Lucky_borsa

finanza, borsa e dintorni

 

AREA PERSONALE

 

TAG

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Maggio 2014 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
      1 2 3 4
5 6 7 8 9 10 11
12 13 14 15 16 17 18
19 20 21 22 23 24 25
26 27 28 29 30 31  
 
 
Citazioni nei Blog Amici: 11
 

DISCLAIMER

Non intendo sollecitare investimenti.
Chiunque utilizzi spunti derivanti dalla mia analisi  agisce a proprio rischio e pericolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Messaggi di Maggio 2014

Le grida manzoniane di Grillo contro l'Euro e l'alta finanza

Post n°1708 pubblicato il 28 Maggio 2014 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

La qualità delle persone e degli argomenti fa differenza, specie per chi vuole cambiare radicalmente rispetto all'euro, all'austerità e alla logica dei vincoli finanziari. Se vuoi rovesciare la logica dei vincoli finanziari devi sapere quello che dici e dirlo bene.

In Olanda il leader anti-euro, Geert Wilder è antipatico. sembra poco intelligente (è anche opportunista perchè anti-euro ma "liberista") e ha perso. In UK Nigel Farrage è intelligente, dibatte con tutti e quando dibatte li straccia, ha una personalità positiva e ha vinto. In Francia Marine LePen è intelligente, dibatte con tutti, alla radio e in TV dalla mattina alla sera, ha una personalità positiva, un discorso nazionalista coerente e ha vinto. In Italia Grillo non da segni di essere molto competente (non sto a ripetermi sul tema..), non ha voluto intorno a sè nessun esperto, è sempre negativo, cavalca temi contraddittori, evita ogni dibattito... e ha perso.

Questo nonostante nei sondaggi l'Italia sia l'unico paese in cui le percentuali favorevoli ad uscire dall'euro sono ora sopra il 40% (vedi sondaggio di maggio commissionato dal Wall Street Journal). Ma Grillo e Casaleggio non hanno voluto cavalcare questo tema vincente, per il semplice motivo che Casaleggio è per l'Euro e ha una visione "ortodossa" del debito e della moneta (cioè simile a quella di Padoan...)

Se sei parte della nomenklatura della EU è più facile, la terapia te la danno già pronta, come in ospedale il "protocollo" che è quello e va solo applicato. Devi solo tenere a bada gli oppositori sperando che si sputtananino da soli e magari cambiare da uno spento come Letta ad uno più vivace come Renzi. Quello che conta in ogni caso è dietro di lui il ministro del Tesoro Padoan, che è stato di fatto nominato da Draghi e dalla UE, ed è quello che quatto quatto applica la terapia concordata secondo il protocollo approvato dalla "troika". Il tuo compito (di Renzi) è distrarre la gente.

Il problema è che Grillo e quelli che (di rado) manda in TV non sanno bene quello che dicono, non hanno idea di come rovesciare la logica dell'euro, dell'austerità e della grande finanza. Per cui si limitano a gridare che bisogna processarli tutti, che sono ladri e farabutti e poi il problema si risolverà. Dato però che questo non suona vero, il messaggio si ferma alla fascia di gente che è veramente frustrata e disperata e per ora in Italia non è più del 20-25% della popolazione. Ed evitano il dibattito mentre dovrebbero essere loro ad andare a cercarlo ovunque possibile, la Lega che con Salvini dibatteva contro l'euro ha migliorato...

Ma come dimostrano la LePen e Nigel Farrage se sai quello che dici la gente lo nota eccome, giovane o anziana. Nel mio piccolo ho avuto un riscontro alla fiera di Rimini c'era il dibattito sull'Euro il venerdì, con l'economista Marco Passarella (comunista dichiarato), Marco Frattini de La7, Luca Ciarrocca di Wall StreetItalia, una del Fatto Quotidiano, Kaufman e il sottoscritto. Sono stato l'unico applaudito e non esagero, nessuno ha preso mezzo applauso eccetto me, tutti quelli che facevano terrorismo sul ritorno alla lira (Ciarrocca, Kaufman, Frattini...) hanno lasciato la platea fredda ed era un pubblico che ha dei risparmi e dei soldi investiti, non disoccupati. Ogni volta che parlavo invece prendevo applausi, qualcuno che c'era come Xtol lo può confermare. Devi sapere cosa stai dicendo.

