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DISCLAIMER
Non intendo sollecitare investimenti.
Chiunque utilizzi spunti derivanti dalla mia analisi agisce a proprio rischio e pericolo.
Messaggi di Gennaio 2014
Chicago Fed National Activity Index (CFNAI) è un indice mensile progettato per misurare l'attività economica globale e le relative pressioni inflazionistiche. Il valore zero per l'indice indica che l'economia nazionale si sta espandendo al ritmo storico di crescita, i valori negativi indicano una crescita inferiore alla media; e i valori positivi indicano una crescita superiore alla media. Si tratta di un indice composto di 85 indicatori mensili come spiegato in questo file PDF sul sito della Fed di Chicago. L'indice è costruito in modo che la media storica dell'indice è pari a zero. l'indicatore di per sé (CFNAI), è abbastanza rumoroso, mentre la media mobile a 3 mesi (CFNAI-MA3), è più utile a mostrare variazioni. "Indice mostra una crescita economica moderata a dicembre": questo è il titolo per il rilascio di oggi di Activity Index Nazionale del Chicago Fed, e qui sono i paragrafi di apertura dal rapporto: Guidato dai cali nella occupazione e negli indicatori legati alla produzione, il Chicago Fed Activity Index nazionale (CFNAI) è sceso a 0,16 nel mese di dicembre da 0,69 di novembre. Tre delle quattro grandi categorie di indicatori che compongono l'indice sono diminuite da novembre, anche se tre delle quattro categorie hanno però dato un contributo positivo per l'indice nel mese di dicembre. La Fed di Chicago, spiega: "Quando la MA3 si muove sotto il valore di -0,70 dopo un periodo di espansione economica, vi è una crescente probabilità che la recessione è iniziata. Al contrario, quando il valore si sposta sopra -0,70 dopo un periodo di contrazione economica, vi è la probabilità crescente che la recessione è finita ".Un incrocio sotto il livello -0,7 ha indicato storicamente entro un mese o due l' inizio di recessione. Un incrocio sopra il livello ha indicato la fine della recessione entro 2-4 mesi. Il prossimo dato sul Chicago Fed Activity Index è previsto per il 24 febbraio 2014 ^^^^ Questo grafico mostra il Chicago Fed National Activity Index (media mobile a tre mesi) dal 1967. Secondo la Fed di Chicago: un valore pari a zero per l'indice indica che l'economia nazionale si sta espandendo al suo tasso tendenziale di crescita storica, i valori negativi indicano una crescita inferiore alla media, e valori positivi indicano una crescita superiore alla media.
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Il Conference Board Leading Economic Index ® il (LEI) per gli Stati Uniti è aumentato dello 0,1 per cento nel mese di dicembre a 99,4 (2004 = 100), a seguito di un aumento dell' 1 per cento in novembre e ad un aumento dello 0, 1 per cento nel mese di ottobre. "Questo ultimo rapporto suggerisce una crescita costante per questa primavera, ma restano alcune incertezze", ha detto Ken Goldstein, economista presso il Conference Board. "L'attenzione delle imprese e la preoccupazione per gli irrisolti nodi sul bilancio federale persistono, ma le migliori del previsto vendite dellle festività natalizie potrebbero indicare una domanda forte e potrebbe mettere gli Stati Uniti su un sentiero di crescita più rapida per il 2014." L'uscita dei prossimi dati è prevista per giovedi 20 febbraio 2014. ^^^^^^^ il LEI è uno dei nostri leading indicator preferiti poichè: a) La correlazione tra LEI e PIL è molto elevata come ci dimostra Northern Trust nel grafico, in cui il LEI – anticipato di un trimestre – viene messo a confronto con l’andamento del PIL americano dal 1960 a oggi. b) la relazione tra Leading Indicator e mercato azionario è molto stretta , risulta evidente la quasi perfetta correlazione tra le due serie di dati: i punti di massimo e di minimo vengono quasi sempre raggiunti nello stesso periodo.I dati del Leading Indicator anticipano di circa sei mesi i movimenti dell’economia e che la stessa cosa succede con i mercati azionari, Il Conference Board (CB), l’istituto privato che elabora l’indice, considera che un calo del 2% in sei mesi, con la contemporanea flessione della maggior parte dei componenti, possa segnalare l’arrivo di una fase di recessione tra i tre e i nove mesi dopo l’ultima lettura; e viceversa, un rialzo del 2% in sei mesi possa segnare l'arrivo di una espansione tra i tre e i nove mesi dopo l’ultima lettura . pertanto noi continuiamo ad usare le indicazioni fornite dai Leading Indicator per riuscire ad ottenere buoni risultati dall’investimento! i dieci componenti del The Conference Board Leading Economic Index® sono ora : Average weekly hours, manufacturing Average weekly initial claims for unemployment insurance Manufacturers’ new orders, consumer goods and materials ISM Index of New Orders Manufacturers' new orders, nondefense capital goods excluding aircraft orders Building permits, new private housing units Stock prices, 500 common stocks Leading Credit Index™ Interest rate spread, 10-year Treasury bonds less federal funds Average consumer expectations for business and economic conditions
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il clima sull’equity nelle borse occidentali resta sereno( vedi nuovi massimi a wall street e sul Dax ), la minaccia immediata che incombeva sull’unione monetaria nell'area Euro si è allentata grazie a una rapida riduzione dei deficit delle bilance correnti nei paesi cosiddetti periferici e al successo dei meccanismi non convenzionali della Banca centrale europea (BCE), noti sotto il nome di Outright Monetary Transactions. I rendimenti dei titoli di Stato decennali italiani e spagnoli sono scesi sotto la soglia del 4 percento, mentre gli spread rispetto ai bund decennali tedeschi si sono ridotti a 200 punti base contro gli oltre 500 (Italia) e 600 (Spagna) del giugno 2012. Solo che alla cavalcata delle borse occidentali NON corrisponde una analoga espansione delle borse dei BRIC o delle commodities mentre L’andamento dei titoli di stato è stabile con il il Bund al 1,75% e il tresaury al 2,82%, Un rapido aumento dei rendimenti degli US Treasury decennali rispetto all’attuale 3 percento circa eserciterebbe indubbiamente una pressione ribassista sui mercati azionari.I mercati azionari sono in grado di assorbire un graduale rialzo a al 4-4,5% nell'arco dei prossimi 18-24 mesi, ma rischiano di deragliare se il cambiamento sarà repentino. La US Federal Reserve (Fed) è ben consapevole di questo rischio e mantiene volutamente a zero i tassi di interesse chiave finché l’inflazione è favorevole e il mercato del lavoro non dà segni di restringimento.
Vediamo alcuni Trading System cosa ci dicono :
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E’ uno dei tanti concetti dell’economia che vanno contro l’intuizione comune. Eppure le ragioni non sono così difficili da comprendere.
Per inflazione s’intende, qui, una tendenza forte e persistente all’aumento del livello medio dei prezzi.
Che cosa provoca l’incremento dei prezzi ? il fatto che la domanda dei beni superi l’offerta.
Immaginiamo che a un determinato livello di prezzo mille persone siano in grado di comprare un’auto. Ma fisicamente è possibile produrne solo novecento.
Allora i prezzi salgono e agiscono come un meccanismo di razionamento.
I prezzi aumentano fino al punto in cui solo novecento persone sono in grado di pagare il maggior prezzo: novecento auto vengono vendute e cento persone rimangono senz’auto.
Bene. Immaginiamo invece una situazione diversa, opposta. Novecento persone sono in grado di comprare un auto ai prezzi attuali, e ci sono impianti, manodopera e materiali sufficienti per produrne mille.
Vogliamo fare in modo che vengano prodotte e vendute mille auto, cioè che le risorse produttive vengano interamente utilizzate.
Prima ipotesi: la banca centrale stampa più moneta. Ma non la mette a disposizione del pubblico. La dà alle banche, acquistando titoli (per esempio titoli di stato) da esse posseduti. Questo è il cosiddetto “quantitative easing”, che dovrebbe servire da stimolo alla domanda.
