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Non intendo sollecitare investimenti.
Chiunque utilizzi spunti derivanti dalla mia analisi  agisce a proprio rischio e pericolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Messaggi di Aprile 2014

Basta euro. Come uscire dall’incubo-10^ puntata

Post n°1699 pubblicato il 30 Aprile 2014 da Lucky340
 
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«Basta euro. Come uscire dall’incubo, 31 domande e 31 risposte, la verità che nessuno ti dice” è il titolo del volumetto curato dal professor Claudio Borghi Aquilini con postfazione di Matteo Salvini, liberamente scaricabile dal sito www.bastaeuro.org. Anche noi sulla scia della Padania, il giornale leghista, preseguiamo nella pubblicazione delle domande e risposte contenute nel libretto del prof. Borghi.

 

19)Se calassero anche i prezzi insieme agli stipendi non sarebbe una soluzione?
I prezzi non si adeguano mai velocemente verso il basso e, come si diceva, i debiti rimangono grandi come prima e quindi in proporzione più pesanti (il creditore è in teoria avvantaggiato, ma se il debitore fallisce non è una buona notizia per chi gli ha prestato denaro). Non solo: se si va stabilmente in deflazione, cioè in un periodo in cui i prezzi delle cose scendono, i consumatori cercheranno di ridurre il più possibile le spese attendendo i cali dei prezzi, ma così facendo i consumi calano ancora di più, aumentando la recessione.


20)Il problema è che adesso c’è la Cina. Non possiamo competere  con chi paga i lavoratori un Euro all’ora/mese/anno. È vero?


A parte che la Cina c’è sempre stata e che da sempre abbiamo convissuto con oggetti a basso prezzo made in Hong Kong o simili, tuttavia numeri alla mano il nostro concorrente è la Germania, non la Cina. L’ultimo rapporto pre-crisi dell’Istituto per il Commercio Estero indicava chiaramente come in tutti e cinque i principali settori del nostro export (apparecchi meccanici 77 miliardi, metalli e prodotti in metallo 44, mezzi di trasporto 41, prodotti chimici e fibre sintetiche 34, apparecchiature elettroniche e ottiche 31) il diretto concorrente della nostra industria fosse Berlino, non Pechino. Conoscete qualcuno che nel commercio si metta ad eseguire quello che il suo concorrente gli dice di fare? Poi non stupiamoci dei risultati. In ogni caso è paradossale che chi denuncia l’eccessivo costo dei nostri prodotti poi sia favorevole all’Euro che aggrava questa differenza.
 
21)Il costo del lavoro è solo una parte del problema ma noi non abbiamo fatto ricerca, innovazione, infrastrutture, riforme ecc. È così?


Primo: non è vero e basta andare (magari usando un Frecciarossa, tanto per parlare di infrastrutture) in moltissime aziende italiane per trovare dei modelli di organizzazione e innovazione. Tuttavia la questione è un’altra: qualsiasi siano i motivi per cui la nostra industria si è trovata fuori mercato (veri, come: Germania che ha compresso i salari, eccessiva inflazione nei primi anni dell’Euro, rigore mentre altri spendevano a debito per riformare il lavoro e sostenere banche e industrie ecc., oppure falsi come: gli altri sono biondi, noi siamo lazzaroni, c’è la Cina ecc.) è stupido pensare di rimetterci in pari “facendo lo stesso” dei nostri concorrenti. La distanza da colmare è troppa e poi i concorrenti reagirebbero, col vantaggio ulteriore di poter beneficiare di tassi di finanziamento molto più bassi dei nostri. È sempre bene prendere esempi da chi ha avuto successo ma prima di poter giocare ad armi pari occorre riallineare il cambio in modo da trovarci sulla stessa linea dei nostri concorrenti. È giusto che un atleta si alleni ma non ci si allena bene a stomaco vuoto e, anche se, nonostante tutto, si fosse volenterosi e allenati, non si può pensare di correre i cento metri partendo cinquanta metri indietro. Allo stesso modo ci sono tante riforme che sarebbe corretto fare (basti pensare alla giustizia) ma ogni riforma seria necessita di tempo e denaro. Con l’Euro non l’avremo mai.
 
22)Se svalutassimo poi non risolveremmo i nostri problemi, che verrebbero messi sotto il tappeto.  È vero?


In realtà è vero il contrario: i nostri problemi e difetti si sono moltiplicati con l’Euro. Se una moneta propria costringesse davvero uno Stato a riforme benefiche, adesso dopo quasi quindici anni di Euro saremmo “riformatissimi”. L’“anestesia” dell’Euro e dell’Europa, invece, agisce proprio nel senso di rendere meno importanti le scelte dei governi nazionali. I mercati finanziari, attentissimi a quello che fanno i governi dei Paesi indipendenti, non hanno mai mandato alcun segnale al Governo italiano, e ancora adesso lo spread si muove seguendo le parole della BCE, non certo del governo italiano. Per questo motivo i governi non saranno mai incentivati a prendere decisioni giuste ma semplicemente a cercare di compiacere gli eurodetentori del vero potere, anche se essi sono (come abbiamo visto) nostri avversari nel commercio. Se in passato chi era al volante ha guidato male, la soluzione non è quella di costruire una macchina senza sterzo, altrimenti alla prima curva si finisce contro il muro. È proprio quello che è successo alla nostra economia: impedire ad un governo la necessaria flessibilità comporta come risultato che finché non ci sono problemi sembra che “la macchina” vada bene anche se si stanno facendo le cose sbagliate, non appena si incrocia un problema il sistema si rompe e ne fanno le spese i cittadini. In ogni caso se uno teme che poi “stando bene” non risolveremmo i nostri problemi, non capisce (o non vuol capire) che “stare male” è proprio il problema che deve essere risolto.