Sono anche stato invitato ad un dibattito a parlare del nostro libro a Bologna con un senatore e un deputato del M5S (che è in commissione finanze). Due persone molto a posto, ma non hanno voluto entrare nel merito dell'euro e del resto, si sono limitati ad un discorso già pronto diciamo, ma nessuna vera discussione...perchè nonostante la loro buona volontò il M5S non ha nessuna idea precisa su questi temi...

Giovanni Zibordi su Cobraf

 
 
 

SuperIndice_USA(LEI) sale ancora ad aprile

Post n°1707 pubblicato il 27 Maggio 2014 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

22 maggio 2014

Il Conference Board Leading Economic Index ® il (LEI) per gli Stati Uniti è aumentato dello 0,4  per cento nel mese di  aprile arrivando a  101,94 (2004 = 100), dopo un aumento  dello 1,0  nel mese di marzo   e  un aumento dello 0,5 in febbraio .

"Il LEI è salito per il terzo mese consecutivo, grazie soprattutto ai  miglioramenti del  mercato immobiliare  e del mercato finanziario", ha detto Ataman Ozyildirim, economista presso il Conference Board. "Questo ultimo rapporto suggerisce che l'economia continuerà ad espandersi, e può anche raccogliere  slancio nella seconda metà dell'anno."

L'uscita dei  prossimi  dati  è prevista per  giovedi  19 giugno  2014.

   ^^^^^^^

il LEI è uno dei nostri leading indicator preferiti  poichè:

a) La correlazione tra LEI e PIL è molto elevata  come ci dimostra  Northern Trust nel  grafico, in cui il LEI – anticipato di un trimestre – viene messo a confronto con l’andamento del PIL americano dal 1960 a oggi.

b)  la relazione  tra Leading Indicator e mercato azionario è molto stretta ,  risulta evidente la quasi perfetta correlazione tra le due serie di dati: i punti di massimo e di minimo vengono quasi sempre raggiunti nello stesso periodo.I dati del Leading Indicator anticipano di circa sei mesi i movimenti dell’economia e che la stessa cosa succede con i mercati azionari, Il Conference Board (CB), l’istituto privato che elabora l’indice, considera che un calo del 2% in sei mesi, con la contemporanea flessione della maggior parte dei componenti, possa segnalare l’arrivo di una fase di recessione tra i tre e i nove mesi dopo l’ultima lettura; e viceversa, un rialzo  del 2% in sei mesi possa segnare l'arrivo di una espansione tra i tre e i nove mesi dopo l’ultima lettura .

pertanto noi  continuiamo ad  usare le indicazioni fornite dai  Leading Indicator per  riuscire ad ottenere buoni risultati dall’investimento!

i dieci componenti del The Conference Board Leading Economic Index® sono ora :

Average weekly hours, manufacturing

 

Average weekly initial claims for unemployment insurance

 

Manufacturers’ new orders, consumer goods and materials

 

ISM Index of New Orders

 

Manufacturers' new orders, nondefense capital goods excluding aircraft orders

 

Building permits, new private housing units

 

Stock prices, 500 common stocks

 

Leading Credit Index™

 

Interest rate spread, 10-year Treasury bonds less federal funds

 

Average consumer expectations for business and economic conditions

 


  Click to View

 

 
 
 

Terapia letale e risultati elettorali

Post n°1706 pubblicato il 27 Maggio 2014 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

L'Italia è l'unico paese in cui il governo in carica è stato incoraggiato dal risultato elettorale di oggi a perseverare nella "terapia letale", dei vincoli finanziari del debito che strangolano lentamente l'economia.

Persino in Irlanda dove l'economia è ora un poco in ripresa il governo ha perso seccamente e si è dimesso oggi il primo ministro, persino in Germania la Merkel ha perso un -4%, in Spagna i partiti di governo storici hanno perso un -29% (sommati) e in Grecia pure. Solo in Italia il partito che somministra la terapia letale è incoraggiato a insistere!. Questo è male per l'economia reale italiana, ma alla fine è letale anche per loro.

Nelle condizioni date dei partiti che rappresentano gli italiani, questa elezione va bene perchè ha punito l'opposizione ciarlatana, confusa e opportunista e ora spinge il PD definitivamente sul binario dell'austerità, dell'euro e della Troika, quella dove Monti ha visto il suo raggruppamento andare dal 10% all'1% in due anni.

