Lunedì

I love Jacko


E' andata. Ed io scriverò di lui solo ora che le luci si sono spente. Ora che il tam tam mediatico dei funerali si è concluso. Ora che tutti hanno visto la bara, si sono commossi davanti alle parole della figlia, hanno cantato insieme ai "grandi" sul palco dell'addio.Non ho voluto farlo il giorno della sua morte. Non ho potuto perchè non c'erano parole adatte.Non ho voluto riportare notizie sulle possibili cause della sua morte, nè degli avvistamenti del suo fantasma, tantomeno dell'ipotesi che lui sia ancora vivo ed abbia semplicemente giocato l'ultima carta. Sono parole inutili.Ho amato l'artista. Ho amato l'opera dell'artista. Ho imparato attraverso la sua musica ad amare l'uomo, un po' bambino, un po' (troppo) cresciuto.Non ho amato tutto il circo attorno a lui, quel circo fatto solo di pagliacci, domatori e saltimbanchi che si avventano come uno sciame di sanguisughe sulla persona che porta soldi. E successo. E potere. E quando ne hanno prosciugato fino all'ultima goccia, in vita come nella morte, lo abbandonano nella prima buca disponibile, che benchè circondata da pizzi, ori e merletti resta pur sempre una buca per terra, con una tomba da ricoprire in fretta per poi poterci camminare sopra. Mors tua, vita mea, così dicevano.Non credo ci sia una canzone in particolare da citare, perchè tutte hanno portato qualcosa nella mia vita. Una delle mie preferite, in ogni caso, è già stata postata tempo fa, Liberian Girl - post 288, per chi volesse riascoltarla. Forse ne pubblicherò altre, forse no. Dovessi farlo sarà un semplice "grazie" all'artista, alla sua arte, ma soprattutto all'uomo, per le emozioni che mi ha saputo regalare.Di fronte a questo, di fronte ad un regalo così piccolo eppure così grande, tutte le altre parole perdono senso e significato.Grazie, Jacko!