c'e' chi dice no...

ero un cucciolo di foca...


La storia di William ci arriva dalla Humane Society International ed è una di quelle che non possono passare sotto silenzio. Potrebbe essere considerata una sorta di parabola per chiunque ritenga che la caccia spietata ai cuccioli di foca debba interrompersi immediatamente, poiché crudele e senza senso.Non vi mostreremo video truculenti, o immagini che illustrano le “prodezze” dei cacciatori di foche. Non vi faremo vedere il sangue sparso sul bianco candore del Pack.Invece, vi racconteremo di William.Rebecca Aldworth, Direttore Esecutivo della Humane Society International canadese, dice che William era uno dei cuccioli di foca più belli che avesse mai visto.Lo vide per al prima volta mentre sorvolava il Pack con il team di Protect Seals: si rotolava sulla neve fresca e si godeva una mattina luminosa di sole. A detta di Rebecca, William era un vero pagliaccetto, uno di quei cuccioli che non possono non strapparti un sorriso.Quella mattina di sole, la caccia ai cuccioli come William stava per iniziare. Non era ancora cominciata, non tecnicamente, ma lo sarebbe stata di lì a pochi giorni. Quello delle foche è il più massiccio sterminio di mammiferi marini mai perpetrato dagli uomini.Sono passate settimane e Rebecca sa cosa, con tutta probabilità, è capitato a William. Ma se preoccuparsi del destino di un piccolo cucciolo di foca potesse incoraggiare anche solo una persona a supportare tutte le campagne atte a mettere la parola fine a questo scempio, allora la probabile morte di William non sarebbe stata del tutto vana.Non tutti fanno delle donazioni in denaro, si sa. Ma un primo passo da compiere potrebbe anche essere quello di smetterla di non voler vedere, e non voler sentire. Di smettere di fare finta che queste cose non accadano o che non ci riguardino, perché non è così.Ognuno di noi dovrebbe avere a cuore il benessere di qualunque specie, fosse anche diversa dalla nostra - o, forse, a maggior ragione. Rebecca si dice perseguitata dal ricordo di William che, allegro, agita le zampe verso le pale vorticanti dell’elicottero, come se facesse 'ciao'. Era la calma prima della tempesta, prima che i cacciatori di foca arrivassero e macchiassero il ghiaccio di sangue, come ogni anno.Come ogni anno, la più pura barbarie - per nulla. Rebecca pensa a tutti i cuccioli come William, i cuccioli che ha visto dopo. Dopo la caccia. Pensa ai loro pianti agonizzanti. Ricorda cosa significa vedere un animale di sole due settimane di vita combattere così strenuamente per la propria vita, e perderla in modo così terribile e ha soltanto una parola per definire quella sensazione: “Insopportabile”.Allo stesso modo sa che continuare a testimoniare questo orrore, fare riprese, scrivere, raccontare, ricordare, registrare, catalogare, potrà in qualche modo far terminare questo barbaro macello. Ecco perché la storia di William merita di essere letta da più persone possibile. Letta e ricordata.Perché più di tutto il resto, vorremmo poter riportare indietro le lancette dell’orologio a quella mattina calma, luminosa, assolata. Silenziosa e non rotta dai colpi di fucile sparati dai cacciatori di foche e dal riflesso dei loro arpioni nel sole.È così che dovrebbe essere, ed è così che sarebbe in un mondo giusto. Con l’aiuto di tutti, è così che sarà, un giorno. Nel frattempo, non smettete di leggere e non smettete di raccontare.Qui potete vedere William ripreso mentre gioca al sole nell’ultima mattina felice della sua breve esistenza. E ricordate che, se volete, potete supportare queste associazioni che, ogni giorno, si battono per questi animali indifesi e innocenti.