Lunedì

Commento 3 al post 58


Inviato da kemetatlantis il 21/09/05 @ 16:18 via WEBCiao dolce Oce… rispondo al tuo commento con due ben distinti. 1) cito testualmente un passo de “Il Gabbiano Jonathan Livingston” “… Il segreto, secondo Ciang, stava tutto qui: Jonathan doveva smettere di considerare se stesso prigioniero di un corpo limitato, un corpo avente un’apertura alare ci centodieci centimetri e i cui itinerari potevano venir tracciati su una carta nautica. Il segreto consisteva nel sapere che la sua vera natura viveva, come un numero perfetto non scritto, contemporaneamente dappettutto, nello spazio e nel tempo…” Per cui le sfumature di cui parli, i livelli di sensibilità che ognuno di noi riconosce esclusivamente nel proprio essere, e che spesso si da riscontro in altre solo perché ritenute simili ma non identiche, non sono altro che ombre del nostro spirito che limitato in una forma, che noi chiamiamo, umana irradia e si disperde. La nostra energia spirituale non si può ridurre a equazioni algebriche di variabili comportamentali, perché sarebbe comunque una limitazione che noi poniamo. E la comprensione di tutto ciò sta proprio nelle parole sù citate. 2) Non è assolutamente vero che queste antiche, scomparse civiltà abbiano intenzionalmente nascosto o inquinato le prove di cui abbiamo bisogno per capire. Le prove ci sono tutte, ti faccio qualche esempio: l’eredita lasciata dallla civiltà che costruì le tre piramidi di Giza alle altre culture che si installarono nella valle del Nilo, un’eredità che comprendeva la scrittura geroglifica, la geometria, la matematica, l’agricoltura e diverse tecnologie che oggi ci appaiono semplici, ma che sostanzialmente sono quelle che hanno dato l’avvio all’organizzazione sociale moderna; risalente ad almeno ottomila anni prima di Cristo è la misteriosa città fortificata i cui resti sino stati ritrovati nella piana di Gerico; alla medesima epoca risalirebbe la realizzazione in Inghilterra, il tempio di Stonehenge, che è stato dimostrato essere in realtà un vero e proprio osservatorio astronomico, la cui realizzazione richiedeva le conoscenze avanzate sul moto dei pianeti e notevoli capacità matematica; lo stesso calendario Maya preso in considerazione in questi post. Ma ce ne sono molte altre che ci spingono ad osservare come l’orientamento dei templi, monumenti, tombe e intere città sono perfettamente coincidenti con corrispettivi corpo celesti di riferimento in certe date stabilite. Loro non ci hanno abbandonati, ci hanno invece lasciato i riferimenti alla comprensione di ciò che è il nostro futuro. Per concludere cito testualmente quello che mi sembra un ringraziamento adatto ai nostri antenati, dal “Codice degli dei” “… Vi furono sopravvissuti in zone franche e gli stessi si accorsero che l’evento si sarebbe ripetuto a distanza ciclica di anni. Da quell’istante tutti i loro sforzi ed il loro lavoro fu volta a lasciare ai posteri una previsione ed un messaggio di salvezza. Vogliamo credere che tutto questo incessante lavoro non fu solo istinto di sopravvivenza del genere umano, ma qualcosa di divino li animò e una compassione fraterna li spinse a sacrificarsi per un’umanità che neppure avrebbero conosciuto, consapevoli che in essa vi sarebbe stato il seme e lo scopo del loro esistere, il loro lavoro per la salvezza di un patrimonio che potesse andare oltre le catastrofe cicliche, favorendo l’evoluzione dell’uomo verso la divinità. Essi, attraverso la comprensione del lato oscuro di dio e della precarietà della vita umana, divennero tolleranti e comprensivi, cercando una salvezza comune. Vogliamo rimandarvi ad immagini di uomini intenti a progettare qualcosa di grandioso che sfidasse il tempo, poiché portatore di un messaggio inconfutabile. Vi invitiamo a penetrare nei gradi giacimenti di intenso significato e di esperienze che costituiscono la memoria collettiva di ogni essere umano. Gli interrogativi che intendiamo sollevare, i dubbi che vogliamo insinuare, i veli che vogliamo alzare, non nascono dalle nostre piccoli menti, ma vengono attivati dalle anime di uomini antichi, patrimonio comune a tutta l’umanità…” Forse, dolce Oce, la conoscenza è solo questo, rispettare e capire, cercare e comprendere.