Creato da luigia.giudice il 02/04/2013
 

I giardini di zahaar

E all'improvviso,la poesia sbocciar come un fiore...( E se scrivo è x te... poesia...)

 

 

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Distrattamente... fino a qui... - di Luigia Giudice

Post n°13 pubblicato il 26 Giugno 2013 da luigia.giudice

Distrattamente... sino a qui...                         29/12/2010 Luigia Giudice



Si erano alzate di buon'ora le due sorelle, e tu,come al tuo
solito
stavi appisolato ancora nel grezzo conforto di ruvida
lana ,pesante coperta
facente barriera contro un gennaio
impietoso...
non avevi riposato bene quella notte,sarà
successo a causa di quella
tavolaccia sotto al materasso
vecchio e sdrucito,che tu ponesti con gran foga
la sera
antecedente,per ottemperare ai problemi sorti alla tua colonna
vertebrale,
o forse chissà dovuto al fatto insolito di aver
lasciata la robusta persiana di proposito
aperta,con le ante
spalancate,per far luce ad un'alba che si preannunciava piuttosto buia.

E ti sorprendesti con un mezzo sorriso, in sospeso, pur
nonostante le previsioni
di un almanacco appeso a bella vista
in cucina dalle sorelle, che preannunciava  una giornata nera e dedita
a un freddo polare,e invece,vedi?... sembrava proprio promettere
folate colorate di sole... : << CAMBIATE
ALMANACCO... DONNE! >>
Stuzzicandole allegramente tendesti l'orecchio stupito dal loro inusuale silenzio,poi
sentisti loro mormorar qualcosa tra il miagolio del gatto,
strofinii  stridenti di sedie lungo il pavimento e uno schioccar metallico di
stoviglie dentro il lavello.
Giunte
che furon d'innanzi alla tua
soglia,si fermarono allungando solo il collo per traverso,tenendo il
mento alto,
impedite com'erano dalle ingombranti ceste che
solevano portare appoggiate sul capo,contenenti la biancheria
da lavare di loro,di lor signor fratello e di lor signori tutt'intorno...
avvisandoti con aria sufficiente che loro andavano a
faticare,''loro'',giù, al torrente,pioggia o sole che fosse,
e che quell'almanacco
lo poteva ,volendo,direttamente gettar dentro la pattumiera e detto fatto
si accinsero ad uscire,alquanto offese ed impettite, sbattendo la porta con un colpo secco...

<< AHH LE DONNE...LE DONNE...!DOLCI E AMARE! >> enfatizzasti ad alta voce...        << Ecco,vanno al lor dovere,pur infastidite da così tanto gelo,  pur di sbarcare il
lunario,e disturbando pure il mio onorato riposo.>> Eh, già,facevi, spesso, un pò ironicamente il gradasso con loro,ma non appena udisti
i loro passi sulla strada,ti sentisti
un gran peso sul
cuore...

E giacchè avvertisti  come dei sassolini che rotevano come biglie
impazzite provocandoti non poca
inquietudine nella tua apparente
assonnata coscienza, lesto ti alzavi dal tuo caldo
giaciglio,ancora indeciso sul da farsi,ma quel clima glaciale ti penetrava nelle ossa, come
acuminati stalattiti, congelando
il buono proposito di
assecondarla... lei,la coscienza,t'incalzava allor senza tregua,così che
infilasti in fretta e
furia quell'occorrente già preparato da
te la sera prima, dentro le tasche dei pantaloni,e
imprecando
contro quel mese così gelido, facesti,in men che non si dica,  altrettanto velocemente ritorno tra
le coperte ancora calde...


<< E che dobbiamo fà..ehh... >>? sentenziò  sbuffando la
vocina dentro mentre tu tentavi invano, con la testa sotto al
cuscino,
di ignorarla,e ti girasti,e ti rigirasti... ma ahimè senza sosta nel non
trovar nè pace e nè sonno, finchè deciso o meglio arreso,mollasti
il
giaciglio.