 
 
 

RIFORMA dell'EURO: con i CCF non si chiede il “permesso” a nessuno

Post n°1698 pubblicato il 27 Aprile 2014 da Lucky340
 
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Non è la prima volta che ne parlo, ma chiarire gli equivoci non è mai tempo sprecato.
In merito alla Riforma Morbida, al progetto Certificati di Credito Fiscale: non è una via “violenta”, deflagrante come sarebbe il break-up dell’euro.
Ma questo NON SIGNIFICA ASSOLUTAMENTE che l’Italia dovrebbe negoziare, né chiedere permessi o autorizzazioni a qualcuno, prima di intraprenderla.
NON rileva che cosa ne pensa Bruxelles o che cosa ne pensa Berlino. Anche perché qual è l’alternativa ? forse che il break-up lo attueremmo “previa autorizzazione o consenso” di Bruxelles o di Berlino ?
La Riforma Morbida è morbida perché evita le complicazioni e i possibile danni collaterali del break-up, ma va attuata PER DECISIONE UNILATERALE dell’Italia (e di qualsiasi altro paese dell’attuale Eurozona che la intraprenderà).
Alle autorità UE ci si limiterà a dire (DOPO aver introdotto i CCF, e per educazione, non perché sia dovuto) quanto segue.
“Cari amici, l’architettura dell’Eurozona – MES, Fiscal Compact, unione bancaria, six pack, il limite 3% deficit pubblico / PIL) – ha una finalità: evitare il rischio di tensioni e di default sui debiti pubblici dei vari stati, che mettano in difficoltà i sistemi bancari dei singoli paesi e richiedano l’intervento dei partner UE per evitare crisi finanziarie.
Bene. La finalità è condivisibile. Ma i mezzi utilizzati non funzionano. Le politiche di austerità imposte agli stati in difficoltà hanno penalizzato PIL e occupazione e PEGGIORATO, non migliorato, i dati di finanza pubblica. E’ inutile dire che il keynesismo non funziona: il keynesismo si è rivelato totalmente corretto.
I Certificati di Credito Fiscale sono uno strumento finanziario CHE NON COMPORTA ALCUN RISCHIO DI DEFAULT (perché lo stato italiano non assume impegni di rimborso ma solo di accettazione dei CCF a fronte di imposte o altri impegni finanziari futuri nei suoi confronti). I partner UE non hanno ASSOLUTAMENTE TITOLO A DIRE NULLA al riguardo. Si tratta di modalità di gestione INTERNE all’economia italiana.
Manteniamo pure in essere, se volete, i limiti deficit pubblico / PIL e gli impegni di riduzione del debito pubblico (sempre in rapporto al PIL) previsti dal fiscal compact. Ma questi parametri possono essere interpretati SOLO COME RIFERITI a deficit e debito IN EURO. I CCF non entrano nel computo, perché non sono debito e perché (di conseguenza) NON ESISTE UN RISCHIO DI DEFAULT SUI CCF.
La Riforma Morbida non solo è compatibile con i limiti di bilancio concordati con i partner dell’Eurozona ma in realtà è la VIA PER RISPETTARLI.

Se tutto questo vi convince (come dovrebbe) cari partner UE, bene. Ma noi su questa strada GIA’ CI SIAMO INCAMMINATI.”

Carlo Cattaneo su http://bastaconleurocrisi.blogspot.it/

 
 
 

Il DEF del duo Renzi_Padoan : cronaca di un fallimento annunciato!

Post n°1697 pubblicato il 26 Aprile 2014 da Lucky340
 
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Forse è come sfondare porte aperte, sparare sulla crocerossa e rubare caramelle in chiesa mostrare le bugie economiche dei Monti, Letta, Renzi, ma dato che grazie alla grancassa dei giornaloni quest'ultimo gode di popolarità, facciamo servizio pubblico e mostriamo i numeri del DEF. Sui giornali c'è scritto che Renzi riduce le tasse, ma nel loro documento ufficiale è scritto che le aumenta, di 9 miliardi. Basta leggere, non i giornali ovviamente, ma il documento del DEF, anzi solo la tabella che lo riassume e anche un scolaro nota che hanno scritto: entrate da 751 a 767 miliardi e spese da 798 a 809 miliardi (dal 2013 al 2014). (vedi tabella in allegato).

Il documento finanziario che Renzi ha messo fuori (traduzione: che Padoan ha concordato a Bruxelles) dice nero su bianco, che nel 2014 aumenterà le tasse, di circa 9 miliardi (+17 miliardi di tasse contro +8 miliardi di spese: differenza... 9 miliardi). Si può discutere sul fatto che non sia male tagliare lo stipendio ai magistrati, abolire le provincie e tassare il capital gain delle quote di Bankitalia, ma il DEF dice che aumenta le tasse.

Punto secondo. Negli anni successivi, secondo il DEF, si continua ad aumentare le tasse. Se leggi la tabella vedi che tutti i numeri sono messi per far quadrare il conto degli interessi e non farlo sforare, in modo che il totale degli interessi sul debito rimanga sotto gli 84 miliardi, è un documento finanziario scritto per mostrare che possiamo pagare gli interessi...

