Lunedì

La Voce


Difficile spiegare questa sensazione di vicinanza che mi prende nei momenti difficili. Nel maggio 2000, il giorno 30, ho vissuto un'esperienza che mi ha cambiato profondamente. O forse, mi ha semplicemente aperto gli occhi su qualcosa che già nell'inconscio sapevo, ma che non volevo ammettere. Lo ricordo come fosse ieri, come fosse questo stesso istante... in autostrada terza corsia per cause ancora inspiegabili, una serie di "coincidenze", di piccoli tasselli, mi hanno portato a quell'istante che tutti temono, ma che nessuno si aspetterebbe mai di affrontare. Facile poi dire "Ho visto la morte in faccia", ma non è così. Uno si aspetta di rivivere mille istanti in quell'istante, di vedere la propria vita scorrere davanti agli occhi come un vecchio film, di pensare a cose fatte e non fatte, di avere rimpianti e rimorsi. Tutte balle, non succede nulla di tutto questo. Succede invece che la mente si svuota e l'unica cosa che senti e pensi è "cazzo è finita". Questa frase lampeggiava come mille luminarie a Natale, come un temporale estivo, rimbombava nel vuoto dei pensieri tanto da sentirne l'eco. Nonostante lo stridìo delle lamiere, il rumore dell'urto violento, sentivo solo quella frase. Un istante.L'istante dopo invece una voce, calda e pacata, maschile, sicuramente non mia, parlava, dolcemente, come se non potesse fare altro. E mi stava dicendo: "Rilassati, tanto non ti succede niente". Era un comando, a quale parte del mio essere non lo so, ma immediatamente lasciai il controllo dell'auto, che facesse il suo corso, tolsi mani dal volante e piedi dai pedali. Dirlo è più lungo del tempo che servì... credo siano stati i 2 minuti più lunghi della mia vita, ma ero rilassata e "avvolta". Percepivo distintamente una mano posata sul mio capo, mentre restai immobile dentro un'auto che girava vorticosamente e cappottò. La corsa finì nel fosso adiacente la corsia d'emergenza, l'auto sul fianco sinistro senza più nulla della forma originale. Avevo ancora gli occhi aperti, respiravo, mi muovevo. Uscii da sola, passando per la portiera del passeggero, che qualcuno mi stava gentilmente tenendo aperta, issandomi di peso un attimo prima che l'airbag scoppiasse. Mi guardarono uscire come se vedessero un fantasma, nessuno osò toccarmi. Misi i piedi a terra lentamente, le ginocchia mi tremavano a tal punto che non ressero e finii a terra, mentre un uomo, un ragazzo mi chiese: "Come stai?".Risposi quasi isterica, forse urlando dalla rabbia: "Si può sapere chi cazzo ha lasciato quel bidone in terza corsia???"