E or,
pronto e imbaccuccato di tutto punto che fosti non uscisti da casa se
non prima di toglierti lo sfizio
di beffeggiare il gatto di
casa che beatamente se la dormiva sonnecchiando sornione,in cucina,
davanti
alla fornacella lasciata accesa,distrattamente dalle
sorelle,frigolante ancora di tizzoncini sotto la cenere...
ma nel
piegarti la schiena, per stuzzicare il povero micio,nel dispettoso intento di
tirargli la coda, in maldestro
movimento inciampasti in
qualcosa,rovesciando così la braciera di rame lucente,cosi che la
cenere e tutto quanto
si sparpagliava aleggiando intorno al tuo
naso,provocandoti un enorme starnuto che il gatto accolse
con fastidio evidente e miagolando sguaiatamente si rintanava nel tuo
letto,una volta tu fuori,trovando sollievo
a tutto quel
parapiglia.


Borbottando aprivi l'uscio di casa con tal foga
da far
scrostare il vecchio intonaco del pilastro
e con la stessa
foga la richiudesti.
Ma una volta fuori ti sentisti
ringalluzzire da quell'aria
mattutina,che pur serratamente
gelida dava tonicità al tuo umore
e al tuo corpo,si,nuovo
vigore pure donava...
tirasti con le braccia
aperte la misera schiena provata  ...
<< AHH CHE ALBA MAESTOSA... !!! >>
assaporavi l'ebbrezza di essere, tu,l' unico
abitante
camminante per le vie e viuzze di quel paese,ma che paese
pigro,
pensasti,osservando le persiane abbassate tutte
intorno,accompagnando
il tuo dire con un'altera smorfia della
bocca,scoppiando all'improvviso in una
clamorosa e sguaiata sonora risata
disprezzante: << IL PAESE DORME!!! Già...
IL MIO PAESE E' UN
DORMITORIO,già...! >>
Ora si che ti sentivi un uomo vero e
forte che alcun gennaio poteva
soverchiare o infragilire,e
mica eri una caduce foglia d' inverno,ribattesti,
ma una
quercia,e che quercia! Gesticolavi con enfasi teatrale additando
il tuo corpo.

Era sempre stato parte del tuo
temperamento essere ironico,trascendendo
spesso in un
schietto sarcasmo,ma bonario o no,era più forte della tua
ragione essere così istintivo e ciò comportava non poche grane,ma
in compenso
eri stimato, in segreto da loro, per questo tuo
metterti in gioco, anche contro tutti, nel caso
fosse stato opportuno farlo... in loro difesa...

Tuttavia,le tue sorelle non gradivano però quando tale atteggiamento

degenerava in te in netta arroganza,
in quanto
convinte fermamente di essere ancora zitelle per via del tuo
caratterino e,che nessuno
quindi aspirava a divenirti cognato,
in quanto incutevi, ai loro eventuali pretendenti, a volte, timore misto a sdegno
e, mentre assorto eri in
questi molestanti pensieri, non finisti la frase che il grigio
cappello
stava quasi per lasciare la sua dimora, ossia la tua testa, per traslocare
chissà in quale altro luogo,ma tu fosti lesto ad impedirglielo,calcandolo,in fretta e furia, ben
bene, fin giù,
fino a curvarsi gli orecchi.

Tirava un vento piegante ogni
cosa, al punto che fosti costretto,per forza maggiore, a
fermarti,arrampicandoti,a mò di edera, presso un muretto, pressando sempre il cappello
sul capo con una mano provvista di guanto per
giunta bucato
a causa dell'unghio di un mignolo che non solevi
mai accorciare del tutto...

I rami degli alberi,a causa della tramontana, parevano or
inchinarsi  al tuo passaggio,allorchè riprendesti il cammino
e tu in una spiccata accesa autoironia li ringraziavi con lauti
inchini
da ambo i lati divertito,salutandoli con le estremità
di una chilometrica sciarpa,
dono dello sferruzziar di una
sorella,sciarpa anch'essa grigia che tenevi agglomerata
attorno al collo come un paesello intorno a un campanile
ridondante...

Ma, giunto al sentiero scosceso che portava al torrente,
fosti
assalito da una nostalgia beffarda,intensa,
tanto che ti parse
di risentirla quella voce amata...
persuasiva... ammonitrice... risentivi quelle braccia
protettive
che ti cingevano al suo materno petto... e di quel suo sorriso
sorpreso... piacevolmente stupito di fronte alla tua
spiccata
istintività , alla tua prontezza di spirito...
si, la lasciavi
sempre di stucco ogni volta, osservasti...


