persone sono in grado di pagare il maggior prezzo: novecento auto vengono vendute e cento persone rimangono senz’auto.

Bene. Immaginiamo invece una situazione diversa, opposta. Novecento persone sono in grado di comprare un auto ai prezzi attuali, e ci sono impianti, manodopera e materiali sufficienti per produrne mille.

Vogliamo fare in modo che vengano prodotte e vendute mille auto, cioè che le risorse produttive vengano interamente utilizzate.

Prima ipotesi: la banca centrale stampa più moneta. Ma non la mette a disposizione del pubblico. La dà alle banche, acquistando titoli (per esempio titoli di stato) da esse posseduti. Questo è il cosiddetto “quantitative easing”, che dovrebbe servire da stimolo alla domanda.

Ma il clima generale è di pessimismo, e le banche non utilizzano questa moneta per finanziare consumatori e imprese: la lasciano depositata presso la banca centrale.

La domanda, la produzione e i prezzi delle auto aumentano ? no. Non è cambiato nulla né nella domanda di auto, né nella capacità di produrle.

Seconda ipotesi. La banca centrale stampa moneta e la mette a disposizione del governo, il quale in parte la spende e in parte riduce le tasse ai cittadini.

Aumenta il deficit dello stato, inteso come differenza tra spesa statale e incassi fiscali: il che significa che più potere d’acquisto viene messo a disposizione del settore privato.

Tuttavia, come abbiamo visto, la domanda di auto era pari, prima dell’intervento statale, a novecento unità. Ma ci sono impianti, manodopera e materiali per produrne mille. Si parte, quindi, da un alto livello di disoccupazione: non solo disoccupazione della manodopera, ma disoccupazione delle risorse produttive in generale.

La domanda viene incrementata per l’equivalente di cento auto. Le risorse inutilizzate vengono messe al lavoro e vengono prodotte cento auto in più. Aumentano i prezzi ? no, perché non c’è bisogno di razionare le risorse. Si riattivano risorse che in precedenza non venivano sfruttate.

I prezzi aumentano solo quando la domanda supera la capacità produttiva. Stampare moneta è un modo per finanziare l’incremento della domanda. Ma:

Se la moneta viene data alle banche e queste la lasciano depositata presso la banca centrale, non c’è incremento di domanda (né tantomeno di prezzi).

Se la moneta va a incrementare la domanda, ma non la spinge al di sopra della capacità produttiva, non c’è incremento di prezzi.

Se invece la domanda è già pari alla capacità produttiva, allora aumentandola c’è incremento dei prezzi. Ma la causa è la crescita della domanda oltre il livello della capacità, non il fatto (in sé) di aver stampato moneta.

Allora riassumendo:

Caso 1: stampo moneta ma non incremento la domanda. Non c’è inflazione.

Caso 2: stampo moneta, incremento la domanda che però rimane al di sotto della capacità produttiva (o comunque non la supera). Non c’è inflazione.

Caso 3: stampo moneta, incremento la domanda e la porto a livelli superiori alla capacità produttiva. C’è inflazione.

Come vedete, l’unico caso in cui c’è inflazione è quello in cui la domanda supera la capacità produttiva: il caso 3. L’inflazione è causata dalla domanda che eccede l’offerta, non dall’aver stampato moneta.

In situazioni in cui (come oggi) c’è un fortissimo sottoutilizzo delle risorse produttive (leggi alta disoccupazione) non c’è, non ci può essere alta inflazione.

Stati Uniti, Regno Unito, Giappone hanno stampato enormi quantità di moneta, ma non hanno incrementato la domanda al punto da superare la capacità produttiva delle rispettive economie. E non c’è stata inflazione.


Allo stesso modo (anzi a maggior ragione) nell’Eurozona è oggi possibile incrementare fortemente la domanda (finanziando la maggior domanda con moneta di nuova emissione) senza alcun significativo rischio di inflazione.


Marco Cattaneo su Bastaconleurocrisi

 
 
 

Area euro: outlook 2014

Post n°1660 pubblicato il 12 Gennaio 2014 da Lucky340
 
Tag: MMT
Foto di Lucky340

E’ il 6 gennaio e ci sta. La piazzo qui e prometto di non cancellarla, sia che i fatti mi diano torto, sia che mi diano ragione…

Che succede all’Eurocrisi nel 2014 ? intanto, succede che non succede il breakup dell’euro.

Sarei strafelice, naturalmente, se si imboccasse la strada che ritengo migliore, la riforma morbida. Ma parliamo di che cosa ritengo più probabile, non di che cosa mi auguro.

Nel 2014 l’economia mondiale andrà ad accelerare. Gli USA stanno finalmente uscendo dei lunghi postumi della crisi 2008. Si poteva arrivarci parecchio prima, comunque gli ostacoli che hanno rallentato il recupero negli ultimi 12-15 mesi (fiscal cliff, debt ceiling e impasse politiche varie) stanno venendo meno.

Spingeranno anche Giappone (proseguimento dell’Abenomics) e Regno Unito (non “grazie” all’austerità come pretendono Cameron e Osborne, ma grazie al fatto che si sta attenuando).

Si sente dire che potrebbero arrivare guai dalla Cina, ma non ci credo. Masse di crediti problematici ? può essere, ma un sistema finanziario e bancario dirigista non lascia scoppiare le bolle creditizie.

In Germania, qualche incremento della domanda interna la Grosse Koalition lo sta accettando. Ma nell’Eurozona gli sviluppi arriveranno da molte direzioni.