Se infatti guardi i numeri di PIL sono inventati di sana pianta, appena si va due anni in avanti di colpo il PIL NOMINALE (inclusa inflazione) salta su oltre di 50 miliardi e rotti ogni anno. Questa tabella è sballata in ogni caso e sai perchè ? Perchè non vi entra la dannata moneta, cioè presuppone che lo stato assorba ogni anno dal settore privato sempre più miliardi (da 35 fino a 70 miliardi l'anno di "avanzo primario") e che nonostante questa riduzione di moneta il PIL aumenti lo stesso. Nota bene: in Italia se imposti il problema dal punto di vista della scarsità di moneta ti guardano male sia gli economisti progressisti ("cos'è, non sarà mica un monetarista?" ) che quelli liberisti ("l'efficienza! ridurre lo spreco! liberalizzare i servizi!" ) che quelli anti-euro ( "svalutare! è il tasso di cambio che conta!"). Perchè sono tutti degli scienziati...quando si parla di economia farne una questione di soldi, di vile denaro che circola è una cosa da bottegai...

Ci sono solo tre modi di far aumentare il PIL al mondo:
1) aumentare l'export rispetto all'import (denaro che arriva dall'estero)
2) aumentare il deficit pubblico (denaro che entra dallo Stato, come più spesa pubblica o meno tasse...)
3) aumentare il credito (denaro che arriva dalle banche)

Non ne esistono altri e non ne possono esistere altri e sai perchè ? perchè il PIL è fatto di milioni di transazioni in cui da una parte si offrono beni, servizi o lavoro e dall'altra denaro. Dal lato del denaro occorre che questo aumenti e ci sono solo questi tre modi per far aumentare il denaro che circola (Ok, si potrebbe invadere la Libia e prenderle il petrolio, ma tagliando gli F104, con un esercito pieno di donne e con una insegnante di Lettere Ministro della Difesa verremmo sconfitti...)

L'export allora, non può aumentare ancora perchè siamo nell'euro quindi non possiamo svalutare verso il nord-europa e l'euro è sopravvalutato, per noi, anche verso il resto del mondo (che svaluta) e perchè l'economia globale sta rallentando.

Il credito si sta contraendo ancora, le banche hanno bloccato il credito alle imprese e lo allentano forse solo verso i mutui cosa, che non aiuta molto il PIL.

IL Deficit infine, come tutti sanno, in base al Patto Fiscale votato nel 2012 siamo impegnati ad azzerrarlo lentamente e a ridurre il debito/PIL al 60%... il che implica un avanzo primario che cresce di circa 10-14 mld l'anno (non i 50 mld che dice Grillo, ma comunque aumentare). Questo nel caso ottimista di aumento del PIL del 2-3%, altrimenti devi spremere anche 20 miliari l'anno. Nella tabella del DEF qui sotto il il saldo Tasse - Spese sale ogni anno fino farlo andare a 70 miliardi e rotti, a regime "ideale", nel 2017.

Ora, uno può dire che lo stato paga però anche circa 80 miliardi di interessi, grazie a cui crea comunque un "Deficit pubblico", anche se decrescente ogni anno. Ma a chi vanno questi soldi ? Solo circa 30 miliardi vanno a famiglie e imprese cioè all'economia italiana, il resto va a investitori esteri e banche.

Di conseguenza, il calcolo che devi fare è: 30 mld - 70 mld = 40 miliardi (circa), cioè secondo il documento finanziario del governo Renzi lo stato deve ridurre ogni anno di 40 miliardi la moneta che circola. Ma se riduci la moneta che circola sai cosa succede alla famosa economia "reale" (ore lavorate, beni e servizi prodotti...). SI RIDUCE ANCHE LEI.

Prof Padoan... se scrivete che lo stato ogni anno deve assorbire più moneta (tasse - spese = riduzione di moneta....), fino ad assorbirne per 40 mld circa all'anno come situazione ideale, come obiettivo, come %&?§*!%$£ fate a scrivere che il prodotto nazionale aumenterà di 50 miliardi ? Con l'export stabile e il credito che, se siamo fortunati non si contrae ? Usiamo la tua carta di credito che ti hanno dato al Fondo Monetario ?

Non si sa se ridere o piangere. E parliamo di gente che con la cattedra universitaria, a cui danno poltrone importanti al Fondo Monetario e OCSE come Padoan. E' come uno che annunci in giro a tutti che farà ristrutturare casa sua nei prossimi anni e allo stesso tempo dica che ogni anno avrà sempre meno soldi di oggi. Con che 'azzo li pagherai quelli che devono rifarti il tetto e il giardino ? Sicuro, se fai rifare la casa daresti lavoro e quindi il prodotto nella tua città crescerebbe, ma se non li paghi nessuno verrà a lavorarci e il reddito non crescerà per nessuno...

(ah... e gli investimenti pubblici nel DEF sono previsti calare in valore assoluto e percentuale...lo stato italiano prevede di continuare a pagare da 80 a 84 miliardi di interessi e di ridurre gli investimenti pubblici sui 40 miliardi... e a nessuno che venga in mente che è smettere di pagare interessi e usare i soldi per infrastrutture sia una soluzione... )

Giovanni Zibordi su Cobraf

 
 
 