Reminiscenze...soltanto reminiscenze...
a cui devo
necessariamente sottrarmi... ti ripromettesti inquieto...
poi un luccicchìo strano s'impadronì dei tuoi occhi
e un
letto bianco attorniato da gente,numerosa gente...
poi un
crescendo vivido di voci disperate tra effluvi d' incenso..
ti
rivedesti,lì,accovacciato, in disparte,
in quell' angolino
tetro,dove solevi rifugiarti per un tuo cruccio...
o quando ti
sentivi incompreso dai grandi...


E all'improvviso ti rivedesti lì ,ti ritornava un'immagine rimossa,ora nitida, stavi
lì,affranto come un
cane bastonato,tu,  bambino
fragile e insicuro,non volevi vedere,non
volevi sentire... non volevi... soprattutto  credere...
e quelle tue mani che sudavano fredde
incessantemente
poggiate,pressate,ai tuoi
orecchi...

Ahimè..di
nuovo quel solletico al naso ti distolse dai quei
ricordi
angoscianti,da quei tormenti,in fretta cercasti il fazzoletto
che avevi intrufolato chissà in quale tasca del cappotto o
dei
calzoni,
ma non facesti in tempo a spiegarlo che degli
inconsulti starnuti
colpirono la quiete e la beatitudine di
cinque o sei papere intente a covare
lì,nei pressi di una
piccola aia familiare,
le quali iniziarono a starnazzare a
tutto spiano...
<< MA CHE é!!! MA CHE é SUCCESSO ?? >> chiedeva con
enfasi una comare
all'altra a fianco... e quest' ultima all'altra
dirimpetto e in men che non si dica
divenne un coro accorato
in lungo ,in largo ed anche in diagonale...
mentre
tu,repentino,affrettavi il passo... allungando con un moto di stizza
il
bavero del tuo paltò nero,smottando sotto i baffi per tutto
quel fracasso per niente...
solo per una reazione esagerata di
quelle goffe paperette ad un innocuo starnuto ...


<< PERTUTTIiBLABLABLA' !!! MI SON BUSCATO PROPRIO UN BEL RAFFREDDORE COI FIOCCHI ,FIOCCHINI E
FIOCCHETTI...!!! esclamasti ad alta voce come a risponder contro
quel convulso blaterare...

Parlavi da solo con tono
nasale,additato dalle comare,tutto infreddolito, e questo
per
correr dietro a chi? A quelle due matte di donne...
MATTEE!!!
si,proprio matte ad uscir con quel cattivo tempo,interferendo
anche col tuo sonno riparatore a quella notte insonne...


Le tue frasi,però,risultarono astruse ed incomprensibili all'uomo
di passaggio,proprietario di una sgangherata carrozza,le cui
ruote
stridevano sul selciato,provocando rumoreggiante attrito
sulle pietruzze
sparpagliate sul terreno,
procurando
un fastidio assordante ai residenti del luogo ...

Da un
bel pezzo ti aveva chiesto informazioni sul bivio
da
prendere,già dapprima del famoso starnuto,ma
invano, poichè tu, già
distratto,poi assorto,poi ancora innervosito, non ti eri
neanche accorto della sua presenza.
Si era convinto,perciò, che
tu dovessi essere uno strampalato turista,forse francese... chissà,
concluse
dubbioso,in quanto parlavi a gran voce mentre ti spremevi il naso
con tal impeto da ambedue le narici non dandogli retta...
e dunque sconsolato se ne andava ammiccando, la tua stranezza,con se
stesso...

Intanto tu,sfregandoti le mani anchilosate dal
gelo,arrivavi quasi al torrente
sbuffando come un puledro
prima del galoppo in cruenta battaglia...
si che fosti
preso,attratto dagli sguardi curiosi di graziose giovincelle,
facenti ritorno, a gruppetti, con le gote arrossate,mentre guarnite
avean le teste
da vivaci scialletti a quadretti o a minuti
fiorellini,attaccati con un nodo alla nuca,
da dove
fuoriscivan dei morbidi capelli
fluenti sulle spalle ben
erette;sulle teste recavan le ceste profumate del buon pulito..


Elle ti fissavano, con sguardi timidi, ammirando il tuo portamento
elegante...
e tu essendoti sollazzato da quei suadenti freschi
risolini,
ne fosti soddisfatto non poco....
scuotesti la
testa,no... non poco...