Lo so, gli ex-comunisti sono molto più accorti e da cinquantanni vedi gli altri partiti sorgere e tramontare e loro sono sempre lì invece, ma non è come le altre volte. Siamo in una Depressione economica e avere in mano il governo è un vantaggio perchè consolidi il tuo sistema di potere, ma oggi sei nelle mani della finanza globale e della UE, cioè di poteri esterni all'Italia a cui devi rispondere e che non ti danno "i soldi".

L'analisi monetaria in questo caso è abbastanza utile nel dire che, a meno di un cambio di rotta radicale, la terapia di Padoan/UE/BCE demolirà lentamente l'economia, come quella di Monti (ma più lentamente) Quando saremo al sesto o settimo anno di Depressione economica, con l'aiuto del solito crac dei mercati finanziari che ogni tanto arriva, chi ha somministrato la terapia letale finirà come il partito socialista francese, greco o spagnolo o inglese.

Per la cronaca il 2014 sarà il sesto anno di depressione economica (a marzo 2014 l’indice destagionalizzato delle vendite al dettaglio, rispetto a marzo 2013, segna una flessione del -3,5%...).

Per la cronaca, in questa elezione, nessuno dei partiti di centro-sinistra storici di governo in Spagna, Gran Bretagna, Grecia e Spagna ha preso più del 14% dei voti. Il 41% del PD è un anomalia, i due numeri sono stati scambiati.

In Italia per il PD bisogna solo aspettare un poco di più.

Giovanni Zibordi su Cobraf

 
 
 

Appoggiamo la candidatura del prof. Claudio Borghi

Post n°1705 pubblicato il 21 Maggio 2014 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

Questo blog appoggia la candidatura del prof. Claudio Borghi come indipendente per la Lega Nord alle Elezioni Europee 2014 che si terranno domenica 25 maggio. Puoi votare Borghi in Lombardia, Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria, Toscana, Umbria, Marche e Lazio. Nelle altre regioni anche un voto a Lega Nord senza preferenze lo aiuta.

 
 
 

la sinistra di fronte al No all'EURO!

Post n°1704 pubblicato il 21 Maggio 2014 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

A trenta anni dalla scomparsa di Enrico Berlinguer vorrei ricordare, tra le sue scelte scomode allora come oggi, la decisione del 1979 di rompere con i governi di unità nazionale dicendo no all’adesione dell’Italia allo SME. Il trattato che definiva allora il cosiddetto serpente monetario era il primo passo verso la moneta unica. Il PCI decise di opporsi a quel trattato anche per uscire dalla disastrosa politica di unità nazionale con la Dc, ma le motivazioni usate contro la rigidità della moneta, e allora il liberismo veniva chiamato non a caso monetarismo, valgono ancora oggi.

Nella Banca d’Italia era stata appena liquidata la gestione del governatore Baffi, che era stato arrestato insieme al direttore Sarcinelli, su mandato del giudice neofascista Aliprandi. Successivamente furono entrambi completamente scagionati e l’inchiesta su di loro si rivelò completamente falsa. Ma intanto la Banca d’Italia era stata decapitata ed aveva cambiato completamente politica monetaria. Infatti la scelta distintiva del governatorato di Baffi era stata proprio la manovra sulla moneta. La lira veniva rivalutata rispetto al dollaro, in modo da rendere meno pesante la bolletta energetica, e svalutata rispetto al marco, per sostenere la produzione industriale. Baffi motivò esplicitamente queste scelte con la necessità di non svalutare i salari e fu l’unico governatore a non demonizzare la scala mobile e il sistema di protezione sociale.

Lo SME invece mise al centro della politica economica la rigidità monetaria, adottando quel liberismo che andava al governo in Gran Bretagna con Thatcher e negli Usa con Reagan. I nostri primi interpreti di quella svolta furono il governatore Ciampi e il ministro del tesoro Andreatta. Che assieme decisero nel 1981 la separazione del Tesoro dalla Banca d’Italia, con il conseguente obbligo di vendere sul mercato i BOT per finanziare la spesa pubblica. E con l’attacco alla indicizzazione dei salari che ebbe il suo apice in quel decreto Craxi di taglio della scala mobile, contro cui Enrico Berlinguer fece la sua ultima battaglia.

In sintesi l’euro e la perdita formale della sovranità monetaria a favore della BCE sono il punto di arrivo, e non la partenza, di un sistema di accordi e decisioni che avevano un obiettivo dichiarato: rendere impossibili le politiche economiche Keynesiane, imporre gli interessi della globalizzazione finanziaria e dei mercati come vincoli insuperabili per gli stati. Il pareggio di bilancio in Costituzione, votato da noi anche dalla destra oggi anti euro, è l’ultimo atto formale di tale politica trentennale.

