Lunedì

La Nevicata dell'85


Non faceva per nulla freddo, nonostante il metro e mezzo di neve caduto pochi giorni prima. Dal negozio dei miei a casa erano poco meno di 500 metri, percorribili in diverso modo, in qualsiasi stagione. Nonostante mi fossi trasferita lì soltanto due anni prima quei 500 metri erano già diventati chilometri. A volte in bicicletta, spesso con i pattini a rotelle, ma quell'inverno con tutta la neve anche a piedi diventava un problema. Eppure non mi pesavano affatto. Sceglievo la strada piccola, meno frequentata, non ripulita dagli spartineve perchè considerata "non di percorrenza ordinaria". In quei cumuli di neve ancora indenne, in cui sprofondavo fino al ginocchio, mettevo tutta l'energia della giornata, nel viaggio d'andata. E la sera, al ritorno, non ero nemmeno sola. Era la settimana di luna piena, tutto rifletteva la luce grigioperla, brillante, splendente giorno creato di notte. Nessun essere umano a parte me, accompagnata dallo scricchiolio della neve gelata sotto gli stivali, in una notte lucente, e poi dalla luna, enorme, vicinissima, che seguiva i miei passi. Io accelleravo, lei pure. Se rallentavo, lei si fermava. Mi guardava, dall'alto, infinitamente dolce e bianca. A volte era circondata da un alone di luce sfumata, che la faceva sembrare ancora più grande. Altre da miriadi di stelle... una regina sul trono. Le parlavo. Parlai di tutto in quelle notti bianche. Un passo una parola, un altro passo un verbo, uno ancora diventava una virgola. E mentre sprofondavo nella neve alta, il silenzio delle sue risposte. Un punto fermo. La settimana passava e con essa la neve, sciogliendosi, segnata dai quei passi ripetuti, fino a lasciar riaffiorare qua e là il nero dell'asfalto, reso lucido dal ghiaccio. Piano piano si spense tutto, anche quella luce riflessa, fino a lasciarmi una notte nera come l'asfalto. Eppure in tutto quel nero, Lei, la luna, era ancora lì, invisibile vicina, nuova compagna di viaggio. Per soli 500 metri.