Liberi come l'aria.

Studi di settore: I conti tornano. La giustizia no.


Già dal '92, se non ricordo male, si ebbe questa grande trovata degli studi di settore. Un bello studio non c'è che dire! I numeri sono tutti a posto, per le previsioni di entrate fiscali è una trovata geniale. Si può stabilire in anticipo una soglia minima entro la quale di sicuro si assesteranno le entrate fiscali: decisamente un aspetto comodo per la gestione amministrativa dello stato. Ma, oltre ai numeri, che quadrano perfettamente, c'è qualcosa che non torna. Come si fa a stabilire un reddito minimo per una attività in proprio? Considerato che le variabili di qualsiasi attività imprenditoriale oscillano dallo 0 a 100, e che qualsiasi cosa può mettere in crisi il fatturato. Come si fa ad essere così sicuri che alla fine, il tal dei tali, dovrà dichiarare al fisco non meno di un tot? Per mia esperienza posso dirvi che le attività in proprio sono quelle più remunerative, ma sono anche quelle che nascondono i maggiori rischi e sorprese. I fatturati sono determinati: dalle commesse, dalla situazione economica del paese, dalla localizzazione, da quanto ci sa fare chi conduce gli affari, dal non dover affrontare situazioni difficili e impreviste (vedi malattie, lutti, o altri problemi gravi), ed infine dal culo, che è l'elemento che "statisticamente" determina maggiormente i risultati. Andando ad analizzare tutte queste variabili, qualsiasi persona di buonsenso capirebbe che gli studi di settore, che fissano una soglia minima da pagare in base al campo di attività, senza considerare minimamente la realtà del contribuente, non sono solo una stronzata, ma anche un modo vessatorio di far pagare, a chi non raggiungere quei risultati, anche ciò che non è dovuto. Di contro, danno modo a chi evade, di poterlo fare meglio ed impunemente. L'aspetto sconcertante è che nella legge fiscale, non è neanche previsto e considerato, che un contribuente possa trovarsi ad essere sotto quella soglia di reddito. Ne consegue che chi presenterà una dichiarazione "non congrua" secondo quei parametri, riceverà a casa una cartella esattoriale, in cui gli sarà imposto di pagare la differenza. In altri termini, non solo per quell'anno contributivo non avrà raggiunto il reddito medio del suo settore, ma dovrà integrarlo di tasca sua, pagando IVA ed altri balzelli, per redditi mai percepiti. Un mio vecchio professore diceva spesso che la statistica è quella scienza secondo la quale, se un tale ha mangiato due polli, ed io neanche uno, alla fine abbiamo mangiato un pollo a testa. In questo caso il guaio è che di quei due polli, lui ne ha pagato solo uno, e l'altro lo dovrei offrire io. Fino a quando i numeri conteranno più delle persone?