Lunedì

Una gita a...


Roma. Sedici anni e la prima gita scolastica. Beh, non che non ne avessi mai fatte prima, anzi... Ma quella, un vero e proprio sogno. Gita di tre giorni, completamente out of control, che non è il preservativo. E' semplicemente il modo in cui definivo l'assenza di mia madre a quei tempi. Senza controllo, appunto. Penserete chissà che, in realtà nei momenti out of control non ho mai fatto nulla che non avrei osato fare anche in sua presenza, però quei momenti dovevano esistere, nella mia vita di adolescente erano necessari come l'aria che si respira, essenziali come il battito regolare del cuore. Ottenere il permesso di andarci fu una vera e propria lotta, estenuante, lunga e... sorvoliamo.Sorvoliamo anche su tutte le raccomandazioni-regole-imposizioni che mi furono ripetute fino all'esaurimento. E che ovviamente misi in valigia insieme ai vestiti, ma con l'intenzione di lasciarcele e riportarle a casa intatte.Il viaggio era organizzato in stile guarda velocemente e corri... prevedeva viaggio in autobus (ovvio), sosta all'andata a Orvieto, arrivo a Roma in serata il primo giorno. Visita a Roma il secondo. Partenza, sosta a Siena e rientro a Brescia il terzo. Come si suol dire: tutto un programma! Tant'è, la gita in fin dei conti era la parvenza di un servizio scolastico pagato, ma assente. Non si poteva pretendere di meglio, quindi.Laura, mia compagna di banco dalla prima, aveva già in mente una serie di "emozioni" che secondo lei avrei dovuto provare a tutti i costi. Ovviamente avremmo diviso la camera in albergo. L'unica cosa che intralciò i suoi piani, in parte, fu la posizione della camera che ci ospitò per due notti: all'inizio del corridoio, esattamente di fronte a noi c'era la stanza della "megera", la nostra direttrice. Roba che al confronto l' FBI pareva un'associazione dedita ai giochi di società per anziani. La Signora si posizionò nel corridoio su una sedia, nemmeno una comoda poltrona, ma una sedia, per giunta credo scomodissima, considerate le dimensioni ragguardevoli del suo posteriore, impossibili da piazzare su un piano ridotto. Mancavano elmetto, fucile e parola d'ordine, manco si dovesse accedere all'area 51, anzichè al corridoio di un albergo. Non ci crederete, ma ogni qualvolta si aprivano le porte dell'ascensore mi sembrava di sentirla pronunciare "Altolà, chi va là?". In poche parole, la prima notte fu un vero impiccio. Tutti studiavano le sue mosse da dietro le porte socchiuse, comunicando poi strategie e soluzioni tramite i telefoni interni. Ah che bella invenzione il telefono in camera... Si stava organizzando un raduno notturno fin dal pomeriggio, con tanto di piano di battaglia messo a punto in quel di Orvieto. Di certo non ci si aspettava una resistenza ad oltranza... nemmeno una capatina d'urgenza in bagno... nulla. Il milite stava lì, pronto a sparare a vista al minimo movimento sospetto.La mattina dopo ricordo che Laura aprì la porta per uscire e scendere a fare colazione. Normale, penserete. Erano le 8.30, quindi pure non tanto presto. Eppure ricordo che dal bagno in camera sentii un urlo stile folata da tornado: "Dove pensi di andareeeeeeeeeeeeee??" Vidi Laura fare dietrofront, chiudere la porta e voltarsi verso di me. Era sbiancata, poveretta. Le dissi: "Hai dimenticato di farle il present'arm??". Ancora mi chiedo se la sua risata fosse isterismo puro o frutto della mia naturale tendenza a sdrammatizzare....