I giardini di zahaar

Distrattamente... fino a qui... - di Luigia Giudice


Distrattamente... sino a qui...                         29/12/2010 Luigia GiudiceSi erano alzate di buon'ora le due sorelle, e tu,come al tuosolitostavi appisolato ancora nel grezzo conforto di ruvidalana ,pesante copertafacente barriera contro un gennaioimpietoso...non avevi riposato bene quella notte,saràsuccesso a causa di quellatavolaccia sotto al materassovecchio e sdrucito,che tu ponesti con gran fogala seraantecedente,per ottemperare ai problemi sorti alla tua colonnavertebrale,o forse chissà dovuto al fatto insolito di averlasciata la robusta persiana di propositoaperta,con le antespalancate,per far luce ad un'alba che si preannunciava piuttosto buia.E ti sorprendesti con un mezzo sorriso, in sospeso, purnonostante le previsionidi un almanacco appeso a bella vistain cucina dalle sorelle, che preannunciava  una giornata nera e deditaa un freddo polare,e invece,vedi?... sembrava proprio prometterefolate colorate di sole... : << CAMBIATEALMANACCO... DONNE! >>Stuzzicandole allegramente tendesti l'orecchio stupito dal loro inusuale silenzio,poisentisti loro mormorar qualcosa tra il miagolio del gatto,strofinii  stridenti di sedie lungo il pavimento e uno schioccar metallico distoviglie dentro il lavello.Giunte che furon d'innanzi alla tuasoglia,si fermarono allungando solo il collo per traverso,tenendo ilmento alto,impedite com'erano dalle ingombranti ceste chesolevano portare appoggiate sul capo,contenenti la biancheriada lavare di loro,di lor signor fratello e di lor signori tutt'intorno...avvisandoti con aria sufficiente che loro andavano afaticare,''loro'',giù, al torrente,pioggia o sole che fosse,e che quell'almanaccolo poteva ,volendo,direttamente gettar dentro la pattumiera e detto fattosi accinsero ad uscire,alquanto offese ed impettite, sbattendo la porta con un colpo secco...<< AHH LE DONNE...LE DONNE...!DOLCI E AMARE! >> enfatizzasti ad alta voce...        << Ecco,vanno al lor dovere,pur infastidite da così tanto gelo,  pur di sbarcare illunario,e disturbando pure il mio onorato riposo.>> Eh, già,facevi, spesso, un pò ironicamente il gradasso con loro,ma non appena udistii loro passi sulla strada,ti sentistiun gran peso sulcuore...E giacchè avvertisti  come dei sassolini che rotevano come biglieimpazzite provocandoti non pocainquietudine nella tua apparenteassonnata coscienza, lesto ti alzavi dal tuo caldogiaciglio,ancora indeciso sul da farsi,ma quel clima glaciale ti penetrava nelle ossa, comeacuminati stalattiti, congelandoil buono proposito diassecondarla... lei,la coscienza,t'incalzava allor senza tregua,così cheinfilasti in fretta efuria quell'occorrente già preparato date la sera prima, dentro le tasche dei pantaloni,eimprecandocontro quel mese così gelido, facesti,in men che non si dica,  altrettanto velocemente ritorno trale coperte ancora calde...<< E che dobbiamo fà..ehh... >>? sentenziò  sbuffando lavocina dentro mentre tu tentavi invano, con la testa sotto alcuscino,di ignorarla,e ti girasti,e ti rigirasti... ma ahimè senza sosta nel nontrovar nè pace e nè sonno, finchè deciso o meglio arreso,mollastiilgiaciglio.E or,pronto e imbaccuccato di tutto punto che fosti non uscisti da casa senon prima di toglierti lo sfiziodi beffeggiare il gatto dicasa che beatamente se la dormiva sonnecchiando sornione,in cucina,davantialla fornacella lasciata accesa,distrattamente dallesorelle,frigolante ancora di tizzoncini sotto la cenere...ma nelpiegarti la