Ma eccole là,le tue donne!!! Le
tue sorelle tanto quiete e care...
alle prese ancora con un
immenso bucato da pulire,piegate tra l'erba..
inginocchiate tra le acque
e il prato...
nonostante il freddo pungente...
anche se
un sole spiritoso,a tratti,s'intratteneva nell'azzurro,
facendo
capolino tra le nubi...

Eccole...eccole lì,,tutte le
donne e che donne!!!
a canticchiare, in coro, allegri remoti
stornelli per alleviar
la fatica...
solerte a
strofinare,a stropicciar il bucato cosparso di cenere, su delle grandi lastre di
pietra,
di gran lena e olio di gomito e tutte inzuppate le
lor gonnelle a delinear le
belle forme e i lor polpacci ben robusti
e sodi...

Ti celasti dietro una siepe,e introfulandoti guardigno traesti fuori
un
cavalletto,il tuo amato cavalletto,che per impressionare la
realtà
necessitavi nascondere tra i luoghi più impensati,poi ti
vidi accovacciarti a cercare
al centro dell'erba ancora umida
qualcosa,andavi a tantoni con una mano,non
t' importava ora di
sciupare il tuo vestito,d'altronde,lo curavi da te stesso quello,
ed ecco che con aria soddisfatta tirasti da lì,anche una larga
cassettina di legno
rivestita di pece,l'apristi di premura,ed
eccola lì, la tua tavolozza ricca di colori, e più inquieto che
mai
cercasti ancora con frenesia tra le tasche quell'occorrente,si,quattro
nuovi toni di colori e cinque pennelli
di varie misure pronti
per essere usati,no,no,non era il caso d'ìndugiare ancora,dovevi fare
presto prima che le donne
terminassero il lor servizio...

Non eri nuovo della zona,ne conoscevi ogni sfumatura,ogni suono e
profumo cangiante di stagione in stagione,
avevi già da tempo
catturato col tuo occhio felino la scena che or ti si presentava
davanti sotto una nuova luce e quella
doveva essere,avevi già
dipinto la tela nella tua mente..ma tu,pittore e artista,bisognavi
respirarne l'aria dell'attimo fuggente e coglierne
il senso,non
ti bastavano solo i colori ma mescolare ad essi tutto il tuo estro...
metterci dentro tutta l'anima tua palpitante di
entusiasmo
affinchè la tua emotività raggiungesse il suo culmine nella sua
completezza tra colori,realtà e te stesso per farne movimento,così che
la scena apparisse all'occhio di chi guarda,non una tela ma cento
tele,dove far scorrere la propria immaginazione sul prima e il
durante...

Le donne stavan sempre lì,una ancora intenta a lavare ,a

strofinare le vesti che via via si facevano sempre più candide,

l'altra quasi sul punto di distendere le grandi lenzuole su filari di lavanda...che

crescevano spontanee e numerose ... così pure numeroso era il gracidar rauco di aitanti ranocchi... qui e là...

Tu, senza farti scoprire da esse,le fissavi,le
scrutavi alzando il tuo folto sopracciglio con piglio felino...

La tela di
quella realtà sembrava adesso,all' improvviso,essere lei stessa a
catturare,te,pittore dell' anima per trasportarsi da se stessa tra
tutti i tuoi moti dal primo all'ultimo impulso cosi che si
dava vita e
forma e colore e dettagli... oscillava or sommesso,or incalzante il tuo
impeto,si,galoppante ardore s'insinuava con maestrìa raggiungendo le tue
dita così che ogni cosa tu guardassi ti diveniva... ti diveniva...

E come torrente divenisti, schiuma bianca ardente come brace... come
brace... e spossato distendesti alfin il tuo corpo ai piedi dell'opera compiuta
tua a mirarla... meravigliandoti di te stesso... compiaciuto non di te
 ma della natura intorno che compiva la sua opera donandosi al tuo estro ...   (Luigia Giudice)

Commenti al Post:
luigia.giudice
luigia.giudice il 12/12/14 alle 12:41 via WEB
Perchč indugio a cedere alla notte il sonno mentre pensieri sfoglio... Amo e temo ciņ che il buio dona... sembra che il mondo si quieti e che tu mi lasci nel chiudere i tuoi occhi... Luigia Giudice
 
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