L’effetto euro sulle economie europee é stato duplice. Da un lato la moneta unica è stata lo strumento per istituzionalizzare ovunque le politiche liberiste. La Grecia é stata distrutta con il ricatto della sua espulsione dall’euro. Da noi lo slogan “lo vuole l’Europa” ha accompagnato ogni operazione di smantellamento dei diritti del lavoro e dello stato sociale. D’altro lato la moneta unica forte ha finito per mettere alla pari economie che pari non erano, facendo della zona euro non un’area di crescita comune, bensì il campo di battaglia della competizione estrema.

Di questo si è avvantaggiata profondamente l’economia tedesca, che con il governo socialdemocratico Schroeder all’inizio del duemila ha colpito duramente i diritti del lavoro, aprendo così la via all’era Merkel. La depressione salariale da sola non fa competitività, ma se si somma ad un sistema industriale forte che gode di una moneta particolarmente favorevole, allora la fa eccome. Perché l’euro desse risultati economici con un minimo di equilibrio ci sarebbe voluto un boom salariale in Germania. Invece sono nati a milioni i cosiddetti minijob, lavori precari con paghe da pochi euro l’ora, per i quali dal Belgio son partite denunce alla corte di giustizia europea a causa delle delocalizzazioni che hanno lì provocato. E questa politica continua oggi in primo luogo per opera della socialdemocrazia e della complicità sindacale. La legge sul salario minimo, vantata come un successo progressista, è in realtà una formalizzazione del dumping sociale. Stabilire che nel 2017 la paga minima in Germania sarà di 8,50 euro all’ora, quando ora in Francia è di 10, significa usare l’euro come arma di devastazione economica di massa.

Ora i due partiti che guidano l’Unione Europea, la Germania e gli altri principali governi, PSE e PPE, promettono un allentamento dei lacci delle politiche di austerità. Ma mentono sapendo di mentire perché in realtà il sistema euro, con i suoi trattati non rinegoziabili, da Maastricht al fiscal compact, non prevede alternative alle politiche liberiste. O salta o continua come sempre, e proprio di questa rigidità si fa forte la signora Merkel, che così ha spianato ogni debole ostacolo da parte della SPD.

Tre anni fa una intervista di Giuliano Amato a Rossana Rossanda puntava sul ritorno al governo dei socialisti in Francia e Germania per farla finita con l’austerità. Non voglio infierire, certo il centrosinistra europeo è oramai una formazione social liberale che ha ben poco della sinistra, ma la realtà è che il sistema europeo non è riformabile. Le tre misure più avanzate di cui si discute in campagna elettorale, condono di una parte del debito per i paesi del sud Europa, eurobond, trasformazione della BCE in un istituto che dia i soldi direttamente agli stati e non alle banche, non son realizzabili senza cancellare, e non semplicemente aggiustare, i trattati che stanno a presidio dell’euro. E in ogni caso sarebbero impedite da qualsiasi governo tedesco.

Chi sostiene queste misure dovrebbe aggiungere: o si fa questo, o salta la baracca perché così non si può andare avanti. Invece questo non viene detto e così il sistema di potere economico finanziario che guida l’Europa capisce che non si fa sul serio. Il fondatore della Linke tedesca Oskar Lafontaine aveva proposto un piano europeo di smontaggio dell’euro, ma il suo stesso partito non ha avuto il coraggio di sostenerlo. E tutta la sinistra europea oggi esprime la stessa paura.

È chiaro che dire no all’euro non basta se non si rimuove la politica economica liberista che ha portato alla sua costruzione, ma la fine della moneta unica è una condizione necessaria per poter ricostruire una politica economica e sociale fondata su eguaglianza e democrazia. È una condizione necessaria, ma non sufficiente e proprio questa insufficienza avrebbe dovuto essere il campo d’azione di una vera sinistra.

Come ho cercato di spiegare l’euro non é tutto, ma è il simbolo monetario delle politiche liberiste e di austerità. La sinistra non doveva subire il ricatto psicologico di chi accusa di nazionalismo la rivendicazione della sovranità monetaria, mentre in realtà difende l’internazionalismo di banche e finanza. La sinistra non avrebbe dovuto avere il tabù dell’euro, ma anzi avrebbe dovuto fare della contestazione della moneta unica la leva per spingere in campo una critica popolare e di massa al liberismo. La sinistra doveva dire no all’euro dal suo punto di vista e così questo punto di vista sarebbe tornato in campo nella crisi europea.