Occorre riprendersi la sovranità monetaria italiana: come e perchè

Post n°1696 pubblicato il 25 Aprile 2014 da Lucky340
 
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L’Italia ha necessità di riprendere possesso della sua sovranità monetaria per tre motivi precisi, tra di loro collegati.
Immettere nell’economia reale risorse finanziarie che stimolino la domanda, in modo da riassorbire la disoccupazione prodotta dalla crisi economica: quindi incrementare il saldo netto tra spesa pubblica e carico fiscale, incrementando la prima e/o diminuendo il secondo.
Rispettare il vincolo di equilibrio nei saldi commerciali esteri, in modo che non si crei uno sbilancio strutturale e sistematico tra importazioni ed esportazioni.
Finanziare questa immissione di risorse mediante moneta sovrana, cioè mediante attività finanziarie che lo Stato possa liberamente creare nella quantità necessaria per raggiungere gli obiettivi di cui sopra, SENZA condizionamenti esterni (ivi inclusa la necessità di indebitarsi con entità private e/o straniere).
Per soddisfare questi obiettivi NON è necessario ridenominare, da euro in una nuova moneta, i contratti e i rapporti giuridico-finanziari in essere.
NON è neanche necessario sostituire l’euro con una nuova moneta svalutata.
Può essere emessa una forma di moneta nazionale, accettata dallo Stato italiano a soddisfacimento delle obbligazioni finanziarie nei suoi confronti (in primo luogo le imposte), e attribuita a cittadini e imprese nella misura necessaria.
NON è indispensabile che questa forma di moneta nazionale circoli sotto forma di banconote e monete metalliche. Si può trattare di titoli, quali i Certificati di Credito Fiscale.
NON è indispensabile alcuna forma di svalutazione. La svalutazione è una modalità per migliorare il costo del lavoro per unità di prodotto (CLUP) delle aziende italiane, evitando che lo stimolo alla domanda necessario a riportare l’economia nazionale in condizioni ottimali, in primo luogo sul piano dell’occupazione, squilibri i saldi commerciali esteri. MA lo stesso risultato può essere ottenuto utilizzando una parte delle assegnazioni di CCF per ridurre il carico fiscale che grava sulle aziende italiane.
Identificare il ripristino della sovranità monetaria nazionale con la combinazione break-up dell’euro + svalutazione è UN ERRORE. Non è l’unica via e non è nemmeno la più efficiente. La sua applicazione comporterebbe parecchie difficoltà (turbolenze sui mercati bancari e finanziari, contenziosi giuridici, necessità – in pratica molto difficile da realizzare – di operare in totale segretezza nell’imminenza dell’operazione). Non è impossibile ma le difficoltà sono decisamente elevate.

L’Italia ha la possibilità di riprendere possesso della sua sovranità monetaria, e di attuare politiche macroeconomiche che producano il completo superamento della crisi, ANCHE continuando a utilizzare l’euro come moneta corrente e come moneta di conto, e senza attuare nessun tipo di cambiamento forzato in alcun rapporto contrattuale o finanziario attualmente in essere.


Marco Cattaneo su http://bastaconleurocrisi.blogspot.it/

 
 
 

SuperIndice_USA(LEI) ancora in rialzo a Marzo

Post n°1695 pubblicato il 22 Aprile 2014 da Lucky340
 
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Il Conference Board Leading Economic Index ® il (LEI) per gli Stati Uniti è aumentato dello 0,8  per cento nel mese di  marzo  a 100,9 (2004 = 100), dopo un aumento  dello 0,5 nel mese di febbraio  e  un aumento dello 0,2 in gennaio .

"Il LEI è salito bruscamente di nuovo, è il terzo aumento mensile consecutivo", ha detto Ataman Ozyildirim economista presso il Conference Board. "Dopo una pausa invernale, gli indicatori principali stanno guadagnando slancio e la crescita economica sta guadagnando trazione. Mentre i miglioramenti sono stati generalizzati, gli indicatori del mercato del lavoro e lo scarto del  tasso di interesse  hanno  in gran parte guidato l'aumento marzo, compensando il contributo negativo de permessi di costruzione. E, per la prima volta in molti mesi, le prospettive dei consumatori sono   molto meno negative. "

L'uscita dei  prossimi  dati  è prevista per  giovedi  22 maggio 2014.

   ^^^^^^^

il LEI è uno dei nostri leading indicator preferiti  poichè:

a) La correlazione tra LEI e PIL è molto elevata  come ci dimostra  Northern Trust nel  grafico, in cui il LEI – anticipato di un trimestre – viene messo a confronto con l’andamento del PIL americano dal 1960 a oggi.

b)  la relazione  tra Leading Indicator e mercato azionario è molto stretta ,  risulta evidente la quasi perfetta correlazione tra le due serie di dati: i punti di massimo e di minimo vengono quasi sempre raggiunti nello stesso periodo.I dati del Leading Indicator anticipano di circa sei mesi i movimenti dell’economia e che la stessa cosa succede con i mercati azionari, Il Conference Board (CB), l’istituto privato che elabora l’indice, considera che un calo del 2% in sei mesi, con la contemporanea flessione della maggior parte dei componenti, possa segnalare l’arrivo di una fase di recessione tra i tre e i nove mesi dopo l’ultima lettura; e viceversa, un rialzo  del 2% in sei mesi possa segnare l'arrivo di una espansione tra i tre e i nove mesi dopo l’ultima lettura .

pertanto noi  continuiamo ad  usare le indicazioni fornite dai  Leading Indicator per  riuscire ad ottenere buoni risultati dall’investimento!

i dieci componenti del The Conference Board Leading Economic Index® sono ora :

Average weekly hours, manufacturing

 

Average weekly initial claims for unemployment insurance

 

Manufacturers’ new orders, consumer goods and materials

 

ISM Index of New Orders

 

Manufacturers' new orders, nondefense capital goods excluding aircraft orders

 

Building permits, new private housing units

 

Stock prices, 500 common stocks

 

Leading Credit Index™

 

Interest rate spread, 10-year Treasury bonds less federal funds

 

Average consumer expectations for business and economic conditions

 


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Basta euro. Come uscire dall’incubo-9^ puntata

Post n°1694 pubblicato il 22 Aprile 2014 da Lucky340
 
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«Basta euro. Come uscire dall’incubo, 31 domande e 31 risposte, la verità che nessuno ti dice” è il titolo del volumetto curato dal professor Claudio Borghi Aquilini con postfazione di Matteo Salvini, liberamente scaricabile dal sito www.bastaeuro.org. Anche noi sulla scia della Padania, il giornale leghista, preseguiamo nella pubblicazione delle domande e risposte contenute nel libretto del prof. Borghi.

