Liberi come l'aria.

DONAZIONE ORGANI? NEANCHE MORTO!


Forse questo mio post susciterà un vespaio di polemiche, ma voglio parlarne ugualmente. Dal momento che non lo fa nessuno, qualcuno secondo me deve pur farlo, anche a costo di sembrare impopolare o "cattivo". Il tema del trapianto di organi, a mio avviso, viene affrontato con troppa leggerezza. Vale a dire che nell'ottica di sensibilizzare alla necessità della donazione di organi, spesso si affronta il problema senza farlo capire nella sua interezza e complessità. E' proprio strano che di questo non ne parli un religioso, ma un agnostico impenitente come me. Trovo assurdo che i religiosi si interessino con tanto accoramento alla vita e sorvolino su un fenomeno altrettanto importante come la morte: territorio nel quale solo loro avrebbero pieno titolo ad addentrarsi. Bene: tempo fa sono stato contattato da un'associazione che ha come obiettivo quello di sensibilizzare sulla donazione di organi. Dopo una breve discussione sulla necessità di reperire organi per i trapianti, ti fanno firmare alcuni fogli, con i quali, subito dopo morto, spesso autorizzi i medici a prelevare tutti gli organi che desiderano. In altri termini, firmi una specie di assegno in bianco, post mortem: in teoria potrebbero consegnare ai tuoi familiari solo qualche frattaglia. Nel mio essere agnostico, c'è solo la volontà di capire ed imparare, senza dare niente per scontato. La mia è una religione, al pari di quella che si professa nelle chiese: è la religione della ragione nella ricerca della verità. E' anche per questo che quando mi si prospettano cose simili, cerco sempre di capire, più che accettare quello che mi viene proposto preconfezionato. Il cristianesimo ha sempre distinto tra corpo e anima, materia e spirito, come diverse componenti dell'essere umano, ma all'interno della chiesa ci sono sempre state posizioni contrastanti, ed ancora, dopo 2000 anni, la faccenda non è del tutto chiarita. La mia logica mi porta ad escludere una vita ultraterrena ed immateriale. Anche se sono cosciente che la persona umana si compone almeno di due componenti: uno materiale (il corpo), ed uno immateriale (la capacità di pensare, di guardarsi intorno, di provare delle emozioni sensoriali), c'è da dire che uno non può prescindere dall'altro. In altri termini, senza un cervello, nella sua forma materiale, nulla può essere pensato. Di contro, senza un pensiero che gli da significato, ogni cosa materiale sarebbe assolutamente vana. Per concludere, ritengo che materia e spirito esprimano un dualismo inseparabile e che nessuna della due componenti potrebbe vivere senza l'altra. Di questo non posso chiaramente averne la certezza assoluta, ma almeno che non ci si voglia addentrare in astrusi ambiti paranormali, che lasciano il tempo che trovano, direi che la logica è questa. E' opinione comune che la capacità di pensare risieda nel cervello. Un aspetto tutt'altro che scontato, che è stato riconosciuto dalla scienza soltanto negli ultimi secoli. Prima si riteneva che la capacità di pensare risiedesse nel cuore o nello stomaco, altri ritenevano fosse nei polmoni. Ad ogni modo, anche se è il cervello a fare gran parte del lavoro, esiste una parte del cervello che si trova molto al di fuori dalla scatola cranica ed arriva fino all'estrema periferia del corpo: è il sistema nervoso periferico. E' la connessione di tutto questo sistema che ci da la capacità di ragionare ed interferire "in volizione" nel mondo. In altri termini, il nostro cervello è un tutt'uno con il corpo e si estende in ogni sua parte. E qui arriva la questione. Se prendiamo per buone e ragionevoli le cose dette sopra, salta subito agli occhi il fatto che ogni parte del nostro corpo appartiene alla nostra coscienza (io individuale). Da ciò deriva il fatto che, se una parte di noi non muore completamente, in qualche modo si morirà solo in parte. E se questo pezzo di noi viene trapiantato su un altro essere umano, in qualche modo si porterà dietro inevitabilmente una componente del nostro spirito (anima, karma, o chiamatelo come volete), che finirà per sovrapporsi a quello di un altro. In letteratura medica, non sono infrequenti casi di gravi patologie mentali conseguenti a trapianti. Nella gran parte dei casi di trapiantati, si assiste spesso a cambiamenti repentini di personalità o a gravi dissidi interiori. Fenomeni a cui ho assistito personalmente attraverso dei parenti pluritrapiantati. La cosa che reputo sconcertante è che la medicina, oltre ad occuparsi della vita, fenomeno che almeno in parte conosce, si ostina ad operare dentro il mistero della morte, senza per altro averne un'idea neanche minima del fenomeno. E' per questi motivi che ho detto all'associazione italiana donazione organi: "Donazione organi? Neanche morto!"