Invece il campo è stato abbandonato e così il no all’euro è diventato vessillo delle destre autoritarie, xenofobe e neofasciste. Che ovviamente lo usano a loro modo e per i loro fini. Il risultato è che la politica europea è bloccata tra la continuazione delle politiche di austerità sotto le larghe intese PPE PSE e la contestazione degli euroscettici reazionari. E il sostegno UE al governo ucraino infarcito di neonazisti, mostra che ci sono momenti e situazioni in cui questi due schieramenti possono trovare sintesi.

Un’ alternativa di sinistra a tutto questo si ricostruirà solo quando le sue forze sapranno proporre senza tabù la messa in discussione dei poteri e delle politiche dell’Europa reale, senza trastullarsi con una Europa ideale tanto ipocrita quanto inesistente.

In Italia questo significa una sinistra che rompa davvero con il Pd e apra il confronto e il dialogo con il Movimento 5 Stelle, che avrà tanti limiti e contraddizioni, ma che finora ha anche il merito democratico di aver impedito un lepenismo di massa nel nostro paese. La prima cosa da proporre subito dopo le elezioni europee è un referendum costituzionale sui trattati e sull’euro, così come si fece già nel 1989. Lo chieda anche la sinistra che non vuol morire renziana.

Aveva ragione Berlinguer a dire no allo SME e ha torto oggi la sinistra a non mettere in discussione quell’euro che è stato messo lì per distruggerla.

Giorgio Cremaschi

(14 maggio 2014)

 
 
 

Basta Euro. Come uscire dall’incubo- Ultima puntata

Post n°1703 pubblicato il 16 Maggio 2014 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

«Basta euro. Come uscire dall’incubo, 31 domande e 31 risposte, la verità che nessuno ti dice” è il titolo del volumetto curato dal professor Claudio Borghi Aquilini con postfazione di Matteo Salvini, liberamente scaricabile dal sito www.bastaeuro.org. Anche noi sulla scia della Padania, il giornale leghista, preseguiamo nella  pubblicazione delle domande e risposte contenute nel libretto del prof. Borghi.

29) In molti dicono  che l’Unione Europea ha portato la pace, se abbandoniamo l’Euro ci sarà la guerra?


La pace c’è fra tutte le nazioni che si sono combattute nelle guerre mondiali e il maggior rischio per il mantenimento di questa pace è proprio l’Euro. Un sistema economico che mette popoli e nazioni gli uni contro gli altri, che costringe popoli a pagare per altri ed impone sofferenze e privazioni con conseguenze economiche del tutto simili a quelle di un conflitto armato, origina odio fra nazioni che avevano dimenticato questa parola . Fino a pochi anni fa nessun greco aveva alcun motivo di risentimento nei confronti della Germania: oggi se la Merkel vuole visitare Atene deve essere circondata dall’esercito schierato a difesa.


30)Sento dire che molti famosi economisti, compresi alcuni premi Nobel sono contrari all’Euro. È vero? Chi sono?


È vero, sono almeno 7 i premi Nobel per l’Economia che hanno apertamente criticato l’Europa dell’Euro (Mirrlees, Stiglitz, Sen, Tobin,Krugman, Friedman e Pissarides) ciascuno di essi ovviamente propone anche soluzioni alternative ma, come abbiamo visto, le soluzioni alternative non sempre sono realisticamente possibili e non sempre sono desiderabii. Molti economisti hanno ad esempio firmato una proposta (il“Manifesto di Solidarietà Europea”) dove si propone uno smantellamento“dall’alto” dell’Eurozona con l’uscita dall’Euro della Germania come prima mossa. Peccato però che tutto ciò dipenda dalla volontà di altri Paesi. E se i tedeschi dicono di no? Tutti questi scenari alternativi diventeranno tanto più fattibili quanto più forti saranno i consensi dei movimenti totalmente contrari all’Euro.

31) Esistono altrettanti premi Nobel e famosi economisti convinti invece che l’Europa dell’Euro sia perfetta così?

NO.