 

17)Perché l’Euro danneggia in particolare l’Italia e soprattutto il Nord?   


L’industria settentrionale ha sempre avuto un grande vantaggio dalla Lira perché si trattava di una moneta sottovalutata rispetto alla forza economica e industriale del Nord Italia. In pratica la Padania con la Lira era nella stessa posizione di vantaggio che la Germania ha adesso con l’Euro. Per semplicità diciamo che la forza economica del Nord era “dieci” mentre quella del Sud era “due”. Una stessa moneta che valeva per queste due regioni così diverse era una media tra i valori che avrebbero avuto una moneta del Nord (10) e una moneta del Sud (2). La lira valeva quindi “sei”. Questo valore era troppo alto per il Sud che quindi si deindustrializzava, mentre era molto basso per il Nord che quindi poteva esportare molto facilmente i propri prodotti. Le industrie del Nord grazie alla Lira si presentavano sui mercati internazionali con un “listino prezzi” scontato, i prodotti venivano acquistati da tutti e la disoccupazione non esisteva. Il “costo” di questo vantaggio per il Nord era il dover compensare il Sud (che non poteva competere) con forti trasferimenti fiscali. Con l’Euro questo vantaggio è sparito, le imprese chiudono o spostano la produzione in Paesi più convenienti, ma le tasse e i trasferimenti fiscali sono rimasti perché se per il Sud la Lira era troppo cara figuriamoci l’Euro. La Germania in questo momento è come era il Nord Italia con la Lira con la differenza di non trasferire nulla all’Italia che si sta “meridionalizzando”. Per questo motivo, una volta riconquistata la nostra sovranità monetaria, se si volesse affrontare davvero il problema delle differenze tra Nord e Sud bisognerebbe magari pensare a due monete diverse. Il Sud diventerebbe competitivo e potrebbe creare lavoro vero, non falsi lavori pubblici. Il Nord avrebbe più difficoltà ad esportare rispetto a quando c’era la Lira ma non ci sarebbe più bisogno di trasferimenti e le tasse potrebbero calare fortemente.
 
18) Queste cose “quelli che comandano” non le sanno?


Probabilmente ormai le sanno ma non vogliono ammettere di aver fatto un errore così grave e sperano che in qualche modo le cose si aggiustino. Nel frattempo, dato che la moneta non si può svalutare, si sta provando a svalutare il lavoro con l’arma della disoccupazione. Se io voglio far scendere il “listino prezzi” dei miei prodotti perché la moneta troppo forte li pone fuori mercato, proverò a pagare di meno i miei dipendenti. Capite quindi perché, sempre più spesso, si legge di fabbriche che minacciano la chiusura a meno che i lavoratori non accettino un taglio dello stipendio. Niente altro che il vecchio “o mangi questa minestra o salti dalla finestra”. Questo sistema però si traduce in una perdita fortissima del potere di acquisto per chi lo subisce: una svalutazione fa perdere potere di acquisto (e non sempre) solo nei confronti dei beni di importazione, il taglio dello stipendio lo fa perdere nei confronti di ogni spesa, anche quelle che non c’entrano nulla con l’importazione, come il parrucchiere, i vestiti, la pizza e la bolletta del telefono. Non solo, se ho dei debiti (ad esempio, un mutuo), con il cambio di moneta e la svalutazione non mi accadrà nulla di male, mentre se subisco il taglio dello stipendio la rata rimarrà la stessa diventando in proporzione più pesante rispetto ai miei guadagni. Infine va considerato che se anche sono un lavoratore autonomo, se tutti i lavoratori dipendenti si impoveriscono perché i loro stipendi vengono tagliati, anche i miei guadagni si ridurranno perché avrò meno clienti per i miei prodotti o i miei servizi. È quello che sta accadendo ora. “Quelli che comandano” (la famosa Troika: Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale – nessuno di essi eletto dai cittadini) stanno quindi imponendo una ricetta dolorosissima e piena di controindicazioni gravissime. Ovviamente poi ci sono fortissimi interessi in gioco. Si pensi per esempio a chi ha puntato sulla delocalizzazione o alle imprese che si sono specializzate nell’importazione di prodotti fabbricati all’estero realizzando finora grandi profitti. Questi soggetti si opporranno fortemente al recupero della competitività domestica dell’Italia e soprattutto del sistema industriale del Nord, è comprensibile, ma accontentare le loro pretese sarebbe come voler rimanere ammalati per compiacere il farmacista che così può guadagnare di più.

 
 
 

Basta euro. Come uscire dall’incubo-8^ puntata

Post n°1693 pubblicato il 15 Aprile 2014 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

«Basta euro. Come uscire dall’incubo, 31 domande e 31 risposte, la verità che nessuno ti dice” è il titolo del volumetto curato dal professor Claudio Borghi Aquilini con postfazione di Matteo Salvini, liberamente scaricabile dal sito www.bastaeuro.org. Anche noi sulla scia della Padania, il giornale leghista, preseguiamo nella pubblicazione delle domande e risposte contenute nel libretto del prof. Borghi.

 

14)Se la crisi è scoppiata per lo spread evidentemente il debito pubblico è importante. Non è così?