Ma il clima generale è di pessimismo, e le banche non utilizzano questa moneta per finanziare consumatori e imprese: la lasciano depositata presso la banca centrale.
La domanda, la produzione e i prezzi delle auto aumentano ? no. Non è cambiato nulla né nella domanda di auto, né nella capacità di produrle.
Seconda ipotesi. La banca centrale stampa moneta e la mette a disposizione del governo, il quale in parte la spende e in parte riduce le tasse ai cittadini.
Aumenta il deficit dello stato, inteso come differenza tra spesa statale e incassi fiscali: il che significa che più potere d’acquisto viene messo a disposizione del settore privato.
Tuttavia, come abbiamo visto, la domanda di auto era pari, prima dell’intervento statale, a novecento unità. Ma ci sono impianti, manodopera e materiali per produrne mille. Si parte, quindi, da un alto livello di disoccupazione: non solo disoccupazione della manodopera, ma disoccupazione delle risorse produttive in generale.
La domanda viene incrementata per l’equivalente di cento auto. Le risorse inutilizzate vengono messe al lavoro e vengono prodotte cento auto in più. Aumentano i prezzi ? no, perché non c’è bisogno di razionare le risorse. Si riattivano risorse che in precedenza non venivano sfruttate.
I prezzi aumentano solo quando la domanda supera la capacità produttiva. Stampare moneta è un modo per finanziare l’incremento della domanda. Ma:
Se la moneta viene data alle banche e queste la lasciano depositata presso la banca centrale, non c’è incremento di domanda (né tantomeno di prezzi).
Se la moneta va a incrementare la domanda, ma non la spinge al di sopra della capacità produttiva, non c’è incremento di prezzi.
Se invece la domanda è già pari alla capacità produttiva, allora aumentandola c’è incremento dei prezzi. Ma la causa è la crescita della domanda oltre il livello della capacità, non il fatto (in sé) di aver stampato moneta.
Allora riassumendo:
Caso 1: stampo moneta ma non incremento la domanda. Non c’è inflazione.
Caso 2: stampo moneta, incremento la domanda che però rimane al di sotto della capacità produttiva (o comunque non la supera). Non c’è inflazione.
Caso 3: stampo moneta, incremento la domanda e la porto a livelli superiori alla capacità produttiva. C’è inflazione.
Come vedete, l’unico caso in cui c’è inflazione è quello in cui la domanda supera la capacità produttiva: il caso 3. L’inflazione è causata dalla domanda che eccede l’offerta, non dall’aver stampato moneta.
In situazioni in cui (come oggi) c’è un fortissimo sottoutilizzo delle risorse produttive (leggi alta disoccupazione) non c’è, non ci può essere alta inflazione.
Stati Uniti, Regno Unito, Giappone hanno stampato enormi quantità di moneta, ma non hanno incrementato la domanda al punto da superare la capacità produttiva delle rispettive economie. E non c’è stata inflazione.
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E’ il 6 gennaio e ci sta. La piazzo qui e prometto di non cancellarla, sia che i fatti mi diano torto, sia che mi diano ragione…
Che succede all’Eurocrisi nel 2014 ? intanto, succede che non succede il breakup dell’euro.
Sarei strafelice, naturalmente, se si imboccasse la strada che ritengo migliore, la riforma morbida. Ma parliamo di che cosa ritengo più probabile, non di che cosa mi auguro.
Nel 2014 l’economia mondiale andrà ad accelerare. Gli USA stanno finalmente uscendo dei lunghi postumi della crisi 2008. Si poteva arrivarci parecchio prima, comunque gli ostacoli che hanno rallentato il recupero negli ultimi 12-15 mesi (fiscal cliff, debt ceiling e impasse politiche varie) stanno venendo meno.
Spingeranno anche Giappone (proseguimento dell’Abenomics) e Regno Unito (non “grazie” all’austerità come pretendono Cameron e Osborne, ma grazie al fatto che si sta attenuando).