 
 
 

Basta Euro. Come uscire dall’incubo-12^ puntata

Post n°1702 pubblicato il 10 Maggio 2014 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

«Basta euro. Come uscire dall’incubo, 31 domande e 31 risposte, la verità che nessuno ti dice” è il titolo del volumetto curato dal professor Claudio Borghi Aquilini con postfazione di Matteo Salvini, liberamente scaricabile dal sito www.bastaeuro.org. Anche noi sulla scia della Padania, il giornale leghista, preseguiamo nella  pubblicazione delle domande e risposte contenute nel libretto del prof. Borghi.

 

26) Se facessimo le riforme e se tagliassimo il cuneo fiscale forse diventeremmo competitivi senza bisogno di uscire dall’Euro. Può essere?


Fare le riforme” non vuol dire nulla, ogni volta che si cambia una legge o un regola mento si sta facendo una riforma: alcune portano miglioramenti, altre fanno peggio.Le riforme sostanziali costano molti soldi che con i vincoli europei non ci potremmo mai permettere (la Germania per le sue riforme del mercato del lavoro ha aumentato il suo rapporto debito/PIL di 5 punti in periodo di crescita; noi ci siamo già impegnati a ridurlo anche in periodo di recessione con il Fiscal Compact) senza contare che è da ingenui pensare che potremmo raggiungere i risultati di chi è in vantaggio di dieci anni. Non solo, non è detto che si debba per forza voler diventare tedeschi o cinesi: dobbiamo essere liberi di poter vivere a modo nostro in casa nostra.
Per lo stesso motivo con il taglio del cuneo fiscale (che pure sarebbe cosa utile) non si otterrà nulla di sostanziale: i Paesi che sono andati per primi in crisi sono stati quelli (come l’Irlanda) dove il cuneo fiscale era minimo: per ottenere un taglio sostanziale a favore della competitività occorrerebbe azzerarlo ed è impossibile perché sparirebbero gettito fiscale e contributi in un sistema dove la mancanza di denaro anche momentanea nelle casse dello Stato non può essere finanziata “stampando denaro”. Chi ha sovranità monetaria può permettersi politiche di stimolo dell’economia con forti detassazioni, nel nostro caso tali politiche ci sono precluse. Il taglio del cuneo fiscale potrebbe essere solo irrilevante e finanziato con altre misure recessive.


27)Magari “battendo i pugni sul tavolo” ci consentirebbero di spendere senza bisogno di uscire dall’Euro. È possibile?


A parte che non c’è nessun tavolo su cui battere i pugni e se ci fosse stata la volontà da parte dell’Europa di evitare questa situazione l’avremmo evitata, tuttavia, e anche ci dicessero di dimenticarci gli impegni e di ridurre le tasse (impossibile) avremmo sempre il problema della moneta troppo forte. È la stessa questione prima accennata quando si diceva del perché una BCE che garantisca il debito non risolverebbe il problema di fondo della moneta artificialmente forte.


28)Perché non è una bella cosa avere una moneta “forte”?


No! È una bella cosa se è forte anche l’economia ma, come detto prima, un’economia debole con una moneta forte è come un guerriero con una spada talmente pesante da non riuscire nemmeno ad alzarla. L’ideale sarebbe averla del giusto peso: più leggera si può fare e consente maggior agilità, troppo pesante è un suicidio. La moneta troppo forte fa sì che i prodotti esteri risultino molto convenienti. Sembra una bella cosa ma i prodotti esteri hanno una spiacevole caratteristica: sono fatti all’estero! Quindi è ovvio che in Italia poi si creerà disoccupazione. Risultano convenienti anche i viaggi all’estero e ovviamente ogni viaggio rappresenta denaro che se ne va ad arricchire qualche altro Paese. Se potessimo spendere di più, compreremmo prodotti esteri invece di prodotti italiani e si aprirebbe la forbice fra le nostre importazioni e le esportazioni: questa differenza deve essere pagata da qualcuno e dovremmo cercare denaro facendo altro debito. Nel frattempo, sempre più imprese chiuderebbero o delocalizzerebbero e alla prossima crisi saremmo in ginocchio, molto peggio di quanto già lo siamo oggi. Le due cose devono andare di pari passo: ridurre le tasse e rimettere la moneta nel suo giusto equilibrio.

 
 
 

Basta euro. Come uscire dall’incubo-11^ puntata

Post n°1701 pubblicato il 03 Maggio 2014 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

«Basta euro. Come uscire dall’incubo, 31 domande e 31 risposte, la verità che nessuno ti dice” è il titolo del volumetto curato dal professor Claudio Borghi Aquilini con postfazione di Matteo Salvini, liberamente scaricabile dal sito www.bastaeuro.org. Anche noi sulla scia della Padania, il giornale leghista, preseguiamo nella pubblicazione delle domande e risposte contenute nel libretto del prof. Borghi.