In realtà eravamo in crisi già da prima ma non ce ne accorgevamo perché la debolezza delle nostre imprese era camuffata dall’afflusso di denaro a debito (questa volta privato). Lo spread è esploso non certo per la credibilità, per il bunga-bunga, per il pieno della macchina del figlio di Bossi o qualsiasi delle bugie che la stampa ha raccontato per aprire la strada a Monti:
lo spread è esploso dopo che Francia e Germania hanno deciso di far “fallire” la Grecia abbattendo il valore dei suoi titoli di Stato in mano ai risparmiatori.
A quel punto tutti gli investitori mondiali hanno cominciato a vendere i titoli irlandesi, poi quelli portoghesi,poi quelli italiani e spagnoli semplicemente perché pensavano che avrebbero fatto la fine dei titoli greci. Anche lo spread sui titoli Francesi e Finlandesi aveva cominciato a salire mentre l’Inghilterra, grazie al fatto che aveva una Banca Centrale che garantiva il debito ricomprandoselo, non ha mai avuto problemi di spread. Gli interventi di Monti hanno poi peggiorato le cose : lo spread è sceso solo a seguito delle azioni della Banca Centrale Europea che, se pur con gravissimo ritardo, ha annunciato la propria intenzione di garantire il debito

15)Quindi se la BCE garantisse il debito e gli spread si azzerassero saremmo a posto?

Purtroppo no: gli effetti di una moneta troppo forte rispetto a quello che sarebbe giusto permangono. Ciò significa che se gli italiani, invece di essere strozzati, tornassero a spendere, comprerebbero in maggioranza prodotti esteri e la differenza fra importazioni e esportazioni deve essere finanziata da ulteriore debito.
In pratica ci indeboliremmo ancora di più e se in futuro la BCE dovesse cambiare idea saremmo in ginocchio.

16) Neppure la Grecia e l’Irlanda vogliono abbandonare l’Euro, perché noi si?


Grecia e Irlanda hanno ricevuto cifre elevatissime sotto forma di prestiti “a babbo morto”, pagati anche da noi.
Si è trattato di una specie di “risarcimento” per evitare che il sistema andasse in pezzi. Se la Grecia fosse uscita dall’Euro prima di ricevere gli aiuti avrebbe avuto solo il danno e non il risarcimento. Noi invece paghiamo e basta, e non riceviamo nulla da nessuno. Non solo, noi avevamo solo circa il 3% dei crediti verso Grecia, Spagna, Irlanda e Portogallo ma, invece, siamo stati chiamati a “salvare” questi stati (in realtà abbiamo salvato soltanto i loro creditori) con una quota pari al 20%, perché l’Europa ha trovato conveniente mettere tutto “sul conto del condominio”. Per esempio, la Spagna, che nonostante la disoccupazione doppia rispetto a noi ci viene a volte presentata come un modello di virtù, ha ricevuto 50 miliardi per salvare le sue banche: miliardi pagati in discreta parte dall’Italia che, nonostante ciò, invece viene costantemente umiliata e messa “dietro la lavagna”.
La cifra da noi impegnata per i salvataggi europei è stata finora pari a 53 miliardi di euro: senza buttare questi soldi (che probabilmente non ci verranno mai restituiti) ci si sarebbe potuta pagare l’IMU  sulla prima casa per 15 anni o pagare uno stipendio di 16mila euro per un anno a tutti i disoccupati italiani. La Lega Nord è stato l’unico partito che ha votato contro quando l’enorme impegno per questi fondi è stato approvato di nascosto nell’estate del 2012.

 
 
 

Analisi Intermarket al 12/04/2014

Post n°1692 pubblicato il 12 Aprile 2014 da Lucky340
 
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Alla borsa di New York cominciano ad aleggiare forti venti di correzione. come dicevamo qualche settimana fa  la situazione rimane incerta e densa di pericoli in prospettiva, oggettivamente non si vedono grossi margini per il riazo mentre lo spazio per un eventuale ribasso abbonda e poi la Federal Reserve, pare pronta a eliminare gli stimoli monetari all’economia entro quest’anno e ad alzare i tassi di interesse già nella primavera del 2015, ossiai diversi mesi prima rispetto alle indicazioni precedenti. Quindi  ribadiamo  prudenza e occhio  alla tenuta di questi supporti  :

Sp500 : 1800 – 1780

Dax 9310-9250

FtseMib 20900 – 20650 -20500

Vediamo alcuni indicatori in ottica MACROTECNICA:

  •  La curva dei rendimenti non è invertita. Nel caso in cui i tassi di interesse a breve termine sono più elevati rispetto ai tassi a lungo termine, fa presagire male per l'economia (intesa come azioni e obbligazioni).Uno dei modelli più potenti per predire la recessione  nel'anno successivo è lo scarto della  curva dei rendimenti tra il T-Note a 10 anni e il T-bond  a 3 mesi.  I risultati di uno studio della Federal Reserve (Estrella e Mishkin) per il periodo 1960-1995  ha collegato il valore dello spread in punti percentuali alla probabilità di recessione. Un margine positivo (con valori compresi tra 1,21-0,02)  è collegato con probabilità del 5% al 25%. Una volta che lo scarto gira negativo, le probabilità vanno dal 30% ad una lettura di -0,17, al 70% a -1,46, 80% a -1,85 e il 90% a -2,40. Ora siamo a 2,59.
  • Il Margin Debt, ovvero l'ammontare di denaro preso a prestito a febbraio è  salito ulteriormente   a 465.720 miliardi di dollari dai 451.298 di gennaio(Nuovo massimo). Questo è un indicatore leading (anticipatore) dei possibili punti di svolta del mercato azionario americano, il cui andamento va a rafforzare i cicli virtuosi rialzisti e ad amplificare quelli viziosi in caso di ribasso.I dati attuali, ritardati di un mese però , al momento non preannunciano una inversione del ciclo.