Si sente dire che potrebbero arrivare guai dalla Cina, ma non ci credo. Masse di crediti problematici ? può essere, ma un sistema finanziario e bancario dirigista non lascia scoppiare le bolle creditizie.
In Germania, qualche incremento della domanda interna la Grosse Koalition lo sta accettando. Ma nell’Eurozona gli sviluppi arriveranno da molte direzioni.
La forte possibilità di un grosso successo dei movimenti euroscettici alle elezioni UE del 25 maggio. La Francia che si sta rapidamente PIIGSizzando. Olanda e Finlandia che hanno appena chiuso il secondo anno consecutivo di crescita negativa del PIL.
Se tra Bruxelles, Berlino e Francoforte qualcuno ha cervello – e qualcuno, Mario Draghi per esempio, ce l’ha – ha già capito che varie rettifiche di direzione sono inevitabili.
Quanto basta per essere in grado di dire che “le riforme attuate stanno funzionando”. In realtà si tratterà di mutamenti di direzione rispetto ai mantra dell’austerità e del rigore, ma senza che la cosa risulti smaccatamente evidente. Per esempio:
La BCE lascerà chiaramente intendere che il “whatever it takes” resta più che valido, e gli spread sui titoli sovrani continueranno a scendere.
La Corte Costituzionale tedesca eviterà di mettere i bastoni tra la ruote.
Gli stress test sulle banche non faranno emergere esigenze di ricapitalizzazione di grandi istituti (solo di qualche medio-piccolo, quanto basta per non far dire che sono stati poco rigorosi). Anche perché non le si costringerà a svalutare i titoli di stato (o comunque gli spread saranno scesi abbastanza da contenere l’impatto).
Sarà introdotto un qualche tipo di LTRO non totalmente sterilizzato e almeno in parte canalizzato su aziende e settore immobiliare (non solo sui titoli di stato).
Magari sarà accordato all’Italia (e anche a Spagna e Francia ?) uno sforamento di due punti del deficit / PIL finalizzato alla riduzione del cuneo fiscale, in cambio di qualche “riforma strutturale” (che non si capirà in che cosa consiste).
Tutto questo, se a Bruxelles – Francoforte – Berlino prevalgono quelli che hanno abbastanza testa, sarà attivato prima del 25 maggio. Se no subito dopo.
Risultato: crescita PIL 2014 tutt’altro che esaltante ma sufficiente almeno a non far salire ulteriormente la disoccupazione. E (con l’aiuto se serve di qualche magheggio contabile, la fantasia è fervida) sufficiente a dire che l’Italia è in linea con gli obiettivi del fiscal compact, senza bisogno di ulteriori interventi.
Giudicate voi se sono ottimista o pessimista. Non mancate comunque (io non mancherò):
Di votare, il 25 maggio, per un partito o un movimento fortemente eurocritico (la pressione sugli eurocrati deve essere il più forte possibile).
Di fare informazione sui gravissimi problemi del sistema monetario europeo esul fatto che è riformabile, ma con interventi radicali, in assenza dei qualila deflagrazione, il breakup, è un evento possibile, e anzi alla fine inevitabile.
Per evitare che il 2014 sia molto più sgradevole rispetto alla mia previsione. E per puntare a qualcosa di molto, molto migliore. Ne riparliamo, ma non a fine 2014. Basteranno alcuni mesi per capire qual è la direzione. |
Chiusura in territorio positivo per Wall Street. Il Dow Jones sale dello 0,64% a 16.530,04 punti, il Nasdaq avanza dello 0,96% a 4.153,18 punti mentre lo S&P 500 mette a segno un progresso dello 0,6% a 1.838 punti.. |
Inviato da: cassetta2
il 19/04/2023 alle 17:44
Inviato da: cassetta2
il 29/03/2020 alle 14:46
Inviato da: cassetta2
il 22/10/2019 alle 10:50
Inviato da: Lucky340
il 11/10/2019 alle 21:32
Inviato da: Lucky340
il 01/06/2018 alle 10:05