Lunedì

Diritti d'Autore


La Chiesa per la prima volta rivendica il diritto d'autore su quanto scritto e pronunciato dal Papa e da altri organi ecclesiastici, secondo le severe normative sul diritto d'autore a cui il Vaticano ha fatto appello nei giorni scorsi. In particolare, ha spiegato la Santa Sede, chi vorrà ripubblicare parole e scritti del Pontefice potrà farlo solo accordandosi con la LEV, ossia la Libreria Editrice Vaticana, pagando ovviamente secondo normativa vigente. Allo stesso modo dovranno fare attenzione i giornalisti: la pubblicazione di un documento ufficiale prima che questo venga effettivamente diffuso potrebbe essere perseguito, sempre secondo normativa. Ma quale normativa? Quella dello Stato Italiano, o del Vaticano? E, naturalmente, il tutto vale per il domani, ma anche per il passato, per ciò che già è pubblicato. Ma la presa in giro non è tanto questa, bensì il fatto che tali normative sono contenute in un decreto emerso soltanto ora, ma che risale al maggio scorso e che reca la firma dal Segretario di Stato del Vaticano, Angelo Sodano. Eccovi i due link diretti alle normative pubblicate: -Decreto del Cardinale Segretario di Stato Angelo Sodano per la tutela degli scritti del Santo Padre e della Santa Sede -Comunicato del Cardinale Segretario di Stato Angelo Sodano inteso ad affidare alla LEV gli scritti del Cardinale Joseph Ratzinger È peraltro probabile che, dialogando con la LEV, per quanto si possa dialogare con un organismo vaticano, molti interessati trovino facilmente una soluzione. Il decreto, infatti, nasce con ogni probabilità dalla necessità di gestire i proventi decisamente notevoli derivanti dalla vendita dei libri firmati da Giovanni Paolo II e da quelli che lo riguardano, né sembra un attacco diretto in modo specifico al libero giornalismo, al Web né, si spera, tantomeno a quei siti che non hanno intenti commerciali. Trovo comunque assurdo che, mentre molti editori e autori, pubblicazioni scientifiche, mezzi di informazione come la BBC, adottano le licenze Creative Commons proprio per favorire la massima circolazione e l'utilizzo creativo dei propri archivi e delle proprie opere, il Vaticano impedisce a giornali ed editori, anche cattolici, di pubblicare liberamente le parole del Papa. Un po’ come dire che un fedele non ha la possibilità di sapere cose che indubbiamente lo riguardano, se non pagando "un diritto" a chi glielo deve dire: quasi meglio della simonia, per certo molto più remunerativo. Di questo passo arriveremo a dover pagare per ascoltare l’omelia del Santo Padre. E poi per seguire la Santa Messa. O per ottenere la confessione e l’assoluzione dai peccati. Ma che siamo tornati al Medio Evo??