Vediamo alcuni Trading System cosa ci dicono :

  • IL mio TS "Trend_Hunter"timeframe daily, ottimo per prendere posizione nel mercato con ottica di medio_lungo termine, sulle principali borse mondiali vede  una situazione   sempre  rialzista sulle borse occidentali ma in deterioramento   con i  BRIC e gli emergenti in controtendenza, "La rotazione verso i mercati periferici di cui abbiamo parlato recentemente rappresenta nell’ordine un passaggio che manifesta da un lato la piena maturità raggiunta dal ciclo nei mercati core, dall’altro l’occorrenza di spostare il centro dell’attenzione verso quei mercati che essendo rimasti penalizzati dai programmi di austerity, evidenziano pur marginalmente del valore da esprimere. Ma attenzione, completata la fase di distribuzione dei core index la ritirata dall’azionario prosciugherà ogni canale di trasmissione del Risk On" ci dice Wlademir Biasia - WBAdvisors.(grafico allegato).
  • Il TS su  timeframe orari sui futures  (Speed_Hunter) conferma  per ora il LONG sui principali indici occidentali (con il nikkey e Hang Seng  Short) con l'oro  LONG in fase di riaccumulo , anche il  Bund  è LONG mentre il  rame  da segnale Short .

Vediamo alcuni indicatori anticipatori dei punti di svolta del mercato  cosa ci dicono :

  • l’andamento dell’Up-Down Volume al NYSE a 21,84 in termini di media a 250 giorni conferma il LONG ($NYUD), il dato differenziale risulta positivo  dalla fine  di luglio 2012. Da allora, non è mai tornato sotto la linea dello zero,"ossia se i compratori prevalgono sui venditori, il mercato sale, punto.  Se vi è prevalenza di Up Volume, non ci sarà motivo di temere_Gaetano Evangelista".
  • il mio Risk_Index basato sul VIX riflette la situazione di incertezza infatti è ora vicino a  generare  un segnale short sull'azionario, comunque da febbraio 2012 continua a dare un segnale LONG.

 
 
 

Il Def: ‘L’è tutto ‘a rifare’, caro Renzi

Post n°1691 pubblicato il 12 Aprile 2014 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

il Matteo Renzi aveva gironzolato per le capitali europee, allegro quanto un turista Valtur; “con quella faccia da italiano in gita” del suo conterraneo Gino Bartali nell’omonima canzone di Paolo Conte.

Un grand tour che lo ha rafforzato nelle convinzioni di blairino da Rignano sull’Arno. Particolarmente istruttivo e cameratesco l’incontro con il bambolotto thatcheriano David Cameron; uno che sembra l’imitazione di Maurizio Crozza quando fa l’imitazione di Luca Cordero di Montezemolo che si stupisce se gli parlano dell’esistenza dei menagiati. Il clou della sintonia è stata una conferenza stampa imbarazzante per l’ostentazione – tra pacche sulle spalle e sospetto di pizzicotti ai glutei – di intimità amicali da parte del campeggiatore italiano nei riguardi dell’ospite britannico: un remake dell’Alberto Sordi parvenu in bombetta, di “Fumo di Londra”. Difatti il nostro premier ha ricavato dal faccia a faccia con l’inespressivo pari grado d’oltre Manica la convinzione di essere sulla via giusta. Quella che il suo ex consulente economico, l’italiano d’America Alberto Alesina (autore nel 2009 di un noto paper che persino i funzionari del FMI si sono sentiti in dovere di smentire due anni dopo), chiama “austerità espansiva”.

Sicché, tornato a casa, il nostro turista allegrone ha presentato un DEF in cui non c’è un’idea che sia una di sviluppo; lasciando intendere che la crescita e l’occupazione sono delegate all’ulteriore abbattimento del fattore lavoro, nella convinzione (molto blairiana) che i padroni del vapore, liberi di fare un po’ come vogliono, metteranno a posto tutto.

Se, invece di darsi di gomito col Cameron, il Renzi si fosse informato, avrebbe scoperto che la stessa intellighenzia inglese (non i “professoroni” tipo Rodotà o Zagrebelsky…) è terrorizzata dalle malefatte dell’attuale corso politico insulare.

Un giovane professore di Oxford - David Stuckler – ha messo a confronto le due sponde politiche del mondo anglosassone ricavando valutazioni tombali: «possiamo osservare le conseguenze dell’austerity sull’economia basandoci sui primi risultati degli esperimenti condotti negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Entrambi i Paesi hanno subito una forte recessione in seguito al crollo di Wall Street. Dal 2009, con l’insediamento del presidente Obama, gli Stati Uniti hanno intrapreso la strada dello stimolo all’economia. La scelta ha segnato un vero e proprio punto di svolta nella lotta alla recessione: da quel momento, l’economia è in ripresa e attualmente il PIL è più alto rispetto a prima che iniziasse la crisi. Al contrario, con l’avvento al potere del Partito conservatore nel 2010, il governo inglese ha iniziato a tagliare milioni di sterline di spesa pubblica. L’economia è cresciuta a un tasso inferiore alla metà di quello degli Stati Uniti, deve ancora riprendersi del tutto e adesso mostra i primi segni della temuta recessione triple-dip, ovvero una terza caduta nella recessione dopo un breve periodo di ripresa» (L’economia che uccide, Mondatori 2013, pag. 20). Per non parlare delle catastrofi sociali conseguenti, che Stukler analizza in dettaglio: andate a vedervi il libro.

