Liberi come l'aria.

LA LANCIA COMPASSIONEVOLE DI LONGINO


Molti sono rimasti rattristati dalla notizia che a Welby sia stato negato un funerale cattolico. Infatti, anche se i suoi familiari lo hanno richiesto, le alte sfere della gerarchia cattolica, presumo con il papa in testa, hanno deciso di non accogliere il suo corpo in chiesa. A parte l'amarezza che mi suscita il pensiero della madre, di sicuro molto turbata da questa arcigna presa di posizione, devo dire che me lo aspettavo... e tutto sommato non mi sorprende neanche un po. Non credo molto nel fatto che abbiano voluto punirlo per la sua scelta della morte al posto della vita. A pensarci bene, il valore del cristianesimo non si fonda sulla vita. E non è assolutamente vero che teologicamente la vita vada scelta ad ogni costo. Anzi, come insegnano i martiri, la vita ha un valore molto relativo, tanto che molti di loro hanno agito in spregio della loro stessa vita. Molti dei martiri paleocristiani, da quanto raccontano, avrebbero potuto salvarsi dalla morte abiurando il loro credo. Se andiamo poi a considerare Santa Maria Goretti (martire del 1900), sceglie addirittura la morte, neanche per il suo credo, ma per salvaguardare la sua virtù. Alla luce di questo, mi viene da pensare che la salvaguardia della sacralità della vita ad ogni costo, argomento portato avanti dai cattolici come motivazione contraria all'eutanasia, sia solo una fandonia e che di fondo i motivi di questa posizione non risiedano in una logica umanistica, ma solo ed esclusivamente religiosa. In altri termini, il loro approccio, che vorrebbe in apparenza essere di un generico riconoscimento morale della vita, è al contrario centrato da un forte contenuto dogmatico. Un approccio del tutto simile ad altri temi, come la libertà sessuale, l'aborto o il divorzio, ormai del tutto accettati dallo stato, ma assolutamente negati dalla chiesa. Se andiamo a leggere il vangelo di Luca, che tra l'altro esercitava la professione di medico, a proposito dell'eutanasia, appare un episodio degno di nota. Quando Cristo stava sulla croce tra indicibili sofferenze, alcuni soldati, gli allungarono una canna con in cima una spugna inzuppata di fiele (una bevanda a base di aceto molto comune tra i romani). L'atto, in apparenza di disprezzo, era al contrario un gesto compassionevole. L'aceto infatti, in una persona che ha perso molto sangue, provoca rapida acidosi metabolica, perdita di coscienza, coma acidosico e una morte rapida. In generale, comunque, il Vangelo non sembra commentare questa vicenda da un punto di vista morale. Anche successivamente il suicidio di Giuda Iscariota non viene vissuto come ennesimo atto contro dio, ma più che altro come una naturale conclusione, in risposta ad una sofferenza esistenziale per lui insopportabile. Nelle società antiche infatti il suicidio era ampliamente praticato e non esisteva alcuna remora morale ad accettarlo. Ma l'episodio della tradizione cristiana che più mi fa pensare all'eutanasia è quello del soldato romano Longino (vangelo di Giovanni). Secondo la tradizione, infatti, Longino, non esita a trafiggere il costato di Gesù sulla croce con una lancia. Una pratica che veniva usata di frequente dai soldati romani addetti alla crocefissione. Negli intenti aveva quello di accertare la morte del condannato, ma anche quella di procurargliela se questa non fosse ancora sopraggiunta. Longino, per questo atto di pietà, oltre ad un miracolo, si guadagna anche il paradiso e l'onore degli altari, poiché oggi è venerato come santo. Alla luce di questi fatti, non si capisce il motivo di tanto accanimento, da parte della chiesa, nei confronti dell'eutanasia e ho tutta l'idea che Welby abbia solo pagato la grave colpa di aver contraddetto le parole del papa. A parer mio, è stato punito, non per aver scelto la morte al posto della vita, ma per non aver accettato la sofferenza. In altri termini, il signor Welby non ha accettato il martirio. Si è quindi reso indisponibile alla redenzione attraverso la mortificazione del corpo e dello spirito, pratica tanto cara al cristianesimo di matrice medioevale. Secondo questa visione religiosa il martirio è "obbligatorio" per un cattolico, e non si può sottrarre per alcun motivo, poichè quello è il volere di dio.