Lunedì

San Faustino: la fiera


La Fiera è un eterno contrasto. Un po' come i Bresciani. O la si ama o la si odia. Profondamente, intensamente, senza mezze misure, senza sfumature di grigio.Ci son quelli che "vivono" il giorno della fiera, e una parte di loro morirebbe se per qualche motivo non riuscissero ad andarci. Son quelli capaci di darsi appuntamento alle 6.30 (dico 6.30 di mattina eh!!) sotto casa, per arrivare in zona fiera al massimo per le 7, quando ancora stanno approntando le prime bancarelle. E' prevista una sosta a mezzogiorno per la pausa pranzo, manco fossero in ufficio, e poi tirano imperterriti fino alle 19, quando, per capirci, non è più possibile incontrare qualcuno che conoscono per dirgli: "Ma dai, che combinazione!! Anche tu qui!!"E poi ci sono quelli che alla parola fiera già stanno male, chiedono una giornata di ferie. L'idea stessa di ritrovarsi nel marasma li fa sentire più morti che vivi. Se proprio costretti ad andarci, da mogli, fidanzate, figli, zie, cugini e suocere, passano la metà del tempo a lagnarsi dell'esubero di gente, e l'altra metà a lamentarsi che non si trova nulla di interessante. E son sempre quelli che tornano a casa con la borsa piena ed il portafogli vuoto.O bianco o nero, dunque. Ancora non ho ben capito quale delle due categorie sia la bianca, e quale la nera.Le bancarelle si snodano lungo le strade del centro città. Sembrano tutte lì, accalcate, che ti vien da dire: quasi quasi ci faccio un giretto. Eppure son CHILOMETRI!!! Si torna a casa con le suole azzerate, i piedi in fiamme, peggio della maratona di New York.Sono coinvolte: piazza Vittoria, piazza Loggia, via San Faustino, via Volta, via 24 Maggio, via 4 Novembre, corso Zanardelli, tanto per citarne alcune. Non vi sto ad elencare vicoli e vicoletti. Ma sappiate una cosa: se sono larghi abbastanza, infilano bancarelle anche lì. E non una sola: secondo me le montano ad incastro. Se per sbaglio si leva il puntello di una qualsiasi tenda crolla tutto.Ed ora andiamo in fiera.P.S. Fotografie di Riccardo P.