schiena, per stuzzicare il povero micio,nel dispettoso intento ditirargli la coda, in maldestromovimento inciampasti inqualcosa,rovesciando così la braciera di rame lucente,cosi che lacenere e tutto quantosi sparpagliava aleggiando intorno al tuonaso,provocandoti un enorme starnuto che il gatto accolsecon fastidio evidente e miagolando sguaiatamente si rintanava nel tuoletto,una volta tu fuori,trovando sollievoa tutto quelparapiglia.Borbottando aprivi l'uscio di casa con tal fogada farscrostare il vecchio intonaco del pilastroe con la stessafoga la richiudesti.Ma una volta fuori ti sentistiringalluzzire da quell'ariamattutina,che pur serratamentegelida dava tonicità al tuo umoree al tuo corpo,si,nuovovigore pure donava...tirasti con le bracciaaperte la misera schiena provata  ...<< AHH CHE ALBA MAESTOSA... !!! >>assaporavi l'ebbrezza di essere, tu,l' unicoabitantecamminante per le vie e viuzze di quel paese,ma che paesepigro,pensasti,osservando le persiane abbassate tutteintorno,accompagnandoil tuo dire con un'altera smorfia dellabocca,scoppiando all'improvviso in unaclamorosa e sguaiata sonora risatadisprezzante: << IL PAESE DORME!!! Già...IL MIO PAESE E' UNDORMITORIO,già...! >>Ora si che ti sentivi un uomo vero eforte che alcun gennaio potevasoverchiare o infragilire,emica eri una caduce foglia d' inverno,ribattesti,ma unaquercia,e che quercia! Gesticolavi con enfasi teatrale additandoil tuo corpo.Era sempre stato parte del tuotemperamento essere ironico,trascendendospesso in unschietto sarcasmo,ma bonario o no,era più forte della tuaragione essere così istintivo e ciò comportava non poche grane,main compensoeri stimato, in segreto da loro, per questo tuometterti in gioco, anche contro tutti, nel casofosse stato opportuno farlo... in loro difesa...Tuttavia,le tue sorelle non gradivano però quando tale atteggiamentodegenerava in te in netta arroganza,in quantoconvinte fermamente di essere ancora zitelle per via del tuocaratterino e,che nessunoquindi aspirava a divenirti cognato,in quanto incutevi, ai loro eventuali pretendenti, a volte, timore misto a sdegnoe, mentre assorto eri inquesti molestanti pensieri, non finisti la frase che il grigiocappellostava quasi per lasciare la sua dimora, ossia la tua testa, per traslocarechissà in quale altro luogo,ma tu fosti lesto ad impedirglielo,calcandolo,in fretta e furia, benbene, fin giù,fino a curvarsi gli orecchi.Tirava un vento piegante ognicosa, al punto che fosti costretto,per forza maggiore, afermarti,arrampicandoti,a mò di edera, presso un muretto, pressando sempre il cappellosul capo con una mano provvista di guanto pergiunta bucatoa causa dell'unghio di un mignolo che non solevimai accorciare del tutto...I rami degli alberi,a causa della tramontana, parevano orinchinarsi  al tuo passaggio,allorchè riprendesti il camminoe tu in una spiccata accesa autoironia li ringraziavi con lautiinchinida ambo i lati divertito,salutandoli con le estremitàdi una chilometrica sciarpa,dono dello sferruzziar di unasorella,sciarpa anch'essa grigia che tenevi agglomerataattorno al collo come un paesello intorno a un campanileridondante...Ma, giunto al sentiero scosceso che portava al torrente,fostiassalito da una nostalgia beffarda,intensa,tanto che ti parsedi risentirla quella voce amata...persuasiva... ammonitrice... risentivi quelle bracciaprotettiveche ti cingevano al suo materno petto... e di quel suo sorrisosorpreso... piacevolmente stupito di fronte alla tuaspiccataistintività , alla tua prontezza di spirito...si, la