 

23)In molti dicono  che la soluzione potrebbe essere “Più Europa”. È Vero?


Come dire ad un avvelenato che ci vuole “più veleno”. Quelli che vorrebbero un’Unione Europea ancora più stretta, che diventasse in tutto e per tutto equivalente ad uno Stato unitario, fanno finta di non vedere che la Germania non si sogna neppure di cedere la sua sovranità per dissolvere lo Stato in un’unione con italiani e spagnoli. Non hanno voluto farlo quando erano in posizione di debolezza, non lo vorranno mai fare ora che sono in posizione di forza. In uno Stato unitario le regioni ricche trasferiscono denaro alle regioni povere, e mai e poi mai, la Germania accetterebbe di trasferire i soldi delle tasse dei cittadini tedeschi a favore di greci, italiani, spagnoli, irlandesi e portoghesi.
Anche se poi lo volessero (e non vogliono) dovremmo essere noi a rifiutare con forza quest’ipotesi! Abbiamo visto con il nostro Mezzogiorno che i trasferimenti di denaro non funzionano, non creano sviluppo, incentivano la criminalità e la rassegnazione porta a ricercare un posto di lavoro sussidiato. Una meridionalizzazione totale del nostro Paese è l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno.

24)Non sarebbe meglio decidere con un referendum?


Chi dice di volere un referendum in realtà probabilmente non vuol cambiare nulla; non per niente chi lo propone non ha una posizione propria a favore o contro l’Euro, cosa che, dato che l’Euro già c’è, implica l’accettare che le cose possano rimanere così come sono. Innanzitutto, non è possibile fare un referendum sui trattati internazionali, inoltre, anche supponendo per assurdo di farlo lo stesso, una campagna referendaria su una questione così complessa sarebbe viziata da ogni genere di terrorismo mediatico, tale per cui le bugie sull’Euro che già normalmente si vedono sui media, si moltiplicherebbero, con l’aggravante che i poteri finanziari europei non esiterebbero a lanciare fortissimi attacchi speculativi contro il nostro debito.
Ai cittadini verrebbe data l’impressione che con il loro voto contro l’Euro provocherebbero un disastro e l’incertezza del risultato in un simile clima comporterebbe terribili agitazioni sui mercati e fughe incontrollate di capitali. L’unico modo per riconquistare la nostra sovranità monetaria è per mezzo di un Governo democraticamente eletto che agisca velocemente per decreto. Immaginate in che modo un governo favorevole all’Euro potrebbe mai gestire le procedure di uscita se un referendum (incostituzionale) dovesse indicare una volontà di uscita. Le azioni necessarie per cambiare moneta minimizzando i danni non sono semplici, ma un Governo democraticamente eletto che negozi al più presto lo smantellamento dell’Eurozona, magari concordando la strategia con altri paesi, prima fra tutti la Francia in caso di vittoria dell’alleato Front National e che, nel caso i negoziati falliscano, potrebbe al limite agire per decreto, prendendo tutte le misure necessarie per rendere la transizione indolore.

25)Il Front National di Marine Le Pen è una forza di destra e nazionalista, come può essere un alleato affidabile?


La battaglia contro l’Euro è una battaglia di indipendenza e libertà. Indipendenza e libertà non sono né di destra né di sinistra, bensì valori assoluti.
Ritornare ad essere padroni in casa nostra è la condizione indispensabile per qualsiasi altra politica, sia per chi è nazionalista sia per chi invece sogna il federalismo.Una volta liberi poi ci sarà tutto il tempo per “rifare le squadre”. Chi non ha il controllo sulla propria moneta non sarà mai libero. Se alle elezioni europee le forze contrarie all’Euro riuscissero ad ottenere una forte affermazione tutto diventerebbe più facile: a questo scopo ogni voto conta, e un coordinamento fra i partiti avversi all’Euro in tutta Europa è la prova più evidente che senza l’ostacolo della moneta unica potrebbe esserci una diversa e sincera amicizia europea al di fuori delle attuali contrapposizioni.