Eppure questi continuano con le ricette assassine in tutta Europa, Italia compresa. Dove l’unico elemento che balza agli occhi nei passi del governo è la volontà di operare un drenaggio sul bacino elettorale Cinquestelle con provvedimenti ad alto impatto mediatico: le paghette di ottanta euro (a rischio di riassorbimento da parte di altri balzelli) e la gogna retributiva per qualche cacicco delle società pubbliche. Oltre, naturalmente, la vendita di alcuni usati su E-bay.

Niente che abbia a che vedere con una politica industriale che possa assicurarci l’aumento del PIL indispensabile (stando a quanto dice persino il presunto cerbero Pier Carlo Padoan). Insomma, il vecchio Bartali direbbe «l’è tutto ‘a rifare». Ma il giovane Matteo se la ride, come un italiano in gita: il trucco sembra poter reggere fino al 25 maggio, giorno del redde rationem elettorale.

Pierfranco Pellizzetti su I blog de IlFattoQuotidiano.it

 
 
 

Basta euro. Come uscire dall’incubo-7^ puntata

Post n°1690 pubblicato il 11 Aprile 2014 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

«Basta euro. Come uscire dall’incubo, 31 domande e 31 risposte, la verità che nessuno ti dice” è il titolo del volumetto curato dal professor Claudio Borghi Aquilini con postfazione di Matteo Salvini, liberamente scaricabile dal sito www.bastaeuro.org. Anche noi sulla scia della Padania, il giornale leghista, preseguiamo nella pubblicazione delle domande e risposte contenute nel libretto del prof. Borghi.

 

12)I tedeschi sono efficienti e hanno etica del lavoro, noi siamo lazzaroni e furbi. È così?

Nessuno potrebbe dare lezioni di creatività e voglia di lavorare agli italiani. L’impresa del Nord Italia è sempre stata un modello per il mondo e finché c’era la possibilità di competere ad armi pari, i lavoratori hanno sempre sopportato ogni tipo di orario e di turno battendo sistematicamente la concorrenza.
In compenso la società che è stata riconosciuta col pevole del più grande caso di corruzione internazionale della storia è tedesca (la Siemens). La verità è semplicemente che la Germania ha una moneta sottovalutata e quindi i suoi prodotti costano meno di quello che sarebbero costati se avessero avuto il Marco mentre noi abbiamo una moneta sopravvalutata e quindi i nostri prodotti costano di più di quello che costerebbero se avessimo la nostra moneta.
Se un’impresa ha un vantaggio, vende di più e può permettersi di fare ricerca e in novazione, realizzando prodotti più belli e solidi che vendono ancora di più. Se un’impresa è in svantaggio competitivo, invece, deve tagliare i costi, risparmiare sui materiali e i suoi prodotti diventano di minore qualità e vendono ancora di meno. Non dimentichiamo poi che le regole che l’Europa fissa per fare impresa sono estremamente complesse e fatte su misura per imprese di grandi dimensioni  per l’impresa medio-piccola italiana gli obblighi sono intollerabili e costosissimi da gestire. Gli aiuti di Stato poi sono sempre stati proibiti per noi e consentiti alla Germania:
Berlino ha salvato le sue banche con 300 miliardi di euro, mentre noi non avevamo alcun bisogno di interventi di questo tipo che diventano legali solo quando servono agli altri e non a noi. I tedeschi fanno i loro interessi, e il loro punto di vista è comprensibile: siamo noi che dobbiamo cominciare a fare i nostri. Il risultato di questa situazione è che nei paesi in crisi la disoccupazione giovanile ha raggiunto livelli intollerabili. Altro che lazzaroni! Se metà dei giovani sono disoccupati è perché la domanda di lavoro manca in modo gravissimo. Negli anni ‘80 e ‘90, nel Nord Italia, se qualcuno era disoccupato, era perché non aveva voglia di lavorare, adesso un impiego è diventato un miraggio.

13) Noi abbiamo un enorme debito pubblico, è colpa sua se siamo in crisi.È vero?

Tutti i Paesi che sono andati in difficoltà prima di noi, come l’Irlanda e la Spagna non avevano nessun problema di debito pubblico. In compenso, il Giappone, che ha un debito pubblico doppio rispetto al nostro, non è in crisi come noi e può permettersi aggressive politiche di sviluppo.
Anche la Germania ha un pesante debito pubblico, anzi, mentre noi lo riducevamo (circa venti punti di calo dal 1994 al 2007), la Germania lo aumentava infrangendo i trattati che la obbligavano a mantenere il debito al di sotto di una certa soglia. Non dimentichiamo poi che la Germania può “nascondere” molto del suo debito in una banca pubblica che si chiama KfW: se si contasse anche quello non ci sarebbe una grande differenza tra il debito italiano e quello tedesco, che in ogni caso è superio
re in valore assoluto.Spesso facciamo l’errore di demonizzare il debito pubblico dimenticando che a fronte di un debito c’è sempre un credito e i risparmiatori che, direttamente o indirettamente, possiedono titoli di Stato dovrebbero riflettere sul fatto che cancellando il debito si cancellerebbero anche i loro risparmi. Anche chi non possiede titoli di Stato verrebbe colpito da una riduzione forzata del debito pubblico, perché le banche ne possiedono grandi quantità:esse diventerebbero insolventi e persino i conti correnti sarebbero a rischio come è successo a Cipro. Se uno Stato ha un debito espresso nella propria moneta ed ha sovranità moneta ria non potrà mai giungere a non onorarlo, perché potrà sempre “stampare” il denaro necessario alla restituzione del debito.


 
 
 
 
 

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Un blog di: Lucky340
Data di creazione: 04/05/2010
 

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