lasciavisempre di stucco ogni volta, osservasti...Reminiscenze...soltanto reminiscenze...a cui devonecessariamente sottrarmi... ti ripromettesti inquieto...poi un luccicchìo strano s'impadronì dei tuoi occhie unletto bianco attorniato da gente,numerosa gente...poi uncrescendo vivido di voci disperate tra effluvi d' incenso..tirivedesti,lì,accovacciato, in disparte,in quell' angolinotetro,dove solevi rifugiarti per un tuo cruccio...o quando tisentivi incompreso dai grandi...E all'improvviso ti rivedesti lì ,ti ritornava un'immagine rimossa,ora nitida, stavilì,affranto come uncane bastonato,tu,  bambinofragile e insicuro,non volevi vedere,nonvolevi sentire... non volevi... soprattutto  credere...e quelle tue mani che sudavano freddeincessantementepoggiate,pressate,ai tuoiorecchi...Ahimè..dinuovo quel solletico al naso ti distolse dai queiricordiangoscianti,da quei tormenti,in fretta cercasti il fazzolettoche avevi intrufolato chissà in quale tasca del cappotto odeicalzoni,ma non facesti in tempo a spiegarlo che degliinconsulti starnuticolpirono la quiete e la beatitudine dicinque o sei papere intente a covarelì,nei pressi di unapiccola aia familiare,le quali iniziarono a starnazzare atutto spiano...<< MA CHE é!!! MA CHE é SUCCESSO ?? >> chiedeva conenfasi una comareall'altra a fianco... e quest' ultima all'altradirimpetto e in men che non si dicadivenne un coro accoratoin lungo ,in largo ed anche in diagonale...mentretu,repentino,affrettavi il passo... allungando con un moto di stizzailbavero del tuo paltò nero,smottando sotto i baffi per tuttoquel fracasso per niente...solo per una reazione esagerata diquelle goffe paperette ad un innocuo starnuto ...<< PERTUTTIiBLABLABLA' !!! MI SON BUSCATO PROPRIO UN BEL RAFFREDDORE COI FIOCCHI ,FIOCCHINI EFIOCCHETTI...!!! esclamasti ad alta voce come a risponder controquel convulso blaterare...Parlavi da solo con tononasale,additato dalle comare,tutto infreddolito, e questopercorrer dietro a chi? A quelle due matte di donne...MATTEE!!!si,proprio matte ad uscir con quel cattivo tempo,interferendoanche col tuo sonno riparatore a quella notte insonne...Le tue frasi,però,risultarono astruse ed incomprensibili all'uomodi passaggio,proprietario di una sgangherata carrozza,le cuiruotestridevano sul selciato,provocando rumoreggiante attritosulle pietruzzesparpagliate sul terreno,procurandoun fastidio assordante ai residenti del luogo ...Da unbel pezzo ti aveva chiesto informazioni sul biviodaprendere,già dapprima del famoso starnuto,mainvano, poichè tu, giàdistratto,poi assorto,poi ancora innervosito, non ti erineanche accorto della sua presenza.Si era convinto,perciò, chetu dovessi essere uno strampalato turista,forse francese... chissà,conclusedubbioso,in quanto parlavi a gran voce mentre ti spremevi il nasocon tal impeto da ambedue le narici non dandogli retta...e dunque sconsolato se ne andava ammiccando, la tua stranezza,con sestesso...Intanto tu,sfregandoti le mani anchilosate dalgelo,arrivavi quasi al torrentesbuffando come un puledroprima del galoppo in cruenta battaglia...si che fostipreso,attratto dagli sguardi curiosi di graziose giovincelle,facenti ritorno, a gruppetti, con le gote arrossate,mentre guarniteavean le testeda vivaci scialletti a quadretti o a minutifiorellini,attaccati con un nodo alla nuca,da dovefuoriscivan dei morbidi capellifluenti sulle spalle benerette;sulle teste recavan le ceste profumate del buon pulito..Elle ti fissavano, con sguardi timidi, ammirando il tuo portamentoelegante...e