Liberi come l'aria.

LE CENERI DI GRAMSCI. (PASOLINI)


III. Uno straccetto rosso, come quello arrotolato al collo ai partigiani e, presso l'urna, sul terreno cereo, diversamente rossi, due gerani. Lì tu stai, bandito e con dura eleganza non cattolica, elencato tra estranei morti: Le ceneri di Gramsci... Tra speranza e vecchia sfiducia, ti accosto, capitato per caso, in questa magra serra, innanzi alla tua tomba, al tuo spirito restato quaggiù tra questi liberi. (O è qualcosa di diverso, forse, di più estasiato e anche di più umile, ebbra simbiosi d'adolescente di sesso con morte...) E, da questo paese in cui non ebbe posa la tua tensione, sento quale torto - qui nella quiete delle tombe - e insieme quale ragione - nell'inquieta sorte nostra - tu avessi stilando le supreme pagine nei giorni del tuo assassinio. Ecco qui ad attestare il seme non ancora disperso dell'antico dominio, questi morti attaccati a un possesso che affonda nei secoli il suo abominio e la sua grandezza: e insieme, ossesso, quel vibrare d'incudini, in sordina, soffocato e accorante - dal dimesso rione - ad attestarne la fine. [...]