Verso il 1600 i manga sulle pareti dei templi cominciarono a essere considerati come delle attrazioni.Per renderli visibili a un pubblico più ampio, vennero riprodotti su tavole di legno, facil-mente trasportabili in città e villaggi. In quest’epoca a fianco del termine “manga” cominciò a essere usato il termine “edo”, mentre per “manga” si cominciò a intendere lo stile del disegno più che il disegno stes-so. Gli “edo” (qui a lato vediamo la riproduzione su papiro di un raro disegno di Kampaku Monogatari, del 1620) riproducevano sog-getti meno religiosi di quelli dei templi. Spesso si trattava di grafiche erotiche, ma anche piante di costruzioni e striscie di sa-tira. Le figure erano composte in monocro-mia, con profili raramente colorati in maniera rudimentale. Dall' "edo" al "Toba-e" Nel 1702 Shumboko Ono, uno dei primi ce-lebri artisti
Post N° 88
Verso il 1600 i manga sulle pareti dei templi cominciarono a essere considerati come delle attrazioni.Per renderli visibili a un pubblico più ampio, vennero riprodotti su tavole di legno, facil-mente trasportabili in città e villaggi. In quest’epoca a fianco del termine “manga” cominciò a essere usato il termine “edo”, mentre per “manga” si cominciò a intendere lo stile del disegno più che il disegno stes-so. Gli “edo” (qui a lato vediamo la riproduzione su papiro di un raro disegno di Kampaku Monogatari, del 1620) riproducevano sog-getti meno religiosi di quelli dei templi. Spesso si trattava di grafiche erotiche, ma anche piante di costruzioni e striscie di sa-tira. Le figure erano composte in monocro-mia, con profili raramente colorati in maniera rudimentale. Dall' "edo" al "Toba-e" Nel 1702 Shumboko Ono, uno dei primi ce-lebri artisti