Liberi come l'aria.

Quando si parla del passato é perché il presente non ci piace.


Ieri sera ho incontrato Claudio, un mio vecchio amico di quando avevo 20 anni. Non lo vedevo da altrettanti anni, non so neanche il motivo, anche perché viviamo nella stessa città, che non é certo Pechino, o Città del Messico. Si é già sposato tre volte, ha messo al mondo 4 figli, sparsi tra Pavia, Domodossola e Catania. Fà il pizzaiolo, guadagna molto bene, ma non tanto da mantenere tre famiglie e due anziani genitori un po' malandati. A giudicare dal fare nervoso, dai tic, dall'ansia che comunica, non mi é sembrato nella sua forma migliore.All'epoca vivevamo in una specie di comune: tutti insieme in una vecchia casa semi diroccata, con tanto terreno intorno, in mezzo a due viadotti autostradali.Nella comune, di fissi, eravamo in 6: Manduga (che ero io), Ari, Scopetto (l'amico che ho incontrato), Frisby, Giovannona e Pelé, seguiti a vista dalla cognolina Micetta (strano nome per un cane!). Alternativamente, al gruppo, si univano altre persone, spesso stranieri di passaggio. Tra tutti, mi ricordo un poeta indiano, che oggi al suo paese é diventato molto famoso, due immancabili ragazze tedesche (di recente ne ho ritrovata una su facebook), un ungherese scappato dal suo paese, una ragazza americana (bellissima!) e tanta tanta altra gente di cui non mi é rimasto che qualche ricordo vago.Noi fissi della comune, mettevamo proprio tutto in comune... dalle sigarette, ai pochi spiccioli circolanti. Per tirare avanti e pagare l'affitto e l'energia elettrica, speravamo nei frutti dell'orto, ma si rivelò più proficuo scaricane camion ai mercati generali. Quando c'era un problema, ci si riuniva e si discuteva (si discuteva, si discuteva e si ridiscuteva!). Spesso erano problemi di lana caprina, ma il bello era proprio quello, di problemi seri non ne avevamo mai.A parte qualche ora di lavoro la mattina presto, per il resto oziavamo molto e ci dedicavamo alla nostra occupazione preferita... scopare come i ricci e arrotolare dei cannoni da guinness dei primati.Io rimasi con loro per quasi un anno, dopo presi la mia strada che per ragioni affettive mi portò lontano.La comune sopravvisse ancora altri due anni, e a quanto pare furono in molti, in vece mia, ad alternarsi a curare l'orto e a turare le crepe sui muri.Bei tempi!