La forte possibilità di un grosso successo dei movimenti euroscettici alle elezioni UE del 25 maggio. La Francia che si sta rapidamente PIIGSizzando. Olanda e Finlandia che hanno appena chiuso il secondo anno consecutivo di crescita negativa del PIL.

Se tra Bruxelles, Berlino e Francoforte qualcuno ha cervello – e qualcuno, Mario Draghi per esempio, ce l’ha – ha già capito che varie rettifiche di direzione sono inevitabili.

Quanto basta per essere in grado di dire che “le riforme attuate stanno funzionando”. In realtà si tratterà di mutamenti di direzione rispetto ai mantra dell’austerità e del rigore, ma senza che la cosa risulti smaccatamente evidente. Per esempio:

La BCE lascerà chiaramente intendere che il “whatever it takes” resta più che valido, e gli spread sui titoli sovrani continueranno a scendere.

La Corte Costituzionale tedesca eviterà di mettere i bastoni tra la ruote.

Gli stress test sulle banche non faranno emergere esigenze di ricapitalizzazione di grandi istituti (solo di qualche medio-piccolo, quanto basta per non far dire che sono stati poco rigorosi). Anche perché non le si costringerà a svalutare i titoli di stato (o comunque gli spread saranno scesi abbastanza da contenere l’impatto).

Sarà introdotto un qualche tipo di LTRO non totalmente sterilizzato e almeno in parte canalizzato su aziende e settore immobiliare (non solo sui titoli di stato).

Magari sarà accordato all’Italia (e anche a Spagna e Francia ?) uno sforamento di due punti del deficit / PIL finalizzato alla riduzione del cuneo fiscale, in cambio di qualche “riforma strutturale” (che non si capirà in che cosa consiste).

Tutto questo, se a Bruxelles – Francoforte – Berlino prevalgono quelli che hanno abbastanza testa, sarà attivato prima del 25 maggio. Se no subito dopo.

Risultato: crescita PIL 2014 tutt’altro che esaltante ma sufficiente almeno a non far salire ulteriormente la disoccupazione. E (con l’aiuto se serve di qualche magheggio contabile, la fantasia è fervida) sufficiente a dire che l’Italia è in linea con gli obiettivi del fiscal compact, senza bisogno di ulteriori interventi.

Giudicate voi se sono ottimista o pessimista. Non mancate comunque (io non mancherò):

Di votare, il 25 maggio, per un partito o un movimento fortemente eurocritico (la pressione sugli eurocrati deve essere il più forte possibile).

Di fare informazione sui gravissimi problemi del sistema monetario europeo esul fatto che è riformabile, ma con interventi radicali, in assenza dei qualila deflagrazione, il breakup, è un evento possibile, e anzi alla fine inevitabile.

Per evitare che il 2014 sia molto più sgradevole rispetto alla mia previsione. E per puntare a qualcosa di molto, molto migliore.

Ne riparliamo, ma non a fine 2014. Basteranno alcuni mesi per capire qual è la direzione.

Marco Cattaneo su Bastaconleurocrisi

 
 
 

Wall Street, prevista crescita utili doppia nel 2014

Post n°1659 pubblicato il 08 Gennaio 2014 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

Chiusura in territorio positivo per Wall Street. Il Dow Jones sale dello 0,64% a 16.530,04 punti, il Nasdaq avanza dello 0,96% a 4.153,18 punti mentre lo S&P 500 mette a segno un progresso dello 0,6% a 1.838 punti..

Nella seduta precedente l'S&P 500 ha chiuso in calo per la terza sessione consecutiva. L'indice allargato, salito del 30% circa nel 2013 - al tasso più alto dal 1997 - ha perso -1,2% dall'inizio del 2014, registrando la fase ribassista di inizio anno più lunga dal 2005.

Principali market mover dei mercati americani, questa settimana, saranno le minute della Fed - che ha visto Janet Yellen salire al timone ieri - di mercoledì e soprattutto il rapporto sull'occupazione Usa di dicembre, che sarà reso noto venerdì.

Sul fronte macro, diffusi i dati sul deficit commerciale, sceso ai minimi del 2009. A pesare sono le importazioni di petrolio.

Al via giovedì 9 gennaio la stagione degli utili societari, che sarà inaugurata come di consueto dal colosso dell'alluminio Alcoa. In calendario anche il bilancio di American Express.

Stando alle stime degli analisti compilate da Bloomberg, gli utili delle società quotate sullo S&P 500 saliranno quest'anno in media +9,7%, quasi il doppio rispetto al ritmo del 2013, a fronte di una crescita del fatturato +3,8%.

Dubbi sul rallentamento dell'economia Usa, dopo la pubblicazione dell'Ism servizi di dicembre, sceso al minimo in cinque mesi.

In evidenza la conferma di Janet Yellen, ufficialmente neo presidente della Federal Reserve, dopo la conferma del Senato.

Sul valutario, euro +0,12% a $1,3643; dollaro/yen +0,19% a JPY 104,41; euro/franco svizzero +0,37% a CHF 1,2363. Euro/yen +0,32% a JPY 142,43.

Riguardo alle materie prime, i commodities, i futures sul petrolio +0,44% a $93,84, il prezzo dell'oro +0,08% a quota $1.239 l'oncia.

Quanto ai Treasuries, i rendimenti decennali si attestano invariati al 2,96%.

da Wallstreetitalia

 
 
 
 
 

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Data di creazione: 04/05/2010
 

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