tu essendoti sollazzato da quei suadenti freschirisolini,ne fosti soddisfatto non poco....scuotesti latesta,no... non poco...Ma eccole là,le tue donne!!! Letue sorelle tanto quiete e care...alle prese ancora con unimmenso bucato da pulire,piegate tra l'erba..inginocchiate tra le acquee il prato...nonostante il freddo pungente...anche seun sole spiritoso,a tratti,s'intratteneva nell'azzurro,facendocapolino tra le nubi...Eccole...eccole lì,,tutte ledonne e che donne!!!a canticchiare, in coro, allegri remotistornelli per alleviarla fatica...solerte astrofinare,a stropicciar il bucato cosparso di cenere, su delle grandi lastre dipietra,di gran lena e olio di gomito e tutte inzuppate lelor gonnelle a delinear lebelle forme e i lor polpacci ben robustie sodi...Ti celasti dietro una siepe,e introfulandoti guardigno traesti fuoriuncavalletto,il tuo amato cavalletto,che per impressionare larealtànecessitavi nascondere tra i luoghi più impensati,poi tividi accovacciarti a cercareal centro dell'erba ancora umidaqualcosa,andavi a tantoni con una mano,nont' importava ora disciupare il tuo vestito,d'altronde,lo curavi da te stesso quello,ed ecco che con aria soddisfatta tirasti da lì,anche una largacassettina di legnorivestita di pece,l'apristi di premura,edeccola lì, la tua tavolozza ricca di colori, e più inquieto chemaicercasti ancora con frenesia tra le tasche quell'occorrente,si,quattronuovi toni di colori e cinque pennellidi varie misure prontiper essere usati,no,no,non era il caso d'ìndugiare ancora,dovevi farepresto prima che le donneterminassero il lor servizio...Non eri nuovo della zona,ne conoscevi ogni sfumatura,ogni suono eprofumo cangiante di stagione in stagione,avevi già da tempocatturato col tuo occhio felino la scena che or ti si presentavadavanti sotto una nuova luce e quelladoveva essere,avevi giàdipinto la tela nella tua mente..ma tu,pittore e artista,bisognavirespirarne l'aria dell'attimo fuggente e coglierneil senso,nonti bastavano solo i colori ma mescolare ad essi tutto il tuo estro...metterci dentro tutta l'anima tua palpitante dientusiasmoaffinchè la tua emotività raggiungesse il suo culmine nella suacompletezza tra colori,realtà e te stesso per farne movimento,così chela scena apparisse all'occhio di chi guarda,non una tela ma centotele,dove far scorrere la propria immaginazione sul prima e ildurante...Le donne stavan sempre lì,una ancora intenta a lavare ,astrofinare le vesti che via via si facevano sempre più candide,l'altra quasi sul punto di distendere le grandi lenzuole su filari di lavanda...checrescevano spontanee e numerose ... così pure numeroso era il gracidar rauco di aitanti ranocchi... qui e là...Tu, senza farti scoprire da esse,le fissavi,lescrutavi alzando il tuo folto sopracciglio con piglio felino...La tela diquella realtà sembrava adesso,all' improvviso,essere lei stessa acatturare,te,pittore dell' anima per trasportarsi da se stessa tratutti i tuoi moti dal primo all'ultimo impulso cosi che sidava vita eforma e colore e dettagli... oscillava or sommesso,or incalzante il tuoimpeto,si,galoppante ardore s'insinuava con maestrìa raggiungendo le tuedita così che ogni cosa tu guardassi ti diveniva... ti diveniva...E come torrente divenisti, schiuma bianca ardente come brace... comebrace... e spossato distendesti alfin il tuo corpo ai piedi dell'opera compiutatua a mirarla... meravigliandoti di te stesso... compiaciuto non di te ma della natura intorno che compiva la sua opera donandosi al tuo estro ...   (Luigia Giudice)