 
 
 

Analisi Intermarket al 03/05/2014

Post n°1700 pubblicato il 03 Maggio 2014 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

E’ fin dallo scorso autunno 2013 che gli indici azionari, e con essi il cambio euro-dollaro, quotano all’interno di un range nemmeno troppo ampio. Eppure in questi mesi l’economia americana ha trasmesso segnali alternati tra tenuta ed espansione al punto che la Fed ha messo in azione il tapering riuscendo a contenere le deviazioni dei mercati azionari e una contenuta dispersione del rapporto di cambio rispetto alla media mobile a 50 giorni.(Wlademir Biasia).

Oggettivamente non si vedono grossi margini per il rialzo mentre lo spazio per un eventuale ribasso abbonda e poi la Federal Reserve, prograssivamente sta  eliminando gli stimoli monetari all’economia (tapering) e pare pronta  ad alzare i tassi di interesse già nella primavera del 2015, ossia diversi mesi prima rispetto alle indicazioni precedenti. Qundi prudenza e occhio all rottura dei minimi sullo SP_500 di febbraio(1745) preludio ad un  cambio di scenario  generale sull'azionario.

 

Vediamo alcuni indicatori in ottica MACROTECNICA:

  •  La curva dei rendimenti non è invertita. Nel caso in cui i tassi di interesse a breve termine sono più elevati rispetto ai tassi a lungo termine, fa presagire male per l'economia (intesa come azioni e obbligazioni).Uno dei modelli più potenti per predire la recessione  nel'anno successivo è lo scarto della  curva dei rendimenti tra il T-Note a 10 anni e il T-bond  a 3 mesi.  I risultati di uno studio della Federal Reserve (Estrella e Mishkin) per il periodo 1960-1995  ha collegato il valore dello spread in punti percentuali alla probabilità di recessione. Un margine positivo (con valori compresi tra 1,21-0,02)  è collegato con probabilità del 5% al 25%. Una volta che lo scarto gira negativo, le probabilità vanno dal 30% ad una lettura di -0,17, al 70% a -1,46, 80% a -1,85 e il 90% a -2,40. Ora siamo a 2,58.
  •  IL LEI del conference Board , in aumento dello 0,8 a marzo (terzo aumento consecutivo) da indicazioni per una buona espansione del PIL USA anche nel 2014  al  3% circa.
  • Il Margin Debt, ovvero l'ammontare di denaro preso a prestito a marzo è sceso  dopo 8 mesi di rialzi  consecutivi ora è  a 450.283 miliardi di dollari dai 465.720 di febbraio. Questo è un indicatore leading (anticipatore) dei possibili punti di svolta del mercato azionario americano, il cui andamento va a rafforzare i cicli virtuosi rialzisti e ad amplificare quelli viziosi in caso di ribasso.I dati attuali segnalano un esaurirsi della spinta al rialzo dell'equity.

Vediamo alcuni Trading System cosa ci dicono :

  • IL mio TS "Trend_Hunter"timeframe daily, ottimo per prendere posizione nel mercato con ottica di medio_lungo termine, sulle principali borse mondiali vede  una situazione   sempre  rialzista sulle borse occidentali  con i  BRIC  sempre in difficoltà.(grafico allegato).
  • Il TS su  timeframe orari sui futures  (Speed_Hunter) conferma   il LONG sui principali indici occidentali (con il nikkey e Hang Seng  Short) con l'oro  ripassato Short , il  Bund  sempre  LONG mentre il  rame  conferma il segnale  Short .

Vediamo alcuni indicatori anticipatori dei punti di svolta del mercato  cosa ci dicono :

  • l’andamento dell’Up-Down Volume al NYSE a 22,50 in termini di media a 250 giorni conferma il LONG ($NYUD), il dato differenziale risulta positivo  dalla fine  di luglio 2012. Da allora, non è mai tornato sotto la linea dello zero,"ossia se i compratori prevalgono sui venditori, il mercato sale, punto.  Finchè vi è prevalenza di Up Volume, non ci sarà motivo di temere_Gaetano Evangelista".
  • il mio Risk_Index basato sul VIX riflette la situazione di incertezza infatti è ora vicino a  generare  un segnale short sull'azionario, comunque da febbraio 2012 continua a dare un segnale LONG.

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: Lucky340
Data di creazione: 04/05/2010
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ULTIME VISITE AL BLOG

neveleggiadra0gianni3410prefazione09whiskynsodachildchildcassetta2Miele.Speziato0Desert.69marabertowsuarez65vita.perezfrankostopRobertGordontempestadamore_1967marinovincenzo1958
 

CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963